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da: Alternativa Democratica,Rifondazione Comunista,Sinistra Ecologia Libertà

Piccolo mondo antico. Turisti belgi nel cuore dell’estate dirottati dal pronto soccorso di Comacchio a quello di Cona per una sospetta frattura, proprio quando il Delta tra costa ed entroterra ospita gli stessi abitanti della Citta di Ferrara moltiplicati per due! E’ questa una notizia? No, è un deja vu. Da tempo infatti tutto e di più al riguardo è stato scritto e previsto. E soprattutto inascoltato. In particolare da quel piccolo mondo antico ferrarese, quella sorta di mondo alla rovescia di cui parla ora la stampa nazionale, che, cristallizzato in un eterno medioevo, vede soltanto, con i suoi sodali pomposiani – quelli della rivendicazione da t.s.o. (trattamento sanitario obbligatorio) dello sbocco al mare –, nella crescita di Comacchio non una opportunità ma una minaccia. Non riesce a stupire questo piccolo mondo nemmeno il fatto che i turisti belgi non siano stati indirizzati, sabato scorso, nel più vicino ospedale di Valle Oppio. Del suo progressivo svuotamento il piccolo mondo antico fa spallucce avendo questo nosocomio già assolto al vero compito per cui è stato voluto e costruito: impedire la dislocazione della sua funzione a Comacchio. Questo innanzitutto gli premeva. Fantapolitica? Ma neanche per sogno! Lo stato delle cose nel Delta, tra i confini della realtà e quelli del nulla, continua a peggiorare. I volontari della Consulta – ai quali va tutto il notro incondizionato plauso e senza il cui presidio l’ennesimo fattaccio di malasanità non sarebbe venuto alla ribalta – sono trattati dalla Giunta Barabba alla stregua di anziani facinorosi e ottusi. Il Sindaco, poi, caricato a molla dal piccolo mondo antico che lo ha cooptato in Provincia con la delega al turismo e prescelto come proprio proconsole a Comacchio in vista della prossima tornata elettorale, ha già dato ad esso prova di fedeltà totale, cassando in primo luogo la ventennale e giusta modalità provinciale di stima dei flussi turistici. Ora, il proconsole è in prima fila a raccontare un’altra storia sulla Comacchio turistica. Essa non è più in Emilia-Romagna seconda solo a Rimini. I grandoni di ieri avevano preso un abbaglio, facendo sfigurare la stessa Ferrara. Comacchio vale solo la metà di quanto essi invece sbandieravano. E’ piccola tra le piccole. Quindi, basta alzare la voce. E’ fiato sprecato. Piccolo è bello e chi si accontenta gode. Anche per la sanità scadente e tutto il resto. Questo è il messaggio di chi vuole Comacchio e il Delta rimpiccioliti e domati. Che noi respingiamo al mittente.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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