Chi ha paura delle Donne per la Palestina?
Mozioni, unanimismo, ipocrisia… e 70.000 morti
Tempo di lettura: 8 minuti
Chi ha paura delle Donne per la Palestina?
Mozioni, unanimismo, ipocrisia… e 70.000 morti.
Guardiamo Gaza ridotta in macerie, le case sbriciolate, la fila biblica degli scacciati che ritornano a piedi in quell’inferno. Poverini i palestinesi! Ma sì, siamo tutti per la Palestina, chiediamo anche noi (perfino come Trump e Giorgia Meloni) “due popoli due stati”. Alzi la mano chi è per la Palestina! Tanto non costa niente.
Poi finisce come con la mozione (bruttina e reticente) presentata in Parlamento da (quasi) tutta l’opposizione e bocciata sonoramente in aula. Lo sappiamo, in Europa (con Trump e prima di Trump) Il governo italiano è il più filosionista e guerrafondaio. Ma (anche) sulla questione palestinese la posizione del Centrosinistra appare timida e contraddittoria. La ricerca dell’unanimismo (ossessione storica del PD) genera topolini impotenti. E pazienza per il popolo palestinese!
E finisce ancora peggio a Ferrara, dove l’opposizione consiliare partorisce una (bruttissima) mozione ‘pro Palestina’, che firmano tutti: PD , 5 Stelle, Lista La Comune, Lista Anselmo . Cosa non dice la mozione? (la trovate qui sotto scritta in verde vergogna). Non dice dei 70.000 morti di Gaza, donne, bambini, vecchi, malati… . Non dice che quello che sta facendo Netanyahu è un “genocidio” e una “pulizia etnica” (parola vietate). Non dice della sanguinaria politica coloniale e sionista di Israele, Non dice del mandato di arresto spiccato contro Benjamin Netanyahu della Corte Penale Internazionale dell’Aja. Non dice dell’ultimo folle piano di deportazione di Donald Trump, avversato dalla comunità internazionale nel silenzio assenso del governo Meloni. E cos’è questo non dire se non ipocrisia?
Questa brutta mozione però, con un colpo di coraggio residuo, si intitolava (e chiedeva) il “riconoscimento dello Stato di Palestina”. Naturalmente sarebbe stata bocciata dalla maggioranza di destra in Consiglio Comunale visto che, com’è noto, il governo italiano non ne vuole assolutamente sapere: il governo in carica, e prima il governo Draghi, Conte, Gentiloni, Renzi, Letta…,
Ma (per Dio) almeno presentatela! È una mozione zoppa, ma abbiate almeno il coraggio di andare al voto!
Invece, martedì scorso (l’altro ieri) le forze di opposizione hanno ritirato la mozione!!!
Perché? Tralascio i pettegolezzi del retrobottega della politica e mi avvalgo della facoltà di non commentare. Lascio al lettore giudizio e commento.
Una cosa però va detta. La nostra opposizione (in Italia come a Ferrara), invece di inseguire un unanimismo perdente e cucinarsi in proprio (nel citato retrobottega) mozioni piene di omissioni e di equilibrismi politici, ha una fonte diretta e autentica a cui attingere, la voce delle donne palestinesi. La cosa migliore? Fatela scrivere a loro le vostre mozioni.
(Francesco Monini)
Donne per la Palestina – Ferrara
Dopo 70.000 morti, in maggioranza donne e bambini, e decine di migliaia di feriti, una piccola pausa in questo massacro che mira allo sterminio dell’intero popolo palestinese.
Sta succedendo sotto i nostri occhi, con l’accondiscendenza della maggior parte dei governi occidentali, estremo risultato di un’occupazione coloniale violenta che prosegue dal 1948. Non inizia dal 7 ottobre 2023, dove 1206 persone sono state uccise e altre decine sono state rapite. L’uso continuo del 7 ottobre come giustificazione per il massacro di più di 70.000 persone evidenzia un pensiero razzista: i morti israeliani valgono di più.
La volontà di Israele di annientare il popolo palestinese è un emblema ripetuto da esponenti del governo e dell’esercito fino ai disegni sulle magliette di alcuni soldati con donne in stato avanzato di gravidanza, il ventre è al centro del mirino, “Uno sparo, due uccisioni”. Negli anni 80 il demografo israeliano Arnon Soffer scriveva “L’utero palestinese è un’arma biologica”.
La salute delle donne è volutamente minacciata da decenni: con il moltiplicarsi di check-point raggiungere gli ospedali è sempre più difficile per le gestanti e ha contribuito all’aumento della mortalità neo-natale (quasi 5 volte più elevato, di quello in Israele e in Italia) e all’aumento delle donne morte per parto; alcune sono state costrette a partorire per la strada e in molti casi a perdere il proprio bambino.
