C’era una volta un astrofanciullo,caduto troppo presto sul Pianeta Terra, sasso azzurro di genere femminile eppure… aliena da Bellezza, Piacere e Ozio. Oscar Wilde, alias Dorian Gray, tutt’oggi è il genio della superficie superficiale, abissale e stratosferica, l’arte per l’arte, l’estetismo sempre corrosivo (glaciale cianuro al mirtillo!) per preti, politici, intellettuali noiosi e certo omuncolo contemporaneo.
Nel duemila, la Bellezza amorale di cui Wilde fu messaggero e Icaro dagli occhi blu è persuasione scientifica, passeggiata sulla superficie terrestre per volare nell’arcobaleno delle stelle, spogliarle e illuminare la primavera umana, magari le future 4 stagioni post-umane sempreverdi!
Dorian… Wilde negli aforismi (virtualissimi!) e nel saggio quasi virtuale “ L’Anima dell’Uomo sotto il Socialismo” coglie lo scenario possibile di uomini e donne del futuro capaci di godere la vita, il sesso, indossare la Terra grazie alle Macchine, un’altra meraviglia e grazia, tra il reale e l’orgasmo venusiano e la teledildonica del sesso virtuale (cybersex), misconosciuta iniziazione erotica della civiltà meccanica .. ma celeste, rosa, multicolore, oggi cibernetica.
L’estetismo dopo Wilde (e il dimenticato rinascimento inglese, il movimento estetico dei vari Walter Pater, Edward Burn Jones, Gabriele Dante Rossetti, oltre a Oscar Wilde) è corpo celeste e rosa, una Rosa Bianca, gioia dell’invenzione, la “dittatura del sopra-vivere” contro la “democrazia del sopravvivere”, contro l’ eterna metafisica tradizione totalitaria della Necessità (Ananke).
Oscar… Gray scoprì la Parola come rivoluzione individuale, il dogma dei “fatti” come ciberspazio o ciberparola e anticipò Jonesco e Borges: “Le parole sono fatti e tutto il resto sono chiacchiere”,
Addirittura Wilde preannunciò la rivoluzione linguistica di Noam Chomsky quando suggerì istantanee e strategie presenti per godere il Reale con la forza sovversiva del ciber-reale (ecco la menzogna o l’artificio quasi leonardesco – artefice- della verità, al di là dell’avvenire radioso o utopico), meraviglioso Dorian Gray, finalmente senza ritratto e Impero Britannico, oggi preclone dell’eterna giovinezza promessa dalla nuova alchimia delle biotecnologie!
Oscar Wilde negli anni duemila: la vita come opera d’arte, leggera, spensierata, eccentrica, erotica, rivoluzionaria contro tutte le inquisizioni, senza atomiche alla Nietzsche o Marinetti, ma ninna nanne perturbanti dal cyberspace, sulla Terra…
“Il futuro appartiene al dandy. Saranno le persone squisite a governare”
Oscar Wilde
La potenza del Maestro Dandy del Rinascimento inglese già moderno resta invariata e semmai potenziata alla luce delle involuzioni civili e democratiche che caratterizzano la crisi contemporanea occidentale ed i suo effetti sulla condizione esistenziale. Anzi, nel nostro tempo antipolitico e del pensiero unico, anche nei campi più hot di cui Wilde, leggi la diversità sessuale, fu precursore ineguagliato ma mai meramente rivendicativo e normalizzatore, lo scrittore inglese resta un prototipo di libertà individuale, edonismo sociale epicureo e mai trash, irriducibile a qualsivoglia strumentalizzazione collettivistica. Anzi, paradossalmente il suo virtuosismo già neorinascimentale, un poco come Virtù renaissance di cui parlava anche Nietzsche, il suo estetismo puro, l’arte per l’arte (con cui fino a pochi anni fa ancora l’ossessione realista e socioideologica lo edulcorava… confinandolo in dimensioni nichiliste e decadentismo), oggi si svelano ulteriormente per un fare anima possibile e controculturale (per dirla anche con James Hillman): semplicemente rivoluzionario nonostante il presentismo sempre più alienato e reificato e in modulazioni inedite, dopo la caduta delle ideologie, leggi bispensiero dilagante di stampo orwelliano, con una confusione dei linguaggi inarrestabile e la perdita della necessaria Mappa (anche se nella modernità, mobile e liquida o semplicemente aperta) per discernere criticamente nei labirinti del Territorio per forza sempre più complessi, dopo la rivoluzione elettronica e l’avvento di Internet. Anzi, a parte la specifica dimensione letteraria ed estetica che oggi appare nelle sue produzioni ancora più godibile, proprio la dimensione tacita politico-sociale o esplicitamente nei saggi sociali progressisti, come appunto L’Anima dell’Uomo sotto il Socialismo o gli aforismi… micidiali contro la miseria della Politica e della tipologia del politico, del giornalismo e dei media diremmo oggi, nell’era dell’antipolitica, dall’utopia originaria si rivelano miniere di postpolitica possibile e di un ritorno alla grande politica del futuro. Infine e riassumendo: la sua visione artificiale letteraria, il paradosso e l’artificio come Azzurro della Parola e del linguaggio, contrapposte al mito della facile Natura buona e sostenibile, diventano pragmatica ciberculturale, per un postumanesimo non astratto e reificato, ma squisitamente tecnoscientifico di valenza nettamente anche sociale e “politica” prossimo ventura per un nuovo progressismo 2.0.
Da “Gramsci 2017..”. dell’autore” (Armando Editore)
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dal 23 al 26 ottobre 2024
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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