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La fondazione Ferrara Arte va chiusa:  è un ente opaco, costoso, pletorico, fuori dal controllo del Consiglio Comunale

Le forze di opposizione, dalle ultime notizie di cronaca, hanno chiesto al sindaco di Ferrara di revocare il mandato di Presidente di Ferrara Arte al dottor Vittorio Sgarbi. Non è rimuovendo un Presidente, discusso e discutibile, che si possono risolvere i molti problemi creati dalla presenza della Fondazione Ferrara Arte. La richiesta è inefficace: è la struttura che va abolita, frutto di una passata scelta politica che ha danneggiato Ferrara sin dal suo sorgere.

Non è inutile ricordare alcuni fatti. Sindaco Roberto Soffritti, nel 1991, viene fondata Ferrara Arte con la bizzarra e preoccupante motivazione che le regole amministrative comunali rallentavano e intralciavano l’attività delle gallerie d’arte moderna: andavano quindi eluse.

Promotore non fu Franco Farina, ormai al termine del suo incarico, ma Andrea Buzzoni, che gli era stato affiancato e che gli subentrerà: Buzzoni fu membro del comitato fondatore e curatore scientifico e organizzativo del nuovo istituto. Il Consiglio di Amministrazione fu costituito da tre componenti: Sindaco presidente e Assessore alla Cultura per il Comune, il terzo rappresentava la Provincia.

Vi fu l’impegno a non assumere personale, perché ogni attività sarebbe stata gestita dallo stesso organico delle Gallerie d’Arte Moderna: mutavano solo i riferimenti contabili. Non vi era aggravio di spesa per l’Amministrazione Comunale, la quale continuava a controllare ogni cosa.

Oggi la situazione è, in maniera significativa, mutata. Presidente il dottor Vittorio Sgarbi; il 22 ottobre 2021 è stato, di nuovo, profondamente modificato lo Statuto della Fondazione. È stata eliminata la coincidenza Sindaco-Presidente; il Consiglio di Amministrazione è stato allargato e il Comune non ne ha più il controllo; è stata istituita la figura del Direttore; è stato previsto un Comitato Culturale, mai attivato.

Al Direttore, che attualmente riceve un compenso di 55mila euro, viene richiesta “comprovata e specifica esperienza nell’ambito delle attività museali e nella gestione di eventi culturali e artistici”. È stato nominato il dottor Pietro Di Natale; l’unica qualifica che possiede è quella di essere ‘referente scientifico delle collezioni di arte moderna della Fondazione Cavallini Sgarbi’ e come tale coinvolto nelle attività da quella Fondazione promosse.

Il personale, dal nulla, è giunto a 18 unità a tempo indeterminato, per una spesa complessiva di 650mila euro. Ricordo che i musei d’arte antica hanno 10 dipendenti, 5 quelli di arte moderna. Una subalternità evidente.

L’Amministrazione comunale stanzia ogni anno una somma che oscilla fra 1milione150mila/1milione 300mila euro, senza possibilità di incidere sulle scelte e sui programmi, senza che il Consiglio Comunale possa intervenire ed esprimere sue indicazioni.

Il sito della Fondazione si caratterizza per una profonda opacità. I verbali del Consiglio di Amministrazione sono consultabili solo in sede, non si dice con quali modalità; i progetti triennali di attività, se esistono, non sono visibili; i costi delle singole esposizioni non sono analitici; i dati dei visitatori per ogni singola iniziativa non sono indicati.

Tutto questo dimostra come la Fondazione Ferrara Arte sia un istituto ormai completamente sciolto da legami organici con la Amministrazione comunale, la quale eroga una cifra consistente, a fondo perduto, senza alcun potere di indirizzo. Tutto questo a detrimento della capacità operativa e progettuale dei musei civici; tutto questo a impedimento della creazione di un sistema museale oggi inesistente e invece necessario.

Al convegno “Musei a Ferrara Problemi e Prospettive” (18-19 novembre 2011), nella relazione introduttiva, Francesca Zanardi Bargellesi scriveva: Continuiamo a registrare che la fondazione di Ferrara Arte è stata fatta senza tenere in alcuna considerazione l’esistenza dei musei, ai quali di fatto si contrappone, sottraendo risorse e capacità operativa. La mutata situazione economica, la difficoltà a continuar nella politica delle grandi mostre, dovrebbe indurre ad un rapporto sinergico con la realtà museale cittadina, ma non se ne vede segno.”.

Da allora la situazione si è sempre più negativamente sviluppata così da porre con urgenza il problema della chiusura di un ente costoso, pletorico, privo di controllo, incapace di collegarsi con il contesto ferrarese. Tralascio, volutamente, il discorso sulle iniziative: spesso di modestissima qualità.

È necessario ridare all’eletto Consiglio Comunale la capacità di intervenire in un settore che caratterizza l’attività dell’Amministrazione. È necessario ridare ai musei civici la dovuta centralità, rafforzarne competenze e strumenti.

Per leggere gli altri interventi di Ranieri Varese apparso su Periscopio clicca sul nome dell’autore.

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Ranieri Varese

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
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PAESE REALE
di Piermaria Romani


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