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Ferrara film corto festival

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Dare voce a chi non ne ha. Dare una speranza agli occhi che ti scrutano. Provare a capirci qualcosa, in una situazione che sembra destinata a un vicolo cieco. Spinto da questi propositi mi dirigo verso via Gramicia, destinazione il canile comunale di Ferrara. Lì incontro la responsabile della gestione della struttura e direttrice dell’associazione Avedev, Paola Cardinali.

Qual è la situazione dalla quale si è partiti?
Lo scorso 31 gennaio è scaduta la convenzione per la gestione del canile che avevamo con il Comune. A consuntivo 2016 abbiamo notato che i costi sono aumentati.
Ho dovuto fare il nuovo contratto agli operatori (essendo venuto a termine il contratto a progetto) che prevede anche la reperibilità e quindi le cifre in bilancio sono lievitate. Al Comune, già a marzo dello scorso anno quando la situazione ora certificata era prevedibile, è stato chiesto se ci fosse modo di ricevere un aiuto economico. La risposta è arrivata tra settembre e ottobre. Nella replica ci si diceva che, causa i gravi problemi di bilancio, non avrebbero potuto dare nulla di più. C’è da premettere che negli anni, e siamo qui dal 1989, i fondi sono stati progressivamente ridotti.

Dopo questa risposta, come avete pensato di agire?
Fatti dei calcoli, ci siamo resi conto di non poter mantenere questi standard e il personale, perché con i fondi comunali avremmo potuto pagare solo gli operatori e quindi non le spese di gestione e cura del canile, una spesa che si aggira tra i 40 e i 50 mila euro. Ci hanno fatto notare che siamo l’unico capitolo che quest’anno non è ha subito tagli dal bilancio. Cosa vera, però i soldi ricevuti erano progressivamente stati via via  decurtati dai tagli degli anni precedenti, per cui abbiamo detto di non farcela, di fare il bando di gara per capire cosa si attendesse l’amministrazione comunale.

Quando è arrivato il bando?
Il bando, scadendo la convenzione il 31 di gennaio, sarebbe dovuto uscire a novembre, poi dicembre, infine è uscito il 30 gennaio, creandoci non pochi problemi. Un’insicurezza persino per gli operatori. C’è da sottolineare che, dopo una normativa del 2016, le convenzioni per l’affidamento dei canili non vengono fatte più solo con le associazioni del settore, ma anche i privati possono intervenire. Non era la gara a spaventarci, le abbiamo sempre fatte, ma era il capire se ci potesse essere qualche euro in più.

Invece?
L’importo era lo stesso con tutti gli incarichi che erano previsti già prima dalle direttive regionali. Quello che io contesto è il non aver mai tramutato gli obblighi prescritti dal bando in cifre che rendano fattibili le azioni per adempiere a tali obblighi. Non possiamo basarci solo sul volontariato per gestire un servizio del genere. Tra le specifiche del bando l’unica cosa che mancava era l’indicazione dell’orario di apertura del canile, che negli ultimi due anni è stata di 42 ore alla settimana. Quando lo abbiamo contestato, alla riunione con la consulta delle associazioni animaliste, ci hanno detto che sarebbe stato adottato il minimo, cioè 4 ore. Ora bisogna far capire che l’apertura è una cosa diversa dalla gestione. Non ce la si cava con 4 ore, non arrivi dappertutto e i cani non sarebbero seguiti nella maniera migliore. Altra cosa da sottolineare è che i soldi affidati dal bando sono da ritenersi al netto delle trattenute d’Iva, quindi dai 158 mila si arriva ai 130 mila. Noi l’anno scorso, solo di personale, ne abbiamo spesi 115. Abbiamo dovuto aggiungere il restante.

Una volta capito ciò, qual è stata la vostra reazione?
Fatti i nostri conti non abbiamo ritenuto possibile partecipare al bando. Un consigliere comunale, Leonardo Fiorentini (Sinistra Italiana), ha saputo dei problemi, e valutato che mancavano 27 mila euro dall’impegno di spesa, si è prodigato per cercarne almeno 20. E qui si apre una parentesi: se noi andiamo via, dobbiamo liberare le strutture dalle cose di nostra proprietà comprate negli anni. Un’altra associazione o privato che subentrasse alla nostra gestione, solo per avviare l’attività, dovrebbe spendere 30 mila euro. Ci hanno persino proposto di vendere il materiale comprato, ma abbiamo fermamente rifiutato.

Di che oggetti si tratta?
Il materiale che abbiamo acquistato va dalle macchine taglia erba, agli idranti, a molte cucce, al tavolo operatorio, i ferri operatori, la cucina, alle luci, telefoni, stampanti, pc. Persino il vecchio furgoncino, che ci fu dato dal Comune, giunto a fine vita è stato sostituito grazie alla gentilezza di un privato che ci ha donato il suo, non essendo stati messi soldi in bilancio per un mezzo nuovo.

Torniamo al bando, com’è proseguita la storia?
Scaduto il bando, il 20 febbraio, non si è presentato nessuno. Nel frattempo il 31 di gennaio ci era stata chiesta la proroga per due mesi, fatta a parità di condizioni, noi abbiamo accettato solo per un mese, essendo già in rosso l’associazione. Ci hanno poi chiesto un affidamento diretto per sei mesi, da marzo ad agosto, con un indennizzo incrementato di 20 mila euro.

