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Nel Secolo Breve qualcuno era convintissimo che, seguendo Cristo o Marx (ebrei entrambi), si poteva superare il Sistema Capitalista e abitare un mondo diverso e migliore. Dopo i noti, tragici e fallimentari tentativi, nel 1989 il Capitalismo e il suo Pensiero Unico conquistarono l’intero orbe terraqueo, compresi i partiti di quella che continuiamo, per pigrizia, a chiamare Sinistra.
Cosi, nel Secolo presente – tranne sparuti gruppi di resistenti, delusi e (assai spesso) depressi – nessun partito, sindacato o movimento si sogna più di proporre la fatidica “fuoruscita dal Capitalismo”. Perché oltre le Colonne d’Ercole ci sarebbe il vuoto. O il baratro. Chissà se è vero: Zingaretti o chi per lui dovrebbero salire su una barchetta, prendere il largo, fiutare il vento, alzare il naso verso l’orizzonte: non sarà la Terra Promessa, ma qualcosa di meglio laggiù deve esserci per forza.
Purtroppo il nostro orizzonte domestico, la nostra classe politica, non sembra contare esploratori o capitani coraggiosi. Per molti il neo-neo-neo-capitalismo, se non “il migliore dei mondi possibili”, è comunque l’unico a nostra disposizione. Per altri, i riformisti di casa nostra, si tratterebbe solo di apportare qualche piccolo correttivo socialmente utile.
Nessuno dice la vera verità: che il capitalismo, vecchio o nuovo che sia, è un motore straordinario, il più potente mai inventato, ma ha un difetto di fabbrica. Ineliminabile. Te ne accorgi solo quando vai a votare e capisci che il tuo voto non conta niente. Quando perdi il lavoro. Quando provi a chiedere un prestito in banca.

“Il capitalismo non può essere democratico.”
Fabrizio de Andrè

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it