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Nelle nostre società più evolute gli artisti sono liberi nella loro espressione. Eppure in Italia un film, per poter essere proiettato in sala, ha bisogno di un nulla osta che viene rilasciato da una Commissione di ‘esperti’ del Ministero beni attività culturali e turismo, Direzione cinema.
Il nulla osta si può non concedere, negando dunque ad un autore/artista la possibilità di mostrare al pubblico la sua opera e causando un enorme danno economico alla produzione.

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Locandina dell'”Ultimo tango a Parigi”

Il caso forse più clamoroso fu nel 1972 con “Ultimo Tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci: “la commissione non può non rilevare con vivo rincrescimento, come la crudezza e la virulenza del dialogo e l’audacia e lo spinto realismo di talune sequenze si risolvano in una indiscutibile offesa a quel buon costume […]esprime parere contrario alla sua proiezione in pubblico.” Solo dopo una serie di tagli fu concesso il divieto ai 18 anni, peraltro un solerte magistrato arrivò al vero e proprio rogo delle pizze e il film fu recuperato grazie ad una copia privata nell’archivio del regista tedesco Reiner Fassbinder.

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Locandina di “Totò che visse due volte”

Stessa sanzione subì il film di Ciprì e Maresco “Totò che visse due volte”, per il quale nel non lontano 1998 così ci si espresse: “Si ravvisa una forzatura che vuole degradare la dignità del popolo siciliano […] offensivo del buon costume […] esplicito atteggiamento di disprezzo per il sentimento religioso, squallore di scene sacrileghe e di sessualità perversa e bestiale […]”. Toni da Inquisizione che si commentano da soli. Alla fine il Consiglio di stato, cui ricorsero, riconobbe il loro diritto.

 

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Locandina di “Totò e carolina”

Fu censurato anche Monicelli, che disse: “Il più massacrato dei miei film, e forse più di tutti i film dell’epoca, è “Totò e Carolina”, in cui c’era una satira della polizia, del clericalismo e una specie di esaltazione umoristico-comica delle sezioni comuniste.”
Per inciso, moltissimi film di Totò furono peraltro censurati con divieti 14/16/18 anni, povero Principe De Curtis…
Ancora nel 2012 è stato negato il nulla osta a un piccolo film indipendente, parodia dello splatter, “Morituris”, facendone peraltro la fortuna come pubblicità, perché “negli atti di violenza viene impiegato un topolino come oggetto sessuale”, la commissione non colse evidentemente la ironia.
Ma il danno forse maggiore deriva dal Testo unico della radiotelevisione, che prevede che i film vietati ai 14 possano andare in onda solo dopo le 22,30, e quelli ai 18 solo dopo la mezzanotte. La autocensura dei produttori e degli autori è immaginabile: avere o no un divieto fa infatti cambiare radicalmente il valore commerciale del film, inducendo gli autori ad una prudenza che spesso nuoce alla loro libera espressività.

Nonostante i recenti tentativi riformatori dei ministri Veltroni e Urbani, la censura resta lì. E considerando le frontiere illimitate del web, dell’home video etc., appare oramai anacronistica e obsoleta. Pronta però ad artigliare la libertà degli autori più coraggiosi o eretici, e quella del pubblico, cui viene negata la libertà di scelta.

Il gioco stavolta è indovinare il film nel quale è detta la battuta e l’attore che la pronuncia. In qualche caso tra parentesi un suggerimento… per le risposte clicca qui.

1) “La più sorprendente scoperta che ho fatto subito dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare!”

2) “Molti uomini hanno vita di quieta disperazione: non vi rassegnate a questo, ribellatevi, non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno. Osate cambiare, cercate nuove strade.” [leggi la risposta]

3) “Amare significa non dover mai dire mi spiace”

4) “Un tizio che faceva un censimento una volta provò ad interrogarmi. Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave ed un buon Chianti”

5) “Mamma diceva sempre: la vita è come a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita.”

6) “Io ho viste cose che vuoi umani non potreste immaginarvi… e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. E’ tempo di morire.”

7) “Ma tu conosci il tedesco? ‘No, ma me lo immagino.” (Un classico della commedia italiana, uno dei

8) “È la storia della mia vita: se c’è una ciliegia col verme, tocca sempre a me.” (Il più famoso film della più amata di Hollywood)

9) “Pare che tu sappia molte cose di me… sai che non porto le mutandine, non è così Nick?”

10) “Voi gridavate cose orrende e violentissime e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne.”

11) “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto.”

12) “Non mi assomiglia pe’ gnente.”

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Massimo Piazza


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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