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Il Texas fa spesso parlare di sé. Secondo stato più popoloso degli Stati Uniti, dominato dai repubblicani – tra cui i presidenti Johnson, Bush padre e Bush figlio –, ha un’economia legata al petrolio e alla relativa industria. Il grande stato del Sud è inoltre molto importante per essere uno dei poli nazionali dell’ingegneria aerospaziale, perché vanta la sede della Nasa.
Record negativo, il Texas è il primo stato dell’Unione per esecuzioni capitali, ed è conosciuto anche al di fuori dei suoi confini per la disinvoltura dei suoi abitanti a maneggiare le armi, causa delle molte assurde stragi avvenute sul suo territorio.
Il Texas confina con il Messico, di cui sfrutta la manodopera a prezzi ridicoli, ma combatte con metodi disumani l’immigrazione illegale dei tanti ‘indocumentados’ che si introducono con qualsiasi mezzo sul suolo americano, a volte a costo della vita.
Il Lone Star State, Stato della stella solitaria, soprannome con il quale il Texas è conosciuto – è anche il più grande baluardo del protestantesimo evangelico degli Stati Uniti, e conta il più alto numero di praticanti del paese. Non a caso i testi scolastici recepiscono questa devozione tutta americana, che discende in linea diretta dal fondamentalismo cristiano sviluppatosi nel Paese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Oggi, molto forti sono i movimenti religiosi di stampo conservatore che credono nell’infallibilità della Bibbia e mettono in discussione il concetto costituzionale della separazione tra Stato e Chiesa, al punto che i libri di scuola texani sono infarciti di informazioni storiche distorte e idee scientifiche alquanto discutibili.
Il Texas freedom network (Tfn), un’organizzazione non profit che difende la libertà religiosa e combatte la diffusione di idee ultraconservatrici nella società texana, ha preso in esame i più recenti manuali scolastici e ha rilevato gravi imprecisioni in materie quali la storia, la geografia, la religione, l’educazione civica.
In alcuni testi si afferma che Mosè ha ispirato la democrazia americana, o si liquida la questione della segregazione razziale nelle scuole pubbliche del secolo scorso come un fatto occasionale. Vari libri di storia mostrano una visione ostile all’Islam e ai musulmani, con un’operazione piuttosto discutibile in un momento storico delicato come quello che stiamo vivendo.
In generale, i testi tendono ad amplificare l’influenza della tradizione giudaico-cristiana sulla fondazione della nazione e sulla storia politica dell’Occidente, e a descrivere con caratteri enfatici e acritici la società capitalistica odierna.
Provocazioni di questo tipo hanno fatto crescere la tensione in uno Stato dove il mercato dei libri scolastici è talmente ampio da condizionare l’intera industria editoriale nazionale. Voci critiche lamentano il fatto che un manipolo di attivisti religiosi – o semplicemente di conservatori – abbia acquisito un potere così forte in grado di plasmare ciò che quasi 5 milioni di studenti delle scuole pubbliche texane si apprestano a studiare.
Le battaglie più violente si giocano sulle questioni riguardanti le cause del cambiamento climatico e sul binomio evoluzionismo-creazionismo, da anni al centro di un aspro dibattito. Mettere in discussione la responsabilità umana sui mutamenti climatici, chiedere agli studenti di valutare se le Nazioni Unite possano minare la sovranità degli Usa, o sostenere che gli esseri viventi e l’universo sono frutto della creazione divina, e non di un processo evolutivo da forme primitive a forme più complesse, oltrepassa i confini dell’ambito scolastico – peraltro fondamentale per la formazione delle coscienze di futuri adulti e cittadini consapevoli – e sconfina nel grande mare della politica.
Dietro a queste idee fa capolino l’Heartland Institute, un centro studi di Chicago attivo nell’ambito della salute, dell’ambiente e dell’istruzione, ‘think tank’ di posizioni conservatrici e in controtendenza rispetto al pensiero scientifico condiviso dalla comunità internazionale, finanziato da imprenditori della destra americana contrari all’amministrazione Obama.
A novembre una commissione esaminatrice locale dovrà decidere se approvare i nuovi testi. Il rischio, per le future generazioni, è quello di approcciarsi alle scienze sociali sotto la lente del revisionismo e dell’ideologia, e di alimentare oscurantismo e nuovi fondamentalismi.

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Francesca Carpanelli

È redattrice editoriale free lance e autrice di alcuni corsi di geografia per la casa editrice Zanichelli. Insegna italiano agli stranieri presso CIEE Italia e presso l’associazione Cittadini del Mondo a Ferrara. Ha lavorato come tecnico del suono in Italia e negli Stati Uniti.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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