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  • Parole e figure / Racconti della buonanotte, Strenne Natalizie 2

Altri libri, altri consigli per Natale. Questa volta possono essere racconti per la buonanotte, capaci di rasserenare grandi e piccini, prima di essere avvolti dalle delicate braccia di Morfeo. Un augurio di tranquillità per tutti.

Iniziamo con un albo che ci porta tra gli animali della foresta, in una vivace atmosfera fiabesca, per raccontare come anche un topino che si sente inutile possa rivelare talenti inaspettati. Si tratta de La danza del topino della foresta, della finlandese Pirkko-Liisa Surojegin, Iperborea (2022), un’autrice e illustratrice nota per il tratto fine e preciso con cui ritrae la natura e il folklore del suo paese.

È arrivato l’autunno e gli animali della foresta hanno passato l’intera giornata a raccogliere funghi. Lunghe camminate nel verde che sa di muschio. Il tasso, la lepre, la volpe ne trascinano cesti stracolmi con cui prepareranno una deliziosa zuppa e faranno una grande festa. Sono esausti e sfiniti ma tutti molto felici. Tutti tranne il topino, che, mogio mogio, è di cattivo umore fin dalla mattina (ha davvero la luna storta) e ora, seduto in cima alla montagna di funghi che trasporta l’orso, chiede di scendere a terra e abbandona la comitiva. Non ha voglia di festeggiare né tantomeno di preparare una zuppa, anzi, lui è l’unico così piccolo da non aver raccolto nemmeno un fungo e adesso che è rimasto solo e si guarda intorno nell’immensità della foresta si sente una vera nullità. Finché non nota le foglie che cadono leggere dagli alberi e che il vento fa volare tutt’intorno. La foresta è davvero bella!

Un’atmosfera degna di una fiaba. Una foglia gli passa sopra il musetto e lui prova ad afferrarla senza riuscirci. Allora comincia a saltare e volteggiare in aria inseguendo le foglie e giocando con loro, sempre più agile, leggero, euforico, mentre canticchia spensierato. “Non ho mai visto una danza più bella in vita mia”, dice la lepre quando lo vede, rimanendone incantata. Felice e affamato, il topino raggiunge così la festa, dove tutti gli altri animali si mettono a ballare cercando di imitare la sua danza. Con una storia di delicata semplicità poetica e illustrazioni evocative e divertenti nel ritrarre la vita degli animali, questo libro incoraggia tutti i topini danzerini a credere in loro stessi. Saltellando e sorridendo, tanto. Sempre ed imperterriti.

Continuiamo con Le cose che passano, della bolognese Beatrice Alemagna, Topipittori (2019), un piccolo libro illustrato, raffinato, ironico, delicatissimo dedicato a tutti i lettori, da zero o cento anni. Ci sono poi le pagine trasparenti che introducono il momento successivo a rendere la lettura accattivante. Quasi aprano alla curiosità.

Perché nella vita, sono molte le cose che passano. Si trasformano, se ne vanno. Il sonno finisce. Una piccola ferita guarisce (quasi) senza lasciare traccia… La musica scivola via, con le sue delicate e avvolgenti note che si disperdono nell’aria (proprio come le bolle di sapone sulle quali si soffia con impeto sperando spazzino via il buio e la malinconia), i pensieri neri svaniscono come si asciugano le lacrime (magari modellando un pupazzetto con una morbida argilla o con il Pongo di un tempo), il fumo evapora dalla tazzina di caffè, il cielo schiarisce sempre dopo la pioggia (e torna il sereno con il suo arcobaleno) e la paura se ne va. Le foglie secche cadono così come, a volte, i capelli e i dentini da latte, quelli a cui il topino curioso porta il soldino sotto il bicchiere sul comodino. La polvere torna ma poi, puff, sparisce di nuovo. Tutto passa, trascorre, cambia e magari (ri)torna. Ma in questa continua e spesso sorprendente metamorfosi delle piccole cose, in questo flusso inarrestabile di cambiamenti, c’è una sola cosa che non cambierà mai e che resterà per sempre. Scopritelo!

Finiamo (per ora) con Il meraviglioso Cicciapelliccia, di Beatrice Alemagna, Topipittori (2015), perché, come diceva Pippi Calzelunghe, “è assolutamente necessario, per i bambini piccoli, avere una vita organizzata; specialmente nel caso che se l’organizzino da sé”.

Un albo colorato dal sapore un po’ retrò, avvolto dai toni del rosa, quasi fossimo immersi in una profumata cipria che sa di eleganza. C’è poi il romantico tono francese. Edith, Eddie per gli amici, ha cinque anni e mezzo, ha i capelli lisci e dritti come spaghetti e non sa fare niente (almeno così lei dice). Il padre parla cinque lingue, la madre canta benissimo e la sorella è un astro nascente del pattinaggio. Ma lei non sa fare nulla o almeno così credeva fino a una bella mattina dove sente la sorella dire “compleanno-mamma-ciccia-pelliccia”.

Serve un regalo unico per la mamma, il suo compleanno si avvicina. Un cicciapeloso che troverà forse da Monsieur Jean il panettiere? O una cicciamolliccia da Wendy, la fioraia più carina del quartiere? Forse un cicciapiumino nel negozio dai mille oggetti della gentile Mimì? Ermett l’antiquario dai grandi occhiali fucsia potrebbe avere qualcosa in stile ciccione, un francobollo rarissimo della Marina inglese. No, no, di male in peggio.

Eddie chiede a tutti coloro che incontra per strada, serve un’idea brillante e super originale. Lo scorbutico macellaio Theo non ha certo tempo per un ambarabaccicicciottò (e qui la pagina si apre a libro su una lunga fila di clienti al bancone della macelleria…). Oh no, brrrr, inizia a nevicare, non ci voleva davvero, serve un riparo. E qui Eddie, meraviglia delle meraviglie, sente dei meravigliosi rumorini e scorge su un tetto un adorabile Cicciapelliccia rosa. Il regalo dai mille usi (scopriamo quali). Ci siamo allora, finalmente. Aspettiamo solo di vedere che faccia farà la mamma…

Libri per bambini, per crescere e per restare bambini, anche da adulti. Rubrica a cura di Simonetta Sandri in collaborazione con la libreria Testaperaria di Ferrara.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Da sempre appassionata di scrittura e letteratura, ha pubblicato su riviste italiane e straniere, è autrice del romanzo, “Il Francobollo dell’Avenida Flores”, ambientato fra Città del Messico, Parigi e Scozia e traduttrice dal francese, per Curcio Editore, di La Bella e la Bestia, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Ha collaborato con BioEcoGeo, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, Mosca Oggi, eniday.com e coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma. Scrive su Meer (ex Wall Street International Magazine).

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchera.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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