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Mese: Marzo 2020

Coldiretti: bene stop rate mutui ismea

Da: Coldiretti di Ferrara.

Bene la sospensione delle rate dei mutui alle aziende agricole per fare fronte alle conseguenze dell’emergenza Coronavirus in Italia. E’ quanto afferma la Coldiretti sugli ultimi provvedimenti adottati da Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, per sostenere il settore impegnato in prima linea a garantire le forniture alimentari alle famiglie. Per quanto riguarda la sospensione delle rate – sottolinea la Coldiretti – la quota capitale potrà essere rimborsata nell’anno successivo a quello di conclusione del periodo di ammortamento, mentre la quota interessi sarà inserita nel debito residuo e ammortizzata lungo tutta la durata del mutuo.

Altre misure riguardano – evidenzia la Coldiretti – l’estensione automatica delle garanzie Ismea su tutti i finanziamenti già garantiti, la liquidazione delle spese sostenute dalle imprese per gli stati di avanzamento lavoro in modalità semplificata, la sospensione dei termini per la realizzazione dei piani aziendali con scadenza fra il primo marzo e il 31 luglio e per evitare che le misure di contenimento dell’emergenza possano limitare l’accesso alle agevolazioni dell’Istituto è stata posticipata al 31 luglio 2020 la pubblicazione del bando per l’insediamento dei giovani, mentre il termine per la presentazione delle manifestazioni d’interesse per la vendita dei Terreni in Banca delle Terre è posticipato al 31 maggio 2020.

Anche la Fondazione Enpaia, Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura, si è mossa per affrontare l’emergenza Coronavirus e – continua la Coldiretti – ha deliberato la sospensione del versamento dei contributi previdenziali per dirigenti, quadri, impiegati e tecnici agricoli in scadenza nel periodo compreso dal 8 marzo 2020 al 30 settembre 2020. Enpaia ha deciso per la sospensione dei versamenti, compresa la quota a carico dei lavoratori, estesa a tutte le imprese del settore, a prescindere dall’entità dei ricavi o compensi, anche al di sopra dei 2 milioni di euro.

Il versamento di quanto sospeso potrà essere effettuato senza sanzioni ed interessi, in unica soluzione entro il 25 ottobre 2020 o mediante rateizzazione fino a un massimo di 5 rate mensili di uguale importo a partire sempre dal prossimo 25 ottobre 2020. La domanda per fruire della rateizzazione dovrà essere presentata all’Enpaia entro il 31 Luglio 2020. Infine – conclude la Coldiretti – l’ente di previdenza ha deliberato di non intraprendere, sino al 30 settembre 2020 qualunque nuova azione, giudiziale o extragiudiziale, per il recupero dei crediti previdenziali, fatte salve le azioni che non si possono differire pena la decadenza o la prescrizione del diritto ad agire.

Video, foto e ricordi della tradizione: Comacchio racconta la sua Pasqua

Da: Comune di Comacchio.

Da Comacchio gli auguri di Pasqua con video, foto e ricette nel segno della tradizione: l’iniziativa del Comune di Comacchio si inserisce fra le attività attivate in sinergia con la Redazione Turistica dell’Emilia Romagna e le altre località turistiche della regione.
La Pasqua si avvicina e ognuno può raccontare la sua. Per questo I cittadini possono inviare video con gli auguri (tutte le lingue vanno bene anche il dialetto), ma anche foto o video ricette di preparazioni pasquali. E’ possibile anche raccontare gli eventi della tradizioni legati alla Pasqua in laguna. Le elaborazioni vanno inviate alla Redazione turistica alla mail infotur@comune.comacchio.fe.it
La redazione farà una selezione dei video e delle foto più originali e significativi che saranno poi inviati alla Regione Emilia Romagna che li condividerà sui suoi canali promozionali e turistici, ma saranno anche postati sul profilo Fb del Comune di Comacchio
Ecco sono alcune delle caratteristiche tecniche per la realizzazione dei video; possono essere di pochi secondi ma non oltre i 3 minuti. Da preferire riprese in orizzontale con schermo fisso, e naturalmente è consigliato il primo piano. Meglio registrare con voce squillante, scandendo le parole (specialmente per il dialetto).
Per quanto riguarda le foto, l’invito è quello di scatenare la fantasia.
“Si tratta di una bella iniziativa trasversale a tutta la Regione che dà un senso di vicinanza fra gli emiliano romagnoli e permette di far conoscere le tradizioni e la bellezza del periodo pasquale – spiega Riccardo Pattuelli, assessore al marketing turistico -. Tutti i cittadini possono contribuire a presentare, sul web, stando nelle loro case, le bellezze della città e della sua costa in modo originale e inconsueto”.

PAESE CHIUSO, FABBRICHE D’ARMI APERTE.
La furia del virus illustra la follia della guerra

Il Segretario Generale dell’ONU chiede “un immediato cessate il fuoco globale in tutti gli angoli del mondo.
È ora di fermare i conflitti armati e concentrarsi, tutti, sulla vera battaglia delle nostre vite”. António Guterres ricorda “Il nostro mondo fronteggia un comune nemico: Covid-19. Al virus non interessano nazionalità, gruppi etnici, credo religiosi. Li attacca tutti, indistintamente. Intanto, conflitti armati imperversano nel mondo. E sono i più vulnerabili – donne e bambini, persone con disabilità, marginalizzati, sfollati – a pagarne il prezzo e a rischiare sofferenze e perdite devastanti a causa del Covid-19. Non dimentichiamo che nei Paesi in guerra i sistemi sanitari hanno collassato e il personale sanitario, già ridotto, è stato spesso preso di mira. Rifugiati e sfollati a causa di conflitti sono doppiamente vulnerabili. La furia del virus illustra la follia della guerra”.
Il segretario parla come sempre dovrebbe parlare e agire l’ONU. E’ nata per questo organizzazione: “Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità…”.
I grandi e più che potenti, sono infatti prepotenti, non lo ascoltano. Neppure noi.
l decreto ferma le industrie non essenziali, non quelle che producono armi 
 per continuare i massacri.
Si ferma l’economia civile ma quella incivile continua a lavorare.
di Daniele Lugli

STOP ALLE FABBRICHE D’ARMI: IL TESTO DELL’APPELLO

Governo e Covid-19. È evidente a tutti (tranne che a certi manager e a certi politici): abbiamo bisogno di caschi per la respirazione ventilata, non di caschi per i piloti degli F-35. Abbiamo bisogno di posti letto di terapia intensiva, non di posti di comando nelle caserme. La pubblicazione del Decreto della Presidenza del Consiglio relativo alle più recenti (e dure) limitazioni a causa del coronavirus, in particolare per le attività produttive, ha riservato una sorpresa non gradita a chi si occupa di disarmo. Tra le pieghe delle norme approvate viene infatti prevista la possibilità per l’industria della difesa di rimanere operativa, mentre invece la grande maggioranza delle aziende deve rimanere chiusa.
Sembra davvero che l’industria militare sia intoccabile, e che il governo Conte consideri la produzione di sistemi d’arma tra le attività strategiche e necessarie. Immediata la risposta di chi (come Sbilanciamoci, Rete Disarmo e Rete Pace) ha sottolineato l’insensatezza di mettere a rischio la salute di migliaia di lavoratori con pericolo di ulteriore diffusione del contagio solo per non intaccare i profitti dell’industria delle armi.
È incomprensibile come il governo non abbia il coraggio di ordinare questo stop, se addirittura il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, ha dichiarato: «Fino a poco tempo fa era considerata strategica l’industria bellica, adesso abbiamo capito che non ce ne frega niente, meglio avere una provetta, un respiratore».
Positive sono state le immediate reazioni dei sindacati, che hanno condotto a diversi scioperi spontanei anche in aziende a produzione militare, a testimonianza del fatto che sempre più spesso sono lavoratori e lavoratrici i primi a vedere chiaramente quali dovrebbero essere le scelte più utili per il Paese. Perché da questa tragica emergenza dobbiamo uscire con prospettive e scelte che si allontanino dalle logiche che hanno determinato la riduzione degli investimenti sanitari (passati dal 7% del Pil al 6,5%) mentre lievitava una spesa militare ormai stabilmente oltre l’1,4%.
Abbiamo bisogno di una reale alternativa, che non può essere che nonviolenta (e quindi di disarmo). Ma cosa c’entra la nonviolenza con l’emergenza sanitaria da Covid-19? C’entra, eccome, perché è scelta non solo etica e morale. La politica della nonviolenza ha senso pieno proprio oggi; «altrimenti non so che farmene», diceva Gandhi, che la pensava come strumento per trovare il pane per gli affamati, come oggi dobbiamo trovare posti letto per i malati.
È una nonviolenza che ha radici antiche. Pensiamo a Raoul Follerau che chiedeva a gran voce «il costo di un giorno di guerra per la pace» o ad Albert Schweitzer che già all’inizio del Novecento comprese il legame stretto tra spese militari e investimenti in salute. Fino a ieri sembravano due sognatori utili solo per farne santini da parrocchia, ma hanno invece anticipato di un secolo quel che oggi, messi al muro dall’evidenza, anche governanti europei sovranisti sono costretti ad ammettere: meglio avere un respiratore automatico in più, e una bomba o un missile in meno.
È evidente a tutti (tranne che a certi manager e a certi politici): abbiamo bisogno di caschi per la respirazione ventilata, non di caschi per i piloti degli F-35. Abbiamo bisogno di posti letto di terapia intensiva, non di posti di comando nelle caserme. L’industria bellica non è un settore essenziale e strategico: questa può essere l’occasione per un ripensamento e una riconversione necessaria (in primo luogo verso produzioni sanitarie).
Per la prima volta, forse, con il nuovo mondo nato dopo il conflitto mondiale che ha sconfitto il nazismo, e fatto nascere l’Onu, ci si rende conto che persino l’economia mondiale, viene dopo la salute individuale.
È una rivoluzione impensabile fino a qualche settimana fa. E tutti capiscono che per tutelare la salute propria e delle persone care, figli, nipoti, amici, è assolutamente indispensabile avere un sistema sanitario pubblico che funzioni. In Europa, nel bene e nel male, ce l’abbiamo, con pregi e difetti; là dove, invece, la sanità è considerata una merce come altre l’impatto della pandemia sarà ancora più devastante.
Per questo l’impegno delle reti e movimenti italiani per la Pace e il Disarmo si basa da tempo sulla richiesta di una drastica riduzione delle spese militari, a favore di quelle sociali. Si tratta dell’obiettivo politico principale della Campagna per la «Difesa civile, non armata e nonviolenta». Quando diciamo: «Un’altra difesa è possibile», significa che è necessario e ormai inderogabile invertire la rotta. Finché non sarà a disposizione delle nostre istituzioni anche una scelta possibile di azione non armata e nonviolenta sarà facile il ricatto di chi chiede soldi per le strutture militari e per le armi.
Mao Valpiana  Presidente del Movimento Nonviolento
Francesco Vignarca  Coordinatore Rete Italiana per il Disarmo

Pubblicato il 24.03.2020 alle ore 23:59

Coronavirus : Al via la rilevazione delle azioni di volontariato nel territorio

Da: CSV Terre Estensi Ferrara.

