Un paio di settimane fa sono stato alla Biblioteca Salaborsa di Bologna per assistere alla presentazione di un bel libro che si intitola: Letteratura d’evasione. Scritti dei detenuti del carcere di Frosinone (Il Saggiatore). Il libro è curato da Ivan Talarico e Federica Graziani ed ha le prefazioni di Luigi Manconi e di Alessandro Bergonzoni.
Ivan Talarico è cantautore, autore e teatrante. Dal 2017 conduce laboratori di scrittura creativa in diverse città italiane collaborando con associazioni culturali, scuole, accademie e lavorando anche negli istituti carcerari.
Federica Graziani è studiosa di filosofia e letteratura, lavora nell’associazione A Buon Diritto. Ha scritto 21 luglio. Fatti del G8 di Genova (in Calendario civile, Donzelli 2017) e Genova G8 (in Storia mondiale dell’Italia, Laterza 2017). Per Einaudi ha pubblicato, con Luigi Manconi, Per il tuo bene ti mozzerò la testa (2020).
Alessandro Bergonzoni, attore e scrittore, ha presentato e moderato l’incontro con la sua squisita creatività intellettuale e la sua straordinaria competenza.
Romano Montroni ha introdotto la presentazione con due citazioni di personaggi che il carcere lo hanno conosciuto molto bene: Nelson Mandela e Gandhi.
Il primo diceva “Non si conosce veramente una nazione finché non si sia stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata da come tratta non i cittadini più prestigiosi ma i cittadini più umili”.
Il secondo: “Tutti i criminali dovranno essere trattati come pazienti e le prigioni diventare degli ospedali riservati al trattamento e alla cura di questo particolare tipo di ammalati”.
I testi dell’antologia sono stati scritti durante il laboratorio di scrittura creativa ideato e condotto da Ivan, nell’ambito del progetto Fiorire nel pensiero, curato ed ideato da Federica.
Sono descrizioni, racconti, testimonianze, giochi linguistici e biografie davvero interessanti, toccanti, profonde che testimoniano ciò che c’è scritto sul muro di fianco alla cella che ospita la redazione di Astrolabio, il giornale del carcere di Ferrara: “Quando scrivo mi sento vivo, mi sento libero”.
Sono testi vivi e liberi che mostrano e dimostrano come il potere della scrittura e dell’immaginazione, guidato da sapienti proposte creative, possa aiutare ad “evadere” facendo crescere chi scrive e chi legge.
È un libro che rappresenta un vero e proprio ponte fra l’interno del carcere e l’esterno, un sentiero che permette alle persone di incontrarsi in un luogo che mescola sogni e bisogni: quello della letteratura.
Gli esercizi che le varie persone detenute hanno scritto costituiscono i vari capitoli del libro: autobiografia, autobiografia immaginaria, biografia reciproca, biografia di un personaggio immaginario, serie di ricordi, lettera, diario, diario per appunti, sguardo interno, sguardo esterno, recensione della tua cella, descrizione di un’arancia, descrizione di una fotografia, descrizione di una città immaginaria, continua l’incipit, binomio fantastico, storia con le carte, giochi surrealisti e racconto dal titolo assurdo.
Nelle note di copertina del libro c’è scritto: “Nel letto dei vostri scritti mi adagio e sogno, ma non dormo. Mi svegliate alle vite, le vostre e le mie, che adesso riconosco” (Bergonzoni) e “Questo libro dimostra la forza irriducibile della vocazione dell’uomo a narrare e a narrarsi. E, con ciò, a emanciparsi da vincoli e costrizioni di qualunque specie” (Manconi).
Consiglio a tutti, non solo ai carcerati, la lettura di “Letteratura d’evasione”. Perché aiuta a conoscere e a conoscersi, perché scalfisce i pregiudizi che si hanno nei confronti del carcere e delle persone detenute, perché rompe gli stereotipi ma soprattutto perché è un libro bello.
Mi viene in mente Ivano Fossati : “Per chi l’ha visto, per chi non c’era e per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera” .
Guarda su YoyTube il video integrale dell’incontro di Sala Borsa.
La foto di copertina e nel testo sono di Mauro Presini
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchera.
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Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
Oggi Periscopio ha oltre 300.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante. Buona navigazione a tutti.
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Francesco Monini
direttore responsabile
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