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Alcune persone che si occupano di istruzione e rivestono importanti cariche istituzionali, spesso usano un linguaggio comprensibile ma talmente diverso, da quello di chi vive la scuola, da apparire lontani, estranei o addirittura discordanti.
C’è una scena del film The Blues Brothers del 1980 che mi aiuta ad introdurre qualche esempio scolastico.
Ricordando i tempi della loro infanzia Jake ed Elwood, cioè i Blues Brothers (John Belushi e Dan Aykroyd), rivolti a Curtis (Cab Calloway), nella versione originale del film dicono: “Curtis, you and the Penguin are the only family we got. You’re the only one that was ever good to us… singing Elmore James tunes and blowing the harp for us down here.”
Nella versione italiana si ascolta questa traduzione: “Curtis, tu e la pinguina (la suora) siete tutta la nostra famiglia. Tu sei l’unico che sia stato buono con noi… per noi cantavi le canzoni di Elmore James e suonavi l’arpa in cantina”.
Blues_ridimensionareOra visto che l’arpa è uno strumento che non ha nulla a che vedere con il blues e premesso che la traduzione letterale di “harp” è “arpa” ma la trasposizione nella lingua del blues è “armonica a bocca”, la corretta versione sarebbe stata: “… per noi cantavi le canzoni di Elmore James e suonavi l’armonica in cantina”.
I traduttori quindi si sono fatti ingannare da un “falso amico”.
In italiano i “false friends” più ingannevoli sono quelle parole di una certa lingua che, presentando una somiglianza morfologica con vocaboli di un’altra lingua, hanno evoluto il proprio significato in maniera diversa: come “harp”, appunto.
In senso lato, ci sono anche esempi scolastici di “false friends”.
Il ministro Stefania Giannini, ad esempio, quando parla di “pregiudizi culturali che in Italia impediscono l’effettiva parità per le scuole non statali” usa il termine pregiudizio al di fuori del contesto adatto.
Infatti se il pregiudizio (dal latino prae, “prima” e iudicium, “giudizio”) è un giudizio prematuro ovvero basato sulla non completa conoscenza dell’argomento, il testo che recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”, non è un “pregiudizio” ma un ”comma” dell’articolo 33 della nostra Costituzione che descrive bene l’orizzonte nel quale i padri costituenti collocavano la scuola pubblica e quella privata.
Il ministro usa quindi un vocabolo inadatto per portar acqua al proprio mulino che è quello di introdurre l’effettiva parità per le scuole non statali.
????????????Il sottosegretario Roberto Reggi quando dice che la scuola non sarà più un “ammortizzatore sociale” usa un linguaggio preso dalla meccanica per creare volontariamente un’immagine negativa della scuola come fosse parte di un macchinario che ha assorbito gli urti occupazionali senza preoccuparsi della qualità dell’istruzione.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ad esempio, quando afferma che “la scuola è il punto di partenza” e poi, ad esempio, decide di esentare dal pagamento dell’IMU e della Tasi le scuole paritarie, accetta:
1) di non accompagnare il termine ”scuola” con nessun altro termine per poter giocare sull’equivoco: scuola “pubblica/privata”;
2) di parlare di “punto di partenza” senza definire il percorso e il punto d’arrivo.
Nei casi sopra citati, posso considerare i termini “pregiudizio, ammortizzatore, scuola e punto di partenza” come “falsi amici” perché sono stati usati con una finalità che condiziona negativamente il senso della realtà.
Credo ci sia bisogno di imparare a riconoscere bene i “falsi amici” della scuola pubblica per evitare pericolosi fraintendimenti e aspettative elevate.
Infatti quando alcuni personaggi, che si occupano di istruzione e rivestono importanti cariche istituzionali, creano deliberatamente equivoci e condizionano negativamente il contesto, li si può considerare a pieno diritto “colonizzatori di territori linguistici preesistenti”, “manipolatori di senso”, “condizionatori di significato” e di conseguenza “false friends”.
Come l’arpa non è mai stata e mai sarà uno strumento per suonare il blues, anche chi parla di istruzione usando parole equivoche prese da vocabolari ambigui non potrà mai essere un “true friend” ossia un “vero amico” della scuola pubblica.

P.S. Come l’arpa con il blues, anche il violoncello non ha molto a che fare con il rock… tranne rarissime eccezioni (che confermano la regola).
Ad esempio questa che, nonostante crei inizialmente equivoci, poi si fa riconoscere per la sua originale e lucida provocatorietà: i 2Cellos suonano “Thunderstruck” degli AC/DC. [vedi il video]

 

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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