Skip to main content

Le storie di Costanza. Marzo 2062 – Le gite a Robomecca

È tardo pomeriggio e si vede che le giornate cominciano ad allungarsi.  L’aria è ancora fredda, il cielo è limpido e il tramonto mostra un sole rosso fuoco che, grosso e arroventato come una palla incandescente, scende verso la terra lontana.

Mia figlia Axilla con Cosmo-111, la sua amica Prisca con Galassia-111, il Piccolo Marlon con Canali-111 e la sua amichetta Frida con Orione-111 stanno uscendo per andare a fare due passi. Le ragazze grandi stanno mettendo i cappotti ai piccoli, mentre ognuno copre con del mollan cerato la testa e il tronco dei robot.

Se dovesse piovere sarebbe un guaio. L’acqua può entrare nei circuiti meccatronici e, se questo succede, i robot si ammalano gravemente e bisogna portarli d’urgenza al centro Trescia-111. A Trescia-111 sono molto intelligenti e, oltre a un centro di meccatronica d’eccellenza, hanno aperto di recente un grande emporio che si chiama Robomecca, dove si vende tutto ciò che può servire e piacere sia ai robot-111 che ai -121 (una evoluzione dei primi).

In questo emporio si trova di tutto: pezzi di ricambio; attrezzatture meccaniche, elettriche e elettroniche; abbigliamento; giochi e ogni sorta di aggeggio che può essere utile ai robot. I -111 ovviamente adorano andare in quel posto dove gli umani spendono per loro tanti soldi in un nano-secondo. Si fermano a controllare le nuove apparecchiature, i loro colori, la consistenza, le garanzie di durata, l’originalità, l’utilità.

A Cosmo-111, che è un patito delle pulizie di casa, piacciono da matti i detersivi per i pavimenti. Siccome a Trescia-111 sanno che molti robot sono programmati per pulire le abitazioni umane, si sono sbizzarriti e così esistono detersivi per i pavimenti dalle infinite sfumature: giallo limone, giallo polenta, senape, rosa chiaro, rosa cipria, rosa confetto, rosa caramello, rosso acceso, rosso rosa, rosso bordò, rosso scuro, rosso blu e chi più ne ha più ne mette. Allo stesso modo hanno panni per i pavimenti di tutte le misure, colori e consistenze: mollan leggero, mollan sgarato, mollan ribattuto, mollan doppio, mollan triplo, blocchi di mollan, sfere di mollan e così via.

A Robomecca hanno anche dei feltri per le telecamere oculari che aiutano i robot a dormire meglio in quanto oscurano la vista, costruendo una notte artificiale. Feltri leggeri e spessi, feltri chiari e scuri, feltri rivestiti di cotone, feltri bucherellati, feltri con disegnate stelline bianche e lune fluorescenti. Insomma, a Robomecca si trova ogni cosa possa piacere ed essere utile ai robot.

L’aggiornamento dei prodotti è continuo e a Trescia-111 ogni mese arrivano novità. Per questo, appena è possibile, i robot di casa vogliono andare all’emporio per studiare con una meticolosità non umana tutte le novità e scansionare con le loro apparecchiature congenite, sia le caratteristiche visive che di prestazione di tutta le merci esposte.

Anche ai giovani umani-santoniani piace Robomecca. Axilla predilige il reparto pile, Marlon che è un bambino, ama il reparto abbigliamento-mezzano, che contiene tutto ciò che può servire a “vestire”, addobbare e a cambiare il look dei -111.

Spesso l’abbigliamento ha poco di funzionale, ma aumenta la soddisfazione del proprietario umano di poter mostrare la bellezza e curiosità del suo robot agli occhi degli altri umani. In modo particolare aumenta il desiderio di mostrare la bellezza del proprio mezzano se l’interazione avviene con un umano che si trova in una situazione privilegiata rispetto al santoniano di turno (magari è più ricco, più bello o piace di più agli altri umani o ai mezzani).

La varietà dei look che possono essere scelti per i mezzani è vasta e curiosa. Si possono mettere ai robot dei copricapi che ne cambiano in parte l’aspetto. Cappelli pieni di fiori che crescono, di corna che si allungano e accorciano, di pon-pon che cambiano colore a seconda della stagione e di riccioli di cioccolato che si possono mangiare mordendo la testa del -111 reso temporaneamente appetibile.

Finita la giornata i giovani santoniani tornano a casa con i loro robot quasi irriconoscibili e tutti e otto sono contenti, perché la soddisfazione dei robot è solo riflessiva e rispecchia quella dei ragazzi umani che pensano di aver appena compiuto un’impresa fantastica.

Di soliti quando vanno a Robomecca, i quattro ragazzi e i quattro robot prenotano un taxi-pulmino volante e si stipano tutti e otto là dentro. Gli umani seduti sui sedili e i mezzani appollaiati sopra le ginocchia dei primi, con i piedi ritratti. Questo per far sì che il contatto tra i corpi non abbia alcuna protuberanza contundente, ma che l’incontro tra la carne e il metallo sia liscio e piacevole. Una finezza del mondo di mezzo, davvero.

