Skip to main content

Waiting on a sunny day
(Aspettando una giornata di sole)

Mi piace il blues ma sono più sincero se scrivo che mi piace ascoltare musica, senza bisogno di suddividerla in categorie, più comode per i critici che per gli appassionati.

Fra gli artisti che stimo e che mi piacciono di più, c’è Bruce Springsteen, che da solo vale molto, ma senza la sua E Street Band sarebbe come Ferrara senza il Castello Estense.

Negli anni, la puntina del mio giradischi ha letto, riletto e scavato ogni solco dei suoi LP fino ad estrarne chilogrammi di energia, quintali di potenza e tonnellate di vitalità.

Lo vidi per la prima volta in un concerto allo stadio di Torino nel 1988 e fu un’esperienza unica: una performance straordinaria, corroborante, addirittura terapeutica.

Mi piace talmente Springsteen che appena ho saputo del suo concerto a Ferrara ho comprato i biglietti nonostante il prezzo e nonostante la località scelta.

Mentre, fra i primi, compievo l’operazione online ricordavo tristemente a me stesso la differenza tra un passato in cui si contestavano gli artisti manifestando per i prezzi troppo alti dei loro concerti e questo presente in cui da un lato, senza ritegno, gli organizzatori chiedono cifre astronomiche per poter assistere ad uno spettacolo (più altre ingiustificabili per poter comprare il biglietto online) e, dall’altro, noi appassionati siamo disposti a pagare quelle cifre mantenendo le nostre lamentele nei confini di una cosiddetta normalità che comincia ad essere preoccupante.

I tempi son cambiati ed io non mi sarei mai aspettato un concerto del Boss a Ferrara ma soprattutto non me lo sarei mai aspettato in una zona così bella e delicata dal punto di vista naturalistico come il parco Bassani.

Ma lo stupore per l’arrivo del Boss a Ferrara è sicuramente inferiore a quello che ho provato per la zona scelta.

Non è logico che un evento così straordinario possa andare a rovinare un parco così straordinario, perché è evidente che 50 o 60 mila persone non possano fare del bene a quel parco.

In un certo senso, ho l’età per aver visto nascere e crescere il Parco Urbano intitolato a Giorgio Bassani.
Quando è nata mia figlia è stato bello ricevere una lettera dell’amministrazione comunale per comunicarci che avrebbero piantato un albero per ogni bambino e per ogni bambina nati a Ferrara.

Il Parco Bassani è diventato così bello anche per quella scelta metaforicamente bellissima: “Il futuro è nei nostri figli, nei nostri alberi, nel nostro verde e nella cura che vi dedichiamo”. C’è il finale di una filastrocca di Bruno Tognolini che riassume stupendamente quello che voglio dire: “Come sarà l’orizzonte che tracci dipende da come mi abbracci”.

Il Parco Bassani è diventato bello perché ha ricevuto cure amorevoli che hanno richiesto tempo ed attenzione.

Fare un concerto che porterà decine di migliaia di persona a Ferrara e al Parco Urbano vuol dire stuprare “il parco più bello della città” (quello sì che lo è, a dispetto di quello del grattacielo definito dall’amministrazione comunale il più bello ma che sicuramente non può reggere il confronto).

Fare il concerto di Springsteen al Parco Bassani vuol dire scegliere il ritorno di ‘immagine’ infischiandosene di violentare un ecosistema unico.

Fare un evento simile in un parco simile vuol dire che l’unico ambiente che gli organizzatori hanno a cuore è quello del portafoglio.

Del resto come non notare, anche in questi giorni, che il prezzo di una bottiglietta d’acqua durante i concerti del Ferrara Summer Festival in piazza Trento Trieste è di 3 e addirittura di 5 euro!!!

