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Mese: Marzo 2020

Coldiretti: non solo virus, ma è anche strage gelo nei campi

Da: Coldiretti Ferrara.

Repentino abbassamento della temperatura sottozero provoca danni a frutta e verdura in tutta Italia. Monitoraggio già avviato per rilevare le situazioni più gravi.

L’improvviso abbassamento delle temperature che sono scese anche di molti gradi sotto lo zero per diverse ore ha provocato gelate estese nei campi coltivati da Nord a Sud della Paese con pesanti danni a frutta e verdura, in grande anticipo per effetto di un inverno bollente. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenzia una situazione di difficoltà a macchia di leopardo lungo la Penisola con i danni più gravi dalla Lombardia all’ Emilia Romagna, dal Veneto alla Puglia per l’arrivo della perturbazione dall’Europa sud orientale con il ritorno della neve dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento.

Alcuni alberi di pesco, albicocco e mandorlo hanno addirittura già i frutticini, ciliegi e susini sono in fiore e tra i filari di pere, mele e kiwi ci sono le gemme pronte che sono state intrappolate dal ghiaccio e bruciate dal freddo mentre – sottolinea la Coldiretti – nei campi gravi danni si contano per le primizie di stagione dai carciofi agli asparagi, dalle bietole alle cicorie fino ai piselli. Ma è allarme anche per 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale che sono state ingannate dal caldo e sono uscite dagli alveari ed ora rischiano di subire pesanti perdite. Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

Anche nella nostra provincia si segnalano temperature al di sotto dello zero e quindi la preoccupazione per i possibili danni ai fiori di albicocco, pesco e ciliegio e per le verdure a foglia ancora in campo, oltre che per i primi turioni di asparago e le piantine di barbabietole in fase di emergenza.

Coldiretti invita i propri soci a segnalare i danni rilevati, anche con documentazione fotografica, prima di tutto alla propria compagnia assicurativa ed in secondo luogo agli uffici dell’organizzazione agricola con l’invio di email descrittive del danno subito.

La fragola Flavia* nelle testimonianze di due produttori dell’area di Policoro (Basilicata)

Da: Consorzio Italiano Vivaisti.

La fragolicoltura trova in Basilicata, in particolare nell’areale di Policoro, un’area altamente specializzata.
Molte aziende stanno testando con grande interesse le varietà brevettate dal CIV, in particolare la cultivar Flavia* caratterizzata da precocità, vigoria media e frutti esterni alla chioma facili da raccogliere, elevata resistenza ad oidio ed alle malattie fogliari e radicali in generale, sapore eccellente, molto dolce, con bassa acidità e alta percentuale di frutti di qualità extra. Adatta anche a terreni stanchi, ha dimostrato buona adattabilità alla pratica del ristoppio ed alla coltivazione biologica o a basso impatto ambientale.
Il CIV ha chiesto a due produttori della zona di Policoro una testimonianza diretta.
Il primo produttore, Salvatore Santorsola, quest’anno per la prima volta ha deciso di coltivare nella propria azienda di famiglia la varietà Flavia*, che già aveva monitorato ed osservato negli anni scorsi, nella sua attività parallela di agronomo consulente tecnico in diverse aziende locali. Attualmente Santorsola ha in produzione 34.000 piante. “Flavia* dimostra di essere una varietà vigorosa che raggiunge rapidamente uno sviluppo equilibrato in termini vegeto-produttivi, garantendo una precoce e costante messa a frutto. La varietà esprime una buona adattabilità a condizioni pedo-climatiche differenti e non sempre ottimali, confermando di essere una valida scelta se si considera l’eterogeneità dei nostri suoli e l’andamento climatico anomalo degli ultimi anni”, dice Santorsola. Circa la fisionomia della pianta aggiunge: “L’architettura della pianta è caratterizzata da una disposizione ottimale nello spazio degli organi epigei consentendo di ottimizzare l’utilizzo della luce, l’aereazione, le operazioni di raccolta e non meno importante l’efficienza dei trattamenti fogliari. Questi elementi associati ad una spiccata rusticità riducono l’incidenza di fenomeni di marciume dei frutti e più in generale delle principali malattie fungine”, sottolinea circa la suscettibilità a patologie.
Poi sulla qualità della produzione “il frutto, di colore rosso scarlatto, risulta particolarmente brillante per via degli acheni molto infossati. Le qualità estetiche del frutto perdurano in post raccolta per diversi giorni. Non va dimenticata inoltre la capacità di questa varietà di raggiungere una colorazione dei frutti uniforme anche all’inizio della stagione di raccolta, quando le basse temperature ne ostacolano la maturazione”.
L’agricoltore poi si sofferma sulla forma del frutto e sulla consistenza della polpa: “La forma è tronco-conica, la pezzatura medio-grossa. Forma e pezzatura sono pressoché uniformi per tutta la stagione. La polpa, estremamente consistente, facilita la manipolazione dei frutti durante le operazioni di raccolta”.
Promettenti le potenzialità commerciali: “L’uniformità di pezzatura e la regolarità morfologica dei frutti facilitano la commercializzazione della varietà in differenti tipi di confezione. Questo è un aspetto importante viste le diverse richieste dei clienti in termini di packaging. La consistenza della polpa contribuisce a determinare una ottima shelf-life in grado di soddisfare destinazioni commerciali particolarmente esigenti. La precocità di raccolta, senza sacrificare le qualità organolettiche della frutta, permette di spuntare prezzi molto interessanti in un periodo in cui l’offerta è generalmente bassa in termini quali-quantitativi. Questi fattori sommati ad un frutto di buone qualità organolettiche, apprezzato da tutti in termini gustativi, collocano Flavia* nel segmento di medio-alta gamma. L’unico suo limite ad oggi è che non è ancora molto conosciuta dagli operatori del settore!”.
Altra testimonianza quella del produttore Agostino Oliveto, che già produce Flavia* da tre anni consecutivi con la tecnica del ristoppio, senza che questo influisca minimamente su produttività e qualità del frutto. Infatti Flavia*, come molte varietà del CIV, è resistente alle malattie fungine radicali e necessita di poco azoto per vegetare. Da Oliveto arrivano altre conferme circa la rusticità della pianta, l’architettura che facilita la raccolta riducendone i costi, la disposizione del fogliame che, seppur vigoroso, se ben gestito, non causa ombreggiamento e garantisce una produzione costante e senza interruzioni. La produttività totale è buona e si aggira intorno agli 800 grammi e normalmente il primo stacco avviene in un periodo precoce, nelle prime due settimane di gennaio con 10-15 grammi/pianta”. Circa la qualità del frutto, Agostino conferma la pezzatura medio-grande, uniforme anche in termini di forma, colore rosso brillante e polpa croccante.” Infine un altro aspetto molto interessante: “Anche ad alte temperature, quelle tipiche di inizio maggio, dove nella maggior parte dei casi la qualità dei frutti della maggior parte delle varietà inizia a peggiorare, Flavia mantiene un alto livello di qualità!”.
● Scheda / CIV Programma breeding Fragola
Attivo dal 1984, si è sviluppato lungo quattro linee di ricerca: fragole per ambienti a clima temperato mediterraneo, per ambienti a clima continentale, rifiorenti e varietà adatte alla trasformazione industriale. Utilizzo di tecniche classiche, e sviluppo di nuove varietà che garantiscano produzioni elevate e frutti di ottima qualità, assieme ad una naturale rusticità e vigoria delle piante, costituiscono obiettivi primari del CIV per offrire al mercato nazionale e a quelli internazionali non solo qualità ma il massimo della eco-sostenibilità.

● Scheda / CIV – Consorzio Italiano Vivaisti
Il CIV – Consorzio Italiano Vivaisti – è leader in Italia nell’innovazione varietale e nella produzione di materiali di propagazione certificati. Attivo dal 1983, con sede a San Giuseppe di Comacchio, in provincia di Ferrara, il CIV è composto dai tre vivai italiani leader nel settore: Vivai Mazzoni, Salvi Vivai, Tagliani Vivai. Attraverso la sinergia, l’esperienza e gli investimenti importanti nella ricerca, CIV è in grado di offrire prodotti all’avanguardia e più rispondenti alle esigenze del mercato. Il CIV, con grande lungimiranza, è impegnato da anni a selezionare varietà che possono fornire produzioni di alta qualità con ridotto fabbisogno energetico e basso impatto ambientale. Nel complesso i tre vivai producono ogni anno circa 5 milioni di portinnesti, 3,5 milioni di piante di mele, pere e drupacee, 150 milioni di piante di fragola. CIV è un membro fondatore dell’International New-varieties Network (INN), un’associazione mondiale di vivai che promuove lo scambio, la valutazione e la commercializzazione di nuove varietà nelle principali aree di produzione nel mondo

Coldiretti: bene semplificazione e fondi per aziende in Emilia-Romagna

Da: Coldiretti Ferrara.

I provvedimenti della Regione a sostegno delle aziende agricole permetteranno di affrontare meglio il grave momento di difficoltà che stiamo attraversando”. Lo dice Coldiretti Emilia Romagna commentando le decisioni prese da viale Aldo Moro che accolgono in pieno le richieste avanzate lo scorso 13 marzo dalla stessa associazione, varando procedure semplificate per l’assegnazione dei carburanti agricoli e un bando da 12,6 milioni di euro per le aziende agricole nelle zone montane.

Il bando – fa sapere Coldiretti Emilia Romagna – ha il fine di compensare i costi aggiuntivi sostenuti dalle aziende che operano nelle zone di montagna. Attualmente le domande possono essere presentate entro il 15 maggio 2020; Coldiretti si è già attivata per chiedere la proroga al 15 giugno 2020 così come per la Domanda Unica.

Riguardo l’assegnazione dei carburanti agricoli invece saranno i CAA che, in forza del mandato ricevuto potranno presentare una lista delle imprese che possiedono i requisiti e alle quali verrà assegnato un quantitativo in via provvisoria di carburante agevolato per un importo pari al 50% dell’assegnato nell’anno 2019.

Il CAA provvederà poi alla consegna del libretto alle stesse aziende richiedenti.

È vitale che in un momento drammatico come questo – conclude Coldiretti Emilia Romagna – alle aziende agricole vengano garantite risorse a cui accedere tramite procedure semplificate, in quanto stanno assicurando forniture alimentari al Paese e continuano nel loro ruolo di presidio e mantenimento del territorio.

Bondeno: arriva un ciclo di lezione gratuite per rilassamento

Da: Comune di Bondeno.

Con le misure restrittive che, tra le altre attività, chiudono di fatto quelle sportive e le attività motorie, l’amministrazione comunale ha deciso di utilizzare la tecnologia del web per arrivare a casa dei cittadini di Bondeno. In questi giorni di isolamento, dunque, il web diviene fondamentale per le sue funzioni di informazione e socializzazione. L’amministrazione, da giorni impegnata su tutti i fronti per affrontare la situazione di emergenza e contenere il numero dei contagi sul territorio, non perde l’attenzione anche sugli aspetti emotivi e fisici di chi da giorni è chiuso nella propria casa. Arriva dunque sui “piccoli schermi” un ciclo di lezioni di rilassamento e respirazione proposto gratuitamente dal dottor Giuseppe Goldoni, laureato in scienze motorie e responsabile del dipartimento “Yoga” della società scientifica SIMO. “In questi giorni la nostra vita è radicalmente cambiata sia sul profilo economico, sia sul profilo sociale, per non dimenticare quello psicofisico. Cresce il clima di paura e l’isolamento in casa può essere fonte di malessere sia fisico che emotivo – commenta il sindaco facente funzioni Simone Saletti – Con questo progetto vogliamo dunque essere vicini ai nostri cittadini, per dare loro un’ulteriore proposta al fine di alleggerire il più possibile la permanenza nelle case e avere così gli strumenti migliori per affrontare situazioni difficili, come quella che stiamo vivendo”. Le lezioni hanno come finalità la promozione della “salute”, offrendo l’opportunità di seguire gratuitamente degli allenamenti volti ad alleviare l’individuo dalla tensione e ristabilire il suo equilibrio psicofisiologico. “Ci è sembrato un valore aggiunto per la cittadinanza in questo momento di fragilità e giustificata apprensione per la situazione”, aggiunge l’assessore alle Pari opportunità Francesca Aria Poltronieri. A partire da lunedì 30 marzo sarà dunque possibile visionare sull’apposito canale YouTube le lezioni di “rilassamento e respirazione” per ritagliarsi un pezzetto di serenità nelle proprie case, e perché no, imparare a metterle a frutto, per imparare ad affrontare questi giorni critici e per vivere meglio quelli futuri.

