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Proteggersi scegliendo di rimanere all’oscuro delle cose (anche tradimenti) o affrontare tutto rischiando di perdere tutto? Riccarda e Nickname hanno interrogato i lettori su cosa farebbero se si trovassero a dover scegliere tra la luce e l’oscurità in un rapporto.

Il sesso libero dello struzzo

Cara Riccarda, caro Nickname,
non voglio sapere perché fondamentalmente non mi interessa. Entrambi tacitamente sappiamo che ci sono altre persone nelle nostre vite. Ci basta così.
C.

Caro C.,
tra il mi basta così e il me lo faccio bastare c’è una differenza che solo chi lo dice, sa. Ricordo una scena in cui lui incalzante le chiede, ti basta vero? La sventurata che non aveva il coraggio di dire no, così è troppo poco, rispondeva sì e sapeva che poi i suoi pensieri e le sue azioni sarebbero andati nella direzione contraria, attratti dall’insoddisfazione. E alla fine, aveva ragione lui perché le cose le aveva messe in chiaro sin dall’inizio e, con quella domanda, l’aveva messa nelle condizioni di non chiedere più. E farselo bastare.
Riccarda

Caro C.,
se a te basta così e a lei basta così, bene. Se invece uno dei due se la fa bastare mentendo a se stesso, prima o poi il nodo verrà al pettine. Ad ogni modo, siete entrambe persone adulte e consapevoli. Questa circostanza è fondamentale per minimizzare scrupoli o sensi di colpa. Poi, un legame non è una foto, è un film. Se diventerà un lungometraggio o rimarrà un corto, quien sabes.
Nickname

A me piace farlo a luce accesa!

Cara Riccarda, caro Nickname,
scelgo la luce, soprattutto dopo l’ombra. La discrepanza tra i dettami culturali e le attitudini antropologiche dell’uomo, ci creano qualche problema nella gestione dei rapporti umani. Credo che per istinto l’uomo vivrebbe nella luce, in chiaro e nella libertà, poi però ci si muove nell’ombra a causa della cultura sociale: se l’uomo fosse libero di amare, amerebbe molto di più e alla luce.
N.B.

Caro N.B.,
ci sono anche momenti di luce intermittente o di cortocircuiti che ci creiamo quasi apposta. Ma anche nel buio più pesto, sforzandoci, i contorni si delineano e un orientamento lo si abbozza. C’è chi preferisce adattarsi all’oscurità che può apparire per certi versi confortante e fa percepire solo poche cose, poi per vedere davvero occorre la luce.
Riccarda

Caro N.B.,
le tue considerazioni mi hanno fatto tornare alla mente Wilhelm Reich, psicoterapeuta nato negli anni Venti, freudiano e marxista, la cui teorizzazione della liberazione sessuale come fulcro della rivoluzione contro la società autoritaria e patriarcale divenne un must degli anni della contestazione (1968/1969). Devo dire che di quelle idee è sopravvissuto un precipitato modesto, potresti farti promotore della sua riscoperta.
Nickname

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

In copertina: elaborazione grafica di Carlo Tassi

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it