Il parco Urbano Giorgio Bassani è stato pensato per essere un grande spazio di rinaturalizzazione tra la città, la campagna e il Po; il concerto di Bruce Springsteen è stato pensato in quel posto per avere più visibilità ma senza preoccuparsi troppo dell’organizzazione: dove parcheggeranno le auto tutte quelle persone, come verrà riorganizzata la viabilità, sarà sufficiente la capacità ricettiva di Ferrara?

Leggo che l’amministrazione comunale rassicura dicendo che stanno preparando una task force; io quando si usano termini così roboanti e bellicistici penso ad un effetto finale inversamente proporzionale agli intenti. La task force non mi fa stare bene.

Leggo poi che l’amministrazione comunale rassicura dicendo che starebbero elaborando un progetto per la tutela della fauna selvatica che prevede lo spostamento della stessa. In pratica stanno pensando di spostare ogni singolo essere vivente. Non so voi, ma io credo che questa sia una battuta incredibile di una comicità straordinaria se non fosse demenziale. Nemmeno l’amministratore più ‘scalzacane’ avrebbe potuto concepirla. La ‘demenzialità politica’ di certi soggetti non mi fa stare bene.

Quando, una volta sceso a compromessi con me stesso, ho comprato quel biglietto per il concerto di Springsteen al Parco Urbano, dapprima ho provato a digerire quella cifra ma poi ho promesso a me stesso che, nel mio piccolo, mi sarei impegnato per proporre alternative più sostenibili affinché il concerto di Bruce Springsteen e della E Street band si possa svolgere sempre a Ferrara ma in un altro posto.

Ad esempio, ricordo all’amministrazione comunale attuale e agli organizzatori del concerto che l’area dell’aeroporto di Ferrara è uno spazio molto interessante e da tenere in considerazione perché ha tutte le caratteristiche per poter ospitare un grande evento.

Ricordo che quello spazio, nel 1985, ospitò una partecipatissima Festa Nazionale dell’Unità.

Ricordo i concerti di Paolo Conte, di Lucio Dalla, di Claudio Baglioni, di Ornella Vanoni, di Gino Paoli, di Katia Ricciarelli e degli Style Council.

Ricordo che al comizio finale del segretario Alessandro Natta c’erano migliaia e migliaia di persone venute da tutta Italia.

Quello è un posto che sarebbe da valutare come alternativa concreta.

C’è una frase, fra le mie preferite, di una canzone di Springsteen che riguarda la scuola e che dice: “We learned more from a three minute record than we ever learned in school” (“Abbiamo imparato di più da un disco di tre minuti di quanto abbiamo mai imparato a scuola”). Può significare che, se le istituzioni sono lontane, si impara anche e soprattutto dalle cose della vita.

Bruce Springsteen da solo vale molto ma, se al posto della E Street Band avesse un altra band, sarebbe come Ferrara con un Parco Urbano che i politici e gli affaristi pertUrbano con la loro presunzione che la politica sia tutto uno show.

Ben venga quindi un confronto costruttivo per cercare alternative sostenibili ma prima… “Sciò” allo show a tutti i costi perché quei costi ambientali, sociali ed economici poi li pagheremo noi cittadini.

Mi auguro che l’amministrazione e gli organizzatori riescano ad ‘imparare dalle cose della vita’ quindi dal passato, dall’esperienza. e non debbano fare le cose solo per dimostrare, a tutti i costi, di essere diversi dall’amministrazione precedente.

A noi cittadini basterebbe che dimostrassero, nei fatti, di avere a cuore la nostra città, di agire per il suo meglio e per un suo futuro sostenibile.

La scelta del Parco Urbano per il concerto di Bruce Springsteen e della E Street Band crea “Darkness on the edge of town” (Oscurità ai margini della città) noi invece stiamo “aspettando una giornata di sole” (Waiting on a sunny day).

Su questo quotidiano:
– per sapere qualcosa di più sul Parco Urbano Bassani leggi l’articolo di Gian Gaetano Pinnavaia [Qui]
– per leggere e firmare la petizione popolare SAVE THE PARK [Qui]

Cover: elaborazione grafica di Ambra Simeone

tag:

Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it