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Il ruolo femminile in ambito musicale è sempre stato problematico e, ancora oggi, è poco evoluta la posizione delle donne musiciste nella direzione artistica. La sempre più pesante mancanza di fondi, poi, sbarra la strada a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi che ancora non fanno parte di questo mondo artistico, ma che sognano di accedervi. Laura Trapani, flautista e concertista, ferrarese d’adozione ci racconta la sua storia.

Laura come si descriverebbe?
Sono una donna molto testarda che per tagliare ogni traguardo ha fatto, e fa, molta fatica, non mi è stato mai regalato niente. Per questo motivo oggi mi definisco una donna autocritica che si mette sempre in discussione. Amo la perfezione nel lavoro e la sincerità nelle amicizie.

Ci parli della sua carriera professionale, soprattutto come donna
La strada della musica è impegnativa per tutti perché non si può barare. La carriera di una donna musicista pero è ancora più dura e selettiva, rispetto a un uomo. In musica è molto raro che una donna sia direttore artistico, solista o direttore d’orchestra, è più facile trovare una donna che insegni uno strumento o, se è fortunata, sia prima parte d’orchestra. Per noi donne non è mai stato facile nulla, è tutta una conquista, è così storicamente, soprattutto nel mondo della musica colta, dove occorre creare più spazi al femminile. Consoliamoci del fatto che almeno la parola musica è di genere femminile.
Ho iniziato i miei studi al conservatorio di Trapani a 12 anni, l’anno dopo mi sono iscritta anche al liceo linguistico. Poi per continuare a studiare flauto sono andata a vivere a Milano e mi sono iscritta al Verdi. Durante i due anni precedenti il diploma, studiavo giorno e notte, ero molto dimagrita per lo stress, ma ce la dovevo fare e così ho vinto i primi concorsi da solista per essere accompagnata dall’orchestra del conservatorio, superando colleghi che studiavano con il loro maestro da diversi anni. La passione mi muoveva come mi muove ancora oggi, con la stessa intensità. Mi sono diplomata con il massimo dei voti sorprendendo per prima me stessa, il conservatorio di Milano non è una passeggiata. Successivamente, mi sono formata frequentando corsi di perfezionamento con le prime parti della Scala. In quel periodo ho incontrato dei giovani musicisti russi, uno di loro viveva nell’appartamento accanto al mio, tra loro c’era anche il famosissimo Sergej Krilov. In quegli anni mi hanno insegnato cosa è veramente la musica, come si ama la musica, come si studia. Mi portavano con loro nelle orchestre a suonare per pochi euro, Beethoven, Mozart, Wagner, Verdi, Puccini. Facevamo quartetto insieme, l’allora quartetto Antares, che ha dato poi il nome alla mia associazione culturale per la divulgazione della musica classica. Purtroppo, dopo il diploma e questo felice incontro con i ragazzi russi, ho dovuto trasferirmi. Nel 2004 ho partecipato a un concorso bandito da Ferrara Musica per accedere ai corsi di alto perfezionamento della Mahler Chamber e ho vinto una borsa di studio che mi ha dato la possibilità studiare con i Berliner e prendere così il diploma di professore d’orchestra. Poi sono andata a Modena per prendere la specialistica e, per pagarmi le rette, facevo concerti e organizzavo piccole rassegne (allora venivano ancora remunerate).

Quali i maestri che più di tutti l’hanno accompagnata negli anni della formazione?
A Modena ho incontrato grandi professionisti del flauto come Marasco, Oliva, Betti, il maestro compositore Indulti, il maestro Modugno, Bonechi e il musicologo Roberto Verti.
Roberto Verti, che oltre ad essere musicologo era anche giornalista, è stato per me un grande sostegno: mi ha aiutato nella stesura della mia tesi di laurea su Edgard Varèse, una mia personale analisi estetica di un brano per flauto solo (Density 21.5). Mi ha molto incoraggiato a studiare l’antiaccademismo di Varèse, il nuovo suono, e mi ha spinto ad andare in Francia per fare ricerca su questo autore. Purtroppo, proprio mentre preparavo il mio viaggio, Verti ebbe un attacco di cuore e morì. Roberto era un uomo che credeva profondamente in me, nel mio talento e nel mio essere una donna curiosa e musicalmente anticonformista. Grazie a lui in Francia ho conosciuto i ricercatori che studiavano Varèse e avevano emancipato il nuovo suono. L’incontro con Marcel Dortort fu importantissimo: affascinato dal mio suono, compose per me due brani per flauto solo, fantasia in Mdrg e Mixolirien, dedicati a e depositati presso l’Ircam, uno dei centri più importanti della raccolta di musica contemporanea. Allora avevo 27 anni.
Dopo questa magnifica esperienza, rimasta sola e con il senso della perdita nel cuore, ho cercato di crearmi la mia strada lavorativa. In questo senso, devo molto all’appennino modenese, a Sestola e ai paesini del Frignano, che per diversi anni mi hanno dato la possibilità di fare dei concerti. La stagione concertistica di musica da camera dell’alto Frignano è tutt’ora luogo di produzione musicale di alto livello.

Dove suona e dove abita attualmente?
Vivo a Ferrara, ho creato e gestito nella casa di Ludovico Ariosto una rassegna cameristica in collaborazione con i Musei di arte antica, invitando a suonare musicisti affermati e giovani promesse.

Ha incontrato dei problemi o riesce a lavorare serenamente?
A Ferrara ho trovato un clima accogliente e ci sono tante iniziative belle ed interessanti, Ferrara è una città musicalmente molto evoluta, ma in questo periodo la musica colta soffre in tutta Italia a causa della crisi.

Impegni all’orizzonte per i prossimi mesi?
“Sarò dedita a un progetto musicale per allievi disabili in qualità di docente alla scuola media. L’attività concertistica prevede un concerto a Siena per il Touring Club e Conservatori riuniti per flauto e organo presso la chiesa di San Raimondo il 21 novembre; un concerto presso la nobilissima contrada del Bruco di Siena il 19 dicembre in duo flauto e clavicembalo; in primavera sarò produttore per un evento per il Teatro Nuovo di Ferrara; poi un concerto il 19 marzo 2016 presso il Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara, flauto e pianoforte; il 22 aprile 2016 sarò ospite in duo flauto e pianoforte presso l’Oratorio di Santa Cecilia di Bologna.
In estate organizzerò la consueta rassegna di concerti a Pavullo nel Frignano della quale sono direttore artistico da circa 8 anni. In agosto sarò ancora in Sicilia per organizzare una serie di concerti cameristici. Per il resto, per dirla con Beethoven: sarà il destino che busserà nuovamente alla mia porta, come sempre…”

Laura Trapani, è flautista e concertista, ferrarese di adozione, è nata in Texas nel 1977.

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Laura Rossi

Curatrice e insegnante d’arte. Ha recensito vari libri e ha collaborato con alcuni mensili curandone la pagina dell’arte come “la cultura e l’arte del Nord-est” e la pagina dell’arte di Sport-Comumi. Ha curato la Galleria Farini di Bologna e tutt’ora dirige e cura a Ferrara la Collezione dello scultore Mario Piva. Ha ricoperto per circa dieci anni la carica di presidente della Nuova Officina Ferrarese, con decine di pittori e scultori fino agli inizi degli anni duemila. Sue critiche d’arte sono pubblicate sul “Dizionario enciclopedico internazionale d’arte contemporanea” 1999/2000

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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