TELEMATICA E VECCHI MERLETTI :
Insegnamento a distanza e psicopatologia del voto

Ora che siamo allo shut down delle nostre scuole scopriamo quanto ci mancano. Siamo tornati ad una civiltà antica senza scuole, con gli insegnamenti affidati, anziché alla tradizione orale, alla trasmissione digitale. Un salto di civiltà a cui non eravamo preparati, noi che ci siamo sempre considerati i più civili. Nel nostro immaginario la scuola continua ad essere quella degli edifici scolastici, delle classi, delle aule, dei banchi, delle lavagne e degli insegnanti seduti in cattedra.
Sono secoli che il modello è questo, per di più in tutto il mondo. Non ci siamo mai interrogati su un suo possibile cambiamento, e perché mai, visto che ha funzionato così bene fino ad oggi in ogni parte del globo. Eppure oggi scopriamo che la scuola non è solo questo. La scuola è cultura civica, fondamentale per la vita quotidiana. Fornisce servizi indispensabili al benessere degli studenti, si prende cura dei bambini mentre i genitori sono al lavoro. Si fa carico degli svantaggi, delle differenze economiche, sociali, culturali. È l’avamposto della democrazia, dell’uguaglianza, della solidarietà, dei diritti costituzionali d’ogni persona. È il centro delle nostre comunità. Ora, se tutto questo viene a mancare, è difficile parlare di scuola.
Non abbiamo precedenti storici di un simile passaggio, della generosità e della fantasia con cui i nostri insegnanti si ingegnano a mantenere aperto il canale dell’insegnamento a distanza. Non sappiamo quanto può durare e neppure che effetti avrà sulla preparazione e sulla formazione delle nostre bambine e dei nostri bambini, delle ragazze e dei ragazzi. L’apprendimento degli studenti non potrà che soffrirne in generale, colpendo chi è più debole, chi è più vulnerabile, esacerbando le differenze anziché annullarle.
Non ci si è mai occupati prima di apprendimento remoto, di apprendimento online. La cultura della nostra scuola è ancora quella dell’umanesimo e del personalismo, ha bisogno della corporeità, la presenza dei corpi in aula è quella che si verifica ogni mattina facendo l’appello, è quella che comporta il contare le assenze per decretare la validità dell’anno scolastico. Ha bisogno di vicinanza, di guardarsi negli occhi, di soppesare le persone, di conoscersi, ha necessità di provare emozioni, quelle inaspettate che si vivono nella comunità della classe, ha bisogno di sentire che le parole si muovono nell’aria dell’aula, ha bisogno di tralucere l’umore di ogni singolo alunno e di ogni singola alunna, fino all’umore dell’insegnante.
L’insegnamento a distanza mediato dalle macchine ha il suo antenato nelle teaching machine di Skinner, che da noi non hanno mai preso piede e che negli Stati Uniti sono naufragate miseramente già negli anni ’50 del secolo scorso. Per dire che la macchina, la tecnologia non resta che uno strumento, come la biro che soppiantò il calamaio e il pennino con la cannetta.

Inoltre l’insegnamento a distanza replica la modalità più deteriore della didattica delle nostre scuole: quella trasmissiva da una testa all’altra. Gli ambienti di apprendimento virtuali li avremmo dovuti disporre e sperimentare ben prima dell’urgenza di questo momento, alla loro organizzazione non sono preparati i nostri docenti come i ragazzi non sono attrezzati per la loro fruizione.
A scuola non si dovrebbe insegnare, ma guidare bambine e bambini, ragazzi e ragazze ad imparare ad apprendere, ad apprendere gli strumenti per apprendere in autonomia. Ma se questo può essere sostenuto nelle dichiarazioni programmatiche, nella pratica poi si naufraga nell’insegnamento tradizionale. Eppure dovremmo apprendere per tutta la vita, perché ormai sappiamo che tutta la vita è apprendimento: il lifelong learning. Neppure questo abbiamo compreso. L’abbiamo tradotto come educazione degli adulti, anziché come occasione di rivoluzionare le nostre scuole, come modo di fornire le chiavi epistemologiche del sapere per apprendere ad apprendere in qualunque momento della nostra esistenza, anziché uscire imbottiti di conoscenze che con il tempo cadono nell’oblio. Imparare ad apprendere è però cosa da laboratorio, da bottega dell’artigiano, non da aula né reale né virtuale. Si apprende nella relazione con chi è esperto più di noi, che guida la nostra mano, che ci accompagna e consiglia, che partecipa emotivamente ai nostri sforzi e alle nostre conquiste, si apprende in presenza.

L’insegnamento a distanza è una emergenza e tale deve restare, ma deve essere chiaro che è un salto all’indietro, è un ritorno alla peggiore didattica, un salto nel passato nonostante la modernità delle tecnologie usate
Nel frattempo, mentre troppe famiglie contano i propri lutti, mentre le abituali dimensioni umane e quotidiane sono state intaccate dalla lotta al virus, la preoccupazione del dicastero di viale Trastevere è quella di chiedere agli insegnanti di valutare gli studenti, sostanzialmente di fare le pagelle, come se tutto fosse come prima.

Che, in questa situazione, si proceda a misurare bambine e bambini, ragazze e ragazzi costretti ad una condizione mai vissuta precedentemente da loro e dai loro insegnanti, non può che essere frutto di una grave ed endemica ottusità burocratica. Della tenace resistenza di un archetipo di scuola che può rinunciare all’aula reale per quella virtuale, ma non può venir meno alla psicopatologia del voto, alla morbosità delle classifiche e delle graduatorie anche quando tutti gli elementi costitutivi dell’essere e del fare scuola sono venuti meno. Dove a pagare ovviamente saranno ancora una volta i più deboli, lasciati privi di ogni rete di protezione.
Un paese in cui l’assillo è quello di valutare gli alunni, anziché attrezzarsi per verificare il funzionamento e i risultati di una novità assoluta come l’insegnamento a distanza, fa pensare che difficilmente, quando torneremo a tempi normali, sapremo  liberarci dei nostri errori e dell’apparato di una scuola che ormai da tempo mostra i segni della vecchiaia.

Appello ad Alan Fabbri ed a Bonaccini: prolungate l’orario di apertura dei supermercati!

Da: Giorgio Fabbri.

Mi rivolgo ad Alan Fabbri e a Bonaccini: prolungate l’apertura dei supermercati! Sono infatti totalmente d’accordo con Teresa Bellanova, ministro e capo-delegazione di “Italia Viva” al governo, la quale ha dichiarato: “Servono soluzioni alternative come, ad esempio, orari di apertura più prolungati possibile, l’uso di strumenti tecnologici (ma non solo) per verificare la lunghezza delle code e prenotare il proprio posto, l’apertura al pubblico dei cash&carry finora riservati alla ristorazione e, fondamentale, la consegna a domicilio”.

Un amico anziano è a casa, fortemente raffreddato, per la lunga fila che ha dovuto fare all’esterno di un supermercato cittadino. Un’altra signora che conosco si è sentita male, estenuata per la lunga coda e non aiutata dal marito che era stato allontanato da una guardia giurata perchè in due non potevano entrare. Un’altra signora, zoppicante, ha chiesto di potere entrare con l’aiuto di qualcuno : niente da fare! O sola o niente.

E un’altra anziana, ansimante, a momenti sveniva perchè – dopo una coda chilometrica alla Coop – non riusciva ad arrivare alla macchina con una borsa della spesa e una confezione da sei bottiglie di acqua minerale!

A che serve ridurre l’orario di apertura dei supermercati? Solo a creare lunghe file, interminabili disagi e aumento delle possibilità di infezione. E se qualcuno è in difficoltà, perchè deve entrare da solo a tutti i costi, con il rischio di farsi male?

Ha ragione la Bellanova: dilatiamo gli orari di apertura anzichè restringerli : avremo meno code, meno stati ansiosi e meno possibilità di contagio.

Bellotti: “E’ la sfida più importante dal dopoguerra. Cna è al fianco delle imprese”

Da: CNA Ferrara.

Cna pronta a supportare le imprese nel momento difficile – Domenica videoconferenza con il Prefetto. Benatti, Direttore CNA: “Le nostre sedi al lavoro per aiutare le aziende nell’applicazione del DPCM”

“Ci aspettano momenti difficili e decisivi, in cui dovremo dimostrare grande coesione, rispetto delle regole e capacità di puntare tutti a un solo obiettivo, che si identifica con il bene comune. La piccola e media impresa si è sempre dimostrata all’altezza delle sfide che il Paese ha dovuto affrontare, e lo sarà anche questa volta. Cna è all’opera per sostenerla, con la determinazione e l’efficienza di sempre ma con tutte le cautele che le circostanze impongono.”.

Il Presidente di Cna Ferrara, Davide Bellotti, si rivolge al mondo imprenditoriale del territorio e rassicura sull’impegno che Cna sta portando avanti senza sosta: “Questo è il momento della responsabilità. Le misure che il governo ha inserito nel DPCM 22 marzo – spiega Bellotti – sono indubbiamente dure, ma vanno rigorosamente rispettate per tutelare la salute della nostra gente”.

“In questa fase difficile – prosegue Bellotti – le associazioni imprenditoriali hanno un ruolo essenziale nel coadiuvare lo Stato e rendere operativi i Decreti e le ordinanze di emergenza, creando un filo di comunicazione costante tra le Istituzioni nazionali e locali e il mondo delle imprese. Cna ha quindi operato in stretta collaborazione con le istituzioni, per essere pronti a interpretare il DPCM 22 marzo e a dare istruzioni alle nostre imprese sulla sua applicazione più corretta. Mettiamo a disposizione le nostre competenze per permettere una veloce applicazione delle misure, e contemporaneamente siamo vicini alle imprese dando servizi e consulenze ma anche cercando di tutelarle da eventuali errori

Tuttavia, se il primo obiettivo di questa emergenza è certamente tutelare la salute delle persone, dobbiamo anche impedire che il nostro sistema economico finisca in frantumi. Attraversiamo una fase difficile, in cui non mancano elementi di confusione, e gli strumenti a sostegno delle imprese sono ancora troppo scarsi. In questo contesto, le grandi associazioni imprenditoriali come Cna hanno un ruolo duplice: dobbiamo far comprendere alle istituzioni quanto siano indispensabili interventi di tutela all’imprenditoria e contemporaneamente fare rete, in modo da rendere veloci ed efficienti gli aiuti.”.

Domenica pomeriggio, dopo la firma del Decreto da parte del Presidente del Consiglio, il direttore di Cna Ferrara Diego Benatti ha partecipato, insieme ai rappresentanti delle altre associazioni imprenditoriali del territorio, alla videoconferenza indetta dal Prefetto di Ferrara dott. Michele Campanaro. “In quella sede – spiega Benatti – ho ribadito che la Cna è operativa e a disposizione dei soci e delle imprese attraverso i propri uffici e il proprio personale che – seppure in misura ridotta per ottemperare alle disposizioni di sicurezza – opera comunque in tutte le sedi, provinciale e territoriali. Le sedi sono chiuse al pubblico, ma operano costantemente tramite contatti telefonici e via mail”.

“Stiamo attraversando, il Paese e il nostro territorio, la più difficile emergenza dal dopoguerra – conclude Bellotti – La Cna, che proprio nell’immediato dopoguerra è nata, sosterrà senza riserve le proprie imprese ed esse si dimostreranno ancora una volta all’altezza della sfida. Da questa emergenza usciremo diversi, ma sicuramente non meno forti”.

La Regione a sostegno dell’agricoltura con semplificazioni e fondi: un bando da 12,6 milioni di euro per le aziende agricole nelle zone montante e procedure semplificate per l’assegnazione dei carburanti agricoli.

Da: Regione Emilia Romagna.

Fondi per il sostegno alle attività agricole e agli allevamenti nelle zone montane e semplificazioni per l’assegnazione dei carburanti agricoli. La Giunta regionale ha approvato un bando del Programma di Sviluppo Rurale che prevede indennità compensative a favore delle aziende agricole e zootecniche che operano in aree di montagna sottoposte a svantaggi e ricadute negative sull’attività produttiva. Il bando, relativo all’operazione 13.1 “Pagamenti compensativi per le zone montane” mette a disposizione 12,6 milioni di euro.

Inoltre, per garantire l’erogazione delle agevolazioni per i carburanti delle macchine agricole sono state concordate con i centri di assistenza agricola (CAA) procedure semplificate di assegnazione provvisoria che evitano ai titolari delle aziende di doversi recare agli sportelli per fare le pratiche e ritirare il libretto.

