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“Il poeta scrive da sé la vita. Nelle poesie di un vero poeta, voi vedrete sempre apparire un uomo e vedrete che questo uomo illuminerà tutta la storia dei suoi tempi”.
(Giuseppe Ungaretti)

Oltre il tuo silenzio
Stai lì impercettibile

raccolta nel tuo viaggio,
oltre il tuo stesso silenzio.
Sempre introversa,
immersa,
silente.

Senza di te come vedi non sono niente.
Mi manca tutto:
le tue mani operose,
la tua attenzione presente
nel dettaglio sublime.
Nel fiore che appassisce
mi manca la tua lieve tristezza come bianchi gigli,
e lo splendore dei tuoi lilium e gladioli,
nel nostro giardino multicolore.

Mi mancano gli odori gioiosi
dei tuoi cibi e i dolci aromi
della tua cucina.
Mi manca la tua ombra e la tua luce,
il tuo lieve stupore,
e la tua eterna speranza.
La leggerezza della tua presenza
e la tua strana lontananza
Senza di te l’inverno è eterno
e la prossima primavera passerà rapidamente.
Vedi:
La vita prosegue,
come lampada accesa
dispersa nella nebbia.

Restiamo senza gli affanni
per i figli lontani,
senza il sussurro della tua voce
ed il tuo tenero sguardo

Restiamo perplessi
sul ciglio della strada,
sperando che tu faccia ritorno
dal tuo smarrito viaggio,
oltre il tuo impercettibile destino.

 

Azzurra nostalgia
Sulla sponda del fiume,
sotto il ponte
mentre le ore
si nascondono
con fuggitivi ricordi,
sono tornato
dopo l’assenza.

E nell’acqua,
danza il tuo ampio  sorriso
e quello sguardo:

—Lacrima e farfalla—
Febbrile tempo raccolto,
azzurra nostalgia
sugli specchi trasparenti
dove mai ritorneremo
per attendere il tramonto

 

Al paese più lontano
Vado,
irrimediabilmente solo,
afferrato dall’ultima barcarola
lontano
molto lontano dal porto
e solo

Vado,
blu come stella fugace
oltre il paese più lontano.

Vado,
erto a prua,
intravedo distanze impossibili,
mentre emigrano le ultime
rondini
e mi circonda l’azzurro del tuo silenzio

 

La bella lasciva
Sono ancorato
ai tuoi occhi, alla tua spiaggia
agli affanni
della tua anima.

Bella lasciva,
come il fiore per la vespa
moribondo.

Baciami
amami,
come se fosse
l’ultimo crepuscolo.

Aggroviglia la mia anima,
viaggiatrice di altri mari,
passionaria vegetale,
irrompi nella furia
dei miei desideri.

Consumiamo questo frammento
di vita che ci rimane
questa allegria sconosciuta.

Gioca con il riscatto
di quei peccati,
furiosa traditrice dei miei anni,
amica dalle distanze
infinite.

Dolce birbante
—di carte truccate—
attraverso la tua bocca insaziabile
con un bacio alato,
sensuale e fuggitivo.

Come se fosse
l’ultima aurora

Jubal Alfonso Varas Acosta (1942) , nato a Saavedra, Regione della Araucania, Cile. Pedagogista, poeta e scrittore approdato in Italia a Vignola nel 1976, dopo il colpo di Stato in Cile.  È stato Bibliotecario comunale a Vignola , presso la Biblioteca di Villa Trenti sin dal 1977.
Ha pubblicato la silloge Labirintos y ausencias (1995) , e la più recente La Magia de los dias (2015), che è stata tradotta e pubblicata nel 2019 dalla casa editrice dAVeP nella collana Poesia. Da questa raccolta sono tratte le poesie che abbiamo qui presentato.   

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]
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Benini & Guerrini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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