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11 Ottobre 2021

Il terribile disastro

Tempo di lettura: 2 minuti


Siamo ancora tutti sconvolti, spaventati e disorientati dal terrificante down di Facebook, Instagram e Whatsapp di questo lunedì.
Adesso possiamo dire che conosciamo un nuovo tipo di dolore.
Non mi vergogno ad ammettere che personalmente, appena mi sono accorto che era tutto bloccato, ho iniziato a tirare delle testate contro il muro del bagno.
Dopo circa mezz’ora di testate mi sono quindi rannicchiato in posizione fetale ai piedi del letto mentre il gatto mi guardava strano.
Circa un’ora dopo mi sono risvegliato e mi sono accorto che il gatto saggiamente dormiva.
Mi aspettavo un minimo cenno di empatia da parte del gatto ma è proprio vero: le bestie non conoscono il profondo dolore che conosciamo noi umani.
A quel punto mi sono diretto verso la cucina a bere dell’acqua ma non sapevo più come si tiene in mano un bicchiere.
Sono dunque andato a sedermi sul divano a cazzeggiare un po’ con una vecchia tastiera Casio.
Ho suonato per un buon 45′ due sole note con sotto un accordo.
Poi mi sono alzato nuovamente per andare a prendere tutti i pedali che avevo in casa, sono tornato al divano e ho attaccato tutto alla tastiera.
Ho regolato distorsore, riverbero, delay, flanger e pure un overdrive per basso e ho seguitato a suonare ancora quelle due note con sotto quell’accordo fino a quando il tutto è diventato un pastone senza forma che si suonava da solo.
Ho lasciato allora che quel loop infernale e risonante rimbombasse autonomamente per tutta la casa, poi mi sono alzato per vedere se nel frattempo avevo reimparato a tenere in mano un bicchiere e no, niente.
Mi sono accorto però che vicino al fornello era rimasta mezza bottiglia di pastis ed è lì che ho avuto l’illuminazione: ho quindi riempito un bicchiere di ghiaccio, ci ho versato del pastis fino a quando ho potuto vedere il bicchiere mezzo pieno e ho completato il tutto riempiendolo poi di acqua fino all’orlo.
Ho atteso allora 10″ e ho provato a sollevare il bicchiere e – sorpresa – ero di nuovo capace di svolgere questa basilare attività: sapevo ancora tenere in mano un bicchiere.
Spero che nessuno abbia mai provato un dolore anche solo lontanamente paragonabile a quel che è stato il dolore di quella giornata che ricorderemo tutti come il giorno in cui saltarono per così tante ore Facebook, Instagram e Whatsapp.
Buona settimana a tuttə e soprattutto: speriamo che non succeda più!
Cordiali saluti e via col pezzo della settimana.

Der räuber und der prinz (DAF, 1981)

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Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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