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Sulla gestione del ciclo dei rifiuti Ferrara merita di meglio: andiamo oltre le calotte e percorriamo insieme un’altra strada

La ‘vicenda calotte’ ha occupato negli ultimi mesi, e ancora occupa, le pagine come le lettere dei quotidiani locali. Le foto dei cassonetti traboccanti sacchetti – foto aimè verissime, basta fare il giro del proprio isolato per rendersene conto di persona – ci ricordano ogni giorno quanto l’iniziativa di Hera e Comune di Ferrara sia stata malpensata o, perlomeno, mal gestita.
E’ inutile tapparsi gli occhi (e il naso), il risultato dell’operazione calotte è abbastanza chiaro. Una città che fino a qualche mese fa appariva relativamente pulita, oggi espone a ogni angolo sacchetti e spazzatura en plein air. Una situazione che ci viene continuamente raccontata come ‘temporanea’, ma che non accenna a normalizzarsi. Una vergogna, sia per i residenti, sia per chi viene a visitare una “città d’arte e di cultura”, che prima di tutto si aspetta ordinata e pulita.
E’ colpa dei cattivi cittadini ferraresi? O c’è una oscura banda di luddisti che si diverte a spargere pattume per protestare contro il progresso tecnologico? Qualcuno ha avanzato ragionamenti di questo tipo, ma mi sembrano delle spiegazioni un po’ surreali, se non addirittura offensive. Se prima dell’‘Era delle calotte’ – prendo in prestito il titolo di un interessante incontro promosso di recente dall’associazione Ferraraincomune – i cittadini si mostravano attenti e diligenti, coscienziosi e interessati alla pulizia e al decoro della città che abitano, gli stessi ferraresi non possono essere diventati improvvisamente svogliati, non collaborativi, anti-ecologici, ribelli o addirittura incivili.

Prendersela oggi con i cittadini (che non avrebbero compreso la novità) non è però solo ingiusto. E’ un bruttissimo segno: perché tutte le volte che i governanti, invece di fare autocritica, se la prendono con i governati, puntualmente si allarga il fossato tra la società e la politica, tra il cittadino soldato semplice e il palazzo.
Perché allora non ammettere che l’operazione calotte è stata ed è un mezzo fallimento? Forse l’intenzione era buona – aumentare di qualche punto la raccolta differenziata – ma sono stati sbagliati sia i modi sia i tempi. E’ stato sbagliato decidere dall’alto, invece di coinvolgere preventivamente – con pazienza democratica, prendendosi tutto il tempo che occorre – tutti i cittadini in un grande dibattito su come migliorare il servizio della raccolta rifiuti, come diminuire i rifiuti non riciclabili, come aumentare la raccolta differenziata. Ed è stato sbagliato seminare le calotte in tutta la citta senza aver fatto chiarezza sulle tariffe finali.
Qualche partito si è messo una calotta a mo’ di elmo per far guerra alla Giunta ed entrare in campagna elettorale con un anno di anticipo. Lo dico subito, a scanso di equivoci. A me sembra un’opposizione sterile, pretestuosa, senza idee. E senza amore per Ferrara. Non è certo con “lo sciopero delle calotte”, con la strumentalizzazione politica, con le marce di questo o quel Masaniello, che faremo un servizio alla nostra bella città. Non è così che la renderemo più pulita, più ecologica, più civile.
Occorre piuttosto riavvolgere il nastro. Partire dall’obiettivo comune a cui vogliamo arrivare, che non si esaurisce certo con il dilemma calotte sì o calotte no. L’obiettivo, anzi, gli obiettivi sono tre. Il primo: ridurre i rifiuti, tutti i rifiuti, come consapevole scelta ecologica. Il secondo: aumentare e di molto la quota della raccolta indifferenziata, che ora a Ferrara è ferma sotto il 60%. Il terzo: pensare e organizzare un servizio trasparente che veda il coinvolgimento e l’attiva collaborazione dei cittadini ferraresi. Ci sarebbe un punto quattro, non secondario: la riduzione della Tari, che a Ferrara è particolarmente pesante, ma una tariffa più bassa – almeno questa è la mia convinzione – potremo averla solo facendo passi avanti sui primi tre obiettivi.

