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Roma, 21 luglio  Pier Paolo Pasolini, di cui questo anno si celebra il centenario della nascita, è sempre stato uno degli intellettuali italiani più controversi. Secondo molti profeta, genio innovatore, artista poliedrico, per altri individuo turpe, populista reazionario, grandemente sopravvalutato, invischiato nella polemica politica più retriva. Insomma un esempio emblematico del cosiddetto intellettuale scomodo, figura diventata poi di moda, a cui molti hanno cercato di adeguarsi.

Fatima Scialdone/Laura Betti in scena

Alcuni giorni fa, il 17 luglio, nello splendido scenario dei Giardini della Filarmonica di Roma, la nota attrice Fatima Scialdone, assieme al regista e coreografo Carlo Del Giudice e a Roberto Di Palm, ha messo in scena un One woman show, ‘Laura allo specchio’, uno spettacolo incentrato su Laura Betti, “la moglie non carnale di Pasolini’. La personalità prorompente e istrionica della Betti, trasgressiva e dissacrante come poche donne negli anni ’60 potevano essere, è magistralmente interpretata da Fatima Scialdone,  con quella giusta dose di energia raffinata anche quando apparentemente sguaiata e con l’inevitabile narcisismo tipico del personaggio.

Un evento importante (e a cui anche il quotidiano online periscopio ha voluto contribuire) che riporta in vita una Roma perduta. Quella Roma degli anni Sessanta e primi anni Settanta, dove Pasolini, grazie a una straordinaria energia creativa e al magnetismo della sua personalità, aveva coagulato attorno a sè un folto gruppo di artisti ed intellettuali.

Lo spettacolo si divide in una prima parte elegante, ironica e a momenti comica, dove il linguaggio popolare e quello colto si mescolano nei testi di Flaiano, Parise, Arbasino e dello stesso Pasolini e nelle musiche di Carpi, Marinelli, Nebbia.
A seguire, senza soluzione di continuità, una seconda parte – annunciata dal terrificante sogno premonitore dell’uccisione di PPP, dove la recitazione raggiunge momenti lirici e toccanti – interpretati come se l’immenso dolore e la rabbia per quella perdita assurda, feroce come la peggiore delle idiozie, fosse vissuta lì sul palco fino a dilagare tra il pubblico. In confronto alla figura di Pasolini, il cui talento artistico ha sempre formato un amalgama inscindibile dal suo stile di vita, i personaggi di Parise, Flaiano, Moravia, Arbasino appaiono in questo spettacolo quasi come comparse,  intellettuali di secondo piano, prigionieri di una mondanità frivola e funzionali alla carriera artistica di Laura Betti, come trapela dalle continue telefonate dal divano di Laura/Fatima.

il chitarrista Michele Kraisky in un momento dello spettacolo

Le musiche, con gli arrangiamenti di Francesco Brancalari, nelle canzoni come nei commenti musicali che accompagnano il monologo della protagonista, conferiscono umorismo e tragicità ai principali snodi narrativi della rappresentazione. Nonostante la forzata assenza del pianista, il Maestro Andrea Bianchi, annunciata la mattina stessa dello spettacolo, con l’aiuto di una base registrata delle musiche al pianoforte il giovane e talentuoso chitarrista Michele Kraisky è riuscito a sottolineare con grande professionalità tutta la gamma delle emozioni contenute e/o trattenute nella recitazione di Fatima Scialdone.

Un grande spettacolo, una grande serata, per ricordare un uomo attraverso gli occhi e l’anima di una grande donna, di cui per molto tempo si continuerà a discutere e di cui  continueremo a sentire la mancanza

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Enrica Prosperi


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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