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Circo Nikulin Mosca

Da MOSCA – Qualche giorno fa mi sono lasciata tentare, ho ceduto alle lusinghe di un tipo di spettacolo che solitamente non frequento. Non perché sono snob, ma semplicemente perché amo troppo gli animali per volerli vedere danzare a ritmo di musica, per osservarli rispondere ammaestrati a cenni e gesti di un colorato e sorridente domatore. Il circo, questo mondo variopinto che attrae grandi e piccini, dove il profumo di popcorn, di croccante e di zucchero filato si mescola a quello intenso e conturbante di signore agghindate come se andassero a una sfilata. Eccomi allora, inaspettatamente, al grande Circo di Mosca, sullo Tsvetnoi Boulevard, quello di Yuri Nikulin, un evento per la stagione in corso.

Il circo, inaugurato il 20 ottobre 1880 con il nome di Circo Solomonsky, è stato l’unico di Mosca fra il 1926 e il 1971, e resta ancora oggi il più popolare. Prima di entrare gustiamo un paio di crepes al cioccolato e al papavero e sorseggiamo un caldo e intenso tè all’obliphicha (una sorta di dolcissima nostrana uvaspina). E dopo aver dribblato una lunga comitiva di cinesi, varchiamo la soglia di questo bellissimo esempio di circo in muratura, non il solito tendone, pieno zeppo di anime vocianti e felici. L’atmosfera è divertente, molti bambini hanno i volti truccati con farfalle, animaletti e fiorellini e, come vedrò durante lo spettacolo (per fortuna), gli animali non sono il pezzo forte. Ci sono sicuramente le splendide ed eleganti tigri siberiane, un rinoceronte e bellissimi cavalli che mi strappano qualche lacrima, ma a dominare la scena sono soprattutto acrobati, giocolieri, funamboli, equilibristi, clown. Sono atletici, scolpiti, leggeri, volteggianti, piroettanti, quasi magici. Sembrano volare. Il tema della stagione è il Carnevale veneziano. Vi lascio dunque immaginare la bellezza dei costumi e delle maschere ad esso ispirate e la splendida e avvolgente musica di sottofondo, da rondò veneziano alla Cavalleria Rusticana di Mascagni fino a ‘A città ‘e Pulecenella.

Circo Nikulin Mosca
Circo Nikulin Mosca

Il circo russo è noto nel mondo per la sua qualità, originalità e maestria degli acrobati, ma a stupirci e meravigliarci sarà anche altro. Eh sì, perché anche qui non manca il tocco italiano, un’arte portata in Russia dal direttore di circo, e soprattutto cavallerizzo, Gaetano Ciniselli. Partito da Milano, sua città natale, dopo varie esperienze in Francia, al Cirque National di Parigi, e al circo De Bach di Vienna (per non dimenticare Barcellona, dove fondò un circo in legno), Ciniselli approdò a San Pietroburgo nel 1869. In realtà questo incredibile cavallerizzo era stato già in Russia una prima volta, nel 1846, al seguito della troupe di Alessandro Guerra, ma mentre diventava un acrobata equestre unico, fondava una sua compagnia a Milano, nel 1864. E dopo questo risultato, era pronto per la Russia, dove gli spettacoli circensi erano molto apprezzati fin dai tempi dello zar Pietro il Grande (risale al 1724 la presenza di equilibristi e acrobati che si esibivano belle case della più importanti famiglie aristocratiche). Nel 1869, infatti, Ciniselli, su invito dell’impresario circense Karl Hinne, familiare della moglie, giunse a San Pietroburgo per impegnarsi nell’addestramento dei cavalli e nell’insegnamento dell’arte acrobatica equestre.

Circo Ciniselli allora
Circo Ciniselli allora
Circo Ciniselli oggi

Qui prese in affitto per 30 anni un lotto di terreno nei pressi del fiume Fontanka, per poter chiedere il permesso alle autorità alla costruzione di una edificio in muratura adibito agli spettacoli circensi e abbandonare le antiche scomode costruzioni in legno. Il permesso arrivò solo nel 1875, ma l’anno successivo iniziarono i lavori e, nel dicembre 1877, ebbe luogo la solenne inaugurazione di un edificio sfavillante, una cupola senza colonne di sostegno, una facciata decorata con enormi finestre ad arco e gruppi scultorei raffiguranti teste di cavallo, interni arredati con lampadari di cristallo, specchi e stucchi dorati. La cupola era rivestita di una tela dipinta con immagini di acrobati fra i quali lo stessi Ciniselli. Gli spettacoli furono un immenso successo, andare al circo divenne immediatamente di moda. Fra le novità strabilianti anche uno spettacolo acquatico, nel 1892: nell’arena al centro del circo vi era un’enorme piscina in cui notavano cavalli, elefanti e cervi. L’estro italiano non si fece attendere e non mancò mai. E oggi il circo Ciniselli di San Pietroburgo costituisce ancora una della maggiori attrazioni della città. E Ciniselli (insignito del titolo di Grande Scudiere Onorario dal re Vittorio Emanuele II) è un grande maestro, indimenticato e indimenticabile. Al punto che, recentemente, una domatrice di tigri russa, Karina Bagdasarov, ha speso 2 milioni di rubli dei suoi risparmi personali per il restauro della tomba del fondatore del circo di San Pietroburgo. Karina sostiene che questo monumento è importante “non solo per aiutare coloro che sono vivi, ma anche per salvare la memoria di coloro che hanno vissuto e lavorato in questa terra per voi”. Ciniselli, continua Karina, non è stato solo un meraviglioso allenatore, pilota e acrobata, che ha aperto il primo circo di pietra permanente in Russia, ma “ha sollevato noi, il popolo dell’arena, ci ha portati dalla farsa che ci relegava al livello di clown ad artisti circensi, erigendoli al rango di arte”. Ciniselli vive, dunque, nella memoria di ogni acrobata circense. Brindisi alla sua memoria, dunque, sulle note di Nino Rota.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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