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Non c’è che dire: per gli appassionati di jazz e di musica in generale sarà una scorpacciata. Da oggi e fino al 30 aprile del prossimo anno il Jazz Club Ferrara si è fatto promotore di “Ferrara in jazz 2014—2015” con musicisti affermati e giovani che sono più di semplici promesse. Le sinergie del sodalizio presieduto da Andrea Firrincieli con Ferrara Musica e Bologna Jazz Festival hanno permesso di allestire un ciclo di concerti all’altezza delle altre rassegne che l’Emilia – Romagna ospita da tempo.
La rassegna ha tre patrocini (Regione Emilia-Romagna, Provincia e Comune di Ferrara) e tre sponsor (Caffè Meseta, Banca di Romagna, Endas Emilia-Romagna); si articola nelle sezioni “Main concert” (da stasera al 20 dicembre), “Happy go lucky local”, dedicata soprattutto ai giovani musicisti italiani (20 ottobre-22 dicembre), “Today” (in collaborazione con Ferrara Musica) e “Somethin’ else” (nove serate tematiche alla scoperta dei suoni e dei sapori del mondo – dalla Francia, al Brasile, alla musica klezmer – ogni sabato sera dal 25 ottobre al 22 novembre, poi ogni venerdì sera dal 28 novembre al 26 dicembre). Infine, per la “Vetrina giovani artisti”, patrocinata dalla Regione, la mostra personale del fotografo emiliano Matteo Mangherini (1-26 dicembre).
Il concerto di stasera con il quintetto del giovane trombettista californiano Ambrose Akinmusire apre il ciclo dei “Main concert” (tutti al Torrione, con inizio alle 21,30) che la direzione artistica di Francesco Bettini ha pensato in grande. Poi sarà subito leggenda il 24 ottobre con l’Organ Quartet del sassofonista Lou Donaldson, protagonista dell’hard bop e soprattutto, negli anni ’60 e ’70, del soul jazz.
A seguire, con ritmo mozzafiato, le collaborazioni con Bologna Jazz Festival: partenza con il quartetto della clarinettista e sassofonista israeliana Anat Cohen (31 ottobre). In crescendo, il duo Uri Caine (piano) – Han Bennink (batteria) che presenteranno “Sonic Boom”, lavoro recentissimo in cui la creatività non ha confini. Si proseguirà con il Claudia Quintet (7 novembre), con il pianista inglese John Taylor, musicista di estrema sensibilità e di grande lirismo espressivo (8 novembre), il trio del pianista Steve Kuhn, con Palle Danielsson al contrabbasso e Billy Drummond alla batteria) di scena il 10 novembre e con il trio composto da John Abercrombie (chitarra), Gary Versace (organo), Adam Nussbaum (batteria), formazione di grande livello e di collaudata esperienza (15 novembre).
Ancora, potremo sentire il quartetto del pianista George Cables che torna al Torrione in compagnia di Victor Lewis (batteria), Darryl Hall (contrabbasso) e Piero Odorici (sassofoni) il 21 novembre. Poi, il duo Toninho Horta (voce, chitarra) – Ronnie Cuber (sax baritono) il 29 novembre, lo “Spiritual Trio” di Fabrizio Bosso (6 dicembre), la “Mob Peppers” guidata dal sassofonista Pee Wee Ellis (7 dicembre), la formazione “The Unusual Suspect“ guidata dall’organista Pat Bianchi (13 dicembre), il quartetto di Shawn Monteiro (20 dicembre).

Segnaliamo infine i due appuntamenti al Teatro Comunale nell’ambito della stagione di Ferrara Musica: quello con la pianista giapponese Hiromi Uheara (martedì 28 ottobre, ore 20,30) e l’altro con il duo Kenny Barron (piano) – Dave Holland (contrabbasso) (17 novembre, 20,30).

Per informazioni: www.jazzclubferrara.com; mail jazzclub@jazzclubferrara.com

(f.s.)

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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