In questo momento le persone che vivono in condizioni sociali di disagio ed esclusione sono indubbiamente le più esposte a gravi difficoltà e sofferenze. Mai come ora l’azione volontaria si rivela essere fondamentale per sostenere famiglie e persone fragili.

Ecco perché il Coordinamento regionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, ha avviato in via straordinaria una rilevazione delle iniziative che le associazioni stanno realizzando per alleviare le difficoltà delle persone che vivono condizioni di grave isolamento relazionale e privazione economica.

Vista la gravità degli impegni in cui sono coinvolti i volontari in questo periodo di estrema emergenza, il Coordinamento dei CSV dell’Emilia – Romagna ha pensato di proporre alle associazioni una indagine in un formato agile e veloce. Grazie alle informazioni raccolte i CSV dell’Emilia – Romagna saranno in grado di offrire una piattaforma di servizi a misura delle esigenze più attuali e urgenti degli enti di terzo settore sul territorio regionale.

Agli enti del terzo settore (associazioni senza scopo di lucro,…) attivi per dare sostegno alle persone in difficoltà “ai tempi del Coronavirus”, è quindi richiesto di partecipare a questa indagine compilando entro il 31 marzo il questionario online al link: https://forms.gle/Gyw9oFmz9jQTa8H78
Rispondere al questionario richiederà 5 minuti. Grazie a questi pochi minuti, il CSV riuscirà a supportare le associazioni con servizi utili alle loro attività.
Per informazioni e assistenza nella compilazione del questionario: cell. 335.5757592 – segreteria@agiresociale.it – www.agiresociale.it

Pronta l’attestazione della Camera di Commercio per evitare l’applicazione di penali per i ritardi nell’adempimento dei contratti commerciali internazionali.

Da: Camera di commercio di Ferrara.

Una attestazione, in inglese, della Camera di commercio per invocare le condizioni di forza maggiore derivanti dall’attuale fase di emergenza sanitaria da COVID-19 ed evitare così la risoluzione dei contratti di fornitura in essere con l’estero, con pagamento di penali e mancato rientro dai costi delle commesse già sostenuti.

Su richiesta dell’impresa, dunque, la Camera di commercio rilascerà, nell’ambito dei poteri che la legge le riconosce, un’apposita dichiarazione con la quale il singolo imprenditore potrà attestare di non aver potuto assolvere nei tempi agli obblighi contrattuali precedentemente assunti per motivi imprevedibili e indipendenti dalla volontà e dalla capacità aziendale.

“La diffusione del Covid19 e le misure di urgenza adottate per contenerla – ha evidenziato il presidente della Camera di commercio – stanno incidendo sull’esecuzione anche dei contratti commerciali internazionali, ritardandone ovvero impedendone l’adempimento. Tali ritardi e inadempimenti, poi, si riflettono a loro volta su altri contratti, creando difficoltà operative e legali lungo tutte le filiere produttive. Al fine di sostenere le imprese che non riescono ad eseguire nei tempi le prestazioni contrattuali a causa dell’emergenza in corso – ha concluso il presidente Govoni – la Camera di commercio è a disposizione delle imprese per facilitare la prova della causa di forza maggiore ed evitare l’applicazione di eventuali penali per i ritardi nell’adempimento”.

Disponibile, a breve, sul sito della Camera di commercio www.fe.camcom.it lo schema di dichiarazione in lingua inglese da utilizzare in caso di necessità.

Ma che cosa accadrà davvero all’export ferrarese? In un quadro incerto e in piena evoluzione – fa sapere l’Ufficio Studi dell’Ente di Largo Castello – i conti andranno certamente rifatti. Stando agli scenari previsionali Istat l’elasticità dell’export provinciale era stimata pari a uno rispetto all’andamento del commercio mondiale. E le ipotesi che reggevano le proiezioni di Bankitalia di gennaio davano una domanda estera ponderata in crescita del 2,3% l’anno. Ma negli ultimi due mesi il Covid-19 s’è diffuso con una velocità imprevista rimettendo tutto in discussione. Anche per questo la Camera di commercio, in collaborazione con le associazioni di categoria, sta già rivedendo i propri servizi di primo orientamento alle imprese per Conoscere nuovi mercati in termini di opportunità, dinamiche e potenziali controparti estere, e per Crescere, avviare e sostenere la presenza e il consolidamento nei mercati esteri, anche attraverso statistiche personalizzate, informazioni doganali, fiscali legali e valutarie, assistenza nella soluzione di controversie o per la partecipazione a gare internazionali.

La corona di stelle sopra di noi

Questo corona virus a noi sembra più una corona di spine, come quella che i soldati romani misero per scherno sul capo di Gesù. Ma la corona è anche quella dei sovrani, o la corona di luce dei santi, quella d’alloro dei poeti. Non voglio suonare blasfemo, ma volta per volta, come in un caleidoscopio, intravedo dentro questa nuova situazione tante delle accezioni di ‘corona’.
La corona del martirio ma anche di una laica santità, in capo al personale medico ed infermieristico che combatte con dedizione e una sorta di disperazione dentro un’ autentica trincea, a volte proprio come i soldati francesi nella trincea di Orizzonti di Gloria di Kubrick – senza mezzi adeguati, quasi a mani nude.
La corona dei sovrani senza nobiltà, i fenomeni che si credono liberi da ogni costrizione ed esercitano l’arbitrio della loro vita irresponsabile, tra uno jogging e un aperitivo in compagnia, come se nulla fosse cambiato.
La corona d’alloro dei letterati, da Boccaccio a Manzoni a Camus, che della pestilenza e del contagio hanno scritto con mirabile e terribile concretezza emotiva.
Ma io vedo anche la corona di stelle, sopra di noi. La vedo con una suggestione nuova, con una nitidezza scintillante, che non avevo mai visto prima.
Respiro un’aria tersa, trasparente, cristallina, una fascinosa Sirena atmosferica che nasconde, come nell’Odissea, il nemico invisibile, pronto a colonizzare i nostri alveoli con la laboriosa implacabilità di uno sciame di formiche.
Sento per la prima volta, nel silenzio del genere umano, confinato nelle proprie case, il rumore del mondo prima di noi: lo stormire delle foglie, il canto degli uccelli, il suono della natura. E’ una sensazione di pace, una pace enorme, imposta da un despota, un gigante buono reso tiranno dal tedio per l’uomo dell’antropocene.
Ha l’aria di un messaggio.

Un ufficiale della Marina Militare tra i neodottori di ricerca Unife

Da: Università degli Studi di Ferrara.

Tra i dottori di ricerca proclamati a Unife nel XXXII Ciclo c’è anche un ufficiale della Marina Militare. Si tratta del Capitano di Fregata Maurizio Demarte, che ha ottenuto il suo Dottorato nell’ambito delle “Earth and Marine Sciences”, lo scorso 18 marzo. Come le/gli altri candidati, anche il capitano Comandante ha discusso l’esame finale in teleconferenza nel rispetto del Decreto del Governo sul nuovo Coronavirus.

Per la realizzazione del progetto l’Università di Ferrara, in partnership con l’Università di Cadice (Spagna), aveva stipulato un accordo con l’Istituto Idrografico della Marina nel 2016.

“L’obiettivo della sinergia è stato offrire al personale militare dell’Istituto Idrografico requisiti culturali di elevata competenza e specificità tecnico-scientifica nell’ambito della ricerca industriale su “Innovative REA tools for seabed mapping” – spiega il Professor Massimo Coltorti, direttore dell’Istituto IUSS di Ferrara.

Durante il percorso di dottorato il Comandante Demarte ha sviluppato uno strumento innovativo per il mapping acustico dei fondali, utile nella valutazione rapida ambientale (REA – Rapid Environmental Assessment).

“Lo strumento, denominato MAD (Multiparametric Automatic Detection tool), permette la mappatura di forma e natura del fondale marino in rapporto ai processi costieri e di shallow water, grazie all’impiego integrato di nuove tecnologie e sviluppo di nuovi sistemi” – precisano i due tutor del progetto Paolo Ciavola, Professore dell’Università di Ferrara e Roberta Ivaldi, Professoressa dell’Istituto Idrografico della Marina.

Bondeno: nuovo progetto “A casa non da soli”

Da: Comune di Bondeno.

Un progetto di ascolto alla cittadinanza bondenese che , in questo momento , ha la necessità di un supporto, anche psicologico, in conseguenza al distanziamento sociale e al cambio repentino di abitudini che l’isolamento necessario per il contrasto del coronavirus porta con sé.
“In seguito alle tante chiamate ricevute in Municipio in questi giorni – afferma il Sindaco facente funzioni Simone Saletti – abbiamo rilevato la necessità di alcuni cittadini di esternare le loro legittime paure . L’ascolto è un fattore importante, specie in queste situazioni. Per i cittadini, essere ascoltati significa compiere il primo passo in un percorso che serve a dare forma alle ansie quotidiane e alla paure.” Recepito il bisogno, l’amministrazione comunale si è attivata per creare un team di supporto psicologico telefonico e via Skype in grado di coprire una fascia oraria molto ampia, tale da costituire un vero e proprio punto di riferimento per i cittadini.
L’assessore alla cultura e alle pari opportunità Francesca Aria Poltronieri ha contattato personalmente tutti gli psicologi iscritti all’ Albo del territorio comunale e d ha chiesto loro di mettere a disposizione la propria professionalità , dedicandola a questo nuovo progetto.
“Ringrazio tutti i nostri collaboratori, che sono persone altamente competenti e qualificate, pronte a rispondere alle chiamate delle persone e ad orientarle in questo momento di estremo bisogno . Gli psicologi – spiega Poltronieri entrando nel merito – sono 8 e saranno disponibili dalle 9 del mattino alle 19.30, il lunedi, il mercoledi e il venerdi, a partire da lunedi 23 marzo “. Si tratta di un inizio, visto che “Terremo monitorata la situazione al fine di implementare il servizio qualora risultasse necessario “ , prosegue Saletti . ” Stiamo lavorando puntualmente a questo progetto – dice – e ad altre iniziative che mirino a garantire il benessere dei cittadini dentro le mura di casa ; come abbiamo già fatto , del resto, con i progetti di assistenza ai compiti , attraverso Spazio 29, o con il servizio di consegna a domicilio di spesa e farmaci a cura della cooperativa Ape System . Perché, mai come in questo momento, l’unione può fare la forza “ .

