LETTERA APERTA DI UNA VENTENNE
Noi e voi… Lasciateci sognare, lasciateci sbagliare
Tempo di lettura: 4 minuti
di Jessica Mantovani
Tra noi giovani chi è un sognatore è solo. Vorrei provare a farmi portavoce dei miei coetanei, pur senza che nessuno me lo abbia esplicitamente chiesto. Pensavo fosse un atto pretenzioso, ma dagli sguardi rassegnati che incrocio quotidianamente tra i corridoi dell’Università ho capito che scegliere di non parlare sarebbe un errore. È come se tra noi giovani e voi grandi si ponesse un alto velo trasparente, una membrana sottilissima ma insuperabile, una sorta di tenda capace di isolare i suoni; e per quanto da una parte si cerchi di parlare forte, nessuna voce è in grado di oltrepassare la barriera. Ci guardate come se fossimo degli incompetenti, come se sapessimo sempre come rovinare tutto, come se fossimo persi e pensate pure che non ci importi ritrovare la strada.
Secondo l’opinione comune, i giovani non hanno ideali e se ne fregano di tutto e di tutti, gli importa solo del loro telefono e di fare festa. I giovani non si impegnano abbastanza, non hanno voglia di fare niente, non gli importa di studiare e non sanno fare nessun lavoro. Vi guardiamo mentre vi disperate tenendovi le mani nei capelli quando pensate al futuro che vi aspetta, un futuro non molto lontano nel quale noi saremo gli adulti e voi invece sarete vecchi. Vorrei provare a tranquillizzarvi: vi sembriamo smarriti, ma qualcosa in mente ce lo abbiamo e ce lo abbiamo tutti. Il rischio, a mio avviso, è che pian piano passeremo dall’avere in testa un grande focolare ardente, al conservare solo un piccolo cumulo di cenere grigia, unico rimasuglio di un grande fuoco che con il passare degli anni si farà sempre più debole fino a spegnersi.
Il nostro fuoco è pieno di idee, di speranze, di sogni… Sogni che abbiamo paura di raccontare perché fin da piccoli ci hanno insegnato a stare con i piedi per terra, a comportarci come fanno gli altri, a pensare razionalmente, a non cadere mai troppo lontano dall’albero se questo ha sempre dato buoni frutti. Se finora tutti si sono sempre comportati in un certo modo e a tutti questi è andata bene, noi dovremmo comportarci esattamente come loro, altrimenti siamo certamente destinati a fallire.
Abbiamo grandi piani per le nostre vite ma non li raccontiamo spesso perché non ridiate di noi, non ci va che non ci prendiate sul serio per gli inediti progetti in cui speriamo. Quello che ci serve sono parole di sostegno, sarebbe bellissimo sentire che finalmente qualcuno crede in noi, per una volta ci servirebbe non dover ascoltare la voce di chi mette in conto i possibili fallimenti conseguenti alle nostre aspirazioni.
Di queste tristi possibilità siamo già a conoscenza e ne abbiamo già fin troppa paura, nonostante voi pensiate che non siamo in grado di capire cosa potrebbe accadere se qualcosa del nostro piano andasse storto.
Lo sappiamo, lo abbiamo già messo in conto e se decidiamo di andare avanti comunque, se non abbandoniamo la sfida nonostante siamo consapevoli dei rischi, non è perché siamo degli sciocchi ma è perché il fuoco che abbiamo dentro brucia di speranza, freme di voglia di fare del bene vero. Per una volta non ridete di noi se vi raccontiamo di voler salire in cima alle montagne più alte, per una volta non scoraggiateci e non metteteci nemmeno in guardia, lasciateci andare. Smettetela di dirci che dobbiamo seguire il sentiero battuto, quello dove le trappole sono già tutte scattate ed hanno ucciso chi è passato prima di noi, lasciate che siamo noi i primi a rischiare, anche se questo può farvi paura. In fondo è meglio soffrire per la delusione che non provare nessuna emozione, è meglio scivolare e poi rialzarsi che rimanere sempre distesi per evitare di cadere.
Sperate insieme a noi, tornate giovani e incoscienti, lasciatevi emozionare dal nostro fuoco e tifate per noi anche se ci sono alte probabilità di vederci fallire. La delusione non ci fermerà se invece di cercare di fermarci ci avrete insegnato che il fallimento non è la fine di tutto, non è la prova che non avremmo mai dovuto tentare ma è solo un normale fatto che si presenta a chi desidera tanto e si muove per ottenerlo.
Gli adulti sembrano sempre così avviliti, dicono che peggio di così non potrebbe andare, li sentiamo borbottare su quanto questo mondo faccia schifo. Se non c’è nulla da perdere, allora perché non provare qualcosa di nuovo? Perché non fare un tentativo e credere in noi? Piuttosto di crogiolarvi nella vostra rassegnazione, fateci capire che c’è qualcosa in cui sperare. Se raggiungeremo la vetta o se ci fermeremo a metà, avremo sempre ottenuto più di quanto non avremmo fatto se avessimo deciso di non agire per paura di fallire.
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Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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