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È in uscita “Futurismo Renaissance. Le avanguardie virtuose”, ebook di Deleyva editore di Roma, diretta dall’architetto transumanista Emmanuele J. Pilia, specializzata in libri ciberculturali. Il volume è a cura del sottoscritto e del prestigioso saggista e scrittore Pierfranco Bruni, già candidato Nobel per la letteratura 2015, direttore archeologo e consulente del Mibact. “Futurismo Renaissance” è una ricognizione a 360° sul futurismo e le neoavanguardie del nostro tempo in Italia, tra futuribile e nuovo Rinascimento. Oltre 50 artisti, scrittori e sociologi nazionali coinvolti tra gli autori, molto noti, noti o emergenti: promotori del Neofuturismo (A. Saccoccio, V. Conte, A. Fiore, G. Cecchini, A. Gaeta e altri, Roma), del Transumanesimo (Campa, Vaj, l’americano Z. Istvan. A. Cattaneo e altri, Milano), del Metateismo-Per un nuovo rinascimento (D. Foschi di Milano), della Space Renaissance (A. Autino, E. Cecconi e altri, Milano), dell’Italian Institute for the Future (R. Paura di Napoli), di Urfuturismo (G. Sessa, S. Giovannini, Luca Gallesi e altri, Roma), Corpo Comune (M. Francolini, Roma), di Dinanimismo (Z. Ferrante, Ferrara) e altri futuribili vari (M. Centonze- Matera, C. Rocchio-Padova, T. Casula-Cagliari e altri). Tra i contributi anche alcuni di ferraresi: il video artista V. Teti, il ricercatore digitale M. Teti, il sociologo B. Turra, il giornalista S. Gessi, la scrittrice erotica G. Scanavini e la poetessa cosmica S. Forty.

pierfranco bruni foto
Pierfranco Bruni

Ecco in anteprima un’opinione del co-curatore Pierfranco Bruni.

“Mi chiedo spesso se il concetto di Rinascimento è da collocarsi in un’avanguardia che riesce a rivoluzionare il presente. Certamente sì. Ma già con Ariosto siamo in un pre-futurismo. Non solo dal punto di vista linguistico, ma anche da una prospettiva estetico – esistenziale, il cui legame è un tratteggio di una parola spaccata e da una condivisione letteratura – vita – azione. Ariosto si serve del sogno e della follia. Ma soltanto credendo in questi due aspetti è possibile dare orizzonte alla genialità. Io credo alla follia come segno del Genio. Ciò necessita di una rivoluzione della propria condizione esistenziale che trova nel Rinascimento il presupposto per avviare un processo umano e culturale. Ho cercato e cerco, qui e altrove, di portare avanti un viaggio che vada oltre la mediocrità. Tutti sanno essere mediocri e lo sono. Tutti riescono a copiare e incollare le vite e le parole. Ma pochissimi riescono a guardarsi nello specchio e non vedersi come reale oltre la verità. Solo il Genio riesce ad essere vero oltre la realtà stesso. Il Rinascimento ha la capacità di dialogare con il marmo. Non solo. Ma ha la capacità di far parlare il marmo. Ma prima avevamo abitato la pazzia di Orlando, di Angelica e di Medoro. Il senso del furioso è un sogno indecifrabile. Ma l’arte è sempre dentro questo sogno. Il Futurismo, l’Avanguardia … è un costante Rinascimento”.

Autori: A.V. Autino, G. Balducci, S. Balice, L. Barbieri, S. Battisti, M. Biuzzi, M. Blindflowers, P. Bruni, L. Calselli, R. Campa, J.C. Casalini, P. Casalino, T. Casula, A. Cattaneo, G. Cecchini, E. Cecconi, M. Centonze, V. Conte, Daco, Z. Ferrante, A. Fiore, S. Forty, D. Foschi, M. Francolini, A. Gaeta, L. Gallesi, M. Ganzaroli, S. Gessi, S. Giovannini, R. Guerra, Z. Istvan, G. Levi, P. Lotti, S. Lotti, G. Manias, P. Melandri, *Sante Monachesi ( D. Monachesi), A. Olivieri, R. Paura, V. Pignalosa, E.J. Pilia, C. Rocchio, G. Russo, A. Saccoccio, T. Saletnich, G. Scanavini, F. Scorza, L. Siniscalco, L. Sgroi, L. Tallarico, M. Teti, V. Teti, Bruno V. Turra, Stefano Vaj.

Book Trailer
https://www.facebook.com/libreriafuturista/videos/1038248986254701/

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Roby Guerra

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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