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SEGUE. Oggetto di critiche, disprezzo e di continua opera di denigrazione da parte delle ‘femministe’ di tutto il mondo, Barbie cerca ora il riscatto presso il mondo femminile over 13.
In occasione del compleanno della celebre bambola, immaginata e creata da Ruth Handler, sono stati infatti assegnati ieri, mercoledì 9 marzo, i “Barbie Awards“.

Secondo gli organizzatori della manifestazione, “Barbie conosce bene le potenzialità delle donne”. Nel 1959 Ruth avrebbe infatti ideato Barbie per mostrare alle bambine il loro potenziale illimitato e “ogni volta che una bambina tira fuori dalla scatola una Barbie, si apre un universo di infinite possibilità di immaginazione. Barbie è un mezzo attraverso il quale le bambine possono immaginare le loro passioni, grazie al potere del gioco aspirazionale. Con oltre 155 carriere intraprese, non esiste niente che Barbie non possa fare!”

Celebrare le donne che sanno innovare, che riescono a essere intraprendenti e creative e che ispirano le persone intorno a loro a realizzare i propri sogni, sarebbe l’obiettivo dell’evoluzione del brand. A quanto pare, Barbie sarebbe quindi protagonista di un nuovo progetto per l’empowerment al femminile e, per questo, sarebbero state premiate sei donne che “hanno saputo rompere le barriere e che possono essere un’ispirazione concreta per altre ragazze – si legge nel comunicato stampa degli organizzatori – ambasciatrici del mondo della cultura, della moda, della musica e dello sport che hanno seguito l’immaginazione e realizzato i propri sogni.”
Il premio è stato istituito con la collaborazione di Bet She Can, giovane fondazione italiana che ha l’obiettivo di infondere determinazione e coraggio alle ragazze in età preadolescenziale (8 – 12 anni), aiutandole a crescere come donne consapevoli delle proprie potenzialità, serene e libere di prendere le proprie scelte.

La prima ‘inspiring woman’ premiata è la rapper e conduttrice radiofonica più famosa di radio Deejay: La Pina! “Fin da giovanissima ha scoperto la sua più grande passione, la musica, ed è riuscita a farla diventare il suo mestiere – si legge nelle motivazioni – È una pioniera nell’ambiente rap, mondo tipicamente maschile, dove è riuscita a emergere come artista innovativa. Viene premiata inoltre per il suo costante impegno nel sociale: grazie a diversi progetti è riuscita a garantire una casa per i bambini disagiati, permettendo loro di avere un futuro migliore.”

Le altre premiate sono: Syria, cantante nata come figlia d’arte e cresciuta in un ambiente ricco di stimoli artistici, che l’hanno portata a realizzare il suo sogno, e Stella Jean, stilista di talento, alla quale è andato il premio per il mondo della moda. “La ricerca di uno stile unico l’ha portata a collaborare con donne di moltissimi paesi in sviluppo, permettendo l’emancipazione a livello individuale di persone con un talento inespresso per la moda”, leggiamo nella nota stampa.

E poi ancora Chiara Maci, intraprendente food blogger dalle spiccate doti creative, emerge da tutti i televisori d’Italia grazie alla sua simpatia in cucina e con ricette e idee giovani, e Carlotta Ferlito, pluripremiata atleta di ginnastica artistica. “Carlotta è la vincitrice del Barbie Award per indossare un sorriso smagliante anche durante le gare più difficili!” esultano ancora gli organizzatori.

La donna più giovane ad aver ricevuto il Barbie Award è Chiara Nasti, “premiata per essere diventata un’esperta di moda e accessori che l’hanno resa una fashion blogger per passione. Nonostante la giovane età è un punto di riferimento per lo stile delle giovanissime e si sposa con il tema della moda, al quale Barbie è legata da sempre”.

Autodeterminazione, libertà di pensiero e opera, parità di genere per le future generazioni di donne, passeranno quindi per il marketing della Barbie? “Barbie invita tutti a non smettere mai di credere nelle proprie ambizioni: puoi essere tutto ciò che desideri!” e anche quello che ti consigliano la tv, la moda e le ricerche di mercato.

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Ingrid Veneroso

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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