Parole a capo
Lucia Boni: Quattro poesie da “Imbuti di cristallo”
“Non esiste un vascello veloce come un libro, per portarci in terre lontane, né corsieri come una pagina, di poesia che si impenna – questa traversata può farla anche il povero senza oppressione di pedaggio – tanto è frugale il carro dell’anima.”
(Emily Dickinson)
1
dispari
esploro
anche i minimi spazi
di questa casa
– uno –
2
– due –
uno e poi uno
non
darmi la mano
ricorda la distanza noi
la colmiamo con le parole che
sole
sanno
toccare più che mai
fattene accarezzare la pelle come fossero pelle
sulle guance
la fronte
il collo e poi la nuca e dietro – senza vederle – senti ancora più netti i suoni uno poi uno poi
la schiena
i polpacci i piedi
un bacio
non guance o fronte
non labbra è
una parola – bacio –
posso rabbrividire
senza contatto
e il tuo parlare è
fatto della sostanza della
parola mano
che tu appoggi
piano sulla parola
capo
ecco distanti
ma non per le parole
3
– tre –
isole chiuse dentro i nostri contorni
battiamo il passo su piccole porzioni
della casa
la prima notte del silenzio – del domani in forse – del respiro interrotto – degli occhi incespicanti –
tutto un sobbalzo – il tempo
rompe le pendole – metallo legno
sconquassi senza rumore –
ruba le biciclette –
i quadri –
fa falò nel cortile di tutti i libri –
dove anche la foto a segna pagina
incenerisce scialba i colori dei volti –
a noi
lontani dentro un letto largo troppo la primavera chiude in
un letargo la notte – questa notte –
lascia così senza riposo
tutto ci accade di soppiatto
scene perfette dentro gli occhi chiusi – spalancati poi senza preavviso
nottata – persa – passa –
è già passata dici
lo specchio – ora
tutti si torna nelle proprie sagome ad abitare – dentro i vestiti – i propri umori
segno
ricomincio da un punto con la matita percorro
fogli che
paiono immensi
e se va bene il tempo ricomincia ancora ed è fluido come il gocciolare continuo degli orologi
ritrovati intatti
4
– ed è prima la voce
che attraversa la porta
e poi le gambe
e il corpo “come
succhiato fuori a fatica”
e gambe e piedi
mi muovono disordinatamente
giù
dalle rampe
una forza centrifuga
mi butta a pezzi verso il muro
“meccanismo espulsivo”
e sono fuori
e ognuno di quei frammenti
non è corsa in discesa
ma stare attaccati al dentro
“la lotta interno – esterno è tutta lì
sulle scale”
Lucia Boni ha coltivato una formazione artistica (conseguendo i titoli all’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” di Ferrara e di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna) e la passione per la parola con gli studi di Logopedia presso l’Università di Padova. Dal 1982 al 2015 ha svolto la sua attività presso il “Laboratorio delle Arti” dell’Istituzione Servizi Educativi e Scolastici del Comune di Ferrara, progettando ed organizzando situazioni educative finalizzate a sensibilizzare ai linguaggi artistici ed espressivi. Nel suo lavoro ha collaborato con altri Enti ed Istituzioni come il Teatro Ragazzi del Comunale di Ferrara e con la Direzione della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea. Con il Centro di Documentazione Raccontinfanzia ha curato diverse pubblicazioni didattiche tra cui: Porta sulla Torta, Creta. Terra in movimento e le più recenti Parole in un vaso. Il teatro e le arti visive nella scuola, La Visita attiva. Un incontro con l’arte, Incontro con l’arte. Un passo che vede e che sente.
Dal 2000 collabora alla Direzione Artistica della Galleria “del Carbone” per l’associazione culturale Accademia “Città di Ferrara”.
Ha pubblicato: “Imbuti di Cristallo” – Ferrara, La Carmelina Edizioni, 2009; “Pensieri di cioccolato e menta” – Ferrara, di Ideagramma, 2010; “noci & bauli” – Ferrara, La Carmelina Edizioni, 2014 (Primo Premio Narrativa al X Concorso Niccolini 2015); “Lembi e le sette chiese” – Ferrara, La Carmelina Edizioni, 2016; “Custode di dune” – Udine, Campanotto Editore, 2018; “Imbuti di Cristallo” – 2 ^ edizione ampliata – Ferrara, La Carmelina Edizioni, 2021. Suoi testi di poesia e prosa sono stati pubblicati su antologie, raccolte e riviste di letteratura.

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Benini & Guerrini
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)