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Israele, il Leviatano che per divorare Amalek mangerà se stesso

Israele, il Leviatano che per divorare Amalek mangerà se stesso

 

Amalek (/ˈæməlɛk/;[1] ebraico biblico: עֲמָלֵק‎, romanizzato: ʿĂmālēq) è descritto nella Bibbia ebraica come il nemico della nazione degli Israeliti. Il nome “Amalek” può riferirsi ai discendenti di Amalek, nipote di Esaù, o a chiunque vivesse nei loro territori in Canaan, o ai discendenti nordafricani di Cam, figlio di Noè. (Wikipedia)

Lo Stato di Israele nella sua spaventosa veste attuale è una teocrazia democratica, oppure una democrazia teocratica. In quanto tale, è all’avanguardia non solo nelle operazioni di assassinio e mutilazione della popolazione indigena con droni e missili, ma anche nel tentativo di rendere compatibile un sistema giuridico di stampo anglosassone, un apparato giudiziario teoricamente separato dal potere politico e la Torah. La compatibilità risiede in questo: se la Torah dice che devi sterminare tutti i discendenti di Amalek, devi sterminarli, perchè la Torah è la fonte giuridica delle altre norme, la vera costituzione materiale in uno Stato che non ha una Costituzione formale. Quindi nel cestino non va buttato solo il diritto internazionale, che giace appallottolato lì dentro da un pezzo, ma il diritto penale e tutta la teoria della separazione dei poteri, delle prove, del contraddittorio e del giusto processo, sulla quale poggiano tutte quelle che si autodefiniscono democrazie di stampo occidentale, come Israele dichiara di essere. Tutto nel cestino, almeno se stiamo parlando di arabi (non palestinesi: i palestinesi non esistono). Peccato che voler governare secondo il librò di Giosuè, opera di autori ignoti, collocabile attorno al quinto secolo prima di Cristo sulla base prevalentemente di tradizioni orali, sarebbe come se in Italia scrutassimo nelle viscere degli animali come facevano gli aruspici per varare la legge finanziaria, o se in Grecia consultassero l’oracolo di Delfi. Ma Israele rappresenta il popolo eletto, per cui l’apodissi messianica è l’architrave dello Stato.

A proposito di proposizioni apodittiche: quindi, se sei ritratto in una foto assieme a un capo di Hamas, o hai scritto un presunto post di giubilo su telegram (essendo peraltro sotto lo stivale di un regime segregazionista da quando sei nato) sei tu stesso un massacratore di ebrei, travestito da qualcosa, in questo caso da giornalista di Al Jazeera. Quindi noi, un Salvini premiato dagli israeliani e una Meloni che, invece di farlo arrestare, stringe la mano a Netanyahu, massacratore di palestinesi travestito da primo ministro, li dovremmo non dico bombardare – non sono mica arabi – ma almeno mandare alla sbarra come criminali di guerra (quanto alle foto in compagnia di qualche pendaglio da forca, tra tutti e due avrebbero già preso l’ergastolo). Ma noi in Italia siamo garantisti: anzi, se un libico che ci aiuta a gestire il traffico di esseri umani è accusato di stupro di bambini, lo rimandiamo a casa sua con l’aereo di Stato (saremo anche il terzo fornitore di armi di Israele, ma quel minimo di tradizione diplomatica per coltivare buone relazioni con il nord Africa ci è rimasta).

Ma torniamo a Israele, la terra promessa. La Torah va applicata con puntiglio e scrupolo: per me tu sei un terrorista figlio di Amalek, ergo ho il diritto di ammazzare te e tutta la tua troupe, e ho già ammazzato tuo padre, che è pur sempre il padre di un terrorista, quindi ha una culpa in re ipsa – oltre ad essere arabo, che da solo già basterebbe. Giusto per confrontare giornalisti sotto le bombe con giornalisti in sofà, a quale pena bisognerebbe sottoporre i sechi i capezzone le picierno i prado e tutti i difensori di un governo che spara in testa ai bambini e sequestra ai medici in entrata a Gaza tutto il latte artificiale per i neonati? (Ah giusto, paragone inappropriato: a Gaza non esistono giornalisti ma terroristi. A Gaza non esistono palestinesi, ma arabi).

Sì, hai capito bene. Qui e qui    puoi ascoltare e vedere le testimonianze (tra le tante) di due medici d’urgenza che, all’ingresso a Gaza, si sono visti sequestrare dalla polizia israeliana tutte le dosi di latte artificiale destinate ai neonati, che portavano con sé. E tutti i colleghi con i quali hanno parlato riferiscono la stessa cosa: il latte artificiale (la cosiddetta baby formula) viene trattenuto dall’esercito, in modo che nemmeno un grammo possa arrivare negli ospedali dove i neonati stanno morendo di fame. C’è bisogno di uno sforzo logico per capire qual è il senso di tutto ciò? Amalek non deve avere discendenti, quindi far morire i discendenti di Amalek non è peccato, ma è giusto, anzi: è santo. La parola di Dio.

Nella storia della specie umana, quando un popolo decide di farsi dettare la legge da Dio, regolarmente quel Dio risulta il peggiore dei criminali, un angelo sterminatore. Quando guardo ciò che sta facendo il governo – e purtroppo lo Stato – di Israele non mi viene in mente dio, ma un Leviatano che nell’ossessione di divorare tutti gli amaleciti finisce per mangiare se stesso. Acquisisce una terribile attualità la lettera aperta che Hannah Arendt, Albert Einstein ed altri ventisei intellettuali ebrei inviarono al New York Times nel dicembre 1948, alcuni mesi dopo la fondazione dello Stato di Israele. In questa lettera mettevano in guardia gli Stati Uniti dal dare credito all’emergente leader ebraico (bielorusso) Menachem Begin, prima della fondazione di Israele a capo di un movimento terrorista suprematista, responsabile tra gli altri del massacro di Deir Yassin, le cui prassi anticiparono quella condotta coloniale e conquistatrice che è diventata la cifra dello Stato e oggi sembra non avere più ostacoli. Si tratta di un documento centrale non solo per la provenienza e l’autorevolezza dei sottoscrittori, ma in quanto profetico della supremazia che la vena messianica e fascista del movimento sionista ha acquisito sull’anima laica e multiculturale, che ormai si esprime prevalentemente attraverso gli intellettuali ebrei che vivono fuori da Israele.

A questo link puoi leggere il testo integrale della lettera.

 

Cover image. https://www.deviantart.com/rdj73/art/Biblical-Creature-The-Leviathan-1160319462, Creative commons

 

 

 

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, anche se lo stipendio fisso lo ha portato in banca, dove ha cercato almeno di non fare del male alle persone. Fa il sindacalista per colpa di Giorgio Ghezzi, Luciano Lama, Bruno Trentin ed Enrico Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.

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