Nella nostra piccola Ferrara, con già migliaia di morti sotto le bombe, abbiamo sentito l’anno scorso in Consiglio Comunale, un consigliere della maggioranza di destra dichiararsi contro il cessate il fuoco perché “le donne palestinesi si riproducono come nutrie”.
Se lo scopo è lo sterminio di un popolo non servono azioni mirate alla caccia di Hamas e il massacro di donne e bambini non è un effetto collaterale.
L’esercito israeliano agisce nella totale impunità: la fondazione “Hind Rajab” ha raccolto prove di crimini di guerra semplicemente in internet dove i soldati stessi pubblicano, per vantarsi, migliaia di foto e filmati di uccisioni di donne e bambini.
Gaza, una prigione a cielo aperto da oltre 16 anni, è stata bombardata indiscriminatamente a tappeto. Sono stati distrutti interi quartieri civili, ospedali, scuole, chiese e moschee.
Una pulizia etnica di un milione e mezzo di persone senza acqua, cibo, carburante e forniture mediche, soggette a ordini di “evacuazione” di massa, generalizzati, arbitrari e confusi, per sfollare con la forza quasi tutta la popolazione; la negazione e il blocco della fornitura di servizi essenziali, dell’assistenza umanitaria e di altri rifornimenti salvavita come gli anestetici e le incubatrici hanno trasformato Gaza nel più grande campo di sterminio a cielo aperto del mondo attuale.
L’esercito israeliano ha imposto a Gaza condizioni di vita che hanno creato una miscela mortale di malnutrizione, fame e malattie, esponendo i Palestinesi a una morte lenta e calcolata, come ben descritto dalla sentenza del Tribunale Internazionale.
L’impatto è stato particolarmente duro sui bambini piccoli e sulle donne incinte o che allattano, e sulle donne in generale: distruggere le donne per distruggere il tessuto sociale e lanciare un avvertimento di sottomissione e dominio.
Per questo chiediamo il riconoscimento dello stato di Palestina, la fine dell’occupazione e dell’apartheid.
Mozione minoranza riconoscimento dello Stato di Palestina
- Il diritto internazionale riconosce il diritto all’autodeterminazione dei popoli, come sancito dalla Carta delle Nazioni Unite;
- La risoluzione 67/19 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 29 novembre 2012 ha conferito alla Palestina lo status di Stato Osservatore non membro;
- Numerosi Stati membri dell’Unione Europea e altri Paesi hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina: attualmente sono 135 i Paesi che hanno deciso di riconoscere unilateralmente lo Stato di Palestina, tra questi diversi membri dell’Unione Europea: Svezia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Cipro, Slovacchia, Ungheria, Malta, Polonia e Romania;
- Il conflitto tra Israele e Palestina può essere risolto solo con la soluzione a due Stati, negoziata secondo i dettami del diritto internazionale;
- Una soluzione a due Stati richiede il riconoscimento reciproco e la volontà di una convivenza pacifica;
- Il giorno 13 ottobre 2014 la Camera dei Comuni inglese ha approvato a larghissima maggioranza una mozione per riconoscere lo Stato di Palestina e analoghe iniziative a quelle della Camera dei Comuni britannica sono state prese dai Parlamenti di Irlanda, Spagna e Belgio, mentre il Parlamento francese ha votato il 28 novembre 2014 una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina;
- Il riconoscimento dello Stato di Palestina è un passo importante per promuovere la pace e la stabilità in Medio Oriente e per supportare una soluzione equa e duratura del conflitto israelo-palestinese;
- Numerose amministrazioni comunali italiane hanno formalizzato la stessa richiesta.
VISTO CHE
- Gli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele sono da condannare fermamente, senza se e senza ma, ed è pertanto necessario attuare strategie che vadano nella direzione della ricerca della pace;
- Rimane opportuno separare gli atti terroristici dalla responsabilità della popolazione civile inerme, dentro la Striscia di Gaza e in Cisgiordania;
- Nella Striscia di Gaza i bombardamenti, le distruzioni di scuole, di centri sanitari, di abitazioni civili hanno messo a rischio la sopravvivenza dell’intera popolazione civile, afflitta da mancanza di cibo, di acqua, di case e di assistenza medica;
- Il proseguimento della guerra a Gaza e in Medio Oriente va contro le ragioni, i diritti e la legittima aspirazione alla libertà del popolo palestinese, vittima delle politiche espansioniste dell’attuale governo israeliano e di una lunga occupazione dei loro territori condannata più volte dalle Nazioni Unite perché illegale, in quanto contraria al diritto internazionale;
- Le violenze e le violazioni dei diritti umani compiute durante l’occupazione militare dei territori palestinesi, che dura ancora oggi, sono state condannate anche dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (Unhcr) e sono alla base del processo di radicalizzazione politica che ha portato notevoli consensi all’organizzazione di
- Tutto ciò dimostra quanto sia indispensabile che le Nazioni Unite, l’Unione Europea e gli Stati nazionali non si fermino alle dichiarazioni di condanna ed al richiamo alle parti di fermare la violenza, ma che prendano posizione per eliminare definitivamente gli ostacoli al processo di pace tra Israele e Palestina favorendo una soluzione che permetta a entrambi i popoli di vivere in pace e sicurezza reciproca.
