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Le storie di Costanza. Maggio 2062 – Gli aironi cenerini

Anche maggio 2062 è arrivato e fa di nuovo caldo. A Pontalba la vegetazione è nel suo massimo rigoglio e ci sono piante ed erbe ovunque. Ci si può fermare ad ammirare le varie sfumature di verde che la stagione propone e compiacersi di quella presenza vegetale, profumata e cantilenante nel vento. Tutta questa vegetazione rinfresca l’aria e la pulisce rendendola leggera e profumata, una grande fortuna per questo paese.

La zia Costanza racconta che tra il 2022 e il 2023 ci fu un periodo di grande siccità, in cui il verde non si vedeva quasi più. Era stato sostituito dal marrone della terra arsa e secca. Come in un deserto nostrano, sorgeva una pianta qua e una là, lasciando tratti di cammino completamente brulli e arsi dal sole.

Il Lungone era quasi prosciugato e nel bel mezzo del fiume era emersa un’isola di argilla dove andavano a riposarsi gli aironi cenerini. Dal ponte ci si poteva appostare per fotografarli e per vederli prendere il volo distendendo le loro lunghe e strette ali.

Anche adesso, che la siccità è passata da molto tempo e in primavera ha ricominciato a piovere abbondantemente, lungo le rive del fiume abitano i cenerini. Uccelli bellissimi, leggeri ed eleganti e allo stesso tempo dotati di ali possenti che permettono loro lunghi voli rasente l’acqua, come tanti bagliori bianchi e grigi che attraversano l’etere all’improvviso colorandolo di stupore.

I cenerini si distinguono dagli altri aironi per le loro grandi dimensioni, sono lunghi quasi un metro e pesano un chilo e mezzo. Gli adulti hanno delle piume nere luccicanti sul collo e un ciuffo scuro sulla nuca molto pronunciato, i più giovani hanno un piumaggio più grigiastro. Le zampe e il becco sono di un bel giallo intenso.

Quando l’airone cenerino spicca il volo il suo collo si ripiega, assumendo una tipica forma a esse. Questo loro modo di volare è elegante e incantevole, una delle tante prove di come la natura sappia fare capolavori inimitabili.

Non essendo migratori a lungo raggio, iniziano la costruzione del nido già a febbraio e nel nido si vedono di solito quattro o cinque uova. Ai nidi è meglio non avvicinarsi perché c’è il rischio che l’airone senta la presenza umana e decida di abbandonare le uova.

Bisogna aspettare marzo per assistere alla schiusa e allo svezzamento dei piccoli. Una volta venuti alla luce, i cenerini sono nutriti dalla madre circa cinquanta giorni, poi se ne vanno liberi nell’aria come i delfini nell’acqua. Mangiano pesci, rane, girini, bisce d’acqua, invertebrati e piccoli mammiferi. Questi piccoli animali vengono trafitti dal possente becco degli aironi e non hanno scampo. È la ferrea legge della natura.

Alterare gli ecosistemi è quasi sempre un dramma. L’immissione di razze non autoctone altera, ad esempio, l’equilibrio floro-faunistico portando a un riadattamento dell’ambiente complicato che richiede tempi lunghi di riassestamento. L’equilibrio naturale è un capolavoro che andrebbe rispettato molto più di quanto lo si faccia.  Di questo, noi che abitiamo lungo un fiume e con la natura conviviamo quotidianamente, siamo convinti.

A volte vado a passeggiare lungo gli argini con Cosmo-111, il nostro robot di famiglia. Anche a lui piacciono le sponde del fiume e anche a lui, che impara tutto da noi compresi gusti e preferenze, piacciono gli aironi.

A volte ci accovacciamo dietro un cespuglio per ammirarli fermi sulle sponde del fiume mentre, con i loro occhi vigili e mobili, scrutano l’orizzonte. In quella posizione sono fantastici, dei pennuti che guardano l’acqua che scorre come se pensassero al loro passato e al loro futuro tutt’assieme, sospesi in quel momento che sa d’eternità.

Nel silenzio di quell’attimo perfetto si sentono, ogni tanto, dei leggerissimi rumori, tipo dei pics pics molto sommessi, è Cosmo-111 che ha azionato le sue potenti telecamere e sta fotografando gli aironi. A forza di esercizio, è diventato bravissimo e a casa abbiamo una collezione di magnifiche immagini digitali che ritraggono gli uccelli.

Tre le ho stampate, incorniciate con una banda di legno giallo della stessa tonalità del becco dei cenerini e le ho messe tutte in fila nell’ingresso di casa, sopra l’armadio basso dove Axilla e Gianblu depongono giacche e zaini quando rientrano.

Quasi sempre quando arrivano, qualsiasi ora sia e qualunque grado di stanchezza abbiano accumulato durante la giornata, depongono le loro cose e poi si fermano un attimo a guardare gli uccelli ritratti nelle foto. È anche per loro un attimo di ammirazione quotidiana che fa bene all’anima.

A volte fanno anche qualche commento del tipo: “gli aironi sono sempre belli”, “sembra che mi guardino”, “oggi sembrano più pensierosi del solito”, “chissà a cosa stavano pensando”, “chissà se sono ancora vivi”, “chissà cosa stanno facendo adesso”.

