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Facce da ‘Interno Verde 2019‘: sono quelle che si potevano incontrare nei giardini, in gran parte privati, aperti a Ferrara grazie all’iniziativa organizzata dai ragazzi dell’associazione Ilturco. Un tour dentro luoghi nascosti nel centro storico di Ferrara, che in questa quarta edizione 2019 si è spinto fuori dalle mura cittadine e nella campagna per un raggio di tredici chilometri dalla città. Nel weekend appena trascorso (11 e 12 maggio 2019) sono state tante le facce incontrate tra chi — i giardini — li vive, li visita, li agghinda, li preserva o li apre al mondo. Una manifestazione che, nonostante il maltempo delle due giornate e anche delle settimane precedenti, ha visto la partecipazione di 4mila persone. A ciascuno di questi visitatori l’ingresso nei giardini ha regalato scorci di pace, verde e fiori, ma anche tante storie, parole, doni. Perché chi decide di aprire le porte di spazi intimi dà qualcosa di se stesso e aggiunge un pezzetto di storia alla storia della città.

Elena Paolazzi davati all’albero di sofora pendula a Villa Indelli di Quartesana (foto Luca Pasqualini)

Villa Indelli (giardino n. 89) – Accoglienza colorata e persino conviviale a Quartesana, dove incurante della pioggia c’è Elena Paolazzi ad andare incontro ai visitatori sotto un ombrello allegramente arcobaleno. La pioggia scroscia e lei, giovane ingegnera impegnata nel volontariato internazionale, accoglie con gli stivaloni di gomma gli ospiti arrivati per ammirare la distesa verde intorno a Villa Indelli, nella campagna in fondo a via Ducentola. Dove un tempo erano frutteti di mele e pere, ora spicca isolata la monumentale quercia ultracentenaria, la grande aiuola rotonda di prato verde davanti alla casa padronale e poi, sul retro, l’albero di sophora con i rami cadenti accanto a un’altra aiuola rotondeggiante più piccola. Finito il giro tra boschetto di bambù, acacie e magnolie, la padrona di casa invita ad entrare nella cucina antica e colorata, dove si festeggia un compleanno e si può gustare ottimo hummus e cous cous fatti in casa da accompagnare allo sciroppo di sambuco [nella foto di copertina di Luca Pasqualini].

Mara e Roberto nel loro giardino ai lati della basilica di San Giorgio fuori le mura (foto GioM)

Antico borgo di San Giorgio (giardino n. 74) – Un cancello fatto di stecche colorate delimita il giardino al civico 54/c nello stradello che si estende sulla destra della basilica di San Giorgio fuori le mura, la chiesa di origini più antiche di tutta la città. Tra tante casette che sembrano fuori dal tempo con spirito pioniere e accogliente Roberto e Mara aprono il loro giardino pieno zeppo di piante, statuette e manufatti colorati che raccontano di viaggi in India, di legami di amicizia e voglia di stare insieme, confrontarsi e dialogare.

Giardino di casa Testa-Testi con i libri del giornalista Gian Pietro Testa in omaggio ai partecipanti a ‘Interno Verde 2019’ (foto GioM)

Giardino letterario Testa-Testi (giardino n.45) – Una piacevole noncuranza quasi selvaggia caratterizza il giardino che si estende sorprendentemente dietro un portone carrabile della piccola e centralissima via Pescherie Vecchie. Camminando sotto un ippocastano tra cespugli di ortensie e iris, due pile di libri offerti agli ospiti rivelano che ci si trova sul retro di casa del giornalista e scrittore Gian Pietro Testa e della moglie insegnante e scrittrice Elettra Testi. Anche se non riescono ad essere presenti fisicamente, i padroni di casa lasciano un omaggio di volumi: la raccolta poetica su ‘L’ultima notte di Savonarola’ (edizioni Liberty House, 1990) e il romanzo ‘Il linciaggio’ (edizioni Liberty House, 1988) di Gian Pietro Testa. Grazie!

Patrizia Ascanelli davanti al Villino ex Quilici di viale Cavour con una volontaria di ‘Interno Verde 2019’ e la figlia (foto Luca Pasqualini)

Villino ex Quilici (giardino n. 32) – Un’area verde di forte presenza femminile quella della palazzina in stile liberty su viale Cavour 112. È una signora, Teresa Masieri, che nel primo Decennio del ‘900 commissiona il progetto dell’edificio a Ciro Contini. Dopo la morte di lei, nel 1929, la proprietà passa alla pittrice e illustratrice Mimì Quilici Buzzacchi, che ci andò a vivere con il marito Nello Quilici (giornalista e direttore del ‘Corriere Padano’) e i loro figli Folco e Vieri.

