Skip to main content

Pane o libertà: Paolo Rossi mette in scena in modo comico la fatica di tirare avanti

Uno spettacolo che appare leggero e spensierato, ma che porta in scena in modo comico le piccole o grandi odissee quotidiane, la fatica del lavoro e magari del vivere. Una fatica e dei drammi che possono riguardare un po’ tutti e che non escludono chi fa un mestiere creativo, prestigioso e di successo, come accade a un personaggio dello spettacolo affermato come Paolo Rossi e a quella piccola schiera di maestri a cui lui stesso fa riferimento, da Enzo Jannacci a Dario Fo.
È questa in qualche modo la sottile linea che tiene insieme tutto il canovaccio di “Pane o libertà”, l’ultimo spettacolo di Paolo Rossi andato in scena al Teatro Comunale di Ferrara sabato 11 e domenica 12 febbraio 2023.
“Vi assicuro che è tutta un’improvvisazione – avverte il comico all’inizio della serata – perché tanto fuori di qua recitano tutti e lo fanno comunque meglio di noi. L’unica cosa che abbiamo preparato sono i bis (che quindi raccomando di richiedere)”.  E poi continua: “Ognuno si porta dentro la sua odissea e anche noi ce l’abbiamo, come ce l’avete voi”.

Paolo Rossi al Teatro Comunale di Ferrara
Paolo Rossi al Teatro Comunale di Ferrara
Paolo Rossi al Teatro Comunale di Ferrara

Una serie di avvenimenti ed esperienze travagliate e dolorose che restano sullo sfondo, per fare capolino qua e là in maniera leggera ed ironica. Come quando alla presentazione aperta al pubblico, fatta con ingresso libero sabato 11 febbraio a mezzogiorno negli spazi del ridotto del teatro,
Paolo Rossi ha fatto riferimento alla necessità di mantenere i figli (“Ne ho un tot, sapete com’è, è la vita di chi fa tournée”) e alla sempre più frastagliata situazione lavorativa. Ormai – racconta l’artista – su 10 richieste di farci esibire, almeno 7 arrivano da spazi che non sono teatri. Ci è capitato di tutto, dagli oratori alle taverne con i graticci appesi fino alle sale polivalenti e ai caffè. Ma c’è da dire che esibendosi in un bar o in uno spazio informale si crea davvero socialità. Mi capita che alla fine dello spettacolo vengano a ringraziarmi coppie di persone che raccontano di essersi conosciuti proprio durante un mio spettacolo. A volte vengono anche con i figli, nati grazie a quella contingenza. Bene, questo è il bello di fare spettacolo, e le relazioni è più facile che si creino in ambienti così”.

Paolo Rossi in “Pane o libertà” (© MoniQue)

Riuscitissima l’ouverture che strizza l’occhio alle vicende sanremesi e allo smaccato vandalismo di uno degli ospiti. È uno dei suoi tre musicisti, il chitarrista Emanuele Dell’Aquila, che in apertura gli offre un mazzo di fiori; Paolo Rossi che li getta a terra, spiegando: “Scusate, ma non ci sentivo bene dalle cuffie. In effetti forse è perché non ce le ho, le cuffie”. E il chitarrista raccoglie i poveri steli gettati per fustigarsi la schiena in atto di pentimento. Lo spettacolo prosegue con l’accompagnamento di contrabbasso, fisarmonica e batteria suonati da Alex Orciari e Stefano Bembi.

Il valore aggiunto dello spettacolo di Paolo Rossi a Ferrara è, infine, quello di rinverdire il suo giovanile rapporto con la città. “Ho frequentato l’istituto tecnico di via Madama”, ha raccontato nella saletta del Ridotto, affollata di tanti studenti e “in questo teatro finora c’ero venuto solo per contestare gli spettacoli e le compagnie. Ma non sono io che sto cambiando idea. Sono le idee che stanno cambiando posto”. Poi si passa all’autoironia: “Mentre passavo da corso Giovecca ho sentito che mi chiamavano per nome, ‘Paolo… Paolo!’. Quando mi sono voltato ho pensato: ‘Ma chi sono quei vecchi?’ Poi ho scoperto che erano miei compagni di classe”.
E in effetti giù in strada, fuori dall’uscita degli addetti ai lavori, c’è un bel gruppo di ex frequentatori della parrocchia dell’Immacolata. Paolo Rossi si ferma, scherza e ci scappa un passaggio fino alla pizzeria del dopo-spettacolo. E l’attore ancora una volta entra ed esce dalla vita, tra pasti di mezzanotte e riflessioni agrodolci che continuano a far ridere e a far riflettere.

tag:

Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”.

Comments (2)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it