CONSIDERATO CHE
- “Ferrara individua nella pace un bene essenziale per tutti i popoli e indica nel rispetto rigoroso dei diritti democratici, politici e umani la condizione indispensabile atta a preservarla; a questo fine promuove e divulga iniziative culturali di ricerca, di educazione e di informazione tese a fare del territorio comunale un luogo di pace che sappia favorire forme concrete di cooperazione internazionale, anche con le Associazioni che promuovono i valori della pace e della solidarietà internazionale; (art.4 comma 2b Statuto Comunale)
- L’invito al riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del Comune di Ferrara rappresenterebbe un gesto simbolico di grande importanza e concreta solidarietà verso il popolo palestinese.
TUTTO CIÒ PREMESSO E CONSIDERATO, IL CONSIGLIO IMPEGNA IL SINDACO DELLA CITTA’ DI FERRARA
- Ad attivarsi presso la Presidenza del Consiglio, pienamente e formalmente, ribadendo la posizione espressa dalla Città Ferrara per il riconoscimento dello Stato di Palestina secondo le Risoluzioni delle Nazioni Unite;
- Ad attivarsi presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, nell’ambito dei rapporti internazionali per promuovere le posizioni espresse, da intendersi anche come un contributo importante nella lotta al terrorismo del fondamentalismo religioso, e favorire un’azione coordinata a livello internazionale che veda l’Italia, l’Unione Europea e le Nazioni Unite artefici di un nuovo processo di pace in Medio Oriente affinché la tregua faticosamente raggiunta a Gaza possa portare al definitivo riconoscimento reciproco degli Stati Israeliano e Palestinese;
- A diffondere il contenuto di questa mozione presso la cittadinanza di Ferrara e promuovere iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del riconoscimento dello Stato di Palestina, sulla situazione del popolo palestinese, sulla necessità di una pacifica convivenza tra israeliani e palestinesi in piena sicurezza e libertà.
Gruppo del Movimento 5 Stelle
Cons. Marzia Marchi
Gruppo Partito Democratico
Massimo Buriani
Gruppo La Comune di Ferrara
Cons. Anna Zonari
Gruppo Lista Civica Anselmo Sindaco
Cons. Fabio Anselmo
Cover: Maria Maddalena e Maria di Cleofa, particolare del Compianto sul Cristo Morto di Nicolò dell’Arca, 1464 circa, Santa Maria della Vita, Bologna.
Per leggere gli articoli e i racconti di Francesco Monini su Periscopio clicca sul nome dell’Autore.
Hai perfettamente ragione! Siamo immersi in una vergogna senza fine.
Ai consiglieri di minoranza che hanno scritto, firmato, presentato e ritirato la mozione “Riconoscimento dello Stato di Palestina” andrebbe fatto un reality check. Il giorno prima che la mozione venisse ritirata, mozione che nella sostanza inizia con ” VISTO CHE ● Gli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Is**ele sono da condannare fermamente senza se e senza ma, ed è pertanto necessario attuare strategie che vadano nella direzione della ricerca della pace….” in Is**ele l’ex ministro Yeov Gallant, dopo aver ricevuto un mandato di arresto dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità per il suo ruolo nella guerra a Gaza, ammetteva candidamente: “il 7 ottobre fu applicata la direttiva Annibale” un particolare modo di andare “nella direzione della pace” che ha permesso all’esercito di difesa isr**eliano di aprire il fuoco contro degli obiettivi senza preoccuparsi dell’incolumità degli ostaggi israeliani.
Anche chi consigliere non è ma ha seguito le dinamiche, a tratti farsesche, del consiglio comunale, oltre ad essere indotto a credere che questa mozione così mal posta e fuori fuoco, atemporale e incongruente non cambierà una virgola del conflitto in atto, non produrrà interesse da parte del governo di centrodestra locale a avrà peso uguale a meno zero sul governo Meloni, non può fare altro che convincersi che miglior scopo sarebbe stato quello di sensibilizzare, di far sentire voci autentiche, di rappresentare e valorizzare l’apporto spontaneo offerto alla cittadinanza da parte dei e delle rappresentanti di associazioni come Ferrara per la Palestina e Donne per la Palestina che, tra mille difficoltà, subendo provocazioni, intimidazioni e tentativi di censura di ogni tipo, stanno portando avanti un importantissimo ed esemplare impegno a vantaggio dell’affermazione della libertà dell’informazione e della cultura della pace.