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Mentre aggiungo qualche riga di introduzione all’articolo di Andrea Gandini (chiaro e preciso come sempre, dati alla mano) a notte fonda arriva dal telegiornale l’ultimora che tutti aspettavamo: il Governo avrebbe finalmente trovato l’accordo sulla regolarizzazione degli immigrati irregolari: sul chi, sul come e per quanto tempo.
Il condizionale è d’obbligo, perché sono svariati giorni che i partiti di maggioranza e i rispettivi ministri se le danno di santa ragione. Irresponsabilmente, visto che questo punto di contrasto ha di fatto bloccato il varo di tutto il decretone della fase 2, un mega provvedimento con una dote di decine di miliardi e strapieno di disposizioni, finanziamenti, commi e sottocommi. In pratica – questo gli esponenti politici non lo dicono ma è opinione comune di tutti i commentatori – il Governo ha rischiato di saltare (e complimenti per l’alto senso di responsabilità!) per l’irrigidimento dei 5 Stelle, l’indecisione amletica del Partito Democratico, l’ansia di protagonismo del micro partito di Matteo Renzi.

Domani (oggi per chi legge) sapremo quale punto di mediazione, quale topolino avrà partorito il Governo dell’Avvocato del Popolo Giuseppe Conte. Personalmente non nutro eccessive speranze. Nonostante sia chiarissimo che senza immigrati, compresi gli irregolari (e irregolari per una legge durissima quanto irragionevole) l’economia del Paese non riparte. Non può materialmente ripartire. Nonostante le imprese, specie le aziende agricole del nostro Sud, senza quella forza lavoro siano ferme, bloccate, e frutta e ortaggi marciscano sugli alberi e nei campi. Nonostante sia inumano tenere ‘sospesi’ centinaia di migliaia di uomini e di donne straniere (che Salvini, Meloni & company si ostinano a chiamare clandestini e delinquenti) in estenuante attesa di una risposta dalle commissioni e dai tribunali competenti. Insomma, nonostante il buonsenso (basterebbe il buon senso, non si chiede nemmeno il senso civico), imponga un’ apertura umanitaria e l’abolizione dei Decreti Sicurezza, maggioranza e opposizione si stanno dimostrando molto al di sotto degli cittadini italiani che vorrebbero governare da sopra.
(Francesco Monini)

Per via del Covid-19 le frontiere sono chiuse fino al 15 maggio. Creare ‘corridoi verdi’ dai Paesi dell’Est Europa (da dove in genere provengono) è previsto dall’Europa, ma sono proprio questa volta i migranti a rifiutarsi di venire. C’è una trattativa con la Romania in corso che non ha portato a nulla. Secondo i dati dell’Inps nel 2017 gli stagionali stranieri erano 344mila (36% del totale); in agricoltura il 91% degli occupati sono stagionali, di cui 100mila erano rumeni. Gli irregolari in agricoltura secondo stime Istat sono circa 170mila. L’idea di offrire opportunità di lavoro a italiani con reddito di cittadinanza o disoccupati è giusta. Non è possibile invece far lavorare i cassintegrati per il divieto di cumulo tra retribuzione e Cig, lo sarebbe col sistema dei voucher (proposto dalle aziende) ma i sindacati sono contrari perché ritengono la paga poco dignitosa. Sappiamo però che difficilmente il fabbisogno di lavoro agricolo sarà coperto da italiani in cerca di lavoro (o di quel 25% con reddito di cittadinanza che potenzialmente potrebbe lavorare), perché si tratta di un lavoro duro e malpagato per cui sono quasi sempre le stesse imprese che preferiscono prendere stranieri in salute, forti e in grado di garantire una certa produttività del lavoro. Una cosa che avviene anche in molti altri settori (edilizia, commercio,…) anche per la maggior disponibilità degli stranieri alla flessibilità o a fare straordinari poco o per niente pagati. La Francia ci ha provato col “job market online” ma i livelli di soddisfazione delle e di produttività del lavoro sono stati modesti. In ogni caso è giusto anche in Italia provarci chiedendo anche a studenti e disoccupati. Ma non si può pensare di risolvere il problema con questa sola via.

La regolarizzazione dei migranti irregolari rappresenta quindi una via obbligata per far fronte all’attuale drammatico fabbisogno (e potrebbe anche essere non sufficiente) ed è anche una difesa elementare della dignità umana oltre a consentire di lavorare ad aziende sguarnite in larga parte di manodopera locale.

Garantire a questi lavoratori salari dignitosi ha, peraltro, un effetto positivo sull’intero lavoro perché impedisce un trascinamento verso il basso della struttura dei salari ed evita la concorrenza sleale a quella maggioranza di aziende che non usano il lavoro nero. Sono politiche perseguite in tutti i paesi civili anche per avere maggiori entrate da tasse e contributi che favoriscono lo sviluppo del Paese e non una manciata di “padroncini avventurieri”. E’ la stessa cosa di chi è favorevole all’evasione fiscale o ruba o truffa per propri interessi, una cosa assurda per un Paese civile. Il Comitato “scientifico” Covid-19 fa notare che “l’impiego di lavoratori stranieri irregolari e privi di permesso di soggiorno è un rischio anche per la popolazione residente nelle medesime aree dove i migranti saranno destinati al lavoro”. E’ infatti del tutto evidente che, così come prima, a maggior ragione col Covid-19, se hai in Italia 650mila irregolari puoi tutelare meglio la tua (e loro salute) solo se crei un percorso di “emersione” fatto di permesso di soggiorno, formazione e infine lavoro. Un percorso fatto in Germania e in tutti i Paesi europei (seppure con quote) e che potrà durare anche 2-3 anni, ma che darebbe all’Italia (e a loro vantaggi) sia civili che sanitari. Se invece non si regolarizzano aumenta la possibilità che siano preda di sfruttatori e che violino per sopravvivere ogni regola sociale e sanitaria, creando problemi a loro stessi e a noi.

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Andrea Gandini

Economista, nato Ferrara (1950), ha lavorato con Paolo Leon e all’Agenzia delle Entrate di Bologna. all’istituto di studi Isfel di Bologna e alla Fim Cisl. Dopo l’esperienza in FLM, è stato direttore del Cds di Ferrara, docente a contratto a Unife, consulente del Cnel e di organizzazione del lavoro in varie imprese. Ha lavorato in Vietnam, Cile e Brasile. Si è occupato di transizione al lavoro dei giovani laureati insieme a Pino Foschi ed è impegnato in Macondo Onlus e altre associazioni di volontariato sociale. Nelle scuole pubbliche e steineriane svolge laboratori di falegnameria per bambini e coltiva l’hobby della scultura e della lana cardata. Vive attualmente vicino a Trento. E’ redattore della rivista trimestrale Madrugada e collabora stabilmente a Periscopio.

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