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di Ippolita Franciosi    

Se il Covid ha come prima conseguenza sociale quella di dividere, separare e farci relazionare a distanza di sicurezza, c’è una scuola statale che, anche adesso, è centro di unione tra culture e generazioni differenti. Nelle classi del CPIA un mondo variegato di stranieri studia e frequenta nelle sedi di Ferrara, Cento, Codigoro, Portomaggiore e nella Casa Circondariale.                                                                      

Sono oltre 1000 gli studenti che sono oggi seduti dietro ai banchi del Cpia (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti) per imparare la lingua italiana o per completare il percorso di studi obbligatorio (scuole medie e biennio scuola professionale). Se dovessimo scrivere le nazionalità degli studenti iscritti al CPIA non ci sarebbe spazio, vengono infatti da tutto il mondo per differenti ragioni ad imparare la lingua italiana, in primis cittadini stranieri che devono raggiungere il livello di competenza A2 (lingua soglia) del Quadro comune europeo, per poter avere un permesso di lungo soggiorno nel nostro Paese.

Da Marzo 2020 con la chiusura delle scuole, il CPIA ha funzionato con la didattica a distanza, con molte difficoltà di attuazione visto la grande diversità di utenza e la forte discrepanza di accesso ai mezzi informatici e di possibilità economiche degli studenti. L’anno scolastico 2020-2021, con forte determinazione da parte dei docenti e del dirigente, è iniziato con la formula in presenza attuando le dovute precauzioni sanitarie. Classi meno numerose, orari differenziati, aumento del personale ATA, aerazione dei locali, restrizione delle proposte formative extrascolastiche sono alcune delle soluzioni che il Cpia ha messo in atto per garantire le lezioni in presenza. Le attività extrascolastiche sono state per anni punti forza di questa scuola aprendosi a tutta la cittadinanza e sul territorio ferrarese realizzando periodicamente il corso di teatro, il corso di fotografia, corsi di lingua e corsi i dedicati all’alfabetizzazione digitale per l’accesso ai servizi pubblici online.

Una scuola quindi basata sul concetto di unione, unione del territorio ferrarese, unione di culture lontane, unione di età differenti.

Tra le conseguenze sociali del virus c’è una contrapposizione di fondo basata sull’antitesi di due concetti: divisione e unione. La divisione del mondo in zone rosse si contrappone al concetto di unione, l’unione di vivere tutti in una identica e nuova forma di vita sociale, separata. Contrapposizione che si potrebbe riassumere nella frase “il mondo unito in nuovo modo di vivere separati”

In questi giorni che si celebrano i cento anni della nascita di Gianni Rodari, conviene tenere in mente questa sua poesia:

Il dittatore
Un punto piccoletto,
Superbioso e iracondo,
“Dopo di me- gridava- verrà la fine del mondo!” Le parole protestarono:
“Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
E non è che un Punto-e-a-capo”.
Tutto solo a mezza pagina
Lo piantarono in asso,
E il mondo continuò
Una riga più in basso.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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