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“Tutto quello che stiamo dicendo è diamo una possibilità alla pace.”
(John Lennon)
IL MARCHIO DI CAINO
Non so se fu
per colpa di Caino
però non credo
all’ineluttabilità
della violenza
intesa come marchio
a cancellare
la bontà dell’umano
la coscienza la ribellione
o il bisogno di pace
che sentiamo
come spazio d’amore
e d’armonia.
Un marchio che cancella
quella sorte comune
che ci fa tutti fratelli
nelle risa e nel pianto
nella lotta per il pane
il gioco l’allegria
nella nostalgia
di ciò che perderemo,
nella ricerca
del senso della vita.
Siamo mortali
-e questo lo sappiamo-
dunque perché non basta
il dolore di perdite e di assenze,
perché non ci aiutiamo e consoliamo
nel cammino già aspro della vita?
(in “Ponti di Corda”, Temperino rosso Edizioni, Brescia, 2018)
PONTI DI CORDA
Saranno da poeta
questi versi
un po’ sghembi
scritti a sera
con la testa
posata sul cuscino?
O sospiri
sfuggiti
al sonno
quand’è quasi
mattino?
O strascichi
di sogni
senza quasi memoria
solo un vago
ricordo
sulla pelle
un leggero tremore
in fondo al petto?
Saranno questi versi
sassolini
gettati in acqua
per farli schiarire?
Ponti di corda
fra quest’IO
e il SONO.
(in “Ponti di corda”, Temperino rosso Edizioni, Brescia, 2018)
CI SONO NEL MONDO POETI
Ci sono nel mondo poeti
che mai hanno letto
mai hanno scritto versi.
Poco sanno che sia
leggere o scrivere.
La mia lingua non parlano
ma danno il nome agli uccelli
e alle erbe del campo.
Con gli alberi conversano,
ringraziandoli per l’ombra,
ascoltandone le memorie.
Sanno il sentiero del vento
e il colore della pioggia,
il tempo della semina
e il tempo del raccolto.
Le orme delle fiere
riconoscono e vigilano.
Mai entrati in una chiesa,
pregano il Sole e la Terra.
Suonano pelli e legni
sanno canti di altre ere.
Di ogni corda conoscono i segreti.
I loro occhi nella danza guardano
la sabbia e non il cielo.
E quando infine terminano
il loro andare nei giorni,
a tutto dicono addio
senza amarezza né pena.
Perché sanno che saranno terra
luce foglie e semi
occhi di bimbo abbracci
acqua di fiume pantere.
E i versi che hanno scritto:
i loro passi nella vita,
orme di un tempo
che non conosce oblio.
(in “Ponti di Corda”, Temperino rosso Edizioni, Brescia, 2018)
ODE ALL’IMPERFEZIONE
Canto la ruga il neo la cicatrice
ogni traccia lasciata sulla carne
Canto il corpo che cambia
e la bellezza che mai non corrisponde
Canto il passo del tempo il suo fluire
le scintille disperse sulla via
la scia di ciò che fummo e il suo mutare
l’essere sempre altra il suo sfuggire
ai canoni alle leggi all’immanenza
Canto persino il dubbio l’incertezza
il pensiero che oscilla e che vacilla
che non riposa su conquiste passate
Canto l’eterno cercare indefinito
Canto l’errore il torto e il suo perdono
Canto ogni cedimento alla passione
all’ancora incompleta della nostra ragione
Canto lo sguardo che coglie e ricompone
in frammenti imperfetti l’armonia.
(in “Fluida”, Macabor editore, Francavilla Marittima, 2021)
GEOGRAFIA
Odio i confini
i muri le barriere
Non ha confini il cielo
muri il mare
Mi riconosco
solo d’acqua e d’aria
con radici sospese
all’universo.
Viandante fra il passato
ed il futuro
sostando a tratti
a cogliere il presente.
Son io e l’altro
Io vecchia, io bambina
Io la madre e la figlia
Io che leggo
e che scrivo
portando il mare
verso la montagna
mescolando le lingue
ed i colori
Io voce e orecchio
che parlo ed ascolto
Io riflesso io specchio
canto e suono
eco di ogni passante
che ho incontrato
Io polvere
Io la strada
Io l’esilio
Io la meta
e il ritorno
Io lama io gazzella
Io elicriso, olivastro
Io cactus io acacia
Io gabbiano io pesce
Io Wanfundla
e Treighino
io cicala e formica
Io fado e tango
marrabenta e anninia
Tessere
costruite e mescolate
nel gioco strano
di questa mia vita
chiusa e riaperta
dentro una valigia.
(in “Fluida”, Macabor editore, Francavilla Marittima, 2021)

Anna Fresu. Nata a la Maddalena, in Sardegna, si è laureata in Lettere e Filosofia presso l’Università La Sapienza a Roma. Ha seguito numerosi corsi di teatro, tra cui il Teatro Studio, partecipando alla creazione del teatro Spaziozero. È regista, autrice, attrice di teatro, traduttrice. Ha condotto  laboratori teatrali nelle scuole di ogni ordine e grado. È presidente dell’associazione culturale “Il Cerchio dell’Incontro” che promuove l’educazione alla pace. È stata presidente dell’associazione culturale Scritti d’Africa di cui cura attualmente la pagina Facebook.
Dal 1977 al 1988 ha vissuto in Mozambico dove ha insegnato e diretto la Scuola Nazionale di Teatro e creato e diretto, col regista e giornalista Mendes de Oliveira, il “Dipartimento di Cinema per l’infanzia e la gioventù” realizzando diversi film che hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. Il suo lavoro in Mozambico è stato premiato al Festival del Cinema per la Pace nel 1991. Sempre nel 1991 ha curato con Joyce Lussu un’antologia di poesie del poeta mozambicano José Craveirinha (Voglio essere tamburo, Centro Internazionale della Grafica, Venezia).
Nel 1996 è tornata in Mozambico come collaboratrice RAI per una serie di servizi televisivi e ha realizzato un laboratorio teatrale con i “meninos da rua”, bambini-soldato e vittime della guerra.
Nel 2013, ha pubblicato il suo libro di racconti “Sguardi altrove”, Vertigo Edizioni. Sue poesie e racconti sono presenti in diverse antologie. Collabora con alcune riviste on line e blog.  In Argentina è stata docente di Lingua e Cultura Italiana presso la Società Dante Alighieri e l’Università di Mendoza e ha partecipato a congressi sulla letteratura italiana e  realizzato diversi spettacoli teatrali. Nel 2018 ha pubblicato il  libro di poesie “Ponti di corda“, Temperino rosso Edizioni  e ha curato l’antologia poetica “Molti nomi ha l’esilio“, Kanaga Edizioni. Nel 2020, pubblica per Macabor editore la raccolta di micro-racconti “Storie di un tempo breve, anzi brevissimo”, pubblicato nel 2021 da Acercandonosediciones con la traduzione in spagnolo dello scrittore argentino Daniel Fermani Gonzáles. Nel 2021 Macabor editore pubblica la sua silloge poetica “Fluida”.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti  [Qui]
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Benini & Guerrini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it