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“Ciò che resta originario nell’operaio è ciò che non è verbale: per esempio la sua fisicità, la sua voce, il suo corpo. Il corpo: ecco una terra non ancora colonizzata dal potere.”
(Pier Paolo Pasolini)

 

Fossimo privi d’anima
ben poco in là finirebbe
il nostro inciampare
– afferrarci alle sporgenze
Ritrovare un appoggio
finalmente.
Ma noi sprofondiamo
ben più in alto del suono
che fa strada ai pipistrelli.
Le galassie conosciamo
che gli insonni telescopi
non arrivano a vedere.
E sappiamo che la terra
ci sostiene solo il corpo
        Ricordiamo
un amplissimo deserto
dove siamo festeggiati.
Vi si entra con la fede
o con l’amore.

*****

Quando una parte di noi
sprofonda nel buio – inascoltata,

quella che resta in superficie
è molto lesa – e spaventata;

del proprio istinto spodestata.
Ma forse è questa la morte

del seme / il freddo sepolcro,
forse è lì che marcisce persino

la coscienza del sole, del mondo,
e le fibre dell’io scolano in petto

un temporaneo terribile oblio.

*****

Il corpo interiore
si sfalda e slavina
se giunge all’orecchio
il tuo disamore.

Mi smonti le ore
di vento e di slancio.
Hai troppe paure.
Non voglio affondare:

alcuni minuti di morto
poi torno a nuotare:
è il largo che salva
chi vuole esplorare.

*****

Il Colle
della Guardia
è simile
al mio petto:
un solo seno
e un cielo
pieno di rondini
accoppiate in volo.

(poesia inedita)

*****

Il tempo vola
Dio non ha paura

Il mondo è preda
del denaro sporco

Paziente aspetto
il mio turno al sole

Come una foglia
Come quel fiore

Miriam Bruni (1979) è nata e cresciuta a Bologna, ha due figli e ama raccogliersi frequentemente passeggiando e fotografando la Natura. Insegna Lingua e Cultura Spagnole in un istituto di scuola superiore.
La passione e la pratica poetica la caratterizzano da sempre: scrivendo mette a fuoco le esperienze vissute, cercandone e restituendone l’essenza profonda e risonante. Tende alla massima concentrazione.
Sue poesie si possono trovare in numerose antologie, ma soprattutto in riviste e blog specializzati. Traduce poesie dallo spagnolo all’italiano e organizza incontri artistico-culturali in Valsamoggia.
Ha dato alle stampe sei libri: “Cristalli”, Booksprint 2011; “Coniugata con la vita. Al torchio e in visione”, Terra d’Ulivi 2014; “Credere nell’attesa”, Terra d’Ulivi, 2017; “Così”, Ed. Poetry, 2018; “Falesìa”, Ed.Folli, 2019; “Concentrati sul cromosoma celeste”, Controluna, 2022.
Entro l’anno usciranno altri due suoi lavori: “Guardarlo Ancora. Paesaggi e miraggi della passione amorosa” e “Cuanto cuesta vivir”.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su periscopioPer leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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