PRESTO DI MATTINA:
Quel folle vento di marzo che spense Oscar Romero

Quando l’amico Sergio Gessi  mi ha lasciato in eredità la direzione di questo giornale – Ma che carino! Che screanzato! – ho subito pensato ai tanti (a Ferrara e in tutta Italia) che potevano aiutarmi a dividere il peso di un fardello (credetemi) pesantissimo: quotidiano, complicato e delicato. Cosi ho incominciato a telefonare, a incontrare, a importunare gli amici vicini e lontani (ancora lo sto facendo) per arricchire di voci Ferraraitalia. Cercavo (cerco ancora) chi ha qualcosa di importante, di urgente, di nuovo, di scomodo, da raccontare su queste pagine. 
Cosi – era finito anche lui sulla mia piccola lista – ho telefonato a don Andrea Zerbini. Che conosco da trent’anni, e che vedo e ascolto rarissimamente: matrimoni e funerali. Sapevo qualcosa di Andrea. Che ha una biblioteca di oltre trentamila volumi, che legge tantissimo, che scrive bene. Che quando parla, sceglie parole che non ti capita mai di ascoltare. Tantomeno in chiesa. Sarebbe stato disposto a dividere i suoi pensieri con pagani e pubblicani? Confidavo di sì.
Due settimane fa, dopo aver preso un appuntamento (“Hai una mezz’ora per me?”), sono entrato nella mia infanzia: nella mia vecchia parrocchia. E mentre camminavo nel magnifico chiostro di Santa Maria in Vado e ascoltavo il rumore dei miei passi su quel cotto sbriciolato, mi sono accorto, improvvisamente, che ad Andrea volevo un grande bene. Non chiedetemi il perché. Non so dare una risposta esauriente. 
“Andrea, Scrivi qualcosa sul mio giornale? Quello che vuoi, quando vuoi: un racconto, un pensiero, un commento, un ricordo, anche una profezia se ti viene…”. Beh, mi ha risposto che non è pratico di profezie, ma ha accettato. Dopo quell’incontro (mi ha regalato anche un paio di libri) ci siamo scritti e messaggiati. Poi siamo stati gettati come tutti nella presente tragedia. Ma non si è dimenticato. Due giorni fa mi ha mandato il suo Mattutino. L’inizio, spero, di una collaborazione stabile. Benvenuto  Andrea.
(Effe Emme)

Buon giorno!
Un giorno solenne, oggi, per la Chiesa, che ricorda i suoi ‘Martiri missionari‘. A questi ‘Innamorati e Vivi‘ – come felicemente li si definisce nella presentazione della Giornata di preghiera loro dedicata – andava il mio pensiero stamattina, mentre mi trattenevo un po’, come al solito, sulla terrazza in compagnia delle mie piante. E nemmeno a farlo apposta ho ritrovato l’immagine più viva e autentica dei martiri missionari tra le piante, volgendo lo sguardo al melo fiorito. È particolare, come potete vedere: fa frutti piccoli come ciliegie, i cui fiori, numerosissimi, sono di colore bellissimo: del carminio, un ‘rosso cremisi, scarlatto’.
Peraltro, il vento dell’altra notte ha scompigliato i rami del melo e al mattino li ho trovati – almeno così mi è parso – a forma di croce. E nulla meglio di una ‘croce fiorita’ penso che esprima il martirio dei cristiani.
Così ho subito legato questo pensiero a un antico haiku che recita: “Volano i petali di un fiorito ciliegio strapazzato da un folle vento di marzo”. Un’immagine che mi ha richiamato alla mente il vescovo Oscar Romero, che morì, proprio quarant’anni fa, il 24 marzo 1980, colpito da una pallottola mentre celebrava messa. Morì per il suo popolo in Salvador, mentre infuriava quella follia che era la guerra civile e travolse soprattutto i poveri e i loro diritti. Ma da quel “folle vento di marzo” – come recita l’haiku – i petali di questo Vescovo fattosi ‘Vangelo incarnato’ per il suo popolo, hanno generato, soprattutto nel cuore dei giovani, la volontà di ricordare ogni anno tutti i martiri missionari, a partire proprio da questo vescovo, che papa Francesco ci ha ridonato santo, anche se in realtà la sua gente già lo considerava tale, sin dall’istante in cui egli dette la vita per loro.

Chi ama la vita degli altri prima della propria è un innamorato; come pure chi persegue la giustizia, la misericordia e non il giudizio, chi si spende per i diritti umani, per i diritti della terra e ricerca sempre la dignità dell’altro e, facendo questo, perde la sua vita è un ‘innamorato’. Se nemmeno la paura lo trattiene dall’amare, questi allora diviene testimone, appunto ‘martire vivente‘ di un amore più grande, che attende.
Quand’è che uno è legato e al tempo stesso è libero? Impossibile direte voi; non si può essere allo stesso tempo servi e liberi. Eppure quando uno è ‘Servo per amore‘ – come cantiamo spesso alla messa – non è forse veramente libero? Perché ricordatelo: è l’amore, il dono di sé, la gratuita donazione della propria vita, che compie e realizza la nostra libertà. Senza questo cammino verso l’altro, la libertà si ripiega su sé stessa, rinsecchisce e consuma gli occhi fissando la propria sterilità. Ce lo ricordano le Scritture e in particolare Isaia che descrive il Cristo come Servo, quello stesso Servo che i Vangeli ci descrivono però libero e liberatore.

Ecco perché mi piace pensare che se noi domandassimo ai martiri “quale sapere avete imparato? Che cosa dite di voi stessi?”, essi ci risponderebbero: “Sappiamo l’amore!” O meglio: “abbiamo conosciuto l’amore” (1Gv 4,16), l’amore più grande del dare la vita, e seguiamo l’Agnello ovunque va per il mondo, ancora missionario tra missionari.
Vivi! Siamo ‘Innamorati e Vivi’, perché siamo stati dallo Spirto uniti allo stesso destino di Gesù. Abbiamo subìto la sua stessa sorte di passione e morte. Sepolti anche con lui, ma la condivisione del suo destino, unito alla volontà del Padre di Gesù che ribalta le sorti, che muta la notte in giorno, il lamento in danza, la morte in vita, ha ribaltato anche le nostre sorti: sepolti con ignominia con Cristo, siamo con Lui risorti e vivi mediante la sua risurrezione.
I martiri sono nella Chiesa come dei roveti ardenti. Sono la forma della profezia stessa, senza la quale la chiesa resta muta, insignificante; essi hanno preso su di loro, con gioia non solo il peso della Parola di Dio, ma anche l’umiliazione, la croce di coloro che non hanno voluto lasciare soli di fronte alla violenza omicida e al martirio.
Per accostarsi ad essi occorre togliersi i calzari. E se domandassimo a un martire “qual è il tuo nome? Cosa dirò ai fratelli che mi chiederanno di te?”, credo che essi risponderebbero “Io sono colui che ti fa partire, che ti mette in viaggio verso i fratelli che sono nell’oppressione, che vivono nell’ingiustizia”. Volgi lo sguardo ai martiri e ti verrà il coraggio di farti Servo per amore nella quotidianità della tua famiglia e della tua vita, perché Il Signore si farà presente.
Due piccoli racconti vi scalderanno il cuore, facendovi sentire che Lui è vicino, è fuoco ardente che brucia, senza consumare. Due brevi racconti per comprendere ancor meglio cosa sia essere servi senza perdere la libertà, un servizio che non riduce, ma compie la nostra libertà perché scaturisce dall’amore.
Una volta un pagano interrogò Rabbi Joshua ben Karechah: “Perché Dio ha scelto un roveto per parlare di là con Mosè?”. Il rabbino gli rispose: “Se Egli avesse scelto un carrubo o un gelso, avresti fatto la stessa domanda. Ma non posso lasciarti andare senza risposta. Perciò ti dico che Dio ha scelto il misero e piccolo roveto per insegnarti che non vi è alcun luogo sulla terra in cui Dio non sia presente. Neanche un roveto” (Da Esodo Rabhah 2,5; cfr. Numeri Rabhah 12,4).
E nel commento di Esodo Rabhah 2,5 si legge: “Il Santo, benedetto sia, disse a Mosè: “Non senti che io sono nel dolore proprio come Israele è nel dolore? Guarda da che luogo ti parlo: dalle spine! Se così si potesse dire, io condivido il dolore di Israele”. Perciò si legge anche (Isaia 63,9): “In tutte le loro angustie Egli fu afflitto.” (Da Esodo Rabhah 2,5).
E credo fermamente che Egli lo sia, anche nelle nostre.

Trascrizione del mattutino inviato alla comunità il 24 marzo 2020

Cover: Tratto da wikipedia/commons

 

Vite di carta /
Io resto qui

Vite di carta. Io resto qui

Di mercoledì al mio paese c’è il mercato, ma non oggi. Non nelle prossime settimane, fino a quando durerà questa situazione di emergenza sanitaria.

È un giorno caratterizzato dalla assenza: l’assenza delle bancarelle e della gente in piazza, della scuola che è la mia vita quotidiana da 35 anni, della vita di prima. Sto configurando giornate azzardate, piene di tentativi nuovi per imparare a fare scuola a distanza, piene di nuove difficoltà.

Mi do poco tempo per pensare. Un po’ di televisione la sera, ma poca: un tg che trasmette cifre su cifre relative a nuovi contagiati, a ricoveri; mezzo film durante il quale mi assopisco, e così nemmeno una storia completa mi entra in testa e me ne varia il contenuto monocorde. Il lavoro si è preso tutta la materia grigia.

Non so ancora cosa penso della immobilità. Mi salvano il giardino che ho intorno alla mia casetta, e questo correggere continuo le cose scritte e inviate in decine di mail dai ragazzi. Deve essere dura, e lo sarà sicuramente anche per me.

Leggo. Leggo come prima, o forse un po’ meno. Riprendo in mano dagli scaffali più a portata di mano i libri che ho messo in fila negli ultimi due o tre anni; alcuni piuttosto vissuti, altri ancora con il cellophane e dunque pronti a farmi sentire il loro profumo non appena sarà il loro turno e deciderò di aprirli.

Ho riposto giorni fa il romanzo di Alice Cappagli, Niente caffè per Spinoza: un romanzo di cui ho parlato nel numero precedente di questa rubrica e che ho dovuto consultare allo scopo. Il gesto è breve, prendi il volume e lo riponi dove trovi posto nello scaffale degli autori italiani contemporanei.

Il libro in questione, però, vuole dirti ancora qualcosa. Guardo infatti la copertina un solo attimo e rivedo la piccola frase stampata a lato della ragazza che è salita sopra una pila di libri per slanciarsi verso l’alto (a salutare una nuvola di chiavi volanti che lei stessa ha lanciato, o che stanno cadendo da lassù, chissà). La frase dice “Dai libri che amiamo è possibile ripartire sempre”.

Ce l’ho. Ce l’ho un libro sul quale appoggiare il peso del corpo con fiducia, come la ragazza che di lì si spinge in alto. Un altro Spinoza, un libro di cui ho voluto trattenere alcune riflessioni, verso la fine, ammirata per la semplicità con cui esprimono quello che anch’io provo, una radiografia fatta di parole.

Non lo trovo. Sullo scaffale dove vado a cercarlo, c’è l’altro romanzo dello stesso autore, Marco Balzano. L’ultimo arrivato. E’ in edizione tascabile ed è colorato. No, sto cercando Io resto qui, che ha la copertina rigida ed è bianco. La foto sul davanti riporta il campanile di Curon che esce dall’acqua.