“Con lo stanziamento di 12,6 milioni di euro – sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi- intendiamo compensare i costi aggiuntivi sostenuti dalle aziende che operano in contesti ambientali difficili e contrastare l’abbandono delle zone di montagna, dove l’agricoltura svolge un fondamentale servizio anche di prevenzione del dissesto idrogeologico e di tutela della biodiversità, a favore dell’intera collettività. Dopo il confronto con le rappresentanze agricole nella consulta del 13 marzo scorso, abbiamo voluto procedere celermente con il bando, nonostante le restrizioni agli spostamenti e al lavoro negli uffici legate al coronavirus, perché non venga a mancare il sostegno alle aziende delle zone svantaggiate in questa fase di emergenza. Anche per questo sono state attivate modalità semplificate e on-line per la presentazione delle domande che possono quindi essere caricate da remoto”.

Una analoga procedura semplificata è stata adottata, dopo un tavolo tecnico con i centri di assistenza agricola (CAA), anche per l’assegnazione dei carburanti agricoli agevolati superando così l’impossibilità, data dall’emergenza Covid, di recarsi agli uffici per ritirare i libretti.

Saranno i CAA stessi, in forza del mandato ricevuto dalle aziende, a presentare in maniera semplificata un elenco di tutte le aziende che possiedono i requisiti, chiedendo per esse l’assegnazione in via provvisoria di carburante agevolato per un importo pari al 50% di quello utilizzato nel 2019 al netto delle rimanenze finali. Tale procedura è prevista anche per chi opera in conto terzi. Gli stessi centri di assistenza agricola potranno poi scaricare dal sistema informativo il libretto necessario per recarsi al distributore di carburante e consegnarlo all’agricoltore.

“Grazie alle procedure di lavoro agile attivate non ci fermiamo- chiude Mammi- e siamo più che mai a fianco delle imprese”.

Il bando

Si tratta della sesta annualità di attuazione della Misura 13 del Psr, Piano di sviluppo rurale 2014-2020, dall’inizio del periodo di programmazione. Le risorse stanziate complessivamente nel corso dei sei anni sfiorano i 90 milioni di euro.

A differenza delle annualità precedenti, nel 2020 l’approvazione dell’avviso per le “zone montane” (Tipo di operazione 13.1.01) non è concomitante con l’attivazione dell’analogo bando per le altre zone svantaggiate diverse da quelle montane (Tipo di operazione 13.2) perché, per quest’ultimo, si attende l’approvazione delle nuove delimitazioni territoriali che saranno disposte dalla normativa comunitaria.

Il bando 13.1.01 prevede l’erogazione di un premio base di 125 euro per ettaro di superficie agricola per anno. È previsto poi un meccanismo di riduzione progressiva del contributo (cosiddetta modulazione) in base all’estensione della superficie agricola dichiarata. Sopra i 50 ettari il premio non è corrisposto.

Le domande del bando devono essere compilate, secondo modalità definite da Agrea e pubblicate sul sito dell’agenzia regionale, e possono essere presentate entro il 15 maggio 2020.

Scene di vita quotidiana
in una ‘tranquillissima’ località di montagna

Non sono le scene metropolitane alle quali siamo abituati, per averle esperite personalmente o seguite abbondantemente, troppo, sui social. Scene di “assalti al forno delle grucce”, come direbbe il Manzoni, o di sospetto estremo, aggressività intollerabile, sconforto visibile e tangibile, anche disorientamento e disperazione. Sono, invece, piccoli spaccati mattinieri di una località di montagna, dove non mancherà qualche sospetto o un’aggressività non ancora, e speriamo mai, manifesta, e dove i ritmi del quotidiano, pur non essendo frenetici prima, ora hanno rallentato drasticamente.
La gente ha capito, non si muove di casa se non per necessità, ma permangono i segnali della voglia di vivere ed affermare la propria presenza in questo mondo provato, attraverso piccole azioni di sempre, sottoscrivendo un compromesso con quello che la società del momento chiede. E chi dalla finestra e dal poggiolo si guarda attorno ne resta confortato. I camini fumano, perché le temperature si sono abbassate negli ultimi due giorni; un trattore passa rumoroso, fiero di rappresentare una delle attività ancora permesse a sostegno della filiera alimentare e dell’allevamento; passa un uomo con il sacchetto del pane fresco, un passo quasi furtivo e spaesato perché si sente fuori posto, l’impresa edile ha chiuso, non è a casa sua e al suo Paese non ci potrà neanche tornare perché dall’Italia non si esce.
Passano i proprietari di cani con le loro creature al guinzaglio o nei ‘trasportini’, sfizio che nemmeno il coronavirus ha indotto ad abbandonare, in una passeggiata simbiotica e ristoratrice per ambedue le categorie a cui è concessa l’uscita nelle immediate vicinanze di casa. La consegna delle immondizie differenziate nell’area ecologica diventa un rito con una propria solennità, perché rappresenta l’occasione sporadica autorizzata di uscita. Passa anche il mezzo dei Vigili del fuoco con un amplificatore sulla capote, dal quale esce il mantra che tutti conosciamo a memoria, che invita a rimanere in casa.  Se prima questo passaggio appariva quasi lugubre, spettrale, ora sta assumendo un tono quasi familiare, rassicurante e lo si aspetta quelle due-tre volte al giorno come si potrebbe attendere un amico.
Qualcuno fischietta forte Io che amo solo te di Sergio Endrigo, indaffarato in qualche legnaia o in qualche cantina, preso dall’attività e dall’estro canoro. E la primavera appena iniziata fa la sua parte con le primule che prendono il posto dei bucaneve, come dev’essere. Basta gettare lo sguardo aldilà dei vetri per accorgersi che la vita continua prepotentemente, anche se sta chiedendo un tributo tremendo, un prezzo che mai avremmo immaginato. Si è trasformata totalmente avvolgendosi su se stessa, interiorizzandosi e non è detto che questo sia la catastrofe.
E’ arrivato il  momento, per chi lo vuole vedere e afferrare, di guardarci dentro, ristabilire priorità e scoprire o riscoprire i valori veri, mentre stiamo assistendo alla crisi del sistema economico, sanitario e sociale che ci presenterà il conto pesante quando l’emergenza sarà passata. Saranno molti gli interrogativi che chiederanno risposte e sconforto e paura attuali lasceranno il posto ad un’energica voglia di riscatto, al bisogno di girare la pagina della storia.
Sarà allora che dovremo guardare il mondo con occhi nuovi, idee chiare e molto realismo. Per ora, possiamo solo esercitarci ad ascoltare quei suoni e rumori che avevamo scordato, vedere colori e particolari che non notavamo più, stringere ancora di più i nostri legami affettivi che avevamo allentato nell’abitudine, riconsiderare su parametri diversi e migliorativi la società in cui siamo vissuti finora, assaporare con gratitudine, pazientemente chiusi nelle nostre case, il profumo della vita.

Gruppo Hera: raccolte domiciliari in osservanza di quanto prescritto da Regione Emilia-Romagna e Atersir

Da: Gruppo Hera.

Da oggi, lunedì 23 marzo, il servizio di raccolta rifiuti per i cittadini positivi al Coronavirus o in quarantena obbligatoria, già serviti dal porta a porta, sarà svolto secondo quanto definito a livello regionale.

In particolare, questi utenti dovranno sospendere la raccolta differenziata e confezionare giorno per giorno il sacco dell’indifferenziato, inserendo i propri rifiuti dentro due o tre sacchetti – nei quali andranno anche mascherine, guanti monouso e altri presidi sanitari – e chiuderli bene prima del conferimento.

Hera, per tutta la durata dell’emergenza, effettuerà un ulteriore ritiro settimanale (oltre a quello previsto da calendario, che rimane regolare). Le persone affette da Covid-19 o in quarantena obbligatoria potranno richiedere, di settimana in settimana, il ritiro straordinario chiamando il Servizio Clienti al numero verde 800.999.500 (attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 22, sabato dalle 8 alle 18, con chiamata gratuita sia da fisso sia da cellulare). L’operatore indicherà al cliente quando esporre i rifiuti.

Tutti i rifiuti raccolti tramite questa modalità saranno avviati ai termovalorizzatori del Gruppo Hera, presso i quali – al pari di quanto avviene per i rifiuti ospedalieri – verranno termovalorizzati.

In allegato trovi il comunicato stampa integrale.

Ti ricordo che questo servizio aggiuntivo è dedicato esclusivamente a persone positive al Coronavirus o in quarantena obbligatoria e che una volta terminato il periodo di quarantena obbligatoria, il diritto ad usufruire del servizio di ritiro aggiuntivo decade. Si chiede la massima collaborazione dei cittadini su questo punto, per consentire ad Hera di assistere in modo efficiente coloro che ne abbiano effettiva necessità.

PD di Ferrara in accordo con la Segreteria dell’Unione Comunale di Ferrara

Da: Partito Democratico di Ferrara.

Il Partito Democratico di Ferrara Provinciale in accordo con la Segreteria dell’Unione Comunale di Ferrara da settimane hanno diffuso internamente una nota con la quale invitano gli iscritti tutti alla collaborazione e al rispetto del periodo che stiamo vivendo, astenendosi dalla comprensibile critica politica.
L’Emergenza Sanitaria causata dal Coronavirus ci impone di essere empatici e solidali gli uni con gli altri, annullando temporaneamente differenze politiche in virtù della più ampia collaborazione umana e professionale. Il Partito Democratico di Ferrara ripone nella forza delle persone fiducia e stima, e in questo periodo sostiene la cooperazione sinergica tra le parti per il successo di una sfida collettiva e senza colori.
A tal proposito è doveroso precisare che le esternazioni di sdegno pubblicate da esponenti del PD sono da ritenersi espressione di un pensiero del tutto personale, così come i commenti al seguito, e in nessun modo manifestazione diretta, volontaria e collettiva delle linee del Partito Democratico definite dalle segreterie negli ultimi giorni.
Restare uniti è e sarà una priorità del Partito Democratico.

Il car sharing CORRENTE temporaneamente sospeso fino al 3 aprile

Da: TPer.

In osservanza di quanto stabilito dal DPCM del 22 marzo 2020 in tema di nuove misure per il contenimento del coronavirus, il servizio di car sharing full electric Corrente – attivo a Bologna, Ferrara e Casalecchio di Reno – viene temporaneamente sospeso a partire da oggi fino al 3 aprile.

L’Osservatorio interviene sul Decreto Cura Italia

Da: Osseravatorio Ferrara Cultura Eventi.

L’Osservatorio Cultura ed Eventi Ferrara commenta le misure del Decreto per il settore cultura, spettacolo ed eventi.

Misure importanti per il settore culturale, ma alcuni fronti restano scoperti. L’Osservatorio Cultura ed Eventi Ferrara, nato la scorsa settimana su iniziativa di oltre 50 realtà culturali della nostra città per far fronte alle gravi difficoltà del settore comportate dall’emergenza Coronavirus, analizza e commenta gli articoli del Decreto Cura Italia di rilevanza per imprese e associazioni che operano nello spettacolo, nella cultura e negli eventi.
“Il Decreto contiene importanti misure ed è sicuramente un primo passo apprezzabile – commenta l’Osservatorio – vi sono però alcuni elementi di criticità, di cui in questi giorni associazioni di rappresentanza e altre articolazioni nazionali del nostro settore si stanno facendo portavoce, in vista della discussione del Decreto Legge in Commissione Senato”.
A partire dagli ammortizzatori sociali in deroga e altre misure a sostegno dei lavoratori, “che hanno lasciato esclusi i lavoratori intermittenti dello spettacolo. Una dimenticanza che deve necessariamente essere colmata, per non discriminare lavoratori che, al pari di tutti gli altri, hanno regolarmente pagato tasse e versato contributi”.
L’articolo 89 del Decreto ha previsto l’istituzione di un Fondo spettacolo, cinema e audiovisivo con una dotazione di 130 milioni di euro per l’anno 2020, le cui modalità di ripartizione verranno stabilite da un decreto del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. “È fondamentale – commenta l’Osservatorio – che tale fondo venga esteso anche a tutto il settore degli eventi culturali e del non profit culturale, che senza adeguate misure di sostegno rischia di non riuscire a ripartire”.
Sul fronte degli appalti e delle concessioni in ambito museale e culturale, “è fondamentale che il Decreto preveda la possibilità per le stazioni appaltanti di concordare la modifica temporanea dei contratti pubblici in corso con le imprese culturali e creative che non possono effettuare le proprie prestazioni a causa delle misure straordinarie disposte per contenere l’emergenza”. Allo stesso modo, prosegue l’Osservatorio, “sarebbe di primaria importanza emanare norme specifiche per autorizzare gli enti locali ad operare in deroga rispetto all’erogazione di contributi alle attività culturali e alla riscossione di oneri e imposte locali. Così come individuare un credito d’imposta a copertura del canone di locazione relativo ai mesi di chiusura degli spazi di aggregazione del non profit culturale. Inoltre, individuare agevolazioni fiscali per i privati che affittano ad enti del terzo settore nel prossimo futuro”.
“Come Osservatorio – concludono i promotori – stiamo seguendo con attenzione le novità normative e siamo in contatto con le articolazioni nazionali delle associazioni di rappresentanza del settore – da Arci nazionale, a Cna a Legacoop Culturmedia – per riuscire a tenere informati i nostri aderenti e rappresentare le nostre istanze. Al tempo stesso, stiamo definendo le misure e proposte necessarie a livello locale per il nostro settore da discutere in tempi rapidi con l’amministrazione, nell’auspicio che il Comune riveda il bilancio tenendo conto della priorità assoluta in questa fase difficile: garantire la salvaguardia delle imprese e realtà del nostro territorio per consentir loro di ripartire, quando sarà possibile”.