Nello Quilici col figlio Folco nel 1933 davanti a casa (dal catalogo ‘Mimì Quilici Buzzacchi. Tra segno e colore’)

Mimì dipingeva e riceveva visitatori illustri, tra cui Filippo De Pisis, Arrigo Minerbi e Achille Funi. Una donna è l’attuale proprietaria Patrizia Ascanelli, che racconta: “È stato mio nonno paterno ad acquistare l’edificio nel 1945 da Mimì, che era rimasta vedova”. E spiega che è nella soffitta di questa casa che l’artista Achille Funi realizzò i cartoni preparatori degli affreschi dedicati al ‘Mito di Ferrara’, che ancora decorano la Sala dell’Arengo e si possono ammirare all’interno della residenza comunale di piazza Municipio.

I volontari di questa edizione di ‘Interno Verde’, Dafne e Niccolò, accolgono i visitatori nella villetta del Quartiere Giardino (foto GioM)

Casa Ludergnani (giardino n. 41) – Tra via Cavour e gli ex giardini della mutua c’è la villetta, progettata nel 1926 in mezzo a un giardino borghese, ordinato e funzionale. Ad accogliere i visitatori sono i volontari Niccolò Ferrara e Dafne. I due ragazzi raccontano di aver aderito all’appello di volontariato culturale, perché questi due giorni  permettono loro di guardarsi intorno e conoscere tante cose e persone nuove.

La famiglia Lombardi. In piedi Tomaso, Giannino, Alfredo (inventore del dado), Elisa, Ada, Clarice, Tudina, Resvilde. Seduti Albertino, Aldo e Maria Figna

Erbe per l’inventore del dado Lombardi (giardino n. 64) – In via Formignana 32 c’è un giardino che potrebbe avere ispirato gli aromi del brodo diventato famoso con la pubblicità di Carosello [clicca qui per vedere lo spot su YouTube]. La proprietà fu comprata nel 1925 da Maria Figna in Lombardi, bisnonna dell’attuale proprietaria, che ebbe nove figli. Tra questi il terzogenito Alfredo Lombardi (nato nel 1901), che è appunto l’inventore del Dado Lombardi. Un vero e proprio classico nella cucina italiana del dopoguerra, che usciva dagli stabilimenti della ditta Lombardi, operativa in città e poi a Tresigallo di Ferrara dal 1958 al 1968.

Limonata per gli ospiti del giardino di via Beatrice d’Este 16 di Ferrara, che funziona anche come B&B Il Ciliegio (foto GioM)

Gli orti monacali (giardini 68, 69, 70) – È la padrona di casa Eliana, che gestisce il b&b Il Ciliegio in una delle case con giardino visitabili nella centralissima via Beatrice d’Este, che spiega: “Queste aree verdi sono spicchi di quello che era un unico grande orto delle monache di Sant’Antonio in Polesine”, piccola oasi di pace che si trova infatti sulla stessa via. Un’iscrizione incisa in cubetti di marmo incastonati tra i mattoni testimoniano, di casa in casa, l’antica appartenenza all’antico monastero benedettino fondato sulla regola di “ora et labora”, dove la preghiera si alternava alla cura dei campi e delle piante, la meditazione intervallava la produzione di ricette, manufatti, cura di ortaggi e di animali. Col passare dei secoli quel mondo è stato pian piano ristretto e la terra, un tempo pregata e coltivata, è stata trasformata in terreno edificabile. In quell’area ora abitano famiglie che mantengono il ricordo di quegli spazi sul retro delle loro abitazioni. Fazzoletti di terra di dimensioni uguali con in fondo un pezzettino di casetta che fronteggia la casa e che, in origine – spiega Eliana – era un’unica, lunga scuderia del monastero.

L’ingresso di Villa Pignare a Quartesana di Ferrara (foto GioM)

Villa Pignare (giardino n. 88) – La Villa delle ville quella in via Comacchio 1179 a Quartesana: oltre alla bellezza dei suoi saloni e del suo parco, lo spazio ha offerto infatti una panoramica di fotografie che documentano tutto il patrimonio di dimore di questo paese a una decina di chilometri da Ferrara.

La mostra di fotografie sulle ville di Quartesana allestita a Villa Pignare con le foto di Stefania Ricci Frabattista e Mario Bettiato

A realizzare il lavoro di documentazione fotografica, ideato insieme con la parrocchia del paese, sono stati Stefania Ricci Frabattista e Mario Bettiato, che hanno immortalato una per le facciate e gli interni di quelle ville, che poi l’itinerario della manifestazione ha consentito almeno in parte di rivedere dal vero. Sempre in esposizione in questi spazi, c’erano i paesaggi del Po interpretati da Marco Cavazzini con sintetiche pennellate in bianco e nero che rievocavano le atmosfere rarefatte della pittura cinese.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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