Un’altra mancanza. Un corto circuito fra letteratura e vita: risulta assente il romanzo che vorrei consultare in questo momento, il cui titolo è una dichiarazione di resilienza allo stato puro: “Io resto qui”. A casa, dico subito pensando al virus.

La narratrice si chiama Trina, fa la maestra in un piccolo paese della Val Venosta in Sudtirolo. Trina è anche moglie di Erich, un uomo tenace e attaccato alla propria terra, e madre di Michael e Marica. Il libro contiene il racconto della sua vita ed è una lunga lettera scritta per la figlia che da tempo ha lasciato la famiglia, portata senza preavviso in Germania dalla sorella di Erich, che forse ha voluto darle una vita migliore.

La vita a Curon è dura, le famiglie campano allevando animali e lavorando la terra. Quando la Storia viene a travolgere gli abitanti con i suoi cambiamenti, è ancora più difficile resistere. Durante il ventennio fascista Mussolini mette al bando la cultura del luogo, impedendo di parlare il tedesco agli abitanti di tutto il Tirolo e mandando ad occupare i posti negli uffici pubblici impiegati venuti dal resto d’Italia.

Trina allora difende la propria cultura e continua a fare la maestra di nascosto, per poter usare il tedesco con i suoi scolari. Quando arriva la guerra, resiste da sola alle difficoltà mentre il suo Erich è soldato, ma quando egli torna a casa ferito e decide di disertare, fugge con lui sui monti e resiste al freddo e alla fame scappando da un rifugio all’altro a rischio della vita.

Infine la diga. Da molti anni, anche prima della guerra erano cominciati i lavori di una diga voluta dal Duce per produrre energia elettrica, che avrebbe allagato i paesi di Resia e di Curon. Ora col dopoguerra i lavori riprendono, con i rumori delle ruspe che spezzano il silenzio antico delle montagne e col progetto di cambiare radicalmente il territorio. A nulla valgono le proteste degli abitanti, che Erich cerca instancabilmente di tenere viva.

Trina ha già sopportato la dittatura, la guerra, la solitudine e la povertà. Rimasta sola dopo la morte di Erich, accetta di vivere in un minuscolo appartamento prefabbricato che le viene dato in cambio del suo maso, finito sott’acqua come l’intero paese dove è sempre vissuta. Ferma come una radice.

Non ricordo con sicurezza le parole e le frasi che avevo sottolineato due anni fa, alla prima lettura del libro. Ricordo il senso di una frase bellissima che riguarda Erich. Erich alla fine della sua vita è fiaccato dalle fatiche e dai dolori che lo hanno consumato: ha dovuto perdere l’unica figlia, ha visto il figlio tradire le sue idee e arruolarsi nell’esercito del Führer e ha fatto il soldato, pur avendo in odio la guerra.

Di recente ha incassato la sconfitta della diga che gli ha tolto la sua casa e i pascoli. Non è la malattia a portarlo via, Trina ne è convinta. E’ stata la stanchezza, quella portata dai suoi pensieri. I pensieri stancano, che bella verità mi dicono queste parole.

Balzano ha uno stile semplice ma molto intenso. È piaciuto anche agli studenti, che quando l’hanno incontrato gli hanno rivolto domande su domande anche su singole parole del libro. L’incontro è avvenuto nella splendida cornice del Museo di Spina; lui è partito un po’ rigido, con aspettative non esaltanti.

Credeva, ha ammesso alla fine della conversazione, di avere davanti una platea un po’ svogliata. E invece si è ammorbidito domanda dopo domanda, si è lasciato andare vedendo il book trailer preparato dai ragazzi, si è commosso con la musica originale della colonna sonora. Secondo me gli è servito tempo semplicemente per smettere gli abiti dell’insegnante (insegna in un liceo milanese) e indossare i panni dello scrittore, di uno che ha lasciato il segno.

Nota bibliografica: Marco Balzano, Io resto qui, Einaudi Supercoralli, 2018

Per leggere gli altri articoli e indizi letterari di Roberta Barbieri nella sua rubrica Vite di cartaclicca [Qui]

Top Secret consegna gratis la spesa e i medicinali. Servizio a domicilio in collaborazione con il Comune di Ferrara

Da: Made Eventi.

“Io resto a casa”. Da oggi a Ferrara restare a casa sarà un po’ più facile. Top Secret la società ferrarese di vigilanza privata, una tra le più importanti in Italia, presieduta da Matteo Mazzoni, ha infatti dato avvio, insieme al Comune di Ferrara, ad un servizio importante e solidale. Gli anziani o chi ha problemi di deambulazione, potranno ricevere a casa gratuitamente la spesa oppure i medicinali.
Come si può accedere al servizio? Chi ha necessità può chiamare il numero verde dell’Urp del Comune, appositamente attivato, formando il 800.225830, in funzione tutti i giorni dalle 8 alle 13. L’Urp a sua volta fornirà alla centrale operativa di Top Secret Vigilanza il nominativo e il telefono delle persone che hanno chiesto aiuto. Top Secret si metterà in contatto con i cittadini o le famiglie da aiutare. A questo punto queste non faranno altro che fornire la lista della spesa o le ricette per ritirare le medicine che saranno poi consegnate ai richiedenti assistenza. Entro la giornata stessa Top Secret si impegna a far pervenire quanto richiesto. E’ anche opportuno precisare, soprattutto per gli anziani al fine di rassicurarli e di evitare indebite intrusioni casalinghe, che le guardie giurate si presenteranno sempre indossando la divisa con il logo Top Secret bene in evidenza.
Il servizio è attivato in collaborazione con l’assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Ferrara, tramite l’assessore Cristina Coletti e ripetiamo è assolutamente gratuito per chi ne farà richiesta. Il servizio di assistenza domiciliare è stato autorizzato dal Comune di Ferrara, oltre che a Top Secret, alla Croce Rossa Italiana, agli Scout e all’associazione Curva Ovest.
“Abbiamo fatto una scelta di solidarietà – ha dichiarato il titolare della società, Matteo Mazzoni – invece di mettere in cassa integrazione una parte del personale, abbiamo deciso di destinarlo a questo servizio. Un servizio che offriamo alla città e che non grava in alcun modo sul Comune”. Il servizio sarà operativo da oggi e fino alla fine dell’emergenza dando così concretezza allo slogan: insieme ce la possiamo fare

Confagricoltura Ferrara: positiva la proroga dei permessi di soggiorno decretata a seguito dell’emergenza coronavirus

Da: Confagricoltura Ferrara.

“La proroga al 15 giugno dei permessi scaduti od in scadenza dal 31 gennaio scorso al 15 aprile, rappresenta una giusta risposta ai problemi sia dei cittadini extracomunitari che si trovano nelle condizioni di dover rinnovare il proprio permesso di soggiorno, sia delle aziende che diversamente si vedrebbero private della possibilità di fruire delle loro prestazioni lavorative”. E’ con questo commento che il direttore di Confagricoltura Ferrara Paolo Cavalcoli accoglie la Circolare emanata dal Ministero dell’Interno, che tenuto conto dell’emergenza Covid-19 proroga il termine di validità di tali permessi di soggiorno. “Confagricoltura ha più volte sollecitato questa misura – ricorda Cavalcoli – che arriva in un momento cruciale per l’agricoltura, con settori cardine, come quello orticolo e frutticolo, che rischiano di rimanere completamente bloccati a causa della carenza di manodopera. Nelle scorse settimane infatti, prima che i recenti decreti emanati dal Presidente del Consiglio lo vietassero, molti lavoratori hanno preferito fare rientro nei loro Paesi di origine, altri hanno già comunicato di non essere disponibili a fare ritorno nei nostri territori ed altri ancora trovano difficoltà ad attraversare determinati Paesi, per questo Confagricoltura sottolinea la necessità che l’Unione Europea crei una sorta di corridoio per permettere la mobilità di questi lavoratori all’interno della UE. Quella della penuria di manodopera è un problema che ci allarma enormemente ed è per tale motivo – conclude il Direttore di Confagricoltura Ferrara – che come Confagricoltura abbiamo richiesto all’assessore regionale al lavoro Colla di attivare quelle iniziative atte a facilitare l’interazione tra domanda ed offerta di lavoro, orientando le risorse umane che potrebbero essere disponibili (penso a settori cardine della nostra economia come quello turistico e del commercio, attualmente pressoché bloccati con dipendenti stagionali che potrebbero essere fermi al palo) verso il settore primario, che tra poco potrebbe essere alla disperata ricerca di maestranze da avviare alla raccolta di frutta, verdura, se non addirittura alle prime operazioni colturali quali il trapianto del pomodoro e la raccolta dell’asparago

Pescatore ferrarese denunciato dalla Polizia provinciale

Da: Provincia di Ferrara.

Un pescatore ferrarese è stato denunciato per non avere rispettato le disposizioni del Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) dello scorso 11 marzo, che ha stabilito misure urgenti in materia di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus.
L’operazione è stata messa a segno dalla Polizia provinciale, i cui agenti hanno pizzicato l’uomo che, lungo le sponde del canale Burana a Mizzana, in comune di Ferrara, stava pescando con tre canne e un guadino e si era recato sul posto con un furgone.
Da qualche giorno erano giunte segnalazioni al Comando degli agenti diretti da Claudio Castagnoli, sulla scorta delle quali una pattuglia ha potuto accertare la presenza sul posto di una postazione da pesca, con la presenza di due bancali e un’asse di legno, oltre a due picchetti poggia canna conficcati nel terreno.
In seguito a un secondo appostamento, il giorno seguente, gli stessi agenti hanno sorpreso l’uomo intento a pescare e a nulla sono valse le motivazioni addotte di abitare poco distante e di non essere venuto in contatto con altre persone.
È quindi scattata la denuncia per il mancato rispetto delle norme che impongono a chiunque di restare a casa durante l’intera fase di emergenza da Covid-19, a meno di esigenze indifferibili, per evitare possibili fonti di contagio.

Ricordo di un amico: Alberto Arbasino

Nella solitudine necessitata dal morbo, come un’eco fragorosa, rimbalzano le perdite di amici con cui si è condiviso percorsi di vita, non solo fisica, ma intellettuale e culturale. Così è stato per Alberto Arbasino, un ‘Maestro’, la cui estensione di pensiero e di conoscenza mi aveva potentemente attirato: scrittore, artista, musicologo, politico e soprattutto inventore di personaggi proverbiali. Nessuno può dimenticare la casalinga di Voghera e la sua interiezione “signora mia”, inno ufficiale alla presunzione piccolo-borghese. In questa polisemia di interessi resta memorabile la sua mise en scène di Carmen a Bologna, che mi rapì dove, per la prima volta in Italia, l’azione si svolge nella contemporaneità, aprendo la strada ad una moda che ha visto alcuni risultati strepitosi e altri deprecabili.

