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da Federico Di Bisceglie

E’ morto un grande filosofo, è morto Umberto Eco. Docente universitario, semiologo, saggista, si è spento all’età di 84 anni alle 22.30 di ieri nella sua casa milanese. Eco era senza ombra di dubbio una delle eccellenze italiane ed internazionale, autore di opere che hanno radicalmente cambiato il corso della letteratura filosofico/storica a livello mondiale. La pubblicazione che regalo all’autore il maggior successo in ambito letterario su scala mondiale fu inevitabilmente “Il Nome della Rosa”, uscito nel 1980 e che vendette più di 14 milioni di copie e che venne tradotto in più di cento lingue, dal quale venne ricavato un altrettanto capolavoro cinematografico nel 1987 che vinse 4 David di Donatello, senza contare inoltre, il grande successo riscosso da “Il Pendolo di Foucault”. Nonostante l’età, Eco conservava una visione del mondo estremamente attuale e molto spesso si occupò di tematiche inerenti il buon utilizzo dello strumento informatico ai fini della ricerca e dell’approfondimento culturale. Se come diceva Alberto Moravia durante i funerali di Pier Paolo Pasolini, di poeti ne nascono due o tre in un secolo, si può nella stessa misura affermare che anche di menti eccelse e quanto mai aperte come quella di Umberto Eco, ne nascono davvero poche. L’ultima sua pubblicazione è intitolata “Numero Zero”, e narra la vicenda di una redazione giornalistica nel 1992, con forti riferimenti ed implicazioni dei maggiori fatti storici di allora e precedenti quali: Loggia P2, Operazione Gladio e Mani Pulite. Umberto Eco non finiva mai di mettersi in gioco, ebbene l’ultima sua sfida è stata quella di fondare assieme alla sorella del critico d’arte ferrarese , Elisabetta Sgarbi, già importante editrice di Bompiani, una nuova casa editoriale denominata “La Nave di Teseo”. E’ proprio la nuova casa editrice pubblicherà postumo “Pape Sata’n Aleppe”, saggio che raccoglie “Le bustine di Minerva” dal 2000 a oggi.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it