Anche Cosmo-111 ogni tanto si ferma a guardare le foto dei cenerini e fa commenti a modo suo: “balla, balla, davvaa balla” (belli, belli, davvero belli) oppure “a canarana hanna la paama baancha a gragaa, una balla sfamatara da calara” (i cenerini hanno le penne bianche e grigie, una bella sfumatura di colore).

Gianblu, che è il più avvezzo alla tecnologia e anche il più propenso ad utilizzarla in ogni circostanza, dice che si potrebbero fare degli aironi meccatronici praticamente identici a quelli vivi con prestazione che, dal punto di vista umano, sarebbero strabilianti.

Ad esempio, gli aironi-x potrebbero non solo interagire con i cenerini, ma anche con gli umani, potrebbero sia bramire che parlare. Oppure potrebbero anche essere dei mutanti, trasformarsi da cenerini-x a gufi-x, ad aquile-x e anche in cicogne-x.

Già, tutto vero e forse anche utile, ma non so se tutto ciò sia bello e quanto possa servire a preservare l’ecosistema e a migliorare la vita degli aironi che vivono lungo il fiume, esseri viventi con un cuore che batte e il sangue che circola nelle vene.

La bellezza ha qualcosa di effimero, è molto temporanea, legata a una sorta di interazione tra chi guarda e chi è guardato. Il bello ha una componente affettiva, è nella proiezione di alcuni sentimenti nobili su un altro essere vivente che improvvisamente, e forse per poco, si concretizza davanti ai nostri occhi una idea di sublime bellezza.

È in quell’attimo, in cui una nostra sensazione di benessere viene proiettata su qualcosa che sembra rappresentarla al meglio, che scoppia lo stupore, la gioia semplice e pura di vedere ciò che è perfetto. Dura poco, a volte basta che il cenerino si muova e che riprenda il suo solito volo rasente l’acqua e l’attimo di bellezza se ne va.

È attraverso quel guardare stupito e curioso che mi sono trovata a pensare che la perfezione ha una dimensione contemplativa che scaturisce dall’anima, dall’incontro tra il tempo, i sentimenti, la materia e la vita.

In quel momento, in quell’incontro, si realizza e vivifica un pensiero, prende forma un anelito che alberga sempre dentro di noi e che ci spinge verso la ricerca, il cambiamento, il cammino e lo stupore che appaga la vista e il cuore. Ciò che è per noi bello è ciò che arriva al nostro cuore senza molte mediazioni, senza artifici e senza induzione.

Anche Cosmo-111 ha maturato una sua idea di bellezza, che ha acquisto analizzando ciò che noi consideriamo tale. Così per tutti gli abitanti di casa mia, i cenerini sono magnifici e questo è un dato di fatto che non si discute.

A volte Cosmo-111 si confonde un po’; anzi siamo noi che lo confondiamo con i nostri sentimenti, che lui cerca di razionalizzare, con tutte le nostre preferenze che lui cerca di memorizzare, con tutte le nostre balordaggini a cui lui cerca di trovare un senso, con tutte le nostre decisioni improvvise, a cui lui cerca di trovare una filo conduttore, una causalità.

È per questo che Cosmo-111 è com’è ed è per questo che noi ci riconosciamo in ciò che fa, compresi modi e atteggiamenti bizzarri. È balordo come lo siamo a volte noi ed è bello come lo siamo ogni tanto noi.

Anche ieri siamo andati lungo l’argine e abbiamo visto un cenerino fermo su un vecchio tronco rovesciato di una robinia ormai morta. Pics pics pics.

– Cosmo-111, cosa stai facendo? – gli ho chiesto più per conversare che per verificare l’azione che stava producendo rumore, quella l’avevo già identificata.
– Sto fotografando un airone – mi ha risposto il nostro robot, stranamente utilizzando tutte le vocali in maniera corretta, cosa che non fa quasi mai.
I cenerini ti sembrano belli? – gli ho chiesto.
Si mi ha risposto Cosmo-111 Piacciono ad Axilla. –

Già, piacciono ad Axilla che ha una felpa con scritto: non buttare la plastica, gli aironi la potrebbero mangiare.
Piacciono anche a me – gli dico io,
Lo so mi risponde Cosmo-111se fossi un egoista li ucciderei tutti, così avreste più tempo per guardare me. Ma io non sono un egoista e se siete contenti voi, lo sono anch’io.

Questa considerazione di Cosmo-111 mi ha fatto riflettere. Sicuramente i sentimenti etero-riflessi sono un vantaggio in termini di gestione della pace familiare. Ma sono davvero il meglio? questa è la più impegnativa delle domande.

Non so da dove esattamente, dentro di me, nasca il dubbio. Che sia la pancia? Se Gianblu non volesse un cenerino, perché toglie tempo all’attenzione che io gli posso rivolgere sarebbe di per sé una brutta cosa? Non so da dove arrivi dentro di me la motivazione di questa risposta che sto per dare a me stessa, ma mi vien da rispondere con una certa soddisfazione “No”.

Costanza e il suo mondo sono solo apparentemente diversi e distanti dal mondo che usiamo definire “reale”, e quasi sovrapponibili ad ogni mondo interiore. Chi fosse interessata/o a visitare gli articoli-racconti di Costanza Del Re, può farlo cliccando [Qui]

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Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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