L’altro aspetto, forse il più vistoso nella carriera di intellettuale engagé, rimane la sua adesione al Gruppo ’63, ispirato da Umberto Eco che gli procurò la rottura dei rapporti con Giorgio Bassani accusato dal Gruppo di essere la Liala del Novecento. L’autore ferrarese rispose impedendo la pubblicazione presso Feltrinelli del romanzo arbasiniano. Una frattura che si compose solo dopo la morte di Giorgio Bassani, in questo frangente convinto da amici comuni.

Ma tornando al personaggio Arbasino, memorabile rimane nel ricordo l’incontro che si svolse in un convegno organizzato da Anna Dolfi e Maria Carla Papini tra il 1995 e il 1996 in due sedute che misero a confronto 11 tra i più grandi scrittori italiani del periodo; ma nel libro che attesta quegli incontri ( Bulzoni 1998) non appare il nome di Arbasino, che rifiutò il consenso alla pubblicazione. Eppure, avendo con lui svolto un intenso dialogo in quella occasione, molti amici ricordano la stessa postura che già in sé era specchio delle sue scelte. Apparve infatti con il consueto impermeabile, che faceva parte del suo, come dire, aspetto esteriore. Lo ricorda bene Marco Belpoliti nel suo articolo La frivolezza di Arbasino, apparso il 24 marzo 2020 in Doppio Zero. Nella sua performance fiorentina si palesò tenendo in una mano il pacchetto dei thé comprati ad Old England, il negozio che solo gli aristocratici, gli intellettuali, ma soprattutto i dandies frequentavano e nell’altra mano i pasticcini comprati da Giacosa altra icona fiorentina.

Ricordano pure gli amici presenti, che vi fu un gara tra chi scrive queste note e l’autore, tutta portata sul profilo scivoloso ma eccitante del dandismo. Purtroppo Arbasino non permise che venisse pubblicato il suo intervento. Il vero incontro a avvenne Ferrara nel Castello Estense dove, in un convegno assai ricco e complesso, il 2 febbraio 2006 presentammo Raffaele Manica editore del Meridiano dedicato ad Arbasino ed io il suo libro Dall’Ellade a Bisanzio, pubblicato da Adelphi. La foto che apre questo articolo ci vede tutti e tre assai contenti e potrei dire gioiosi. L’amico Manica mi raccontava proprio oggi un episodio che ci coinvolse il giorno successivo. Arbasino volle recarsi a vedere a Padova la grande mostra su De Chirico e la metafisica perciò il giorno successivo prendemmo il treno. E qui scoppiò la discussione che ancora delizia il mio amico romano. Mi racconta che fu ignorato per tutto il viaggio, perché Arbasino ed io ci immergemmo in una fitta conversazione, o meglio sfida, su chi aveva più qualità di rose e da dove provenivano. Fu un bel pari e patta!

Negli anni successivi ci si sentiva regolarmente al telefono e mi fu chiesto di scrivere due schede su due autori Filippo de Pisis e Alberto Arbasino, nientemeno che nel prestigioso Dictionnaire du dandysme. Feci le schede poi al momento di rifinire le voci secondo le regole editoriali, pressato da altre incombenze non detti seguito all’impresa. Ma questo l’ho scoperto solo dopo che ho torturato per due ore il mio tecnico, che ormai chi mi legge conosce come San Lorenzo! Gli anni trascorsero in fretta. Ci si vedeva sempre più raramente, finché si ammalò gravemente e un anno prima di morire perse anche il suo amato compagno Stefano. E a quel punto come mi dice Raffaele Manica rinunciò alla vita.
Tra le cose che ho scritto, ricordandomi della sua intelligenza, una la voglio riproporre come devoto omaggio all’amico scomparso.

“Attendo con impazienza il commento linguistico di uno tra i più grandi scrittori italiani, Alberto Arbasino, sulla disposizione prospettata dalla ministra Gelmini dell’ introduzione del grembiule a scuola, che sarà in realtà una divisa, ‘un abito quasi fashion’. Eccola la paroletta magica: anche il grembiule non dovrà avere una funzione esclusivamente egualizzatrice, ma ‘quasi fashion’, cosicchè sia la casalinga di Voghera, che la mamma alto borghese potranno, nel nome della moda, recuperare la dignità calpestata della loro prole, assolutamente contraria a rinunciare alla ‘fascion’, come allegramente si sente pronunciare da chi sembra sempre essere digiuno della terza ‘i’ ( Ricordate? Il programma della ministra Moratti sulle tre ‘i’ tra cui l’Inglese?). E mi spiace che la proposta (opinabile) sia stata espressa in un programma che tenta di porre argine e regole a una scuola sempre più avviata a un destino di irreversibile decadenza voluta, perseguita protervamente dalle disposizioni bipartisan ( non a caso la Gelmini si rifà al progetto Fioroni ), che si susseguono dal tempo della grande riforma e che hanno prodotto la situazione su cui è impostata la scuola oggi. L’ha ben individuata Antonio Scurati sulla Stampa del 2 agosto a proposito della reintroduzione del ‘sette’ in condotta o della educazione civica: “Il rischio è quello di una tremenda situazione da doppio legame. Il padre che intima al figlio “imitami!”, ma al tempo stesso, gli ingiunge “non m’immitare!”. Il risultato , come sappiamo, la schizofrenia. Personale e sociale.” Si apre di nuovo dunque il problema più urgente; quello che affannosamente ogni governo tenta di risolvere, ma che non dà soluzioni apprezzabili, proprio perché non affronta alla radice l’unico vero dilemma. Quale tipo di educazione vogliamo per i nostri figli? Umanistica, scientifico-tecnologica? O piuttosto, come dovrebbe essere, preventivamente sociale? Un’educazione che eticamente apra al comportamento sociale, quasi una necessità, per potere affrontare le varie scelte d’indirizzo a cui i giovani si avviano.
Ricordo il fascino delle divise nelle public schools inglesi ( che come si sa sono private) o in qualche raffinatissima scuola privata americana. Sono sparite. Le divise ormai dismesse anche in Inghilterra erano il segno castale di una parte della società destinata al comando. Ora si trovano, e giustamente, nei paesi poverissimi che, imponendo la divisa, danno una dignità sociale a chi sta studiando e non lo deve fare vestito di stracci. Ve lo immaginate, come sospirosamente fantastico, il direttore di una celebre maison de mode, che s’appresta a proporre la divisa ‘quasi fashion’ ai robusti allievi di una scuola tecnica o professionale in ‘pantaloni e camicie bianchi con sopra un golf blu’, o alle allieve di qualche liceo rese ‘più sexy’ – parola di stilista – da ‘gonne a pieghe o pantaloni’? Ma non hanno occhi chi propone questa irrealizzabile memoria delle neiges d’antan, mentre alla porta tra uno sfarfallio di veline e botoline si delinea il gusto della ‘fascion’ per i giovani e i giovanissimi? Ho la netta sensazione che nella proposta della giovane ministra si celi un’ansia di fare, che possa porre rimedio alla catastrofe imminente del fallimento della scuola di stato e del destino delle Università di diventare fondazioni private.
La calura estiva m’impone di tenere su un tono volutamente leggero un problema, IL PROBLEMA, che per primo dovrebbe interessarci, quasi più necessario dell’emergenza spazzatura o del conflitto d’interessi. E mi dispiace che la sinistra non senta la dovuta e morale necessità di proporre un piano d’intervento (e in questo senso il dialogo con il governo sarebbe auspicabile) sul destino dei nostri figli. Non mi piace che si scherzi sul ‘sette in condotta’ come estrema ratio per convincere al rientro in una società retta da una costituzione i giovani ribelli. Il tenue compiacimento che traspare da chi ha ricevuto sette in condotta: da Francesco Borelli a Margherita Hack, da Sandro Curzi a Alba Parietti non è concepibile. Perché non ci si domanda quanti teppisti hanno preso sette in condotta? L’immaginario del genio e della protesta si è chiuso con il ‘68. Ero un ragazzetto, 1954 terza media, ma per combattere l’ingiustizia che ritenevo mi fosse fatta, io scelto per sperimentare il nuovo cambiamento del sistema scolastico nelle famose classi X della Dante Alighieri, non ho preso il sette in condotta, ma mi sono fatto semplicemente bocciare: dieci in italiano e cinque in matematica. Pervicacemente anche a settembre. La ragione? Avevano detto alcuni professori, a mia madre che io nella vita non sarei riuscito a nulla. Meno male che ho ripetuto. Mi son letto per intero tutta l’Odissea, ho imparato a memoria il canto di Ulisse, finalmente traducevo passabilmente dal latino e non avevo bisogno di camicia bianca e golf blu, mentre con occhi pietosi (e indagatori) cercavo sotto il grembiule nero delle mie compagne quelle forme, che distrattamente lasciavano vedere tenendolo slacciato. Non escludo che queste proposte, meno naturalmente la ‘quasi fashion’, non abbiano una loro coerenza e validità. Tuttavia esse non reggono, perché ci si dimentica la condizione degli umiliati e offesi che sono naturalmente i docenti, le vere prime vittime (anche se qualche volta colpevoli) del sistema scolastico. […] “
(Ferrara, 3 agosto 2008)

 

Foto di copertina: Ferrara, 2006, Alberto Arbasino tra Raffaele Manica e Gianni Venturi in occasione della presentazione al Castello Estense del volume Adelphi Dall’Ellade a Bisanzio.

Copparo: precisazione progetto biblioteca

Da: Comune di Copparo.

Si rende opportuna una precisazione in merito al progetto approvato dalla Giunta Comunale il 3 marzo 2020: “La biblioteca a casa tua”, progetto di promozione della lettura tramite l’implementazione del servizio di prestito a domicilio rivolto ad utenti impossibilitati a recarsi inbiblioteca (anziani, disabili e persone impossibilitate a muoversi anche temporaneamente).
Il progetto, promosso dalla Biblioteca comunale “A. Frank”, in collaborazione con due volontari del Servizio Civile Universale, avrebbe dovuto partire in aprile con durata annuale. Non era contingente all’emergenza COVID-19, come poteva essere interpretato dato che la sua approvazione è stata immediatamente antecedente la data di emanazione delle prime ordinanze di contenimento, e potrà partire non appena sarà rientrata l’emergenza sanitaria, per non mettere a rischio collaboratori e utenti.
Nel frattempo vi ricordiamo che è possibile rimanete in contatto con la Biblioteca scrivendo a biblioteca@comune.copparo.fe.it

La Regione sostiene l’agricoltura dell’Emilia-Romagna.

Da: Regione Emilia Romagna.

Liquidazioni in tempo record per il comparto ortofrutticolo e domanda unica. Le proroghe dall’1 al 23 aprile per le varianti ai lavori eseguiti nelle campagne 2017-2018, 2018-2019 e 2019-2020 e dal 31 maggio al 22 giugno per il fine lavori le domande di pagamento a saldo

Liquidità e proroghe. La Regione interviene anche oggi a sostegno dell’agricoltura della Emilia-Romagna, provata dall’emergenza Coronavirus, dopo aver pubblicato due giorni fa il bando per le aziende agricole montane, finanziato con 12,6 milioni di euro e aver promosso semplificazioni per la richiesta di carburanti agricoli (Uma).

