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di Francesco Fiore

Uno dei temi più scottanti nel nostro Paese è il lavoro. Il “World Employment and social Outlook 2015”, stilato dall’agenzia dell’Onu International labour organization, parla chiaro: la disoccupazione è aumentata esponenzialmente dopo la crisi economica del 2008 e non accenna a fermarsi. Ciò che più preoccupa in Italia è la disoccupazione giovanile, che si aggira intorno a cifre mai sotto il 40%, e che è causa di svariate conseguenze sociali ed economiche, come la disponibilità ad accettare lo “sfruttamento gratuito della manodopera” comunemente mascherato da stage.
Come se questo triste scenario non bastasse, il primo passo che divide i giovani da una occupazione è uno dei più scivolosi e complicati da affrontare nella propria vita lavorativa. Il riferimento è alla compilazione del curriculum.
Per questo motivo, in occasione del Festival di Internazionale, il vicedirettore Alberto Notarbartolo della rivista ha parlato di come fare (e come non fare) un curriculum. Queste sono le cose da sapere se volete inviare il vostro cv a Internazionale, o a qualche altro giornale, con la remota possibilità che venga considerato (perché, ha detto Notarbartolo, “ora non stiamo cercando nessuno!”):

1. Scrivere una lettera di presentazione, corta, formale e senza una scrittura complicata e autoreferenziale. Lo scopo di questo testo è anticipare al selezionatore ciò che troverà nel curriculum, perciò non serve dilungarsi a parlare del perché l’azienda ha bisogno di voi, non potete saperlo;
2. “Tagliate, tagliate, tagliate. Mettetevi nei panni di chi legge, se anche fosse ben disposto a leggere il vostro curriculum (e spesso non lo è), non gli degnerà più di 20 secondi.” Per questo il curriculum ideale non supera la facciata e si limita a contenere ciò che crediamo abbia più valore;
3. La grafica e il formato del documento è importante quindi se avete un amico competente chiedetegli una opinione in merito, evitate il modello europeo che si trova sul web e inviate un file pdf;
4. Dati. Mettete nome, cognome e data di nascita. Inserite il domicilio (la residenza è inutile), un numero di telefono e un indirizzo e-mail serio (nome.cognome@). Evitate l’imbarazzante casella di posta che avete creato nell’adolescenza e, a meno che non sia esplicitamente richiesta, la foto.
5. Formazione ed esperienza lavorativa. In questo caso la scelta è soggettiva, ma secondo Notarbartolo deve privilegiare le esperienze più significative e differenziate, magari spiegandone il motivo, per evidenziare il più possibile le diverse qualità sviluppate;
6. “Le lingue sono la sezione che porta a fare le figuracce maggiori – spiega il giornalista – perché molti candidati tendono a esagerare il proprio livello, venendo poi sbugiardati alla prima occasione”. Quindi siate onesti e cercate di rendere il più comprensibile possibile le vostre capacità;
7. Le competenze informatiche di base, se non vengono richieste conoscenze specifiche, sono scontate per gli under 30. Se c’è qualcosa di particolare che sapete fare va bene specificarlo, sempre e comunque in modo comprensibile;
8. L’ultimo, ma non meno importante, punto da compilare riguarda gli interessi personali. “È facile cadere nella banalità. Tutti abbiamo degli interessi ma nel curriculum vanno segnalati solo se si hanno esperienze significative e riconosciute. Se suonate il pianoforte non mi interessa, se siete diplomati al conservatorio è un punto a vostro favore che vi permette di distinguervi e dire qualcosa di voi”.

Nonostante sia chiaro che costringere la propria personalità e la propria vita all’interno di un misero foglio A4 il curriculum è in primis uno strumento di valorizzazione, piuttosto che di narrazione, di sé, con il quale convincere il frustrato selezionatore a fermarsi di fronte al vostro nome e pensare “questo qua è interessante, è bravo”. Dal momento che molte variabili che determineranno la vostra potenziale assunzione non le potete controllare, come il mercato del lavoro o l’ora del giorno in cui il vostro curriculum verrà letto, siate perfetti in quelle che potete controllare. “Siate precisi, spietati nel confronto con sé stessi e con ciò che avete fatto nella vostra vita e siate cinici perché alla fine dei conti, se non verrete assunti, è anche colpa vostra”.

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Redazione di Periscopio


Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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