Hanno trovato dei soldi in più quindi?
Si, l’emendamento di Fiorentini nel frattempo è passato, e ha consentito di reperire i soldi che ci servivano, dato che nelle spese di bilancio risultavano ancora aperte le forniture del riscaldamento della chiesa di san Cristoforo alla Certosa, chiusa invece dal 2012 . La somma, al netto, si rivela essere di 16 mila euro. Una goccia ma almeno in questo frangente emergenziale il Comune ha dato un segnale positivo di attenzione.

A cosa attribuisce le complessive difficoltà di rapporto con l’Amministrazione comunale?
Purtroppo abbiamo subìto una chiusura netta negli ultimi anni, soprattutto da parte dell’assessore Chiara Sapigni, che già avevamo avuto come oppositrice, quando aveva manifestato l’intenzione di revisionare il ‘regolamento sulla tutela degli animali’ di Ferrara, benché proprio a lei fosse stato consegnato dal ministro Brambilla il premio di “città animal freendly” in virtù del nostro operato. L’assessore aveva addirittura minacciato che, se la gara fosse andata deserta, avrebbe mandato i cani divisi nei tre canili della provincia. Ciò ci aveva gettato nello sconforto più totale, visto che i cani che abbiamo qui sono vecchi per la maggior parte e sono abituati a certi ritmi e ad alcuni operatori.

Questa ipotesi ha avuto seguito?
Abbiamo fatto notare che questa manovra non sarebbe stata esente da spese. Quando mi hanno chiamato dopo la gara infatti la prima cosa che chiesi fu se stessero trasferendo i cani. Mi fu detto di no perché avevano sentito i costi e non si sarebbe risolto il problema di contenimento della spesa. Quindi hanno proposto 20 mila euro in più aspettando il nuovo bando.

A quanto ammontano i costi di gestione?
Il canile costa 170 mila euro, il Comune me ne dà 150, io devo trovare quei 20 mila euro, facendo le stesse cose di prima e con una persona in meno.

Ci sono state vostre proposte per ammortizzare i costi?
Per ammortizzarli avevamo proposto di fare anche delle “pensioni” per stalli temporanei non occupati, così da avere un introito aggiuntivo che la legge nazionale consente. Abbiamo proposto questo già nel 2014, ma ci fu risposto dalla commissione che la legge nazionale non era stata recepita da quella regionale, quindi non potevamo procedere. Qui però c’è un dato storico: c’è un’area del canile che dal 1993 al 1998 è stata utilizzata come pensione per cani con regolare autorizzazione sia sanitaria che comunale. Quindi quella risposta non stava in piedi. Infatti ora c’è stato ‘imposto’ di fare la pensione per i cani, facendo passare questa come una loro idea…

Se lo avesse in mano un privato sarebbe migliore la situazione?
Abbiamo paura che possa andare in mano a un privato. Perché il rapporto con il privato è diverso. Un’associazione persegue degli scopi e ha dei costi di gestione non paragonabili a quelli che dovrebbe sostenere un privato, il quale ci deve guadagnare e spesso, come abbiamo potuto constatare, lo fa a discapito del benessere dei cani.

Cosa pensa della risposta del ‘cane del sindaco’?
Il sindaco, nell’articolo apparso su Ferraraitalia, fa dire al suo cane che “vogliamo risolvere i nostri problemi”, e questo mi ha molto amareggiata: i nostri problemi quali sarebbero, inquadrare il personale? Mettere in regola delle persone che lavorano sarebbe un problema? Noi semplicemente agiamo nel rispetto degli operatori e dei cani che stanno qui.

E la questione dei due canili mantenuti dal Comune?
L’altro canile non ha nessuna sovvenzione dal Comune, non ha cani del Comune e non riceve, se non sporadicamente, contributi comunali. Dall’articolo che riporta il punto di vista di Tagliani si può intendere questo, ma è falso. Forse il portavoce dell’Amministrazione comunale che ha scritto l’articolo si è sbagliato, anche se non è stato mai smentito né corretto. Il canile privato riceve contributi da altri Comuni che hanno le convenzioni, ma non da Ferrara. Il canile è uno solo, quello municipale. L’altro è privato e gestioni e contributi non hanno nulla a che fare fra loro.

Ci sono molti cani qui?
La presenza di cani nei canili è ovunque in diminuzione, lenta ma costante. Il nostro canile può sostenere 117 cani ma ora ne abbiamo solo 88.

Mi allontano con un pensiero martellante: gli occhi di quei cani, ignari di tutto ciò che gli accade intorno. Un’immagine fissa che resta nella testa. E una domanda che mi rimbalza nella mente: ma se loro avessero il dono della parola, cosa direbbero dinanzi a tutto questo?

Alcuni box del canile
Aree di sgambamento
Una cagnolina paraplegica
Paola Cardinali
Una cagnolina sulla sua carrozzina
Alcuni cani che giocano
I danni di un albero caduto a gennaio, non ancora riparati
Tre cagnoline paraplegiche aspettano il “premio”

Ferrara film corto festival

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Jonatas Di Sabato

Giornalista, Anarchico, Essere Umano

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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