Attraverso Agrea, l’agenzia per i pagamenti in agricoltura, la Regione ha infatti liquidato in meno di un mese oltre 55 milioni di euro (55.683.615) ai beneficiari di diversi canali di finanziamento (Domanda Unica, Ocm, Psr) per un totale complessivo di oltre 2.400 mandati di pagamento elaborati.

E sono in arrivo una serie di proroghe nel settore vitivinicolo, decise sempre da viale Aldo Moro, per andare incontro alle richieste degli imprenditori agricoli, in questo periodo alle prese con grosse difficoltà di approvvigionamento dei materiali di base (pali, fili, barbatelle, ecc.) e reperimento della manodopera necessaria a proseguire e portare a termine i lavori iniziati nell’ambito degli interventi per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, grazie ai finanziamenti europei.

“Diamo liquidità alle imprese in un momento di difficoltà, accelerando il più possibile i pagamenti e proroghiamo le scadenze dove si può per dare più tempo alle aziende per organizzarsi- sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi-. Queste proroghe rappresentano una prima, parziale, risposta che come Regione abbiamo ritenuto di dare alle richieste di rinvio di numerose scadenze e adempimenti. Richieste espresse dagli operatori del settore nell’ultima riunione della Consulta agricola dedicata al vitivinicolo, in considerazione del difficile momento. Siamo determinati a continuare il pressing nei confronti del ministero dell’Agricoltura affinché conduca una serrata trattativa con la Commissione europea per ottenere deroghe più ampie ai regolamenti comunitari, in particolare per consentirci di liquidare gli aiuti dell’Ocm vino sulla base dei controlli amministrativi, derogando dai controlli in loco, oggi impossibili”.

E analoghe richieste di deroga indirizzate ad erogare gli aiuti sulla base dei soli controlli amministrativi, evitando i sopralluoghi presso le aziende, riguardano altre linee di finanziamento quali domanda unica, misure Psr, Ocm ortofrutta.

“Al tempo stesso- continua l’assessore- continuiamo a stringere sulle liquidazioni e stiamo proseguendo il lavoro di ricognizione relativo agli altri bandi del Programma regionale di sviluppo rurale, in stretta collaborazione con le rappresentanze del mondo agricolo, per valutare altri eventuali provvedimenti di proroga, nel caso si rendessero necessari”.

Le proroghe

La Regione ha disposto il rinvio di una serie di scadenze e adempimenti legati ai bandi varati negli anni scorsi e non ancora del tutto chiusi. Anzitutto è stata prorogata dall’1 al 23 aprile 2020 la scadenza per presentare la richiesta di variante al cronoprogramma dei lavori per gli interventi ammessi a contributo relativi alle campagne 2017-2018, 2018-2019 e 2019-20. In secondo luogo, sempre per le stesse tre campagne, slitta dal 31 maggio al 22 giugno 2020 il termine per il fine lavori (nuovi impianti, impianti irrigui su vigneti esistenti, ecc.).

Ancora, viene prorogato al 22 giugno 2020, sempre per le tre campagne 2017-2018, 2018-2019 e 2019-2020, anche il termine per presentare le domande di anticipo, pagamento a saldo e svincolo fideiussione. Invece resta confermata per il 31 luglio prossimo la scadenza per la domanda di fine lavori e contestuale richiesta di svincolo della fidejussione per la campagna 2016/2017.

L’assessorato regionale all’Agricoltura, nell’ambito dell’ultima riunione della Consulta, ha inoltre sollecitato le organizzazioni agricole e cooperative a presentare al più presto eventuali proposte di modifica al nuovo bando in gestazione per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti relativo alla campagna 2020-2021, previsto tra fine marzo e inizio aprile. /G.Ma

Terminati i lavori di ripresa frane sulla Sp 19 a San Biagio di Bondeno e riapertura al traffico sul tratto stradale

Da: Provincia di Ferrara.

Il Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara ha terminato i lavori di ripresa frane al chilometro 3,500 sulla Sp 19 Bondeno-Ferrara in località San Biagio e pertanto, da martedì 24 marzo, è stato riammesso il normale transito veicolare.
È la decisione presa dalla Provincia, con un provvedimento di revoca dell’ordinanza emessa lo scorso 3 marzo, proprio per consentire l’avvio del cantiere per il ripristino delle condizioni di sicurezza, lungo il tratto viario che costeggia il canale Cittadino.

Curia e Mosso: chi ha ragione?

Da: Adelmo Rossini.

Leggo con incredulità la “nota” della Curia, molto “piccata” per le affermazioni di Alcide Mosso.
Siamo seri : la Diocesi non poteva essere all’oscuro dell’arrivo dei feretri e sta mendicando scuse poco credibili per giustificare il proprio comportamento. Chi avrebbe impedito a un religioso di buona volontà di presenziare all’arrivo delle salme? In tempi di emergenza ci voleva l’invito in carta bollata per Sua Eccellenza? La Curia accusa Mosso di “pregiudizio ideologico”. Ma come si permette? A parte il fatto che vorrei invitare l’estensore della nota a ricordare l’ammonimento evangelico (“Non giudicate e non sarete giudicati”) mi sembra che il pregiudizio, evidentemente, ce l’abbia Mons. Perego, a mio parere ispiratore della nota inutilmente e poco cristianamente polemica e velenosetta,che invece di replicare con toni pacati ad una legittima richiesta di chiarimenti ha approfittato dell’occasione per “vendicarsi” delle critiche che, in passato, gli sono state rivolte – con pieno fondamento,a mio modesto parere, ma qui siamo sul terreno dell’opinabile – da Alcide Mosso.

Purtroppo non sarebbe la prima volta (vedi il caso “Sacra Famiglia”) che Mons. Perego, il quale ostenta la sua tolleranza e il suo spirito democratico – si dimostra allergico alle critiche, specie se rese pubbliche e riportate dai media cittadini.

Rammento infine che anche Deanna Marescotti (già “assessora” con il sindaco Tagliani ed esponente della sinistra) si è posta lo stesso interrogativo di Mosso, chiedendosi, dinanzi all’arrivo dei feretri : “Perchè invece manca un prete?”(1)

Caro Mons. Perego, risponda alla mia domanda : anche la Marescotti è condizionata dal “pregiudizio ideologico”? O non è forse Lei ad avere un pregiudizio ideologico nei confronti del consigliere leghista?

Donazione ad Arcispedale S. Anna di Cona

Da: Fiab.

Il Consiglio direttivo di FIAB Ferrara riunito in via telematica martedì 24 marzo 2020 ha deliberato di donare una fornitura di presidi medicali monouso all’Arcispedale S. Anna di Cona per un importo di 500 €. Questo vuole essere un piccolo aiuto e un ringraziamento per il lavoro degli operatori sanitari che ogni giorno sono in prima linea contro la diffusione del Covid-19.

Ogni singolo socio potrà, se lo desidera, implementare questa cifra facendo un versamento sul conto corrente bancario di FIAB Ferrara iban IT93H0538713007000000002166
Bper Banca Spa – agenzia 6 – Ferrara.

Causale: Donazione S. Anna, Covid19

Se sei intenzionato a contribuire ti chiediamo di fare il versamento preferibilmente entro il 31/03 e di inviare mail a: fiabferrara@gmail.com scrivendo semplicemente:
Effettuato versamento S. Anna.

Stiamo interpellando fornitori di presidi medicali per poter concretizzare al più presto la nostra iniziativa.

Grazie

a tutti i soci che vorranno contribuire e a quelli che rimanendo a casa aiutano tutti a limitare il contagio.

#iorestoacasa

I DIALOGHI DELLA VAGINA
Gli strati allo specchio

Sottili, di spessore o stratificati? Un lettore racconta lo specchio a cui si è trovato di fronte.

Gli strati allo specchio

Cara Riccarda,
ci sono persone che ti sembrano leggere, poi ti accorgi che hanno diverse stratificazioni, molte delle quali non sono ammesse e rimbalzano su di te come se fossi tu la causa. C’è chi ha un problema, non lo riconosce, lo stratifica su stesso e dà la colpa agli altri. Gli stratificati si manifestano quando il rapporto si fa più stretto, quando si diventa coppia: lì accade la messa a nudo di chi siamo. In pochi hanno voglia di mettersi allo specchio e capire fin dove arrivano, per me non è stato facile accettare fin dove arrivavo, ma si può fare.
Nicola

Caro Nicola,
lo specchio di noi che gli altri ci rimbalzano è terribile: una rifrazione che ci disturba, però si può scegliere se spegnere la luce o guardarla meglio quell’immagine.
Sono d’accordo con te, la coppia è lo spazio della verità. Per coppia non intendo la breve compagnia che ci si fa in un alcuni momenti della vita, intendo la continuità in cui non esiste volatilità.
Hai ragione, in pochi hanno voglia di mettersi allo specchio, di farsi scalare, di vedere, anche attraverso l’altro, fin dove arrivano o, spesso, non arrivano.
Riccarda

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

PER CERTI VERSI
Frammenti d’Italia (seconda tappa)

La descrizione, frammento dopo frammento, di un paese meraviglioso…
Ma questo paese è il nostro paese!
E proprio questa intensa opera lirica dà la misura della bellezza incomparabilmente varia di una terra ammirata e invidiata da tutti eppure, forse proprio per questo, denigrata da molti.
In un’Italia che in questa drammatica emergenza rischia d’andare in pezzi, ma che – ne sono convinto – saprà riemergere più forte e coesa di prima, è forse arrivato il momento per noi tutti di comprendere quanta fortuna significhi esservi nati e cresciuti, nonché l’onore d’esserne figli. Scopriamolo scrutandone i frammenti nell’omaggio poetico di Roberto Dall’Olio che, per quattro settimane, si rinnoverà ogni domenica e ogni mercoledì.
Buona lettura e buon viaggio.

Carlo Tassi

FRAMMENTI D’ITALIA

X

una pittura
che s-colpisce

XI

il classico
querela
il romantico
la nostalgia
ammalia
lo splendore

XII

Tu hai dietro
l’arte
della memoria
colori di marmo
cieli di vetro

XIII

la tua
antichità lucente
scura
prenatale
soggiace
alla cattura
dell’Italia rinascimentale

XIV

L’Italia
che perdura
forma

XV

culla del tempo
soggiorno di bellezza
apparsa rugiada
dopo la brezza
di Gea e Urano

XVI

pennello d’oltralpe
che incedi
sul terrazzo del mondo
ne dipingi il segreto

XVII

le sue
fattezze eterne
così fragili
così delicate
da spaventare
la morte

vai alla prima tappa

vai alla terza tappa

ALLA FINE, QUALE DEMOCRAZIA RIMARRA’?
Due virus e due emergenze a confronto: Covid-19 e Terrorismo

Le immagini di piazze e strade svuotate dal Covid-19, dove, ogni tanto, si vedono forze dell’ordine che, con diverse modalità, controllano spicchi di territorio fermando passanti e automobilisti, mi rimandano alla primavera del ’78.
Era l’inizio di aprile. Mi trovavo a Roma per alcuni giorni, per la Direzione Nazionale dei giovani delle ACLI. La prima sera, con alcuni amici veneti e romani, siamo usciti per mangiare qualcosa in un’osteria. Le strade del centro erano deserte, un silenzio spettrale. Girato l’angolo di un incrocio di Via Nazionale, ci siamo quasi scontrati con un gruppetto di soldati di pattuglia che camminavano nel mezzo della strada. Eravamo in pieno rapimento dell’on. Aldo Moro e il ‘virus del terrorismo’ si stava espandendo, facendo proseliti e, purtroppo, numerose vittime. Si cercavano covi clandestini, persone ‘infettate’ dal terrorismo, si cercava di liberare l’ostaggio Moro.

