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Una sindaca donna non è solo una vocale, è tutta un’altra storia: a tu per tu con Anna Zonari

Anna Zonari, è lei oggi l’unica candidata dell’opposizione a scendere in campo contro la corazzata mediatica della giunta Fabbri, mi dà appuntamento al bar Stella di via Porta Mare. Il posto l’ha scelto lei: “non disdegno le pasticcerie del centro ma questo posto mi piace, c’è modo di parlare tranquillamente, fuori dal caos delle colazioni e degli aperitivi”. Ci appartiamo a un tavolino e le spiego subito la mia idea di intervista: raccontare ai ferraresi qualcosa in più di Anna Zonari, non solo le sue posizioni politiche e la sua idea di città futura. E comincio dall’ultimo suo post del suo profilo Facebook:  In questi giorni ho ricevuto messaggi da parecchie persone, molte donne, conosciute durante il mio percorso di vita in ambiti anche molto diversi e che non sentivo da tempo. Mi hanno detto delle parole importanti, balsamiche. “Ti sostengo”, “Grazie per la tua candidatura”, “Ti dò la disponibilità per dare una mano in campagna elettorale”. Trovo questo molto confortante e rinforza la mia decisione. Dopo 65 anni di sindaci ferraresi, vuoi vedere che saranno le donne a fare un cambio di passo?
Anna Zonari è ufficialmente candidata alla carica di Sindaca di Ferrara.  Ci puoi raccontare quando e perché hai deciso di fare questo passo? 

“La Comune di Ferrara” è nata per esprimere una idea di politica diversa, autonoma, che parte dal basso, dalla società civile e dalla conoscenza dei problemi, ma anche delle risorse della nostra comunità.
Una politica che dialoghi in maniera stabile e non occasionale con le cittadine e i cittadini.
Il percorso partecipativo che abbiamo avviato in questi mesi, ha coinvolto centinaia di persone ed ha portato alla creazione di un “Quasi programma”, che ha messo al centro 5 temi prioritari e obiettivi concreti da realizzare. Una traccia ancora aperta ad integrazioni ma che già indica una visione ben precisa di città. La mia candidatura è la naturale conseguenza di questo percorso dal basso. Ti dico sinceramente, sei mesi fa, di tutto mi sarei aspettata ma non di candidarmi, e quando è emersa questa possibilità, quando mi è stato chiesto,  ho avuto alcuni giorni di dubbi, di… tremarella, poi ho deciso di buttarmi, di accettare la sfida. Ferrara può e deve cambiare e io non posso voltarmi dall’altra parte.

Si sente dire spesso che è ora che le donne facciano un passo avanti, che una prima cittadina donna sarebbe una bella novità per Ferrara. Tu ci credi o pensi sia solo una frase fatta, una captatio benevolentiae. Ad esempio Laura Calafà …

Io ci credo. Le donne sono in prima linea in tutti i settori strategici della nostra società: nelle attività di cura delle persone, nella sanità, nella scuola, nel volontariato. Credo che una donna sindaca, possa portare un vento nuovo anche nei modi di fare politica, a partire dalla concretezza che di solito ci caratterizza, dalla propensione al dialogo, all’apertura e alla collaborazione.
La fine dell’esperienza di Laura Calafà, con cui siamo rimaste in contatto, mi ha colpito molto.  E mi ha fatto pensare. Insomma, non si può dire che ci sia stata una corsa a tenersi stretta l’unica candidatura femminile che era emersa nel cosiddetto Tavolo dell’Alternativa dominato come sempre dagli uomini, anzi, “sotto il tavolo” c’è stato invece uno sgambetto in piena regola. Se far politica significa questo, non è questa la politica a cui credo e per cui mi voglio impegnare. Penso anche alla prossima campagna elettorale: temo che andremo incontro a un approccio basato sulla competizione frontale, con un certo quantitativo di testosterone in circolo. No, per me, esattamente come per Laura, la politica è un’altra cosa.  Come ha detto lei, in un ring tutto maschile, le donne rischiano di essere relegate in una posizione “ancillare”.

Eppure dal 1950 al 1958 Ferrara ha avuto una Sindaca, Luisa Gallotti Balboni, il primo sindaco donna di un comune capoluogo italiano.

Luisa Gallotti Balboni nei suoi 8 anni di mandato come sindaca, si è occupata della Ricostruzione di Ferrara, mettendo al centro quelli che erano i temi cruciali del Dopo Guerra: scuola e povertà. Però, guarda caso, nei successivi 65 anni, ha visto solo sindaci uomini.
Mettere al centro la scuola, lottare contro la povertà. I temi cari a Luisa Gallotti Balboni sono purtroppo ancora attuali. Oggi a Ferrara ci sono alcune migliaia di nuclei familiari sotto la soglia di povertà ed un numero imprecisato di persone che vivono intorno ai livelli minimi di sopravvivenza. Ciò significa che, al primo imprevisto, sono in rosso, come abbiamo visto durante la pandemia quando migliaia di persone hanno utilizzato i buoni spesa e i contributi a fondo perduto.  E vogliamo parlare dei 4 “barboni” che da due settimane dormono al gelo fuori dall’ufficio anagrafe? Basta, è ora che anche a Ferrara si affronti il problema, non solo con interventi a pioggia, ma costruendo un vero piano di contrasto alle povertà e alle diseguaglianze. E’ quello che c’è scritto nel nostro programma.