L’OSSERVATORIO FERRARA CULTURA EVENTI è composto da:

ARCI FERRARA APS
ARCI BOLOGNESI APS
ARCIGAY FERRARA-GLI OCCHIALI D’ORO APS-
ASSOCIAZIONE CULTURALE FERRARA OFF
ASSOCIAZIONE CULTURALE CONTRAROCK
ASSOCIAZIONE IF-INTERNAZIONALE A FERRARA
BALAMOS TEATRO APS
BASSO PROFILO
CARDINI
CENTRO PROMOZIONE SOCIALE IL QUADRIFOGLIO
CNA CULTURA
CONSORZIO FACTORY GRISU’
CONSORZIO WUNDERKAMMER
CORNUCOPIA PERFORMING ARTS LAB
DELPHI INTERNATIONAL
DINAMICA MEDIA
DI MEDIA
DOC SERVIZI FERRARA
ENDAS FERRARA
ENTE PALIO della CITTA’ DI FERRARA
FEEDBACK APS
FERRARA BUSKERS FESTIVAL
FERRARA FILM COMMISSION
FERRARA FILM FESTIVAL
FERRARA SOTTO LE STELLE
FERRARIAE DECUS
FESHIN COUPON
FESHION EVENTI
FIUMANA APS
GRUPPO AQUILONISTI VULANDRA
IL TURCO APS
IN-NOVA SRLS
JAZZ CLUB FERRARA
KEEPON LIVE
LABORATORIO APERTO FERRARA-EX TEATRO VERDI
LEGACOOP CULTURMEDIA
LE PAGINE
LE IMMAGINI
MADE EVENTI
PANT’ART’TE’ APS
RIAPERTURE
RENFE
SCUOLA DI MUSICA MODERNA AMF
SONIKA APS
STILEVENTI
STREET & STAGE srl
STUDIO BORSETTI
STUDIO SIGFRIDA
SUONO E IMMAGINE
TEATRO NUCLEO
TEATRO ARKADIIS
OFFICINA MECA APS
OFFICINA TEATRALE A_CTUAR APS
WEB RADIO GIARDINO APS
WITOOR

Bondeno: cimiteri frazionali

Da: Comune di Bondeno.

Sono due gli interventi che riguarderanno i cimiteri delle frazioni in queste settimane, vale a dire quelli di Gavello e Pilastri, oltre a quello del capoluogo di Bondeno, per un valore complessivo di 70mila euro. “Nei due cimiteri frazionali – commenta il sindaco f.f. Simone Saletti – andremo a piantumare le nuove siepi, ed a Gavello metteremo in campo interventi riguardanti il vialetto, proseguendo un’opera già avviata negli anni scorsi”. Cantiere da complessivi 18.742 euro e appalto assegnato alla cooperativa agricola Giulio Bellini. Di altra natura l’ulteriore cantiere che riguarderà tutti i plessi cimiteriali: 44.932 euro è l’importo destinato alla riparazione delle tegole e delle guaine delle strutture che ospitano al loro interno i loculi. Incaricata dell’esecuzione dei lavori è, invece, la ditta Edil Bondeno Snc. “Andremo a recuperare buona parte di questi manufatti – aggiunge l’assessore ai lavori pubblici, Marco Vincenzi – proseguendo in questo modo un ciclo di manutenzioni iniziato negli anni scorsi, allo scopo di restituire rinnovato decoro ai campi santi del nostro territorio”.

A-pelle figlio di Apollo: una domenica in Rivana

Avevo parlato con Raffaele tre giorni fa, per farmi raccontare la drammatica situazione dei Senza Fissa Dimora e il grande lavoro degli operatori e dei volontari della Associazione Viale K. Poi nel mio articolo [lo puoi leggere QUI] scrivevo: “Lo stanno chiamando per un’altra emergenza, ma nel salutarlo ho anch’io una richiesta per lui: “Non fidarti troppo delle interviste, delle parole riportate, nemmeno di quelle che scriverò io. Trova un po’ di tempo, scrivi tu questa storia, tu sei bravo a scrivere”.
Beh, come avrete intuito, Raffaele corre tutto il giorno come un matto. Non ha punto tempo per darsi alla scrittura. Ma certe notti. Ad esempio questa notte, erano già passate le Due, ha postato ‘A-pelle’ sulla sua pagina Facebook e me l’ha mandato. Buona Lettura.
(Effe Emme)

1,2,3…fai passare prima la signora….8, 9 e 10. Stooop!
Don Domenico fa il vigile davanti al cancello. Il primo gruppo entra in mensa in fila indiana a un paio di metri di distanza l’uno dall’altro in attesa ognuno del proprio vassoio. ‘Romolo il cuoco’, dall’altra parte (profumata e calda) della barricata, pugni ai fianchi e parannanza, da gli ordini: Tu alla pasta asciutta! E a me: Tu ai secondi! un coppino di patate e un quarto di pollo, oppure, un coppino di patate (sempre quello di prima) con i pesciolini fritti. E io: Vabbuò. Francy, tu, tu e tu date i vassoi pieni.
Si comincia. Pasta asciutta, splaf splaaff, pronto anche il secondo. E via così i primi dieci  che poi arrivano i secondi dieci, e avanti così per altre due volte. Totale: 40 persone più qualche bis e piatto da asporto. Tra un secondo e l’altro. quando ormai ci ho preso la mano e ho smesso di contare, dico: Romolo il cuoco sei proprio bravo, il pollo ha tutta la pelle dorata e croccante. A casa le mie figlie litigano a chi si deve mangiare la pelle e a me, alla fine della guerra, tocca il petto tutto asciutto e stopposo tant’è che ci aggiungo la mayo sennò non mi scende. Proprio l’altra sera ho chiesto a mia figlia: Che parte del pollo vuoi? E lei: Quella con il manico! 
Il piccolo esercitino di volontari intorno: Ah ah ah ahhhh La risata collettiva risuona amplificata in tutta la sala, che proprio in quel momento mi accorgo muta come il refettorio del convento delle carmelitane scalze. E scalzo e muto mi son fatto anch’io. Non conto più, guardo i volti di quelle persone dall’altra parte della sala, uomini e donne, adulti e anziani, italiane e immigrate, sedute ai tavoli. E mi chiedo dove saranno mai le loro famiglie, se anche lì si litigava per la pelle di pollo. Uè Rafè svegliaaa! A quello dagli i pesciolini fritti e prepara altri due piatti così.
Finito il servizio vado fuori in fretta che son tre ore che non fumo. Scelgo un angolino isolato, mi siedo sul cordolo del marciapiede. Apro il pacchetto. Cavolo, ultima sigaretta, mè…, questa me la devo godere che è proprio l’ultima e poi me la sono guadagnata. Zip zip ziiip, a occhi chiusi porto la sigaretta alla fiamma e tiro e tiro. Qualcosa non va, puzza di bruciato, il filtro va a fuoco. Sto per imprecare cose che si imprecano quando fai cose così, ma l’uomo con la barba davanti a me ha visto tutto. Si avvicina con un bel sorriso stampato in faccia, si siede accanto a me e mi allunga una delle sue sigarette artigianali. Sai … pausa di silenzio … anch’io avevo una figlia, e gli davo tutta la pelle di pollo ….

SCUOLA O VILLAGGIO VACANZE?
A proposito di valutazione alla scuola primaria

Parto dal presupposto che le difficoltà di questa nuova situazione siano sotto gli occhi di tutti e che, mai come ora, si senta un bisogno forte di scuola: lo sentono gli alunni (anche quelli ‘insospettabili’), lo sentono le famiglie (anche quelle ‘impensabili’), lo sentono gli amministratori (anche quelli ‘insostenibili’), lo sentono i cittadini (anche quelli ‘inimmaginabili’) e lo sentiamo moltissimo anche noi insegnanti (anche quelli ‘incredibili’).

A mio modo di vedere, però, il bisogno di scuola non si soddisfa con la didattica a distanza, anche se ben fatta, perché non si può normalizzare una situazione che normale non è. È ovvio, però, che noi insegnanti continueremo ad attivarci perfezionandola, perché è l’unico modo che abbiamo in questo momento.
Detto questo mi chiedo come qualcuno possa parlare di ‘normale’ valutazione in maniera così superficiale in una situazione che di scuola ‘normale’ ha ben poco.

Per me, adottare la didattica a distanza vuol dire essere costretti a scegliere una modalità di trasmissione delle conoscenze che non è quella che privilegerei se io fossi a scuola. Quindi se questa non è la mia scuola, la nostra scuola, ‘la scuola normale’, cosa pretendono che si valuti dal Ministero?

Se un bambino o una bambina sono capaci di stare davanti ad un monitor per tante ore?
Se sono in grado di usare una piattaforma web?
Se sanno fare ad inviare una mail con gli allegati?
Se sanno fare bene i compiti a casa?
Se sono bravi a fingersi abili col computer nascondendo l’aiuto che ricevono dai familiari

E come vorrebbero che tutto ciò si valutasse?
Si preoccupano di sapere se tutti i bambini e le bambine di una classe hanno a disposizione uno strumento tecnologico idoneo?
Si chiedono se sono tutti nelle condizioni di partecipare attivamente?
Si interrogano su come coinvolgere gli alunni con disabilità mentre il resto della classe è connesso?
Si domandano come arrivare meglio agli alunni che parlano un’altra lingua?
Oppure c’è solo interesse a valutare se le famiglie possono permettersi un tablet, uno smartphone o un computer e la linea veloce?
Che voto si metterà nella pagella di un bambino che non ha un computer, un tablet o uno smartphone?
Che giudizio di comportamento si scriverà a chi ha pochi giga?
Bisognerà mettere “Insufficiente” a chi non ha i mezzi ‘sufficienti’?

È questa la scuola che dobbiamo prepararci a fare? Io spero proprio di no perché la scuola fatta così sembra un ‘villaggio vacanze’ dove un cosiddetto ‘utente’ vi è stato dirottato dopo la chiusura di tutti gli alberghi ed i campeggi, dove desidera fare un soggiorno ‘normale’, ma si ritrova attorno degli animatori che gli propongono/impongono un sacco di attività (alcune più o meno divertenti e coinvolgenti, alcune davvero insulse o addirittura stupide ed umilianti); dove ci sarà sempre chi non può o non vuole partecipare perché preferisce altro oppure è altro; dove i suoi accompagnatori lo vorrebbero intrattenere diversamente; dove le valutazioni ed i premi finali ci saranno solo per alcuni di quelli che, stando al gioco, hanno potuto o voluto partecipare.

Io credo che, in questo difficilissimo momento storico, occorra stare attenti al rischio di incentivare una scuola delle differenze tra chi ha e chi non ha, tra chi è e chi non è, tra chi può e chi non può. Penso che, in questa emergenza, si stia giocando il senso stesso del fare scuola; avverto il pericolo che conquiste avvenute negli anni passino in secondo piano. Molti genitori pensano al proprio figlio, diversi colleghi pensano alla loro classe, alcuni dirigenti pensano al loro istituto… in sintesi, in un momento in cui ci sarebbe bisogno di un pensiero collettivo, in molti pensano individualmente. Credo sia normale farlo in una situazione simile in cui tutti ci sentiamo sotto pressione, ma noi, noi che siamo insegnanti dobbiamo stare attenti a queste spinte egoistiche e provare a dare equilibrio, dobbiamo provare ad allargare le vedute, partendo dalle certezze che abbiamo e che risiedono nel nostro ‘arcipelago di certezze’, rappresentato dalla scuola della Costituzione.