Oggi sappiamo una verità molto differente ma non ancora compiuta. Nonostante numerosi processi, commissioni e soprattutto importanti e approfondite indagini giornalistiche, mancano alcuni tasselli fondamentali che possano fare chiarezza su quell’epidemia politica, sugli ‘untori’ (e mandanti), sui diversi aguzzini.

L’emergenza virale che stiamo subendo in questi giorni, per essere vinta ha bisogno di comportamenti responsabili di tutti noi italiani, di lunga o breve appartenenza a questo amato/non amato Paese. Un Paese fatto di comunità dove il triste tributo di vittime è doloroso e sempre inaccettabile. Anche se sembra impossibile, vanno evitate altre ‘unzioni’ di comodo per trarre qualche temporaneo beneficio politico e, soprattutto, c’è bisogno di tempo per far sì che la ricerca scientifica trovi il vaccino che ci porti fuori da questa pandemia.

Diverso è lo scenario per quanto riguarda il 42esimo anniversario della morte dei componenti della scorta e del rapimento e uccisione di Moro, che ricorre in questi giorni. Il fattore tempo, per chi scrive queste brevi note ed è convinto che la parte più indicibile non sia stata svelata, sembra giocare a sfavore. Più ci si allontana dai fatti e meno testimoni restano. Mi si potrà obiettare che ci sono i documenti, le carte, ma ci dovrà essere qualcuno o qualcosa che ti permetta di poterle ‘leggere’ con cura ed intelligenza. La storia degli Anni di Piombo e delle Stragi di Stato è in gran parte una pagina vuota, un buco ancora da riempire di verità.

Molti si ricorderanno che, a suo tempo, una vulgata molto gettonata affermava che i corpi e gli ambiti infetti/infedeli erano stati debellati, sconfitti. Migliaia e migliaia di pagine dissero che il terrorismo, ‘il virus’, era stato sconfitto grazie alla politica della fermezza. Tutto si era risolto per il meglio, si diceva. La cura era stata efficace e la democrazia ne era uscita rafforzata. Una democrazia fatta di rinunce quotidiane anche dure, importanti, fatte per il bene del Paese.
Il giornalista e studioso Giovanni Fasanella, che ha scavato molto fra quelle carte, nei giorni scorsi sui social ha detto che il Caso Moro non fu solo una ’influenza’ e, se portò lo Stato a sconfiggere il “Partito armato’, a disarticolarlo: “vacillò, però, di fronte a un partito più potente, quello della ‘morte politica’ di Aldo Moro, il suo uomo più lucido […] e da allora il Paese è scivolato inesorabilmente verso il baratro”. Un virus che non ci ha aiutati ad uscire dall’emergenza.

Anche in queste settimane, di fronte al Covid-19, le rinunce sono tante. Vengono chiusi molti luoghi della produzione, della socialità, dell’istruzione, dello stare e fare assieme. La democrazia sembra tenere, anche se molte libertà e molti diritti sono messi in sordina. Rimangono però sul tappeto molte domande aperte. Le persone che oggi perdono il lavoro avranno davvero il sostegno delle comunità in cui vivono, delle forze politiche e sociali, del Governo, per ritrovare una nuova stabilità economica? E, alla fine dell’emergenza, quale democrazia rimarrà? Questa situazione avrà fatto ritrovare a tutti noi il senso di essere parte di una comunità, oppure non ci avrà insegnato niente?

Immagine della cover: di Beppe Briguglio, Patrizia Pulga, Medardo Pedrini, Marco Vaccari http://www.stragi.it/index.php?pagina=associazione&par=archivio, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4490241

 

Camera di Commercio: “Lavorare per ripartenza”

Da: Camera di Commercio.

E’ già disponibile per le imprese, su registroimprese.it, la visura gratuita online per l’individuazione del proprio codice Ateco, primario e secondario. Informazioni, di primaria importanza alla luce delle categorie individuate dai Decreti dell’11 e del 22 marzo 2020, alle quali è possibile accedere cliccando, nella lista dei risultati, sulla ricorrenza di interesse e accedendo alla pagina di Dettaglio Impresa. Aziende, inoltre, che avranno così anche il modo di riconvertire le proprie produzioni in questi momenti di emergenza sanitaria per mantenere posizioni sui mercati, trovare nuovi clienti, lavorare con i propri fornitori o, purtroppo, anche solo per sopravvivere.

“Una fonte istituzionale garantita dalla legge, quale è oggi il Registro delle Imprese, si arricchisce di un nuovo servizio per accompagnare in questi momenti così drammatici le imprese, che faranno fatica a sopravvivere alle prossime settimane”. Così il presidente della Camera di Commercio, Paolo Govoni, che ha aggiunto: “Le Autorità europee e nazionali devono lavorare insieme per elaborare un piano che stabilizzi la situazione economica e assicuri un’adeguata liquidità al sistema. Bisogna mantenere le imprese a galla e salvaguardare i posti di lavoro durante questo periodo di inevitabile rallentamento economico. Perché nonostante gli sforzi che imprenditori stanno facendo i necessari provvedimenti che limitano la socialità stanno avendo una forte ricaduta su produttività, spesa e investimenti”.

COSA è IL CODICE ATECO
Il codice Ateco è una combinazione alfanumerica che identifica una ATtività ECOnomica. Le lettere individuano il macro-settore economico mentre i numeri (da due fino a sei cifre) rappresentano, con diversi gradi di dettaglio, le specifiche articolazioni e sottocategorie dei settori stessi. Con i codici Ateco viene pertanto adottata la stessa classificazione delle attività economiche per fini statistici, fiscali e contributivi, in un processo di semplificazione delle informazioni gestite dalle pubbliche amministrazioni ed istituzioni.

COME è FATTO UN CODICE ATECO
Le attività economiche vengono raggruppate con dettaglio crescente secondo: Sezioni –Divisioni –Gruppi – Classi – Categorie – Sottocategorie

A COSA SERVE IL CODICE ATECO
Il codice Ateco è necessario per l’apertura di una attività imprenditoriale e per una nuova partita IVA. In questo caso, infatti, occorre comunicare all’Agenzia delle Entrate la tipologia dell’attività che intendiamo svolgere. Contemporaneamente, il contribuente dovrà presentare la DIA (Dichiarazione di Inizio Attività), sempre in relazione all’attività economica di riferimento e, quindi, al suo codice Ateco.

Bondeno: Ferrocolor dona 700 mascherine

Da: Comune di Bondeno.

Settecento mascherine donate al Comune e a disposizione di altre attività commerciali di vicinato. Ferrocolor ha voluto donarle all’ente locale, rinunciando a venderle in proprio, per consentire ai tanti negozi rimasti aperti anche in questa situazione di crisi di poter lavorare in sicurezza. “Le mascherine di protezione erano state ordinate da tempo dal negozio gestito dalla famiglia Ferrari – spiega il sindaco facente funzioni, Simone Saletti –. I proprietari, però, hanno voluto donarle al Comune in modo da distribuirle a tutte le altre attività commerciali che devono rimanere aperte: dagli alimentari, alle farmacie, soltanto per fare alcuni esempi. Inoltre, una parte sarà riservata alle persone in stato di necessità. Vedremo di gestire una quota di mascherine per le persone in situazioni particolari attraverso i servizi sociali”. Il motivo del dono al Comune, a scapito di una remunerativa vendita diretta, è molto semplice: “si è voluto evitare che i cittadini ne facessero incetta – assicura Saletti – perché l’invito a tutti è quello di uscire il meno possibile. Distribuire le mascherine ai negozi, invece, è un modo per assicurare idonee misure di sicurezza a chi lavora ed aiutare la comunità. Di questo siamo grati a Ferrocolor”. Il sindaco facente funzioni si è recato nella mattinata di martedì 24 marzo alla Ferrocolor, per incontrare Andrea, Lorenza e Isabella Ferrari, per questa straordinaria donazione. Nei prossimi giorni, i negozi del territorio saranno provvisti delle nuove mascherine in corso di distribuzione. “Un altro segno tangibile del fatto che la comunità è in grado esprimere il meglio di sé nell’emergenza – conclude Simone Saletti – come accaduto durante le fasi del post-terremoto”.

La Lega chiede un protocollo d’intesa e un fondo per agevolare la produzione di mascherine protettive

Da: Lega Emilia Romagna.

“Per permettere alle aziende di convertire la propria attività e produrre mascherine serve una verifica rapida sulla qualità del prodotto e un fondo regionale: i costi della certificazione non possono ricadere sugli imprenditori. E’ assurdo che sia il singolo imprenditore a doversi accollare le spese, peraltro ingenti, delle analisi necessarie ad ottenere il via libera alla produzione, così come è inaccettabile che i tempi di attesa vadano, in certi casi, oltre le due settimane. La Regione deve istituire un fondo regionale per coprire i costi delle prove tecniche di conformità per chi vuole avviare nuove produzioni e deve stilare un protocollo di intesa con l’Istituto Superiore di Sanità e l’Inail per abbreviare i tempi di risposta dei laboratori di analisi. Siamo in piena emergenza, i cittadini sono i primi a pagare le gravi carenze della sanità nazionale e non si può pensare di far pesare su di loro anche i costi di una mala gestione”.

Il consigliere regionale leghista Fabio Bergamini ha scritto ieri una lettera accorata al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, chiedendo che l’ente di viale Aldo Moro accolga la proposta di un protocollo d’intesa urgente tra Regione, Istituto Superiore di Sanità e Inail al quale deve aggiungersi la creazione di un fondo regionale a sostegno delle aziende che vogliono riconvertire la propria attività per la produzione di mascherine o altri Dpi.

“L’emergenza Coronavirus ci impone di dare rapidamente risposte alle aziende che intendono mettere in produzione mascherine protettive: tante realtà del territorio ci hanno contattato segnalando difficoltà nell’affrontare il percorso per la conversione della produzione sia in termini burocratici che economici. A quanto risulta dalle segnalazioni gli adempimenti richiedono passaggi tutt’altro che semplici, con tempi lunghi e con costi economici che, complessivamente, possono arrivare a qualche migliaio di euro – spiega Bergamini –. Si tratta di difficoltà che scoraggiano chi con senso civico e buona volontà vorrebbe mettersi a servizio delle prime necessità del Paese e tutto questo accade mentre gli operatori che garantiscono servizi essenziali sono costretti a lavorare a contatto con le persone, in piena emergenza con il rischio di non essere dotati dei dispositivi di sicurezza. Raccogliamo, in tal senso, le sollecitazioni dei sindaci, ed in particolare del primo cittadino di Ferrara, Alan Fabbri: la Regione si attivi subito per dare risposte”.

