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Le voci da Dentro/
Dove eravamo rimasti?

Le voci da Dentro. Dove eravamo rimasti?

Il testo che Giuseppe ha scritto recentemente è pieno di amore verso il suo nipotino, nato nel settembre scorso. La sua lunga detenzione lo ha costretto a rivedere i suoi sbagli di gioventù e a ripensare al modo in cui la propria vita affettiva sia stata condizionata gravemente da quei reati. Nel testo si può notare il suo ravvedimento ed il proposito di veder crescere il proprio nipote in maniera molto diversa dalla sua. Il mettersi nei panni del piccolo, nato da nemmeno un mese, è una bella forma espressiva che aiuta ad esprimere le emozioni.
(Mauro Presini)

Dove eravamo rimasti?

di Giuseppe

Tempo fa, in uno dei miei testi pubblicati su Astrolabio, raccontai un aneddoto su come svolgevo la mia routine, su quanto io sia maniaco nelle pulizie, sul mio essere mattiniero. Da qualche mese qualcosa è cambiato nella mia vita: infatti sono diventato nonno e questo è stato un fatto del tutto inaspettato. La mia routine si è modificata: mi alzo al mattino presto e la prima cosa che faccio è guardare le quattro grandi fotografie che ho attaccato al muro della cella; ritraggono il mio piccolo nipotino Andrea.

In due di esse dorme e nelle altre due ha lo sguardo rivolto verso me.

Io immagino che mi dica così:

Ciao nonno come stai? Tranquillo, adesso ci sono io, tuo nipote. Sai che non ti permetterò di lasciarmi da solo come hai fatto con mamma, perciò pondera bene le mie parole e fai una lunga riflessione. Dicono che una volta eri cattivo e che hai fatto piangere tante persone, però dicono anche che il tuo ravvedimento è sincero, che gli anni di carcere ti hanno portato a questo cambiamento.

Nonno, spero che per te questo sia vero, perché io con te vorrei fare tantissime cose. Non mi dicono anche che sei bravo in cucina; a proposito è da un mese che sono nato e sono stufo di nutrirmi solo con il latte di mamma, vorrei qualcosa di più sostanzioso. Infatti dicono che sei bravo a fare la pizza a fare gli arancini e tantissime altre cose. Bravo nonno, veramente bravo!

Ecco, vorrei che tu fossi presente quando farò i primi passi, vorrei che mi accompagnassi mano nella mano per le vie di Bologna e ai giardini pubblici, nei negozi a fare compere. Spero che, quando vedrò qualcosa che mi piacerà tu, solo guardandomi, capirai che quell’oggetto mi piace, l’acquisterai per me facendomi felice. Poi sorrideremo insieme. Vorrei che fossi un nonno come i tanti milioni di altri nonni: senza misteri. Vorrei che nessuno abbia di te una visione distorta, vorrei che il tuo passato fosse soltanto un brutto ricordo”.

Poi, per un istante, mi alzo e guardo di nuovo le foto appese al muro.

Lui poi prosegue: “Nonno, ma è vero che tu quando sei nato assomigliavi tanto a mamma e a me? Allora è proprio vero quel detto che recita: buon sangue non mente. Non vorrei che la mia vita fosse diversa dalla tua; vorrei che fosse come quella di tutti i bambini di questo mondo. Nonno, da grande non vorrei fermarmi alla scuola dell’obbligo, bensì proseguire con gli studi, laurearmi anche se ancora non so in quale materia. Non vorrei fare ciò che tu non hai voluto fare perché eri preso da una vita scellerata, perciò mi impegnerò io, con tutte le mie forze, per non deluderti. Vedrai, nonno, sarai fiero di me.

Ancora non parlo e non cammino, ma ti prometto che appena potrò, oltre a frequentare la scuola, parteciperò a delle attività sportive, non so se il calcio il tennis o altro, ma l’importante è che io non faccia vita sedentaria. Mi dicono che tu eri bravo a calcio e so perché hai mollato: negli anni 90 hai subito un brutto incidente e i tuoi sogni sono svaniti nel nulla.

Nonno, tu forse lo chiami destino quello che ha fatto in modo che la tua vita dovesse andare a rotoli, perché tu credevi di non avere scelta. Eh no, nonno, ti sbagli. Nella vita c’è sempre un’alternativa; sei tu che non l’hai voluta intraprendere e hai voluto contraccambiare con la stessa moneta che ti ha fatto del male.

Beh, nonno, lasciamo il passato e veniamo a noi: vorrei concludere questa chiacchierata con una bella frase che spero ti piacerà: io sono nato il 4 settembre, lo stesso giorno in cui è nata mamma. Guarda un po’ che combinazione. Se uno volesse programmarlo difficilmente riuscirebbe quindi, per te, questo sarà un giorno particolare indimenticabile! Siamo in due a festeggiare perciò non dimenticarti di noi, perché vorremmo davvero che tu fossi presente per festeggiare con noi il mio primo compleanno.

Nonno ti voglio tanto bene”.

Cover:  Foto di <a href=”https://pixabay.com/it/users/beasternchen-32364022/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=8906860″>beasternchen</a> da <a href=”https://pixabay.com/it//?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=8906860″>

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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