Skip to main content

CPR a Ferrara: la cattiveria e l’ignoranza. Costruire un altro carcere,  trattare le persone come virus da isolare, significa solo un rischio per la società. Invece si potrebbe cambiare rotta e “restare umani”. Con risultati migliori. 

Ho un ricordo: l’ultimo comizio in piazza a Ferrara tenuto da Alan Fabbri accompagnato da Matteo Salvini prima dell’elezione a sindaco.
In quella occasione Fabbri disse che se fosse diventato sindaco a Ferrara non si sarebbero più visti i burqa. Non donne con il velo, ma proprio donne con il burqa, ovvero quell’abito che copre integralmente corpo e viso delle donne.
Ora penso che forse sia Salvini che Fabbri intendessero il velo, quello che anche mia madre portava negli anni 70: a Ferrara non ho mai visto donne con il burqa.

Dichiarazioni e promesse fatte con superficialità e cattiveria, non supportate da alcuna realtà e verità.

Ora, costruire un CPR a Ferrara per questa Giunta, che voleva debellare il burqa, parrebbe  essere utile per gestire problemi di irregolarità e criminalità.

Problemi per i quali esiste già un carcere, che si è visto non essere il sistema più adeguato per gestire problemi di irregolarità e che rappresenta un costo in termini di violazione sia dei diritti umani che di quelli economici, in assenza di un reale rischio che le persone migranti perlopiù trattenute rappresentino un vero pericolo per la società.

Ricordo che già le attuali leggi vigenti in materia di espulsione non riescono ad essere applicate per ragioni su cui sarebbe utile tornare a ragionare e che espellere le persone comporta comunque costi molto elevati: esistono infatti già progetti e sistemi di rimpatrio volontario e forzato che faticano ad essere attuati anche per poche persone.

Perché dunque costruire un CPR dove arriverebbero migranti da ogni luogo e che rappresenterebbe un bacino di raccolta di persone trattate come virus da isolare?  Se fosse cosi si costruirebbe davvero un centro di rischio per la salute pubblica.
Oppure saremmo di fronte alla costruzione di una sorta di “albergo” per migranti? In questo caso qualcuno di esterno e non migrante potrebbe rivendicare giustamente il diritto di essere accolto.

Ma sappiamo che i CPR sono in realtà carceri.

Ancora una volta a mio avviso il vero scopo è quello di coprire, spostare, confondere e negare  i problemi piuttosto che risolverli.
Problemi che se non risolti adeguatamente diventeranno ancora più grandi.

Ma sicuramente il ministro Piantedosi verrà a spiegarci meglio e a convincerci che possiamo essere migliori rispetto a quei territori in cui questi centri sono stati chiusi. Verrà a spiegarci come Ferrara diventerà migliore invece che spiegare noi a lui di cosa abbiamo bisogno.

Perché non cambiare la rotta?

Perché non permettere alle persone di girare più liberamente, non quelle pericolose certamente, (ricordo che i migranti sono fotosegnalati tutti gli anni e sono come ho detto sopra sottoposti a controlli ed espulsioni) invece che tenerle in ostaggio per tantissimo tempo con l’attesa del rilascio di un permesso di soggiorno? Magari assumendo più personale di polizia?

Perché non permettere loro di raggiungere amici e parenti che spesso non sono in Italia; di andare a cercare un lavoro altrove o di lavorare in regola per pagare le tasse e potersi pagare un affitto o costruire la propria casa?

Perché non accogliere con gioia i bambini, molti migranti, che nascono e creare nuovi asili per rendere questa città una città viva in cui età e provenienza sono ricchezze da valorizzare?

Bambine e bambini nati o arrivati a Ferrara che non possono possono diventare italiani (Miriam Cariani, tecnica acquarello)

bambina

Certo, questi sono solo esempi di una realtà complessa che alcuni vogliono semplificare, a scapito dei tanti, puntando sulla paura delle persone che sono stanche e non ce la fanno più e per questo sempre più vulnerabili.

Mentre c’è una realtà, fatta di persone che lavorano da anni presso associazioni, organizzazioni, istituzioni , che conosce soluzioni migliori purtroppo di difficile attuazione senza il sostegno di un governo centrale e locale diverso, che abbia a cuore la salute delle persone e non gli interessi di pochi.

È un principio  che vale a Ferrara, in Italia, ovunque.

tag:

Miriam Cariani

Nonna di Bianca e attivista sul campo dei diritti umani e civili delle persone che arrivano in Italia e non sono riconosciute come si dovrebbe.

Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it