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Topolino e Paperino assieme a topi, paperi e cani sorridenti, emblemi di diverse etnie, con una matita bene in vista. L’annunciata copertina di solidarietà con la rivista Charlie Hebdo ieri non è arrivata in edicola. Topolino ha scelto diversamente per la sua prima pagina: un classico Pippo in versione reporter. Quella apparsa in anteprima sulle pagine Facebook del celebre settimanale di fumetti “era solo un’ipotesi”, spiega l’editore Panini. Al prode topo detective questa volta ha fatto difetto il proverbiale coraggio… [leggi la notizia su Repubblica]

Il mercoledì era il giorno degli eroi. Quello in cui non vedevi l’ora che il babbo tornasse dall’edicola, con il tuo fumetto preferito. E nel fumetto tutto aveva una sua logica, una sua placida e serena rassicurazione nel sapere che ogni avventura finiva bene. Che Qui, Quo e Qua sarebbero sempre stati i nipoti di Zio Paperino, fermi all’età in cui tutto va bene, in cui credi ancora che i problemi possano risolversi in qualche modo.

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Super Pippo

Che Superpippo sarebbe accorso in aiuto del malcapitato di turno, volando attraverso il mondo grazie alle supernoccioline. Che Topolino avrebbe acciuffato il solito Gambadilegno, maldestro e simpatico farabutto, mentre i poliziotti brancolavano nel buio. Lì gli eroi erano un po’ tutti i personaggi, e di questo avevi bisogno. Che ci fossero, e che ti dimostrassero che avevano un senso nelle loro due dimensioni di carta; animali antropomorfi che si esprimono nella tua lingua, intercalando con buffe onomatopee; con occhi che grondano lacrime grosse come laghi e occhi a cuore, epocali arrabbiature e dispetti familiari.

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Topolino

E l’eroe in copertina era la panacea di quello che si voleva fare da grande: il simbolo della disavventura che capitava a chiunque, che ti consolava dopo il disastro che avevi combinato. Era qualcosa in cui poter sperare, una volta alzate le coperte del letto e ripensando a quella giornata così così che era appena trascorsa, densa e impregnata di aspettative dolci come la tua immaginazione e delusa da piccole inceppature che sembrano pesanti come sassi. Se hai la fortuna di diventare grande, capisci che gli eroi sono un’altra cosa. Non hanno i superpoteri, ma utilizzano al contrario quello che Hannah Arendt raccontava nella “Banalità del male”: non c’è sempre bisogno di essere criminali di natura per fare del male, basta la banalità; allo stesso modo non c’è sempre bisogno di essere eroi per fare del bene, a volte bastano la volontà e la passione; basta mostrare, pungolare la curiosità; basta lanciare un dado sulla plancia della giornata di un ragazzino, basta mostrare una matita e un sorriso.

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Paperino e Qui Quo Qua

Quel mercoledì si assopisce dolcemente, quando diventi grande. Lo metti nell’album dei ricordi. E quando quel mercoledì di Topolino inevitabilmente ha lasciato il posto ad altri giorni e ad altre pagine – perché scopri altro, leggi altro, te ne allontani serenamente. Con la rassicurante certezza che, mentre il tuo mondo cambia, quello resterà sempre lo stesso. E che ogni volta che passerai davanti a una edicola e la vedrai ancora una volta, quella copertina così ambita ogni mercoledì, vedrai un eroe di tutti i giorni in copertina, qualcosa in cui riconoscerti ancora una volta, ancora adesso che di anni ne hai venti, quaranta, sessanta.

Pippo reporter con la macchina fotografica, in copertina di uno dei giornalini più letti, è qualcosa in cui identificarsi, ancora di più se quello è un mestiere che ami, o stimi. Ma Pippo reporter al posto di una folla con una matita alzata – chiamiamola ancora matita, non già simbolo – , giustificata come scelta editoriale, come “ipotesi scartata”, è il voto bello da esibire nel compito interamente copiato dal compagno di banco, il secchione antipatico.

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Topolino e il Commissario Basettoni

E ti chiedi quante altre cose ti sei perso negli anni in cui lo hai letto, quel fumetto; e quanti altri rassicuranti Pluto e Commissario Basettoni hai visto, che allora ti sembravano (e forse erano) tutto quello di cui avevi bisogno, nell’età dell’innocenza che nessuno merita, nella sua abbagliante cecità. Quel Pluto e quel Commissario Basettoni, un po’ troppo simili a quando in classe conosci la risposta alla domanda della maestra e te ne stai zitto, seduto al banco, con le braccia conserte. Per timore di fare la degradante figura del secchione.

Il mercoledì di “Topolino” probabilmente non esiste più, o forse è solo finita l’infanzia. Felice il Paese che non ha bisogno di eroi.

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Giorgia Pizzirani


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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