Pubblicato il 14 Giugno 2014

Stoppato il Delta come eccellenza Unesco: Expo si allontana

Parco-Delta-del-Po_Casone-di-valle

Stoppato il Delta come eccellenza Unesco: Expo si allontana

Pubblicato il 14 Giugno 2014

Tempo di lettura: 3 minuti

Scende sotto zero la febbre da Expo per il Parco del Delta del Po, il tentativo delle due Regioni Emilia-Romagna e Veneto, di candidare il delta come area ambientale di pregio irripetibile non ha dato i risultati sperati. Ancora una volta l’identità amministrativa ha avuto la meglio e il delta è stato escluso dalla rosa delle riserve ambientali candidate al programma dell’Unesco Uomo e biosfera (Mab) 2013-14. Lo ha deciso l’International Advisory Committe for Biosphere e Reserves, che ne ha rinviato l’esame d’ammissione. Sembra così allontanarsi la possibilità di partecipare all’esposizione universale del 2015 con un’operazione di marketing turistico-territoriale avviata fin da marzo, quando Emilia-Romagna, Veneto e in particolare la nostra Provincia, avevano annunciato di volere gestire in modo unitario la riserva candidata Mab. Un’affermazione che si è scontrata con la complessità ambientale di un’area molto vasta tanto da non aver convinto Unesco e che non tiene conto della legge del ’91, la 394, che prevede per la gestione unitaria un parco interregionale o nazionale.

L’annuncio del superamento delle pastoie burocratiche dato in primavera dalla presidente della Provincia Marcella Zappaterra era stata salutata con entusiasmo dal Consorzio Visit Ferrara e da molti operatori turistici il cui intento è aumentare le 100 mila presenze denunciate. Speravano di farlo con l’ausilio di un parco unico, più facile da “vendere” all’estero, approfittando della vetrina veneziana e di quella Expo di Vigevano dedicata alle riserve naturali eccellenti. Il luogo ideale per fare valere la strategia slow e naturalistica giocata sull’unicità dell’ambiente tra terra e acqua, su ciclo e pesca-turismo, sulle tipicità di terra e mare come riso, vongole, cozze e anguilla. Ma il progetto resta un sogno nel cassetto. Per gli operatori e la presidente della Provincia.

Il Parco del Delta del Po, diviso in due, con tanto di leggi diverse che ne regolano il funzionamento, arranca nel disegnare una nuova e più produttiva identità, che tenga conto della salvaguardia dell’habitat e di uno sviluppo sostenibile a beneficio dell’economia e di conseguenza degli imprenditori locali i quali hanno aderito al patto di sviluppo, 20 milioni di euro di fondi pubblici, con l’intenzione di investire nella costruzioni di villaggi “leggeri” per ospitare i turisti e con l’impegno di contribuire all’adeguamento idraulico-fognario di Comacchio. L’operazione è andata in porto con il benestare di Comune di Comacchio, Provincia e Ente per la biodiversità poco dopo l’annuncio dell’unitarietà di gestione relativa alla riserva Mab.

I 139 mila ettari di superficie, le 16 municipalità coinvolte e raccolte attorno all’unico delta italiano, le località turistiche, l’importanza delle attività agricole, di pesca e il coinvolgimento degli stakeholders non ha spostato di una virgola il giudizio finale del Consiglio Internazionale di coordinamento Mab. La candidatura resta al palo. Quali sono i motivi? A quando pare non c’è chiarezza sulla gestione delle aree ad alta naturalità, definite “core”, e nemmeno sul coordinamento del parco la cui governace è talmente complicata da risultare poco gestibile. C’è di più: la visione di riserva naturale del versante emiliano romagnolo differisce da quello veneto, senza contare che sia da una parte che dall’altra sono in vigore piani di gestione tanto vincolanti da azzerare il valore aggiunto della riserva. Un altro tasto dolente è l’assenza di una strategia per gestire le acque e la loro qualità proprio in un’area dove le coltivazioni sono presenti in modo massiccio. In poche parole: parco rimandato. Con buona pace di chi sperava di raccogliere i frutti di una primavera di grandi accordi. Evidentemente non si sono fatti i conti con Unesco e, a dirla tutta, neanche con l’Europa da cui vengono molti dei finanziamenti utili a ristabilire i fragili equilibri di un habitat manomesso dalle attività dell’uomo al punto di comprometterne non solo il paesaggio, ma anche la sopravvivenza.

tag:

Monica Forti

Periscopio

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica dell’oggetto giornale [1], un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare il basso e l’altocontaminare di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono” dentro e fuori di noi”, denunciare il vecchio che resiste e raccontare i germogli di nuovo,  prendere parte per l’eguaglianza e contro la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo..

Con il quotidiano di ieri, così si dice, ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Tutto Periscopio è free, ogni nostro contenuto può essere scaricato liberamente. E non troverete, come è uso in quasi tutti i quotidiani,  solo le prime tre righe dell’articolo in chiaro e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica, ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni” . Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e ci piacerebbe cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori) a tutti quelli che coltivano la curiosità, e non ai circoli degli specialisti, agli addetti ai lavori, agli intellettuali del vuoto e della chiacchera.

Periscopio è di proprietà di una S.r.l. con un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratico del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome ferraraitalia [2], Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Conta oggi 300.000 lettori in ogni parte d’Italia e vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma anche e soprattutto da chi lo legge e lo condivide con altri che ancora non lo conoscono. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Francesco Monini

[1] La storia del giornale è piuttosto lunga. Il primo quotidiano della storia uscì a Lipsia, grande centro culturale e commerciale della Germania, nel 1660, con il titolo Leipziger Zeitung e il sottotitolo: Notizie fresche degli affari, della guerra e del mondo. Da allora ha cambiato molte facce, ha aggiunto pagine, foto, colori, infine è asceso al cielo del web. In quasi 363 anni di storia non sono mancate novità ed esperimenti, ma senza esagerare, perché “un quotidiano si occupa di notizie, non può confondersi con la letteratura”.

[2] Non ci dimentichiamo di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno il giornale si confeziona. Così Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it


I commenti sono chiusi.


L'INFORMAZIONE VERTICALE

CONTATTI
Articoli e informazioni a: redazione@periscopionline.it
Lettere e proposte di collaborazione a: direttore@periscopionline.it
Sostenitori e sponsor a:
Periscopio
Testata giornalistica online d'informazione e opinione, registrazione al Tribunale di Ferrara n.30/2013

Seguici: