Skip to main content

Partiam partiamo! Tra le ultime ansie di chi non ha dimestichezza con il treno, i 25 paladini/e s’imbarcano per raggiungere l’Orlando romano. Grandi preparativi per rendere la gita degna della tradizione degli Amici dei Musei. I nomi in campo di fama nazionale e oltre: Francesca Cappelletti, studiosa del Seicento, ma soprattutto di Caravaggio; Lucia Menegatti, di cui si sta pubblicando il libro definitivo del ‘padrone’ dell’Ariosto, Ippolito d’Este vescovo a 16 anni, cardinale a 20; Claudio Cazzola, antichista e anch’egli frequentatore delle ottave ariostesche.
Lo scopo, non certo nascosto, era quello di mettere a confronto la mostra di Tivoli con quella ferrarese, dedicate entrambe al poeta e su cui – anche a livello scientifico – si stanno organizzando e diffondendo interventi mirati. E questo alla vigilia del convegno su Ariosto, organizzato dall’Istituto di Studi Rinascimentali, a cui parteciperà il valoroso studioso che ha prodotto l’edizione moderna dell’Orlando 1516, Marco Dorigatti.

L’impatto con la città eterna è devastante. Nel tentativo di frenare il traffico ormai ingovernabile si è deciso di lasciare qualsiasi tipo di bus privati fuori dal centro storico, cosicché gli incauti che avevano prenotato un noto albergo a ridosso di via del Tritone sono spicciatamente ‘scaricati’ al Tritone e poi s’arrangino. Sfilano le pecorelle a una a una trascinando i loro velli contenuti nelle valigie, mentre il pastore, o meglio la pastora Cristina esorta a non lasciarsi andare a crisi isteriche già evidentissime in chi scrive. Poi tutto è cancellato dalla prepotente bellezza che ci avvolge e ci sconvolge. Caravaggio spiegato come mai udimmo tra gli inviti al silenzio dei rigorosissimi preti francesi che custodiscono San Luigi, ignorati da Francesca, sempre più la miglior studiosa del pittore, che ci conduce anche a Sant’Agostino alla contemplazione della Madonna dei Pellegrini, con tutta l’aura della sua composizione e destinazione. Non contenta la Cappelletti ci sbatte sotto il naso nella stessa chiesa anche un semi-ignoto Raffaello.

Una radiosa e soleggiata mattinata romana ci accoglie il giorno dopo a Tivoli nella Villa d’Este del cardinal Ippolito. Gentilezza e sollecita cura ci vengono riservate, Lucia nella pergola sotto la Fontana dell’Orologio ci spiega fatti e misfatti di Ippolito e il suo controverso rapporto con il poeta non particolarmente amato, ma piuttosto sopportato dal suo primo padrone. Poi l’ascesa alla Villa mentre sotto i nostri occhi s’aprono le prospettive delle terrazze che si organizzano come complementi del giardino: a sinistra la Rometta con i suoi monumenti antichi riprodotti con artificio e arte secondo uno stupefacente rapporto tra simbolo e allegoria, tra esaltazione del potere e gloria estense. Infine, nel salone, l’anticipo e la conclusione della mostra ariostesca. I cavalli che, su disegni di Ceroli e di Pieluigi Pizzi, vengono riproposti nelle loro dimensioni colossali e ricostruiti con materiali di cartapesta e colori. In mezzo un albero dalle foglie cedue ormai rosse, anche questo ricostruito ad arte, s’impone in una gloria di colori e forme. Poi la visita all’ultimo piano dove tra i tesori esposti spiccano, nella dotta e ordinata esposizione legata alla figuratività dell’Ariosto o meglio alla traduzione in forme pittoriche e artistiche delle ottave e degli episodi più famosi del poema dal Cinquecento al Novecento, un Dosso strepitoso e Ingres e Dorè e gli incantevoli paesaggi della tradizione settecentesca. Si conclude con il Novecento e con la sala dedicata all’Orlando Furioso di Sanguineti-Ronconi che noi ferraresi ben conosciamo.

Allora a chi va la palma tra la mostra ferrarese zeppa di capolavori e la piccola, ma raffinata, esposizione romana?
A entrambe perché complementari.
Quella di Tivoli conclude un lungo percorso cominciato con la splendida mostra del Louvre, “L’Arioste et les arts” e il relativo convegno, ed è sorretta nella sua pur evidente compattezza – ma anche costretta nella selezione – da un progetto scientifico rigoroso che non intende far sognare lo spettatore, ma indurlo a prendere consapevolezza di un tema – il rapporto tra il poema e le arti – irrinunciabile per chi voglia e desideri percorrere un così fondamentale aspetto della poesia ariostesca.
Differente l’impostazione di quella ferrarese, ben più lussuosa e munita da pezzi da novanta, come testimoniano le favolose opere in mostra. Qui non si tratta di rendere conto di ciò che è la tradizione del rapporto tra il poema e la sua versione figurativa quanto di puntare su un’evocazione – una volta si diceva l’immaginario – del mondo cavalleresco presentato nella sua necessaria improbabilità o verità. Salta dunque il concetto di Storia nella sua accezione filologico-interpretativa, ma l’occhio si perde ammirato ed emozionato tra capolavori restituiti assieme nel sogno del concetto di cavalleria. Certo non aiuta l’infelice situazione delle sale dove il buio necessario per l’esposizione lascia il posto alla brutale cesura del passaggio per il giardino.
Alcune perplessità, ma sono considerazioni di un visitatore ammirato, mi sorgono: quale la necessità espositiva della Venere di Botticelli o la disposizione della sala clou della mostra, quella che accosta il Baccanale degli Andrii con la tapisserie della battaglia di Pavia e la copia michelangiolesca della Leda con il Cigno? A mio avviso manca un fil rouge necessario tra le tre opere. Perchè quelle?

Il pomeriggio romano si conclude con la visita al tempio della Fortuna Primigenia dove un ispirato Claudio Cazzola racconta alla comitiva seduta sui gradoni davanti al tempio il senso e il significato di quel monumento famoso. Dopo la visita del palazzo e del tempio al didattico Venturi non resta che parlare della composizione di un libro fondamentale della cultura del Novecento, quel “Doctor Faustus” che Thomas Mann scrisse proprio qui a Palestrina in vista del tempio.
Segue una salutare cena consumata in un luogo canonico della Roma mangereccia poi, l’ultima giornata ci riserva la spettacolare visita al Casino dell’Aurora, che la principessa Rospigliosi ci ha offerto grazie alla intermediazione della ‘nostra’ Francesca Cappelletti.
Riparte la compagnia dopo le auspicate visite ai luoghi mondani della capitale e quindi il ritorno a ‘Ferara, stazione di Ferara’ con una testimonianza in più della grandezza della nostra storia e della nostra tradizione artistica.

tag:

Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it