Un prete scomodo, a cui devo molto della mia visione professionale scriveva, insieme ai suoi alunni: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia”
Mai come loro la scuola ha bisogno di una politica seria che, dal basso, si attivi per affrontare i problemi enormi che questa emergenza ci consegna.

Discipline!

Mi pare di ricordare che è passata più di una settimana quindi sarebbe tecnicamente “una notizia già bella vecchia” ma chi se ne frega, ultimamente il tempo è un concetto un po’ così e quindi amen, partiamo da una certezza: nel marzo dell’anno 2020, in un giorno che non ricordo, Genesis Breyer P-Orridge (vero nome Neil Andrew Megson) ha lasciato questo Pianeta.
Quando ho saputo la notizia, notizia che inizialmente era solo una voce, ho scritto subito a un mio amico, un grande ammiratore dell’opera del personaggio in questione.
E il personaggio in questione è ben difficile da definire.
Secondo le fonti reperibili su internet, Genesis P-Orridge passerà alla storia come “performer/musicista/padre della musica industrial come leader dei Throbbing Gristle/poi leader degli Psychic TV”.
Nei fatti però, è stato/è/sarà qualcosa di più.
Come mi ha scritto quel mio amico, Genesis “ha incarnato tutte le poetiche di adesso semplicemente spiagandosi meglio”.
Quindi, alla luce della tempistica del signor P-Orridge – è stato in azione dai primi anni 1970 fino agli anni 2010 – direi che quel mio amico potrebbe avere ragione.
I Throbbing Gristle nascono in Inghilterra come “gruppo musicale” per proseguire/estendere – probabilmente stanchi dell’ambiente “artistico” più o meno ufficiale – le attività del collettivo di performer vari COUM Transmission.
I Throbbing Gristle sono assettati quasi come un normale gruppo rock del 1975 – chitarra/basso/sintetizzatori/voci+qualcosa di percussivo – ma la musica che esce fuori da quegli strumenti è – per dirla con degli altri inglesi destabilizzanti di quei tempi: qualcosa di completamente diverso.
Fanno uscire i loro dischi da soli, tramite la loro etichetta che battezzano “Industrial Records” e da lì ecco ‘sta storia della “musica industrial”.
Io non ho mai capito bene dove inizia e/o finisce ‘sta musica industriale perché quand’ero giovane la musica industriale era roba da raver forse più disumanizzata di quella dei TG ma di una cosa sono sicuro: la musica dei TG è la musica di un gruppo di hippie-più-o-meno-ex-hippie che hanno aperto gli occhi sulla barbarie che dagli anni ’70 del novecento sta bellamente continuando a galoppare anche in questi primi anni ’20 di questo secolo ormai seminuovo.
Riascoltati in questi strani giorni – non li mettevo su da qualche anno – devo dire che mi suonano ancora belli pesi anzi, come direbbe il giornalista musicale medio: radicali e disturbanti.
Io, che sotto sotto rimango comunque un sempliciotto, direi che li trovo talmente attuali che mi suonano quasi rilassanti e perfetti per questi giorni.
Il sig. P-Orridge poi – dopo che la missione dei TG sarà ritenuta da lui e dai suoi compagni ufficialmente terminata – fonderà nei primi anni ’80 gli Psychic TV, gruppo decisamente aperto che, fra un cambio di formazione e l’altro, arriverà a concepire della musica estremamente varia – totale, direbbe qualcuno – che solo apparentemente e solo ai tempi poteva sembrare un taglio netto con i TG.
Gli Psychic Tv non si sono praticamente mai fermati, proseguendo l’attività fino a quando il buon Genesis è stato in grado di stare in studio e su un palco ovvero qualche anno fa.
In questi giorni in cui molti “si annoiano” allora – proprio mentre altri purtroppo sono ancora obbligati a lavorare – mi pare doveroso celebrare un personaggio che la noia probabilmente non l’ha mai conosciuta.

Discipline (Throbbing Gristle, 1979)

Passerà questa nottata.
“Il mio Canto Libero dei medici italiani”: guarda il video

Nell’ora più buia, tante candele accese

Qualcuno ha detto che dobbiamo smetterla con le frasi fatte, di incoronare ‘Eroe’ questo o quello. E anche i medici e gli infermieri intervistati in Tv lo ripetono sempre: “Non mi sento un eroe, faccio solo il mio dovere. Come sempre.”.  Quel che è certo è che oggi, ogni giorno di più,” Les héros sont fatigués”, i medici, gli infermieri, i barellieri, tutto il  personale medico e paramedico che sta in prima linea, di fronte al nemico, contro questo minuscolo virus che vuole annientarci, tutti loro sono stanchi. Stanchissimi. Tanti di loro hanno già perso la vita. Assomigliano molto ai poveri ‘fanticini’ della Grande Guerra che stavano nelle trincee del Grappa o del Monte Calvo.
A tutti loro, a chi lavora all’ospedale di Cona, all’ospedale del Delta e quelli del 118, ai medici di guardia e ai medici di famiglia, agli infermieri e a tutto il personale delle cliniche e della case di riposo. A tutti loro: che stiano a Ferrara, o a Bergamo e Brescia, in Italia, in Europa, nel mondo (che è la nostra patria), vogliamo ripetere un semplice GRAZIE, NON MOLLATE. E dir loro che è molto bello sentirli cantare “Il mio Canto Libero”. E’ come vedere delle candele, accese, anche sotto una tempesta di vento.
Qui, nelle retrovie, noi faremo la nostra parte. Il nostro dovere. Passerà questa nottata.
#noirestiamoacasa
#andratuttobene

Effe Emme

 

La tristezza al tempo della peste

Per omologia non più il sorriso ma la tristezza coinvolge le mie note di questa settimana. Una tristezza che non fa ovviamente aggio sul comportamento dei miei simili, ma sulla profonda, sostanziale incapacità di tenere a freno il proprio egoismo, la propria irrinunciabile volontà di essere il solo, l’unico, secondo una atavica propensione che ha fatto e modellato ‘l’essere così’ degli italiani.

Certo questa cifra, connaturata all’individualismo più sfrenato, ne ha fatto il popolo più ‘artistico’ del mondo. L’ha reso fondamentalmente unico. E questo da quando si è creata una coscienza dell’essere così, dalla triade assoluta, Dante Petrarca Boccaccio, ai critici di quell’atteggiamento, che lo hanno rinforzato, come Leonardo che si dichiarava “homo sanza lettere” per sprezzantemente e onnipotentemente dichiararsi con quel rifiuto, l’unico, il sommo. O il più grande di tutti, il conte Giacomo, che predicava il nulla per sapersi il migliore (vero, amico Fiorenzo Baratelli?). Allo stesso tempo l’unicità è declinata dai dittatori come elemento fondante di un popolo. Si spreca e forse in modo non corretto il termine fascismo o neonazismo, per denunciare la volontà di unicità di alcuni leader, come di termini quali sovranismo e .. ‘via col tango’ ( attenzione al modo di dire perché nel termine si annida il coronavirus, come sappiamo dall’infezione propalata dai ‘tanghéri’ – e non ‘tàngheri’ – infettatisi a vicenda all’hotel Astra di Ferrara.

Sul principio di unicità, helas!, si spiegano ma non si comprendono le discese al Sud dei ragazzi pronti a rifugiarsi nelle braccia di nonni e padri in nome della loro sfida: “io sono unico e che me frega del virus: tutte cazzate”. “Dai! Facciamo una corsa, un po’ di bicicletta, andiamo a magnà al mare”. E i vecchietti, molti, che si rispecchiano nella loro adorata prole, a seguirli sorridendo da beoti nelle imprese ginnico-turistiche degli ‘unici’.

Intendiamoci. Questo popolo ferito e incapace di unità, non di unicità, dimostra poi l’eroismo che ogni giorno vediamo esercitarsi negli ospedali, negli aiuti ai più deboli. Ieri però mentre disciplinatamente aspettavo il mio turno agli alimentari, una dama munita di mascherina, quasi imprecando, ululava contro ignari passanti che osavano avvicinarsi a 90 cm invece che a un metro. Saputo poi che in farmacia erano arrivati i gel igienizzanti, con stridii imperiosi chiedeva immediatamente che gliene mettessero da parte almeno due!!!. Le mie fruttivendole, con calma meravigliosa e sorriso incoraggiante, mi chiedono un balletto per l’uva stupenda, ma dietro di me esseri fasciati (umani?) borbottavano chiedendosi cosa erano tutte quelle cazzate. Enrico invece, amico medico meraviglioso in fila dietro di me, mi consiglia le orecchiette con i broccoli. Ho seguito il consiglio e al pomeriggio in casa confeziono, sotto l’esperta guida della moglie, stupendi cappellacci con la zucca, rimandando al domani, o forse a molto più tardi, i severi studi che mi attendono.

Il pazientissimo ‘San Lorenzo’, il mio amatissimo tecnico, mi aiuta seguendomi pazientemente al telefono ad ordinare gli ultimi tre libri di Eshkol Nevo che non ho ancora letto. E sapere che li avrò il 6 aprile mi rende più leggera la clausura. Poi, ieri notte mentre divoravo l’ultimo romanzo dello scrittore israeliano, L’ultima intervista, mi folgora una considerazione che trovo a p. 59 della traduzione italiana:  “Quando hai vent’anni e una sigaretta, un avvertimento è una mosca da scacciare con la mano”. Quindi l’avvertimento di chiusura che vien dato ai giovani di ogni continente diventa una ‘mosca da scacciare’. Si potrebbe allora concludere che al fondo di questi atteggiamenti si potrebbe essere ben innestata la paura: la paura di stare con se stessi, come è universalmente vero in tutte le giovinezze del mondo. Allora la tristezza si muta, nei più avvertiti, in necessità di portare un aiuto che, al di là di quello fisico così generosamente prestato, deve farci riavvicinare a quei giovani che hanno paura e sono tristi.

INTERVISTA ESCLUSIVA al Prof. Giovanni Gugg, Antropologo dei Disastri
“Dentro l’Emergenza dovremmo ripensare tutto: politica e relazioni sociali”

Giovanni Gugg
Giovanni Gugg

In piena crisi da coronavirus è difficile poter fare delle previsioni su cosa potrà aspettarci dopo, soprattutto quando l’emergenza sanitaria non sembra arrestarsi. Abbiamo però provato a dare uno sguardo alla realtà diverso e per farlo ci siamo affidati a Giovanni Gugg, esperto di “Antropologia dei disastri” e docente di “Antropologia Urbana” presso il dipartimento di ingegneria dell’Università di Napoli “Federico II, il quale vive, però, a Nizza, nel Sud-Est della Francia.

Primo punto: com’è la situazione in Francia?
Dal punto di vista sanitario, in Francia la situazione è quella dell’Italia una decina di giorni fa: oggi, 20 marzo, i casi di persone positive al Covid-2019 sono 12.612, grosso modo quante ne aveva l’Italia l’11 marzo (12.462; oggi ne ha 47.021, con un raddoppio ogni 4-5 giorni).
Dal punto di vista politico-sociale si è in ritardo e si sono compiuti errori gravissimi: la Francia aveva a disposizione l’esperienza italiana, ma l’ha ignorata o sottovalutata per molto tempo, addirittura confermando il primo turno delle elezioni municipali, il 15 marzo, per poi, già il giorno successivo, decidere di rinviare a data da destinarsi il ballottaggio, dinnanzi alla scarsissima affluenza degli elettori. Da domenica 15 sono chiusi i locali pubblici, da lunedì 16 le scuole e le università, da martedì 17 c’è la quarantena, da venerdì 20 – almeno a Nizza – c’è il coprifuoco dalle ore 23 alle 5 del mattino: è vietato uscire, se non per emergenza.

Com’è vista la situazione italiana dai nostri cugini d’oltralpe?
Nel giro di pochi giorni lo sguardo francese sull’Italia è cambiato radicalmente: fino a una settimana fa era piuttosto sostenuta l’idea che l’estensione dell’epidemia in Italia fosse dovuta a un lacunoso sistema sanitario e a scelte governative errate. Giusto una settimana fa, un opinionista in tv ha bollato il caso italiano come una “tragedia teatralizzata”. In realtà erano paraocchi con cui evitare di guardare quel che stava accadendo nella stessa Francia, così come in Spagna e in altri Paesei d’Europa: tutti gli esperti di epidemiologia e di statistica ripetevano che ovunque il contagio avanzava ad enorme velocità, eppure si è scelto di attendere, al punto di mantenere le elezioni, come dicevo. Anche per questa ragione io e il giornalista Marco Casa, con cui gestisco “Radio Nizza – Italiani in Costa Azzurra”, un sito di informazione locale e podcast, abbiamo deciso di pubblicare ogni giorno una sorta di newsletter sulla situazione sanitaria in Francia; stiamo finendo la terza settimana di bollettini quotidiani, quindi abbiamo seguito la situazione ben prima della quarantena. La percezione pubblica sulla serietà dell’infezione è cresciuta con i giorni, infatti ora verso l’Italia c’è attenzione profonda: si copiano i decreti del governo Conte e, in qualche caso, li si applica in maniera ancora più stringente, come anche i provvedimenti in campo economico.