Secondo te come e quanto sarebbe diversa Ferrara con una Sindaca Donna?

Molto diversa. Con concretezza, obiettivi ambiziosi, barra dritta verso una precisa visione di città e al contempo capacità di coordinare una squadra di lavoro che “metta a terra” progetti ed innovazione. La parola squadra rimanda ad una precisa visione politica, dove è il gruppo di persone, competenti e coordinate, un punto essenziale. Non c’è un uomo solo o una donna sola al comando.
Credo che sia un traguardo lavorare già in campagna elettorale per la costruzione di una squadra che significa non solo assessori e/o consiglieri comunali, ma una rete di cittadine e cittadini già impegnati in città sui temi prioritari, che diano una mano con le loro competenze, esperienze e proposte, per rinforzare quel sistema capillare e di prossimità che chiamiamo comunità.

Tu da sempre sei nel mondo del volontariato. Che cosa è, cosa rappresenta, cosa fa il volontariato a Ferrara?

Il volontariato a Ferrara è come il tessuto connettivo per il corpo. Un tessuto che ha la funzione di collante, di garantire supporto, unire e proteggere gli altri tipi di tessuti. E’ un mondo molto eterogeneo che coinvolge centinaia e centinaia di organizzazioni e decine di migliaia di cittadine e cittadini attivi, credenti e non credenti, che ogni giorno dell’anno, spesso senza fare tanto rumore, si occupano dei più fragili e della propria comunità. Nei momenti di emergenza – lo abbiamo visto con la pandemia, con la guerra in Ucraina, con l’alluvione – è il nostro salvagente. Per questo motivo non va solo ringraziato, ma supportato, nei fatti.
I temi della co programmazione e della co progettazione sono cruciali, così come il tema degli spazi che vanno garantiti e non sottratti. Spazi per le associazioni e spazi di incontro, per le persone.

Venendo a domande più personali, so che da qualche anno hai scoperto “il bosco”. Qualcuno ti ha trovato un epiteto affettuoso: “Anna dei Boschi”. Ce ne vuoi parlare?

Amo camminare in solitaria nei boschi dell’Appennino romagnolo. Attraverso questa esperienza,  è cresciuta in me la consapevolezza che la natura, la biodiversità hanno una grossa funzione nel produrre benessere psico-fisico negli individui ed enormi benefici eco sistemici.
Nel 2022, ho lanciato una campagna di raccolta fondi per salvare dal taglio un lembo di foresta e all’appello hanno risposto, con un semplice passaparola e una pagina facebook, più di 200 donatrici e donatori, moltissimi ferraresi. Sono stati raccolti in meno di 3 mesi 38.000 euro ed ora quei  24 ettari sono salvi e con loro, tutta la vita che li abita.
Anna dei Boschi nasce con questo bell’esempio di cittadinanza attiva.

Ma Anna Zonari, direbbe Totò, “come nasce”? La tua famiglia? 

Ho 53 anni, sono psicologa. Ho una figlia di 19 anni, al primo anno di università. Mia mamma, comunista da sempre. Mio padre, socialista da sempre. Avevo con me anche Emily, una cagnolina meravigliosa, è morta un mese fa a 15 anni. Un dolore immenso, chi ama i cani può capirmi benissimo. Ma dal canile di Assisi c’è Evita in arrivo: 8 anni, di cui 7 passati in gabbia. Festeggeremo insieme la mia elezione. Poi le amiche e gli amici, tanti, tantissimi, a Ferrara e in tutta Italia. Gioco a carte, a Trionfo e a Burraco. Amo camminare nel bosco, ma questo l’ho già detto.

Sei coordinatrice dell’equipaggio di terra ferrarese di Mediterranea Saving Humans, più di 100 soci e tantissime iniziative.

Nel 2021 è nato anche a Ferrara un equipaggio di terra di Mediterranea Saving Humans. In due anni e mezzo abbiamo quintuplicato i tesseramenti, segno che sono tante le persone che desiderano capire meglio cosa sta succedendo alle frontiere di mare e di terra di questa “Fortezza Europa” e dire no ad una politica di morte e di respingimenti illegali, verso migliaia di esseri umani, donne uomini e bambini, alla ricerca di una vita più dignitosa. Qui abbiamo in ballo il tema dei diritti civili universali dell’uomo, calpestati ogni giorno dalle politiche in atto da anni, sia europee che nazionali.

Torniamo a Ferrara, alla politica e alle elezioni. Pensi che la tua candidatura possa intercettare il voto di chi non vota più?

