Entro e non oltre
Perché sentiamo l’esigenza di dire due volte la stessa cosa? “Entro e non oltre”… Diavolo, ma perché siamo italiani! In qualsiasi luogo civile del mondo basterebbe dire “entro”: se è “entro” una certa data che va fatta una determinata cosa è ovvio che quella cosa dovrà essere fatta “non oltre” il termine prescritto. Certo, in ogni luogo civile del mondo. In Italia no.
L’Italia, come è noto a tutti, è una Repubblica fondata sulla deroga. Ciò che in teoria si dovrebbe fare “entro”, in pratica lo si può fare anche dopo. Ecco la necessità, certo pedantesca e burocratica, ma anche antropologicamente fondata, di ribadire: ti avverto che stavolta non sto scherzando, faccio sul serio, quella roba lì va fatta davvero, non puoi come al solito fregartene della scadenza…
Il problema è che anche “entro e non oltre” è diventata una trita formula. Ci passa attraverso senza neppure che ci facciamo caso, al punto da non notare neppure la ridondanza. E così anche “entro e non oltre” è divenuto insufficiente. Infatti capita sempre più spesso di leggere negli avvisi il monito aggiornato: “assolutamente entro e non oltre”, “improrogabilmente entro e non oltre”. Ammirevole! Ma è tutto inchiostro sprecato: siamo italiani…

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Sergio Gessi
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)