“E’ urgente la creazione di un fondo regionale apposito – aggiunge il consigliere – per abbattere i costi necessari alle aziende ed ottemperare alle varie norme tecniche (Uni, En, Iso; ndr) ed è indispensabile accompagnare le aziende in un percorso che le aiuti ad individuare i giusti parametri in modo che i dispositivi di protezione prodotti possano superare, in tempi celeri, i test previsti dalle attuali normative. Un protocollo d’intesa tra le parti (Regione, Iss, e Inail) potrebbe agevolare la rapida verifica delle nuove produzioni”.

“Nonostante le promesse di un percorso semplice per la conversione le aziende sono disorientate dalle difficoltà burocratiche che incontrano e dai costi importanti che sono chiamate a sostenere e chiedono invece risposte urgenti – conclude –. Non c’è più tempo da perdere, dobbiamo correre ai ripari per mettere in sicurezza chi lavora quotidianamente per il bene della comunità”.

27 Marzo: festival Crossroads, Giovanni Guidi in concerto (diretta FB e televisiva)

Da: Organizzatori.

L’appuntamento è per venerdì 27 marzo alle ore 18:30, quando l’esibizione in piano solo di Giovanni Guidi, giovane talentuoso pianista pupillo di Enrico Rava, sarà fruibile in diretta dalla pagina facebook di Crossroads, il festival itinerante organizzato da Jazz Network e dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna (https://it-it.facebook.com/CrossroadsRavennaJazz/). Crossroads darà così il suo contributo all’iniziativa #laculturanonsiferma della Regione Emilia-Romagna.

La diretta streaming sarà visibile in diretta anche su Lepida TV (canale 118 del digitale terrestre e canale 5118 di Sky, visibile solo in Emilia-Romagna), sul portale Emilia-Romagna Creativa (www.emiliaromagnacreativa.it), sul sito di Lepida TV (www.lepida.tv), sul canale YouTube Lepida TV OnAir, sulla pagina facebook di Emilia-Romagna Music Commission (www.facebook.com/EmiliaRomagnaMusicCommission), oltre che sulla pagina personale di Guidi (https://it-it.facebook.com/GiovanniGuidiJazz/).

“Sarà tutto in diretta – spiega Giovanni Guidi – suonerò e potremo parlare. Non sarà come stare insieme, ma ci sentiremo più vicini. Personalmente avevo in calendario una bella serie di concerti in giro per l’Italia e all’estero, appuntamenti che sono stati cancellati o rimandati a data da definirsi. Ho pensato quindi che il modo migliore per tenersi in contatto fosse andare nei Festival collegandomi in rete, in attesa di poter ricominciare a condividere questi momenti insieme, vicini, guardandoci negli occhi e stringendoci le mani a fine concerto”.

“In queste settimane – continua Guidi – tutti noi siamo stati chiamati a cambiare drasticamente le nostre abitudini, a fare dei sacrifici, come continuare a lavorare rischiando la propria incolumità per il bene di tutti, per permettere al Paese di andare avanti e affrontare questa drammatica urgenza. Penso al personale medico o agli operai nelle fabbriche. O come, dall’altro lato, non poter affatto lavorare, trovarsi a rinunciare non si sa per quanto tempo a svolgere la propria professione. È il caso di noi lavoratori dello spettacolo. E se da una parte ci sono artisti che possono vivere di rendita, dall’altra c’è la stragrande maggioranza di operatori che vivono una quotidianità precaria e che ora saranno chiamati ad affrontare questa nuova ennesima sfida”.

Crossroads contribuisce inoltre alla campagna di raccolta fondi per l’emergenza coronavirus istituita dalla Regione Emilia-Romagna. Le donazioni possono essere fatte con versamento sul conto corrente IT69G0200802435000104428964 intestato ad Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell’Emilia-Romagna, indicando in causale “Crossroads #laculturanonsiferma”.

Dopo l’esibizione per Crossroads, il Digital Tour di Guidi sbarcherà con contenuti musicali sempre diversi sulle pagine social di Empoli Jazz (domenica 29 marzo alle 12), della Cantina Bentivoglio di Bologna (giovedì 2 aprile alle 21, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e Lepida TV), del Piacenza Jazz Fest (domenica 5 aprile alle 11:30) e dell’Artusi Jazz Festival di Forlimpopoli (mercoledì 5 aprile). Altre date si stanno via via aggiungendo: possono essere consultate in continuo aggiornamento su: https://www.facebook.com/GiovanniGuidiJazz/

Floricoltura: anche a Ferrara perso il 60% del fatturato in poche settimane

Da: CIA Ferrara.

I produttori hanno chiesto alla ministra Bellanova misure a sostegno del settore e liquidità per pagare i fornitori, ma intanto i fiori vanno al macero e molte aziende faranno fatica a risollevarsi

FERRARA, 24 marzo 2020 – L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio il settore florovivaistico, che nel nostro paese conta 24mila aziende con un fatturato di 2,5 miliardi, pari al 5% dell’intera produzione agricola nazionale. Cia – Agricoltori Italiani Ferrara lancia l’allarme per la situazione dei produttori sul territorio che saranno presto costretti a mandare al macero migliaia di piante fiorite e fiori, perché lo stop arriva in un periodo in cui si genera il 60-65% del fatturato. A spiegare in dettaglio la situazione Michele Boarini, produttore ferrarese di Cia Ferrara, che dal suo impianto di 15.000 mq a Voghiera produce ed esporta fiori e piante ornamentali in vaso.

“La situazione è tragica – spiega Boarini – soprattutto per i produttori di fiori e piante ornamentali, perché anche se il settore florovivaistico fa parte delle attività agricole consentite, di fatto noi abbiamo perso tutti i canali distributivi, visto che i fiori non sono considerati un bene “essenziale”. Gli sbocchi commerciali abituali sono la Grande Distribuzione che in questo periodo non ha rifornito i reparti dove vende fiori e piante per fare spazio ai generi alimentari; i garden center e i negozi al dettaglio che sono chiusi da qualche settimana e i mercati esteri anch’essi bloccati. In generale non c’è, giustamente, mobilità delle persone – continua Boarini – ed è completamente precluso anche il canale delle cerimonie che in aprile e maggio è uno sbocco commerciale importantissimo e il turismo, perché in questo periodo le località balneari iniziano ad abbellire il verde pubblico, stabilimenti balneari e strutture di ricezione. Per quello che riguarda la mia azienda, ma credo che la situazione sia identica ovunque, sarò costretto a distruggere migliaia di piante fiorite già pronte per la distribuzione che rimarranno invendute, anche per fare posto a nuove produzioni, sperando che la situazione migliori velocemente e i canali distributivi riaprano. Questa crisi si ripercuoterà su tutta la filiera, penso ad esempio a chi fornisce le materie prime necessarie alla produzione, perché se le aziende non otterranno liquidità immediata non riusciranno a pagare i fornitori. E per ottenere credito serve presentare tanta documentazione e molte banche sono in difficoltà a gestire l’emergenza, quindi non si tratta di un percorso veloce come sarebbe necessario in questo momento. Il risultato è che molte aziende non ce la faranno e saranno costrette a chiudere, trascinando l’intera filiera nel baratro”.

Cia-Agricoltori Italiani, insieme all’associazione Florovivaisti Italiani ha già fatto una forte pressione sulla ministra Bellanova per l’istituzione di un fondo specifico per rispondere alla crisi del mercato e al mancato reddito. Per sostenere il comparto, oltre ad una specifica campagna nazionale per rilanciare i consumi, hanno chiesto inoltre anche una moratoria su mutui, finanziamenti e pagamenti, la cassa integrazione per lavoratori in deroga alle regole attuali, il rinvio del pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte, il sostegno al reddito per i soci produttori delle cooperative. La ministra Bellanova si è detta disponibile intanto al ripristino dell’apertura dei punti vendita delle aziende florovivaistiche, anche se manca ancora la comunicazione ufficiale e comunque si tratta di un provvedimento che non può colmare la grave perdita di reddito delle aziende più grandi e strutturate che esportano all’estero i loro prodotti.

Ricostruzione post sisma. Tempi più flessibili per la conclusione dei lavori e rendicontazioni per iniziative e progetti di rivitalizzazione dei centri storici

Da: Regione Emilia Romagna.

Il presidente della Regione e commissario, Stefano Bonaccini, ha firmato un’ordinanza che introduce per cittadini, imprese e Comuni modifiche nella disciplina dei termini entro i quali devono essere presentate le richieste di proroga dei termini di conclusioni dei lavori. La disposizione è stata introdotta in conseguenza delle misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19

Deroghe ad hoc per i progetti, presentati e finanziati, finalizzati a realizzare attività in grado di rivitalizzare i centri storici dei 30 comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 e ancora ricompresi nel cosiddetto cratere.

È questa la principale disposizione contenuta in una Ordinanze (la n. 5 del 23 Marzo 2020) firmata da Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e Commissario delegato per la Ricostruzione che va a introdurre modifiche nella disciplina dei termini entro i quali devono essere presentate le richieste di proroga dei termini di conclusioni dei lavori. La disposizione è stata introdotta in conseguenza delle misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Per effetto dell’Ordinanza, saranno accettate ed esaminate, oltre alle richieste già presentate nel rispetto dei termini previsti nei bandi anche tutte le richieste presenti e future, presentate anche al di fuori dei suddetti termini. Nel ricordare che le richieste devono sempre essere trasmesse tramite la piattaforma Sfinge 2020, si evidenzia, comunque, che per quanto attiene a tutti gli altri aspetti legati alla realizzazione dei progetti, è fatto salvo quanto stabilito nei bandi.
Chi dovesse avere già realizzato e concluso il progetto ammesso a finanziamento, inoltre, potrà procedere alla presentazione della rendicontazione delle spese secondo le modalità e i termini definiti dai bandi stessi.

Gli interventi realizzati
Le misure previste per la rivitalizzazione dei centri storici dei comuni più colpiti dagli eventi sismici, fino a oggi, hanno finanziato 487 progetti con un investimento previsto di oltre 41 milioni euro e contributi concessi per circa 30 milioni di euro. È in fase conclusiva la valutazione di 276 progetti presentati sulla finestra del bando straordinario, con il quale saranno concessi ulteriori 12 milioni di euro di contributi a fronte di circa 24 milioni di euro investimenti previsti.

L’ordinanza è consultabile sul sito www.regione.emilia-romagna.it/terremoto nella sezione “Atti per la ricostruzione”, e sarà pubblicata sul Bollettino ufficiale telematico della Regione Emilia-Romagna (Burert).