Secondo lei Macron sta facendo abbastanza?
Quel che adesso sta facendo il presidente Macron è tentare di recuperare una situazione che probabilmente poteva essere meno grave se avesse avuto maggior coraggio o determinazione, una settimana prima. C’è da dire, però, che per quanto in Francia il capo di stato abbia molto potere, vi è comunque una negoziazione politica come in qualsiasi democrazia europea, per cui, secondo dei retroscena giornalistici, pare che lui volesse rinviare le tanto contestate elezioni municipali, ma che le minoranze si siano fortemente opposte, pretendendole. In ogni modo, è chiaro che la responsabilità prevalente è del presidente, il quale poi ha pronunciato un paio di discorsi alla nazione molto potenti e solenni, ripetendo più volte che quella in corso è una vera e propria “guerra sanitaria”.

Cosa ha pensato allo scoppio dell’epidemia in Italia?
Seguivo l’epidemia con particolare cura fin dalle prime notizie in Cina, non solo attraverso le fonti ufficiali o i giornali più autorevoli, ma anche seguendo gli aggiornamenti di alcune persone specifiche, come Ilham Mounssif, ambasciatrice culturale in Cina che su Instagram racconta ancora oggi il suo quotidiano, oppure dialogando con un dottorando di mia moglie, che è originario proprio di Wuhan. Pertanto, quando l’epidemia è arrivata in Italia mi sono preoccupato immediatamente e ne ho parlato subito in famiglia, agli amici e ai miei studenti. Certo, però, non immaginavo che in qualche settimana l’intero Paese potesse essere chiuso in quarantena perché non si riesce in nessun altro modo a contenere i contagi.

Lei è un antropologo esperto anche del continente africano: ora il Congo è in emergenza per il morbillo, cosa prevede possa accadere se dovesse diffondersi anche lì il coronavirus?
La Repubblica Democratica del Congo è un Paese immenso e di estremo interesse, che dovremmo osservare con rispetto anche per imparare ad affrontare crisi sanitarie gravissime. Attualmente vi sono almeno tre urgenze mediche in corso: il colera, il morbillo e la poliomielite. Si tratta di epidemie concentrate in alcune province, ma dove la precarietà delle infrastrutture, la povertà e la violenza accentuano in maniera indicibile le difficoltà e il dolore. Tuttavia, come dicevo, molti Paesi dell’Africa potrebbero insegnarci la caparbietà e la speranza, la resilienza e la resistenza. Agli inizi di marzo, ad esempio, è stata dimessa l’ultima paziente in cura per ebola nella Repubblica Democratica del Congo, un’epidemia terribile scoppiata un anno e mezzo prima; ora si è in attesa che passino 42 giorni senza nuove infezioni per dichiarare conclusa l’emergenza. Per quanto riguarda il covid-19, invece, bisogna dire che è già arrivato in Africa, generalmente portato da europei asintomatici, e se dovesse diffondersi sarebbe una tragedia difficile da contenere.

Molti pensavano che sarebbe arrivato proprio dall’Africa in Italia, non è stato così. Cosa pensa al riguardo?
Quelle sono state speculazioni vergognose messe in circolo da imprenditori politici della paura, personaggi senza argomenti se non quello dell’odio e senza altro interesse se non il consenso. Tra i primi effetti del nuovo coronavirus c’è stata un’esplosione xenofoba, prima contro i cinesi, poi, appunto, contro gli africani e, in genere, i migranti. Si tratta di una forma di strumentalizzazione piuttosto nota: sono anni che certi ambienti mettono in circolo paure immotivate – negli ultimi anni, ad esempio, in merito alla scabbia e all’ebola –, puntualmente smentite dai controlli sanitari che i migranti ricevono alla frontiera.

Può spiegarci cos’è la “antropologia dei disastri”?
È una branca specifica dell’antropologia culturale, con cui si osserva e analizza il disastro in quanto processo sociale. In altre parole, ponendo attenzione sull’emergenza, cioè su un evento che irrompe nella vita sociale e ne interrompe il flusso regolare, si scorgono i tratti più autentici della normalità, gli elementi più strutturali dell’ordinario. Le crisi, per quanto devastanti e logoranti, sono dei momenti che svelano e, pertanto, che insegnano. Gli scienziati sociali (non solo antropologi, ma anche sociologi, storici, geografi umani…) che si occupano di disastri si focalizzano sulle responsabilità, sulle retoriche, sulla gestione, sulla visione messa a nudo dagli eventi drammatici, come sismi, eruzioni, inondazioni, incendi, frane… o, come nel caso che stiamo vivendo, epidemie e pandemie.

Tutto questo, come cambierà la nostra realtà?
Le crisi profonde mettono in gioco dei rapporti di potere, e una malattia come quella causata dal nuovo coronavirus, insinuandosi nelle maglie del sociale, può far vacillare la legittimità e l’autorità del potere. Storicamente, questo è avvenuto spesso proprio in occasione delle epidemie. Nella nostra società del XXI, la pandemia covid-19 sembra aver fatto svanire l’illusione di onnipotenza a cui il progresso tecnologico e scientifico ci avevano abituati (anche in campo medico); forse era un delirio collettivo, ma certamente non eravamo preparati ad un impatto simile. Anche per le ricadute economiche che il blocco di gran parte del mondo industrializzato sta subendo, è verosimile pensare che quando questa crisi passerà, molte cose saranno cambiate e cambieranno anche su altri piani, come quello politico interno ai Paesi colpiti, geopolitico tra aree del mondo, macro-economico, sociale e culturale. Il punto è sapere quando questa crisi finirà, perché più sarà lunga, più le misure restrittive adottate nelle ultime settimane incideranno e lo “stato di eccezione” sarà ritenuto una normalità, tra confinamenti e coprifuoco, divieti di jogging e chiusure dei supermercati.

Il professor Marco Aime sostiene che ci saranno tantissimi studi su una situazione nuova ed eccezionale come questa, cosa c’è di nuovo rispetto alle altre epidemie vissute dall’essere umano?
Si, ci saranno molti studi soci-antropologici su questa fase, come ce ne sono stati tanti in Giappone in seguito al disastro di Fukushima o, per stare in Italia, al sisma dell’Aquila (evento che, in effetti, ha fatto crescere molto gli studi antropologici sui disastri). Per noi europei questa pandemia è qualcosa di nuovo nel senso che era almeno un secolo che nel continente non si dovevano affrontare epidemie su vasta scala, come la terribile “influenza spagnola” che tra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone. Certo, in realtà successivamente l’Europa ha avuto molte altre epidemie, anche negli anni recenti, ma non erano generalizzate, perché colpivano soprattutto determinate fasce della popolazione o luoghi molto precisi, come l’aids per gli omosessuali o il colera a Napoli.

Come ci si risolleva da una situazione del genere?
Difficile dirlo in poche battute, consapevole che una crisi complessa deve essere affrontata a molteplici livelli. Innanzitutto è necessario uscire dall’emergenza sanitaria, dunque fermare i contagi e curare al meglio tutti i pazienti, ma poi sarà essenziale rialzarci dalla recessione economica che si sta aprendo sotto i nostri piedi, e quindi sarà importante redistribuire e sostenere. Inoltre bisognerà fare una disanima storica delle politiche sociali in Italia e in Europa, tra tagli e austerità che hanno indebolito il sistema sanitario nazionale, palesemente in difficoltà anche nelle regioni più ricche d’Italia, come Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte. Ciò significa che in Italia andrà ricalibrata la politica sociale e andrà abbassato l’enorme debito pubblico che grava sulla nostra credibilità internazionale. Tuttavia bisognerà agire anche sull’Unione Europea e le sue regole sulla stabilità, costruendo uno spirito solidale che oggi fa fatica ad emergere proprio in occasione delle crisi più gravi. Infine, per il bene della democrazia, sarà necessario fare attenzione ai populismi futuri, cioè al ritorno di movimenti neo-identitari che prosperano sulla paura e alle ciniche semplificazioni di chi farà leva sul malcontento e la frustrazione, ancor più di quanto abbiamo visto nell’ultimo decennio.

I rapporti tra gli esseri umani come cambiano nel durante e nel dopo? Si tornerà ad una normalità?
La normalità è un concetto mobile, il “centro di gravità permanente” cantato da Franco Battiato non esiste e, se esiste, è vero solo per un baleno. La normalità a cui molti fanno riferimento è la nostalgia di uno stato di privilegio goduto solo da una parte della società e che l’epidemia ha scombussolato. La nuova normalità che dobbiamo costruire deve essere necessariamente più equa, perché la sicurezza – come stiamo drammaticamente verificando – è un bene comune: se stanno bene gli altri, stiamo bene anche noi. In questo periodo ci sentiamo disorientati, come dopo un disastro: non riconosciamo i nostri luoghi (vuoti come in un film apocalittico) e non ritroviamo la nostra comunità (smembrata e atomizzata in case che sono sia rifugio che prigione). Ciò è particolarmente vero durante queste settimane di quarantena, perché siamo fisicamente isolati e impossibilitati a incontrarci. È per questo che dai balconi tentiamo di conservare la relazione attraverso cori e applausi. Come detto prima, la questione riguarda il quando: fino a quando queste strategie culturali di controllo dell’ansia saranno efficaci? Gli effetti devastanti del virus cominciano ad avvicinarsi, vediamo la fotografia di una colonna di camion pieni di salme a Bergamo e ci passa la voglia di cantare, diventiamo più cupi e irascibili. La tenuta psicologica in queste condizioni è molto fragile, per cui diventa essenziale trovare nuove modalità di socialità.

Lei è anche un docente “viaggiatore”, com’è cambiato il suo modo di fare lezione?
Si, vivo a Nizza e ho un insegnamento a Napoli, per cui durante il secondo semestre viaggio molto tra queste due città. Ma quest’anno sono riuscito a tenere solo una lezione in aula, poiché subito dopo c’è stata la chiusura in Italia delle scuole e delle università. Immediatamente, però, ci siamo organizzati per via telematica, così il semestre non andrà perduto e gli studenti potranno sostenere gli esami, anche se davanti ad un computer.

È ugualmente valida la didattica a distanza?
Io ho la fortuna di avere un ottimo dialogo con i miei studenti, perché anni fa ho creato un gruppo-Facebook del mio corso e, pertanto, ho continui scambi gli studenti e studentesse. La lezione in diretta streaming, però, mi mancava, quindi c’è voluto un po’ per prendere dimestichezza con questo strumento, ma con la disponibilità di tutti stiamo riuscendo a coprire gli argomenti previsti dal corso. La lezione in aula ha un coinvolgimento maggiore, perché vi si riesce a comunicare anche con lo sguardo e la postura, tuttavia ho l’impressione che gli studenti siano molto consapevoli dell’eccezionalità di questa situazione, per cui si sono posti tutti in maniera molto costruttiva e propositiva.

Come vede il futuro? È preoccupato?
Ho i miei timori, certo. Ho due bambine piccole e dei genitori anziani; ho studenti che mi chiedono se andrà bene… Ed io rispondo a tutti che certamente andrà bene, ma ci vorrà tempo, coraggio, capacità di sopportazione. Dall’inizio dell’epidemia, in Italia si sono avuti 4000 morti; un dato destinato a crescere che non può non mettere angoscia. Eppure non possiamo crollare proprio ora, per cui io stesso mi dico di dover resistere e di non cedere allo sconforto.

PER CERTI VERSI
Frammenti d’Italia (prima tappa)

La descrizione, frammento dopo frammento, di un paese meraviglioso…
Ma questo paese è il nostro paese!
E proprio questa intensa opera lirica dà la misura della bellezza incomparabilmente varia di una terra ammirata e invidiata da tutti eppure, forse proprio per questo, denigrata da molti.
In un’Italia che in questa drammatica emergenza rischia d’andare in pezzi, ma che – ne sono convinto – saprà riemergere più forte e coesa di prima, è forse arrivato il momento per noi tutti di comprendere quanta fortuna significhi esservi nati e cresciuti, nonché l’onore d’esserne figli. Scopriamolo scrutandone i frammenti nell’omaggio poetico di Roberto Dall’Olio che, per quattro settimane, si rinnoverà ogni domenica e ogni mercoledì.
Buona lettura e buon viaggio.