Tutti e tre gli obbiettivi, anzi, tutti e quattro, non sono scritti nei libri dei sogni. E’ la strada che stanno percorrendo altre città e altri Consigli Comunali: in Emilia, in Veneto, in Lombardia. E con ottimi risultati. La drastica riduzione dei rifiuti (lo slogan è appunto ‘Rifiuti Zero’), una raccolta differenziata che si avvicina o arriva a superare l’80% (avete letto bene) con costi e tariffe più basse anche del 20% rispetto a Ferrara.
Tutto questo grazie a un coinvolgimento vero delle persone. Raccogliendo osservazioni, critiche e suggerimenti da tutti i cittadini: gli adulti, i giovani, i bambini, gli anziani non autosufficienti. Un lavoro informativo ed educativo capillare, da svolgere prima e non dopo aver deciso d’imperio le scelte sulla gestione, sulle modalità e sugli strumenti utili a migliorare la raccolta. Questo percorso, quello cioè della partecipazione e del coinvolgimento attivo della cittadinanza, a qualche decisionista potrà sembrare lungo e complicato, ma alla prova dei fatti è l’unica strada per incamminarsi verso una “ecologia cittadina”. Dove si è scelta questa strada – e non è in fondo la strada della vera democrazia? – i risultati si vedono. Perché tutti i cittadini si sono sentiti realmente partecipi delle scelte operate e tutti si sentono di collaborare quotidianamente al risultato comune:
I dati, secondo quanto pubblicato sulla pagina facebook Ferraraincomune, ci dicono che il sistema porta a porta, se applicato con, insieme e non ‘sopra’, i cittadini, consente di ottenere risultati di gran lunga migliori. Dobbiamo quindi ‘pattumare’ le calotte e le carte smeraldo? Non lo so, non sono un esperto della materia. Quello che so è che occorre guardare avanti, ‘oltre le calotte’.

Scade in questi giorni la concessione ad Hera Spa del servizio di raccolta rifiuti nel nostro comune. Seguirà l’immancabile proroga: un anno, due anni, non tanto di più perché l’Anac di Raffaele Cantone ha già bacchettato aziende ed enti pubblici. Dunque, mentre siamo in regime di proroga con Hera e le sue calotte, c’è tutto il tempo per imboccare la strada del confronto. Confronto con le altre esperienze e le Amministrazioni Comunali che hanno scelto di riprendere in mano direttamente la gestione del servizio rifiuti (come i comuni del Trevigliano o il comune di Forlì). Confronto con gli esperti che studiano come si possono ridurre di molto i rifiuti procapite, minimizzare i rifiuti non riciclabili e riciclare di più e meglio. Confronto infine, o prima di tutto, con i cittadini ferraresi, quartiere per quartiere, isolato per isolato, casa per casa. Non per proporre una soluzione preconfezionata, ma diverse alternative, e per ascoltare le esigenze concrete e i suggerimenti dei cittadini. Saremo infatti proprio noi cittadini che, se informati correttamente, consultati ed ascoltati che garantiremo un servizio sempre più efficiente. Diventeremo più coscienti, più ecologici, più “riciclatori”, più attenti a ridurre sempre di più i nostri rifiuti.
Se non ci fermiamo alle calotte, se sapremo imboccare un’altra strada – una strada da percorrere davvero tutti insieme – allora Ferrara meriterà un altro primato. Non solo la città del verde e dei giardini ma ‘la città verde’ tout-court, la città della coscienza ecologica e dei rifiuti zero. Sono sicuro che Alex Langer, l’indimenticato umanista cui abbiamo intitolato il ponte che collega le Mura al Parco Urbano, ne sarebbe felice.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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