Skip to main content

“L’ultima isola” è il recente silent book della coreana Ji Hyeon Lee. Un pianeta con l’acqua alla gola

Un albo che affronta con delicatezza i temi cruciali del cambiamento climatico e dei migranti, un libro per chi sa leggere senza parole.

Far finta di essere sani, far finta di essere salvi. Possiamo ancora continuare a farlo? Non ci tocca? E le Hawaii?

Il vecchio sbadiglia, si sveglia col sole, guarda l’orizzonte e il volo dei gabbiani, poi si tuffa nelle acque tranquille del mare per raccogliere la sua antica nassa colma di pesci colorati. I coralli che stanno scomparendo o si stanno schiarendo qui paiono ancora salvi.

I pesci finiranno a seccarsi al sole, per momenti più duri, quando sarà meno caldo. Le acque del suo mare sono calme, il cielo è terso, le farfalle volteggiano, la natura sorride felice al mondo, tutto brilla e profuma di gioia e serenità. Le stelle, la sera, torneranno.

Tornato a riva, la sua giornata scorre felice tra musica, danze, lavoretti quotidiani e amici animali: a turbarlo, improvvisamente, una colonna di fumo all’orizzonte.

L’armonia si rompe quando il mare si mangia la spiaggia e poi tutto il resto. Un’inondazione terribile, tutto scompare e galleggia, perduto. Un vento spaventoso porta via tutto. L’acqua sommerge l’isola, gli uccelli scappano spaventati, e al pescatore non resta che fuggire con la sua piccola imbarcazione, e il suo amico animaletto in spalla, in un mare sempre più tempestoso, fino ad approdare davanti a una grigia fabbrica fumante. Che odori e colori terribili, dove è mai arrivato?

Ed è qui che… la trasmissione del documentario in tv finisce, per l’uomo ‘moderno’: qualcuno intanto bussa alla porta. È il pescatore, in cerca di un luogo dove vivere in pace.

Sarà ascoltato? Sarà accolto? Sarà il benvenuto?

Morale? Rispettare l’ambiente e le sue leggi per non soccombere al disastro che si avvicina laggiù. Anzi, che si avvicina qui, da noi, noi tutti. Sempre più veloce.

Ji Hyeon Lee è un’illustratrice coreana (Seoul 1981) diplomatasi alla Kaywon University of Art & Design e alla Hills, nel 2015 pubblica il suo primo albo, “La piscina”; segue, nel 2018, “La porta”, entrambi di grande successo e ristampati alla vigilia dell’uscita de “L’ultima isola”. In Italia, tutti e tre i volumi sono pubblicati da Orecchio Acerbo. Qui, in questa casa editrice molto attenta ai temi ambientali e sociali, immaginano che gli ideogrammi coreani, ancor più eleganti e armoniosi di quelli cinesi o giapponesi, rappresentino la radice della delicatezza e la profondità del segno di Ji Hyeon Lee, da lì traggano continuamente alimento e sostegno. E pensano che, forse, proprio la quotidiana familiarità con gli ideogrammi – rappresentazione del concetto, non del suono della parola – le ha suggerito di creare libri senza parole, in cui suggestioni e allusioni sono affidate esclusivamente alle immagini.

 

Ji Hyeon Lee, L’ultima isola, Orecchio Acerbo Editore, Roma, 2023, 48 p.

 

Libri per bambini, per crescere e per restare bambini, anche da adulti.
Rubrica a cura di Simonetta Sandri in collaborazione con la libreria Testaperaria di Ferrara

tag:

Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Da sempre appassionata di scrittura e letteratura, ha pubblicato su riviste italiane e straniere, è autrice del romanzo, “Il Francobollo dell’Avenida Flores”, ambientato fra Città del Messico, Parigi e Scozia e traduttrice dal francese, per Curcio Editore, di La Bella e la Bestia, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Ha collaborato con BioEcoGeo, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, Mosca Oggi, eniday.com e coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma. Scrive su Meer (ex Wall Street International Magazine).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it