Carlo Tassi

FRAMMENTI D’ITALIA

I

si vede
aprirsi fiorita
oltre il nugolo alpino
una fantasia
non cartesiana
del cielo

II

una terra di rugiade
sole e mare
una terra di sabbia e luce
calda terra
di bruma pensante
l’Italia!

III

dorsali alberate
gestualità misteriose
etrusche tracce

IV

la pace
tra i cipressi
da intingere
calamai di stagioni
e piogge di luce

V

Italia
patrimonio
del Mondo
dai pini lunghissimi
l’ombra liquida
a spiagge
infinite

VI

la vecchiezza moderna
degli ulivi
la decrepita lungimiranza
degli Appennini scavati

VII

i calanchi erosi
la tempra fragile
di una terra eterna
saldata al vento
istoriale

VIII

una terra cara
alle angurie dei tramonti
sulle facce intagliate
dei vecchi

IX

o nude colline
mammelle
di un’Italia in fasce
e remota di vita
le arti gemelle
ti accarezzano
infine

vai alla seconda tappa

Dalla Regione bando straordinario in tempi record per medici e infermieri: se idonei saranno assunti subito e destinati a Parma e Piacenza.

Da: Regione Emilia Romagna.

Un bando inedito rivolto a tutti i professionisti idonei anche pensionati e stranieri. Le procedure online sui siti delle Aziende Usl di Parma e Piacenza e l’azienda ospedaliero-universitaria di Parma. L’assunzione dopo un colloquio col direttore della struttura di assegnazione e immissione in servizio immediata
Da oggi è aperto il bando straordinario della Regione Emilia-Romagna per reclutare medici e infermieri da destinare subito a Parma e Piacenza, le province più colpite dall’emergenza Coronavirus. La procedura d’urgenza è rivolta sia a professionisti attualmente dipendenti del sistema sanitario nazionale – in questo caso l’incarico è subordinato all’assenso del datore di lavoro – o di altre strutture pubbliche o private, sia a professionisti in cerca d’impiego o a specializzandi.

E per non mettere in difficoltà zone già estremamente provate dall’emergenza virus, dal bando sono escluse, oltre ovviamente alle candidature presentate da chi è già impiegato in strutture sanitarie, Case residenze anziani (Cra) e strutture residenziali per disabili (Cssr) dell’Emilia-Romagna, oltre a quelle provenienti da Lombardia e Veneto.

“Tutti coloro che operano nel sistema sanitario stanno facendo un lavoro straordinario, la loro forza e professionalità è sempre di più la base nella sfida per fermare la diffusione della pandemia- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che nel pomeriggio sarà a Piacenza per l’apertura di un ospedale da campo-. In tempi record, abbiamo quindi adottato un bando inedito per rafforzare e sostenere la nostra sanità nelle zone più colpite, sottoposte ogni giorno a una fatica immane. Lo spirito di abnegazione che viene da medici, infermieri, operatori, così come da medici di famiglia, farmacisti, tutte le professioni sanitarie e dalla protezione civile, ci rende orgogliosi. Allo stesso tempo rappresenta un monito perché ognuno di noi, fuori, rispetti in maniera rigorosa le misure restrittive, a partire dallo stare in casa: dobbiamo farlo anche per loro”.

In particolare, si cercano medici laureati e abilitati all’esercizio della professione con priorità per gli specialisti, gli specializzandi e chi possa documentare qualificate esperienze nelle seguenti discipline: Anestesia e Rianimazione, Malattie Infettive, Malattie dell’Apparato Respiratorio, Medicina e Chirurgia d’accettazione e d’urgenza, Medicina Interna, Geriatria, Igiene Pubblica e infermieri in possesso di un titolo di studio abilitante all’esercizio della professione con priorità per chi possa documentare qualificate esperienze nell’ambito delle Terapie Intensive. Possono partecipare anche i cittadini di paesi dell’Unione Europea come anche i cittadini di paesi non appartenenti all’Unione Europea, in possesso di un regolare permesso di soggiorno in corso di validità. Così come medici e infermieri in pensione.

Il rapporto di lavoro sarà autonomo occasionale, libero-professionale o di collaborazione coordinata e continuativa sulla base della durata e dell’impegno orario che sarà garantito dal candidato.

Come candidarsi

I candidati interessati dovranno presentare la propria candidatura secondo le seguenti modalità::

> AZIENDA USL DI PIACENZA – collegandosi al BANDO, pubblicato sul sito web aziendale: www.ausl.pc.it – Sezione “Assunzioni e Collaborazioni” – “Proposte di Collaborazione” – “RAPPORTI DI LAVORO AUTONOMO” – “Avvisi di indizione di procedure comparative IN CORSO” – e cliccando sulla sezione evidenziata in azzurro. Il modulo di candidatura dovrà essere compilato in ogni sua parte e dovrà essere allegato un curriculum vitae in formato europeo aggiornato, e una copia di valido documento d’identità. Per informazioni rivolgersi all’indirizzo e-mail: risorse.umane@ausl.pc.it .

> AZIENDA USL DI PARMA -collegandosi al BANDO, pubblicato sul sito web aziendale www.ausl.pr.it – Amministrazione Trasparente – Concorsi avvisi attivi. Il modulo di candidatura e la documentazione ad esso allegata in formato pdf, deve essere inviata al seguente indirizzo di posta elettronica: ufficio_concorsi@pec.ausl.pr.it

> AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA DI PARMA – collegandosi al BANDO, pubblicato sul sito sul sito web aziendale: www.ao.pr.it – Sezione “Lavoro” – “Selezioni e concorsi” – “Procedure comparative per collaborazioni ed incarichi”. Il modulo di candidatura e la documentazione ad esso allegata in formato pdf, deve essere inviata al seguente indirizzo di posta elettronica: medicieinfermiericovid@ao.pr.it

Tutti i candidati dovranno allegare alla domanda un curriculum vitae aggiornato in formato europeo.

Le Aziende acquisiranno quotidianamente le candidature e contatteranno i professionisti telefonicamente per avviare le pratiche di lavoro. L’immissione in ruolo, che dovrà avvenire nel più breve tempo possibile, sarà preceduta da un colloquio conoscitivo/orientativo con il Direttore della struttura complessa di assegnazione.

La durata dell’incarico e l’impegno orario verranno concordate tra l’Azienda e il professionista a seconda della disponibilità manifestata e del perdurare delle necessità sanitarie ed assistenziali. /BB

Unife anticipa le sedute di laurea in Infermieristica: tra lunedì e martedì, 54 nuovi infermieri

Da: Università degli Studi di Ferrara.

Unife risponde all’appello della Regione Emilia Romagna per fronteggiare le necessità del sistema sanitario derivanti dall’emergenza Covid-19.

Venendo incontro alle esigenze, Unife ha anticipato le sedute di laurea in Infermieristica di due settimane rispetto al calendario, così da rendere disponibili con la massima tempestività infermieri abilitati.

Le sessioni di laurea, che erano programmate nella seconda settimana di aprile, si svolgeranno lunedì 23 marzo e martedì 24 marzo in modalità a distanza: Commissione e laureandi saranno collegati da remoto.

Complessivamente conseguiranno il titolo 54 nuovi infermieri (31 per la sede di Ferrara e 23 per quella di Pieve di Cento).

I 54 laureandi sono in leggera prevalenza donne (35) e provengono da tutto il territorio nazionale (solo 8 dalla provincia di Ferrara).

La proclamazione finale dei candidati si svolgerà quando l’emergenza sarà terminata.

In ottemperanza all’art. 2 del Decreto Legge del 9 marzo 2020 e secondo le indicazioni di cui al punto 2 della circolare del Ministero della salute e del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca del 30 settembre 2016, la prova pratica consisterà nella discussione orale di un caso clinico

Inoltre l’Ordine delle Professioni Infermieristiche ha attivato a livello nazionale modalità di iscrizione veloci, in coerenza con la situazione di emergenza in cui versa il Paese, in modo da permettere la chiamata da parte del Servizio Sanitario delle Regioni già dalle prossime settimane.

“Questo sforzo collettivo dell’Ateneo e di laureande e laureandi – commenta il Professor Stefano Volpato, coordinatore del corso di laurea in Infermieristica di Ferrara e di quello di Pieve di Cento – immetterà nuova linfa nel sistema sanitario. I nostri giovani porteranno personale preparato e desideroso di fare la propria parte in un frangente così difficile per l’Italia. L’anticipazione delle date viene anche dal desiderio dei laureandi di scendere in campo quanto prima per soccorrere malati e famiglie”

“Sono grato al Coordinatore, a tutto il corpo docente dei Corsi di Laurea in Infermieristica delle due sedi e al personale di staff – dichiara il Rettore Giorgio Zauli – per l’impegno profuso per mettere a disposizione nuove forze, tanto necessarie in questo momento. Formulo il mio migliore augurio alle nuove infermiere e ai nuovi infermieri che avranno un compito fondamentale in questa fase”.

La modalità telematica di conseguimento del titolo attiva a Unife da mercoledì 11 marzo consentirà a quasi 900 laureande e laureandi di terminare il percorso nei nei tempi previsti. 468 studentesse e studenti delle lauree magistrali e magistrali a ciclo unico stanno discutendo online le proprie tesi. 400 laureande e i laureandi delle lauree triennali invece chiudono il loro percorso con una valutazione da parte delle commissioni degli elaborati scritti e caricati online e del percorso formativo. Anche lezioni ed esami proseguono online. Le stesse modalità sono state adottate per la formazione postlaurea. Inoltre, l’Ateneo ha messo in campo in modo esteso telelavoro e tutti gli strumenti che consentono al personale di continuare le attività, da casa e quindi contribuendo a limitare la diffusione del contagio.

Coldiretti: ottenuto anticipo pagamento conguaglio produzione energia

Da: Coldiretti Ferrara.

Pagamento anticipato dei conguagli per gli incentivi per gli impianti fotovoltaici e sospensione di scadenze e termini amministrativi fino al 30 aprile 2020. Sono i primi risultati ottenuti dalla Coldiretti che ha formulato una serie di richieste al Gestore dei Servizi Energetici per sostenere le migliaia di imprese agricole che hanno realizzato impianti alimentati a fonti rinnovabili.

Come prima risposta il Gse ha dato il via libera a:

• il pagamento anticipato del conguaglio dell’incentivo Conto Energia entro il 30 aprile 2020;
• la sospensione dei termini dei procedimenti di verifica in corso su impianti alimentati a fonti rinnovabili e sugli interventi di efficienza energetica, inclusa la cogenerazione ad alto rendimento;

• la proroga dei termini di tutti i procedimenti amministrativi, in relazione alle richieste di integrazione documentale.

Grazie a queste azioni, per oltre 31 mila impianti fotovoltaici di imprese agricole il pagamento del conguaglio dell’incentivo Conto Energia sarà anticipato entro aprile nei casi in cui risultino disponibili e valide le misure inviate dai gestori di rete locale (come e-distribuzione). Allo stato attuale infatti, per l’85% degli impianti sono stati già calcolati i conguagli per cui sarà possibile procedere alla liquidazione entro la tempistica indicata, ove il saldo sia positivo e fermo restando il superamento della soglia minima di pagamento. Per gli altri impianti il pagamento del conguaglio avverrà solo successivamente alla corretta ricezione delle misure da parte dei gestori di rete (come e-distribuzione).

Importante anche la sospensione dei termini dei procedimenti di verifica e controllo e la proroga dei termini di tutti i procedimenti amministrativi per l’integrazione documentale. Le predette misure non saranno adottate in relazione a procedimenti amministrativi che il Gse potrà comunque concludere con esito positivo, sulla base dei documenti già nella propria disponibilità.

Restano da valutare da parte del Gse la possibilità di anticipare anche il contributo in conto scambio, i premi a tariffa e i conguagli Grin da filiera corta per gli impianti a biogas e biomasse e di derogare la sospensione degli incentivi nei casi di mancato aggiornamento antimafia, o di mancata comunicazione di adeguatezza dei sistemi di protezione (SPI) ai distributori locali.

Richiesta anche la proroga per il bando per impianti a biogas di potenza non superiore a 300 kW, l’aggiornamento delle procedure applicative per accedere agli incentivi, chiarimenti sulle decurtazioni di tariffe, sulle quantità e provenienza delle biomasse negli impianti ammessi ad incentivi e proposte alcune soluzioni in via di studio per i vecchi impianti a biogas che hanno esaurito il periodo di incentivazione.

