Risposta ad Ernesto Galli della Loggia: l’inclusione scolastica accresce l’empatia, la solidarietà, la prossimità.
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Il noto intellettuale mainstream Ernesto Galli della Loggia in una la recensione apparsa sul Corriere della Sera, commentando il libro “Una scuola esigente” di Giorgio Ragazzini, scrive: “Nelle aule italiane, caso unico al mondo, convivono regolarmente accanto a ragazzi cosiddetti normali, ragazzi disabili con il loro insegnante di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i Bes (Bisogni educativi speciali: dislessici, disgrafici, oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie) e dunque probabili titolari di un Pdp (Piano didattico personalizzato) e, infine, sempre più numerosi, ragazzi stranieri incapaci di spiaccicare una parola di italiano. Il risultato lo conosciamo”.
L’attacco alla Inclusione scolastica, al grande impegno delle decine di migliaia di insegnanti di sostegno (una delle poche luci della disastrata scuola italiana) viene da una penna illustre quanto disinformata. A Galli della Loggia ha risposto un coro di critiche. Pubblichiamo quella apparsa su Mosaico di pace, la rivista promossa da Pax Christi e fondata da don Tonino Bello,
(Redazione di Periscopio)
A Ernesto Galli della Loggia
Pubblicato su Mosaico di pace il 15 01.2024
No, caro Ernesto Galli della Loggia, l’inclusione scolastica non solo non reca alcun svantaggio ai “normodotati” ma, a sentire centinaia di testimonianze, accresce l’empatia, la solidarietà, la prossimità…
che devono stare ugualmente a cuore alla scuola. Quella dell’abolizione delle classi differenziali destinate ad alunni disabili o affetti da ritardi cognitivi o da disturbi nella socializzazione finiva per diventare una segregazione umiliante per scolari, studenti e rispettivi genitori, ma soprattutto non favoriva la crescita e l’apprendimento trattandosi di problematiche diverse che meritavano un sostegno ad hoc.
Caro Ernesto Galli della Loggia, anche se lei cita un testo recente e fa riferimento alla realtà dei fatti, per quanto mi sforzi non riesco a darle ragione. Se davvero vuole spendere la sua tastiera per qualcosa di utile al prossimo, proponga di migliorare la formazione e la dedizione dei docenti e del sistema di sostegno piuttosto che il ripristino del sistema di apartheid.
Non si offenda, il termine mi è germogliato spontaneamente dopo aver letto nel suo articolo anche del danno che provocherebbe la presenza degli stranieri “incapaci di spiccicare una parola d’italiano”. Infine consenta anche a me di suggerirle un testo piccolo piccolo. Si chiama “Lettera a una professoressa”. Potrebbe tornarle utile.
Riceviamo e pubblichiamo
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Caro lettore
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.
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Francesco Monini
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Filastrocca “Il Gallo ha fatto l’uovo”
Ha elargito il cupo Gallo
Che un pochino a destra pende
La ricetta per la scuola
Che con ansia il mondo attende
Insegnanti malpagati?
O strutture fatiscenti?
Genitori sempre in mezzo?
Le palestre inesistenti?
Niente affatto spiega il Genio
Il problema è tutto qui:
Fuori dalla Classe Pura
Quelli che hanno il Pdp.
In un’ala separata
Chi ha qualche difficoltà
Mentre sotto, giù in cantina,
Chi ha una disabilità.
Per chi viene da Oltremare
C’è la stanza forestieri:
Si studiasse il congiuntivo
E a memoria l’Alighieri.
Alla fine della fiera
È successo un grande guaio
È rimasto solo il Gallo
Nella sua classe pollaio.
Francesco Giovannelli