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Altri due interessanti cortometraggi verranno proiettati allo European Projects Festival il 4 aprile: “Farfalle” di Marco Pattarozzi e “The end of the world” di Stefano Cinti

Marco Pattarozzi firma “Farfalle”, il cortometraggio di 20 minuti con Marco Celli, Caterina Nardini, Elisa Nardini e Pietro Romano, Premio giuria giovani della sesta edizione del Ferrara Film Corto Festival “per la sua eccezionale regia e produzione, una sceneggiatura scorrevole, una colonna sonora e fotografia di alta qualità e un messaggio profondo”.

I ragazzi della giuria hanno, sorprendentemente, votato un’opera che parla di uno dei temi più scottanti e difficile da affrontare come lo stupro fra giovani. Una storia ambientata nell’Appennino emiliano, con protagonista Caterina, appena maggiorenne, che trascorre l’ultima estate con l’amico d’infanzia Patrick, prima che lui parta per studiare in America. Coinvolti in uno sfrenato festino in cui gli alcolici vengono corretti con una sostanza psicotropa, la ragazza, per tutti Cate, si avvicina all’attraente Nico.

La mattina seguente si risveglia con i segni di uno stupro di cui non ricorda nulla. Mentre cerca di ripercorrere l’accaduto, arriva il giorno della partenza di Patrick. Cate sprofonda nel trauma fino a una disperata richiesta d’aiuto al fratello Antonio, il quale decide di farla pagare a Nico. Quando la ragazza ha un’importante intuizione, è forse troppo tardi per fermare Antonio.

Una storia in cui pregiudizi e repressione generano un senso di inadeguatezza cronica per cui nessuno si sente al posto giusto.

“The end of the world”, del romano Stefano Cinti (Belgio, 5 min.), invece, è un video tratto dall’omonima canzone ‘La fine del mondo’, scritta durante il periodo di confinamento dovuto alla pandemia di COVID-19. È un urlo liberatorio che sintetizza con ironia e sarcasmo gli elementi che caratterizzano il declino delle società moderne e, in generale, il tragico degrado del mondo in cui viviamo.

Il video descrive la giornata di una persona che vive l’isolamento in modo straniante, passando da una frustrazione all’altra per indicare il fallimento della società globalizzata e consumistica e la perdita della libertà. A nulla sembrano servire i goffi e vani tentativi del protagonista di mantenersi in equilibrio sulla palla ginnica, che simboleggia il fragile equilibrio tra uomo e natura. Nel mezzo del video appaiono le meduse, maestosamente indifferenti, per ricordarci che erano qui molto prima di noi.

Il verdetto finale è ancora da scrivere e nell’ultima scena il video suggerisce la riscoperta della bellezza del mondo come chiave di volta per rivedere il nostro atteggiamento verso noi stessi, gli altri e la natura.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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