Giustizia Sociale e Libertà: gli ingredienti per una Europa Unita.
Storia di un progetto lasciato a metà.

di Grazia Baroni

Il progetto politico di costruire una Europa come uno stato democratico unico, con un’unica Costituzione, è la cosa più sensata per dare continuità storica ai popoli che in essa vivono e che hanno fatto la storia di questo continente. Il progetto di costruzione dell’Europa è il passaggio naturale per far sì che le storie e la cultura del popolo europeo siano contemporanee al tempo storico attuale, come nel passato hanno determinato il processo di sviluppo della civiltà fino ai giorni nostri.

La storia dell’Europa comincia con il mito che ci viene tramandato fin dalla civiltà Cretese e Micenea; il mito di Europa e Zeus.
‘Europa’ nasce da un mito pre-storico, dal quale prende origine e che dà profondità e senso alla sua storia. Nel mito di Europa, sono sintetizzate tutte le caratteristiche dei popoli europei.
Figlia di Agenore, nasce da nobile stirpe fenicia, quindi di fatto ha origini nel medio-oriente, e vive di agricoltura e di allevamento. Giove se ne innamora e, sotto forma di toro, la rapisce con l’aiuto di Ermes e la porta a Creta. Il mito raffigura quindi lo spostamento del popolo dalla terra di Oriente alla terra di Occidente, che prende così il nome dalla fanciulla rapita.

Ancora oggi alcuni simboli sono presenti nelle tradizioni di alcuni popoli, come la Corrida in Spagna e la Corsa Camarghese in Francia. La rappresentazione paleolitica del toro di Altamira, quindi, accomuna nel mito i popoli europei che in questa rappresentazione del sacro si riconoscono.
Con la civiltà mediterranea abbiamo dato origine alla cultura umanistica, che è quella che pone l’uomo al centro di qualsiasi progetto di sviluppo e convivenza, inventando anche la forma di governo democratico. Questo rende possibile la pace come condizione necessaria alle civiltà per svilupparsi e guardare al futuro, incontrando altre realtà senza entrare in conflitto.

Come mai non riusciamo a costruire questo progetto unitario, pur avendo le stesse radici tra lingua, usanze e storia?
La più grande forza dell’Europa è sempre stata quella di creare legami tra popoli entro un progetto comune di giustizia e convivenza pacifica.
Le diversità non sono radicali: la nostra cultura, oltre che nel mito, ha radici nella continua ricerca della qualità umana e della sua realizzazione storica testimoniata in maniera evidente nelle cattedrali gotiche, originali delle terre nordiche francesi, si sono irradiate in tutto il continente e sono testimonianza fortissima della cultura europea come concezione comune. Infatti, esse rappresentano non solo un’alta professionalità architettonica e creativa, ma soprattutto descrivono l’ideale a cui i popoli europei aspirano.

La centralità dell’essere umano nasce in Grecia, si rafforza con il cristianesimo, diventa attraente per tutti i popoli nel XVI secolo con l’Umanesimo. Con l’Illuminismo diventa non solo quel linguaggio e cultura del continente europeo, fino agli Urali, ma si apre a tutta la civiltà umana influenzando il nuovo mondo, America del nord e sud e Canada. Inoltre, l’uso della ragione come qualità umana diventa strumento di sviluppo per altre civiltà come quella indiana e cinese.
La storia insegna che finché i potenti non rinunciano alla loro posizione di privilegio e potere, rifiutando di evolversi verso una civiltà più giusta, perderanno tali poteri per violenza. La storia stessa li travolgerà: l’umanità si evolve necessariamente, il processo storico di umanizzazione non si può fermare e prevede la democrazia, come ricerca del bene comune e quindi della giustizia sociale.

Ne consegue che quanto prima costruiremo l‘Europa democratica tanto prima i conflitti e le tensioni diminuiranno e si riuscirà a intervenire con un rapporto armonico con il nostro pianeta. Il non istituire l’Europa è un comportamento irrazionale e anti-scientifico rispetto a tutte le criticità della realtà attuale, a partire dal cambiamento climatico che sta stravolgendo il globo.

E’ da 3.000 anni che l’Europa attende di essere formata, unificata, di diventare una realtà politica. La spinta storica più recente è stata la seconda guerra mondiale con i suoi 60 milioni di morti, frutto della peggiore manifestazione del subumano, negando ciò che la libertà e il valore del singolo rappresentano. D’altronde il potere di per sé, pretendendo il controllo, nega necessariamente la libertà poiché si serve della paura e della menzogna anziché della comunicazione e la trasparenza di fini e di mezzi.

L’Europa sarebbe il primo progetto politico a mettere al centro del suo programma la giustizia sociale e la libertà personale e comune per dare a tutti la possibilità di vivere ciò che ogni essere nato ha il diritto di vivere.

PERCHE’ LUIGI NON RESTA A CASA COME GLI ALTRI?
Per i barbùn di Ferrara la vita è rimasta uguale a prima.

E già domani, il primo giorno di primavera, ma la scorsa notte a Ferrara è arrivata una nebbia spessa, sgarbata, invincibile. L’altra mattina, invece, già all’alba era tutta un’altra città: vuota, vuotissima, ma con i colori del sole e dei suoi mattoni rossi. Le 8 passate da poco, nessuno per strada, Sto andando in ufficio. In giro è un deserto mentre cammino verso la chiesa di San Francesco. Arriva qualcuno, un uomo, un po’ curvo, ancora giovane. Cammina al rallentatore, ogni tanto si volta indietro, si ferma, fa un tiro a un mozzicone di sigaretta, riprende a camminare. Spinge davanti a sé una carrozzina, di quelle che si usano per portare a spasso i neonati. La carrozzina è piena, stracarica di cose, c’è buttata sopra una trapunta che trabocca dalla carrozzina..

Mi fermo. Lo guardo. Mi avvicino. Ora siamo sul piazzale di San Francesco, lo saluto: “Ciao, io mi chiamo Francesco”. Si ferma e si volta verso di me, mi guarda. Siamo a due metri di distanza. La distanza regolamentare. Insisto: “Scusami, tu come ti chiami?”
Alza gli occhi, mi guarda meglio, per due o tre secondi: “Luigi, mi chiamo.”
– Posso chiederti una cosa Luigi?
Non risponde. Fa un passo, poi si ferma, mi guarda di nuovo. Con più attenzione.
– Volevo chiederti se posso farti una foto con il cellulare?
Silenzio
– Non c’è problema Luigi, se non ti va faccio a meno.
Ci sta pensando..
– Sai, mi serviva una foto, per metterla sul mio giornale. Ma è lo stesso.
– Fammi la foto.
– Grazie Luigi. Ecco, alza un po’ gli occhi. Ecco fatto!
Mi fa un sorriso. Piccolo, storto, ma è un sorriso.
– Non mi hai detto dov’è che vai Luigi?
– Per la strada vado.
Rimetto in tasca il telefono, lo saluto e lo guardo attraversare il piazzale, in diagonale, verso via Savonarola. E’ ora di andare in ufficio.

Non sono soddisfatto della foto. Questione di gusti, io non ho mai voluto farli i reportage, tantomeno  i fotoreportage. Certo, magari prima dello scatto si chiede il permesso, ma alla fine è sempre una rapina, un furto dell’intimità altrui. A volte, in caso di tragedia, è molto peggio, senti svolazzare gli avvoltoi. Non li avete visti i cronisti d’assalto all’opera in queste settimane di Coronavirus?
A Telestense non sono né avvoltoi né corvi, ma vanno di fretta. Sul problema dei Senza Fissa Dimora avevano intervistato Raffaele Rinaldi, direttore della Associazione Viale K. (in tutto, 3 minuti e 23 secondi). Poi c’era stata l’intervista, sempre a Raffaele, del Carlino Ferrara. Avevo letto anche quella, ma mi rimanevano molti dubbi, molte domande in sospeso. E, dopo l’incontro dell’altra mattina, una in particolare, piccola ma urgente: “Dove va a dormire Luigi?”. C’è uno spazio, un posto aperto per lui in una città sempre più blindata? C’è una porta a cui bussare? Un letto in cui dormire? Un luogo sicuro e protetto? Una casa dove ‘restare a casa’? Valgono, o per lui non valgono i  decreti, le ordinanze, gli accorati appelli, i severi divieti?

Mando un messaggio al mio amico Raffaele, non lo vedevo e sentivo da mesi: “Possiamo sentirci una mezzora al telefono? Quando hai un buco libero?”. Non sarà un’intervista. Voglio solo sapere. Capire come vive oggi, come vivrà domani e dopodomani Luigi. E gli altri come lui, i barboni, i clochard (se preferite un nome un po’ romantico), i Senza Fissa Dimora. Quelli che la casa non che l’hanno più, che a casa non ci possono stare nemmeno volendo, che percorrono il giorno sulle strade, che dormono dove capita, dove fa un po’ meno freddo, che si portano appresso una coperta, un berretto di lana e tutte le loro poche proprietà. Sembra che i Senza Fissa Dimora, che facevano questa vita prima della pandemia, oggi – ordinanza dopo ordinanza – continuino a fare la stessa identica vita. Ora che il morbo infuria: “Raffaele, dove va a dormire Luigi?”

Parla Raffaele: “Il nostro dormitorio di via Albertina è arrivato al limite massimo, al tutto esaurito, non c’è più posto. Ieri abbiamo accolto gli ultimi due. E dalle segnalazioni che abbiamo, sono almeno una decina a Ferrara quelli che girano per la città senza un posto dove dormire in sicurezza. Ma sono certamente di più, come fai a contarli? Abbiamo fatto un pubblico appello diretto al Sindaco Fabbri, chiedendogli un intervento immediato, concreto, serve una nuova struttura per il ricovero notturno. Stiamo aspettando una risposta”.
14 operatori e una ventina di volontari di Viale K stanno lavorando ‘senza orario’, in emergenza. E molti ‘ospiti’ danno anche loro una mano, per pulire e sanificare i locali, preparare pasti e panini, rispondere alle chiamate.

“Ci vorrebbero altri locali per accogliere chi è ‘rimasto fuori’ – continua Raffaele Rinaldi – lo abbiamo chiesto al Comune, perché rimanendo in giro si espongono al pericolo, anche alle denunce penali, perché girando senza autorizzazione, sono a tutti gli effetti ‘fuorilegge’. E diventano loro stessi un pericolo per gli altri. E’ un lavoro difficile quello degli operatori e dei volontari: alcuni SFD fanno fatica ad accettare di vivere al chiuso, a cambiare le loro abitudini consolidate”.
Lo stanno chiamando per un’altra emergenza, ma nel salutarlo ho anch’io una richiesta per lui: “Non fidarti troppo delle interviste, delle parole riportate, nemmeno di quelle che scriverò io. Trova un po’ di tempo, scrivi tu questa storia, tu sei bravo a scrivere.”.

Dentro una Grande Guerra (e questa non sarà una guerra lampo, ma una lunga battaglia di trincea) sono i più deboli a rimanere ‘senza ombrello’, esposti ai pericoli, lasciati fuori dalla porta, identificati come il male minore e quindi sacrificati, perché i forti possano prevalere ancora di più.  Non c’entra ovviamente il destino, è invece lo spettacolo di una crudele selezione del tutto artificiale. Il meccanismo data millenni, ma nei momenti di crisi emerge e si impone con più evidenza e cattiveria.

Servirà allora ascoltare El portava i scarp del tennis, una delle canzoni più belle, più dure – più anti-borghesi si diceva una volta – di Enzo Jannacci.

 

COME SE FOSSE NORMALE
Una poesia di Carla Sautto Malfatto per la ‘Giornata internazionale della poesia’

di Carla Sautto Malfatto

COME SE FOSSE NORMALE

Come se fosse normale
ad un metro ti dico coraggio
al telefono resto a parlare
che mi manca il tuo abbraccio
a fare boccacce,
della pazienza e del buon senso,
la ricetta della pizza e del pane
e mi sembra che di pensieri
così accanto
non li abbiamo mai avuti.
Io sono qui
ancora mamma e ancora bambini,
la scoperta che si fa seme
chissà poi se attecchirà
diventerà cosa nuova
o rinsecchirà
nella ripresa normalità
di un campo duro e non arato.
Dipende da noi,
dipende da me e da te
sono nelle tue mani
e tu nelle mie,
basterebbe questo capire
a smuovere la zolla
lo è sempre stato
dimenticato,
il meglio e il peggio di noi
ora sotto il sole
che resta sospeso
anche di notte
in un afflato di domani.
E le mani sono piene
di baci lanciati.
Già si chiede
di non dimenticare.

(Carla Sautto Malfatto – tutti i diritti riservati)