Alle ultime elezioni comunali del 2019 quasi il 40% degli aventi diritto non è andato a votare o ha votato scontento. Personalmente conosco molte persone, anche anziane, che hanno rinunciato ad una delle maggiori conquiste delle democrazie moderne. Il voto è sancito dalla nostra Costituzione e, al tempo stesso, un dovere civico. Eppure il disincanto è in crescita, insieme ad una generalizzata sfiducia nei confronti dei partiti, delle istituzioni e della politica.
La percezione diffusa è che, al di là delle differenze tra le proposte e idee dei vari candidati e delle diversi coalizioni, per la vita dei cittadini cambierà quasi nulla. Credo che la candidatura di una cittadina, espressione della società civile, possa motivare molte persone, in particolare donne, ad andare a votare. Dico un’altra cosa: io non farò il solito appello agli astensionisti che fanno i politici, in campagna elettorale inviterò personalmente chi non ha votato a parlare con me: una ad una, uno ad uno.

L’anno trascorso, ma tutti i 5 anni della Giunta Fabbri, sono stati pieni zeppi di luci, di feste, di concerti. Un riassunto di tutto, un simbolo, potrebbe esser l’enorme Stella di Natale collocata in piazza Municipale, oppure il contestato mega concerto di Bruce Springsteen al Parco Urbano.

Il bisogno di leggerezza e di divertimento appartiene a tutte e tutti! Tuttavia, solo luci, concerti ed eventi se non sono accompagnati da politiche serie che affrontino i reali bisogni dei cittadini e della città, non saziano. E’ come ricevere un pane che non sfama davvero. Può piacere esteticamente, ma se non è nutriente, rimani con la pancia vuota. E, prima o poi, te ne accorgi che la pancia è vuota, perché brontola.
Per quanto riguarda la non volontà di questa Amministrazione di organizzare il concerto del grande Bruce Springsteen in una location più consona ai grandi eventi, area di cui si dotano tutte le città moderne, ciò evidenzia il tipo di sensibilità culturale ed ambientale di chi governa la città.
Lo scempio del Parco Urbano poteva essere risparmiato, senza rinunciare al divertimento. Il Parco Urbano va riportato alla sua vocazione originaria ecologica, l’Addizione Verde di Paolo Ravenna che, assieme al parco delle Mura, è considerato un gioiello dalla miglior cultura urbanistica, nonché polmone verde della città.

Eppure la gente, i ferraresi, sono contenti. Almeno è quello che si sente in giro…

A me pare che ci sia molta propaganda. La destra è molto brava e ha anche molti soldi per fare propaganda e presentare Ferrara come il Paese del Balocchi. Se si vuole però essere seri e concreti, basta leggere l’Annuario socio economico ferrarese: la maggioranza dei cittadini vede calare i propri redditi, i salari, le prestazioni di welfare, mentre parallelamente crescono inquinamento (siamo la città più inquinata dell’Emilia Romagna, tra le più inquinate d’Italia), la minaccia climatica (ondate di calore, siccità, alluvioni), le diseguaglianze, la povertà.  I giovani non trovano prospettive occupazionali e vanno via.
Continuiamo ad essere il fanalino di coda delle città emiliano romagnole.

A proposito di Fabio Anselmo, è probabile che sarete voi due a concorrere per il Centro Sinistra. Cosa pensi di lui, lo conosci?

L’ho incontrato solo una volta, non posso dire di conoscerlo. Senz’altro è una brava persona, un ottimo professionista che si spende per i diritti civili e fa della trasparenza e della legalità la sua bandiera. Io e Anselmo siamo diversi, abbiamo un approccio diverso, forse ci rivolgiamo anche ad un elettorato differente, ma “stiamo dalla stessa parte”, insieme dobbiamo mandare a casa la giunta Fabbri-Naomo-Balboni, che per Ferrara è stata una sciagura. Ma, vorrei dirlo in primis al Pd che è il promoter di Anselmo, niente sgambetti questa volta.

Andrete da soli o con altre formazioni politiche?

Fin da subito, abbiamo chiarito che il percorso è aperto a chi si riconosce e vuole sostenere il (quasi) programma e nelle modalità di un’altra politica che vogliamo promuovere.
Nella terza tappa del nostro percorso partecipato, domenica 28 gennaio, invitiamo le forze politiche che si riconoscono nella “traccia condivisa” ad esprimersi e a sostenere la mia candidatura. Alcuni partiti e raggruppamenti ci hanno già detto di essere interessati a fare una coalizione con noi di “La Comune di Ferrara”. Altri, a quanto sento, dopo aver appoggiato nel Tavolo la candidata Laura Calafà invece di Anselmo, appoggeranno la candidatura  Pd-5 Stelle di Fabio Anselmo. Non lo capisco ma lo rispetto.
In ogni caso, con un sistema elettorale a doppio turno, è positivo che l’opposizione si presenti con coalizioni e due candidati: io e Fabio Anselmo. Sostenere il contrario, totemizzando l’idea dell’unità come valore assoluto e della necessità di un candidato unico, significa negare il senso stesso del nostro sistema elettorale, che nasce appositamente per valorizzare la pluralità di idee con il primo turno, e garantire il massimo della rappresentatività del sindaco con il secondo turno.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Francesco Monini
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