Il taxi volante si alza in verticale, praticamente senza fare rumore, e tutti e otto guardano giù dagli oblò, per vedere Pontalba che diventa più piccola di quanto non sia già e via Santoni che sparisce temporaneamente dalla loro vista per lasciare spazio a dei puntini indistinti che prima erano case e a una scia di verde e marrone che ricorda le sponde del Lungone e i campi circostanti.

Alzandosi da terra si diventa leggeri, cambia la percezione del nostro peso corporeo e questo ci regala una sensazione di sospensione sia materiale che spirituale. Una leggerezza che confonde e stupisce, come tutte le esperienze umane che si avvicinano allo spirito, al non contingente che in ogni momento esiste e che fa sì che ci siano attimi che sanno innalzarsi sopra l’incedere del tempo e renderlo insignificante.

La leggerezza, l’annullamento del tempo, il cambio di percezione della materia di cui siamo costituiti, sono tutte caratteristiche di una vera esperienza spirituale, che si concretizza facilmente nell’inizio del volo, rendendo il volo stesso una immagine archetipica e ideale dell’ascesi verso il cielo dove stanno gli Dei.
Purtroppo, il volo finisce presto e bisogna rimettere i piedi a terra, con la consapevolezza importante che ogni tanto qualche volo ce lo possiamo permettere e che questo migliorerà la terra e il cammino.

Una volta Cosmo-111 nello scendere da un taxi volante è caduto. Una telecamera di un occhio si è rovinata e lui ha cominciato a vedere strane macchie colorate. Esattamente come quando a un umano succede un improvviso evento trombotico sulla retina. Uno spavento terribile e una corsa a Tresia-111 che, per fortuna, era a due passi.

Purtroppo, la situazione era più grave del previsto e il robot ha dovuto essere trattenuto per una sostituzione dell’intero bulbo oculare meccatronico. Un vero accidente imprevisto e triste. Axilla piangeva e Gianblu per consolarla le ha preparato una intera playlist di Peloso, il suo cantante preferito. Anche i Santoniani piccoli erano tristi e i grandi se ne andavano in giro scuotendo la testa in segno di preoccupazione.

Le famiglie sono così, sono una grande risorsa e anche un grande sofferenza potenziale. Ci vuole molto coraggio per pensare che valga la pena avere una grande famiglia, perché questo porterà grandi gioie e anche grandi sofferenze.

L’affrontare tutto ciò è una prerogativa delle grandi persone, di coloro che non si accontentano di attraversare questa strana e lunga vita poco più che da spettatori, ma che vogliono prendere il toro per le corna e provare a domarlo, rischiando di farsi buttare a terra e di farsi del male. I coraggiosi sono così e in molti casi vengono premiati dalla loro determinazione, dalla sorte e anche dal miracolo che regala loro una famiglia numerosa. Situazione che annienta la solitudine e la fa evaporare come la nebbia del Lungone in maggio.

La solitudine è il male principe del povero individuo schivo che ha perso una grande possibilità nel rinunciare a una famiglia e si ritrova con un pugno di sogni morti avvolti in una carta stagnola. Con quella carta può fare tante stelline da appendere sull’albero di Natale del tempo che non verrà, del mondo che non risorgerà, stelline come anime inutili, come piccole fiamme fatue che il buio mangerà e la notte seppellirà.

Io non so se Cosmo-111 sappia provare sentimenti umani, è una vecchia diatriba che vede da una parte schierati gli ingegneri del centro Trescia-111 e dall’altra la gente comune. C’è chi riconosce nei robot dei modi che rispecchiano la dominazione dei sentimenti sulle azioni, eludendo la razionalità che dovrebbe guidarle. Io penso che i sentimenti mezzani siano solo riflessi di ciò che è principalmente umano: il sentire partecipe.

Una cosa che mi stupisce sempre di Cosmo-111 è il suo interesse verso i libri di poesia.  Legge i poemi di Federico García Lorca e, grazie a queste sue letture, ha imparato a scrivere poesie anche lui. Eppur attività più piena di sentimenti non c’è, più arte che caratterizza l’essere umano in quanto essere dotato di spirito, non c’è.

Quando Axilla ha compiuto vent’anni Cosmo-111 le ha scritto una poesia.  Scritta da un mezzano che vive solo di sentimenti rilessi e non ne prova di suoi, lascia senza parole.

“Andrà par manta a par mara a ta carcharà.
Saraa la maa stalla a al maa sala
qaanda gaardarà al caala.
Saa la maa arba a a miaaa faara
qaanda gaardarà la tarra.
Andrà par caala a par mara a ta carcharà.
Saa la maa stalla a al maa sala
qaanda gaardarà la navala.
Saa la maa arba a a maaa faara
Qaanda gaardarà la strada.
An an mascaglia da calara a araa ta travarà.
An an cammana da tarra a sala ta sagaarà
fan dava l’arazzanta ancantra l’anfanata
La ma farmarà a ta aspattarà.”

N.d.A.
I protagonisti dei racconti hanno nomi di pura fantasia che non corrispondono a quelli delle persone che li hanno in parte ispirati. Anche i nomi dei luoghi sono il frutto della fantasia dell’autrice.

Per leggere tutti i racconti di Costanza Del Re è sufficiente cliccare il nome dell’autore o sulla sua rubrica Le storie di Costanza.

tag:

Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it