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Vite di carta. Camminare con in testa una Passeggiata. Quella di Palazzeschi

Oggi, anche in assenza del mercato nella piazza del mio paese e in barba al lockdown che decide della nostra vita da sei settimane, sto per fare una passeggiata. E’ diversa da come la immaginate, diversa dalle passeggiate che tutti abbiamo fatto ‘prima‘. Non vi serve vestirvi, servono gli occhi. Dunque massaggiateli per bene, chi porta gli occhiali se li pulisca e li inforchi (Pirandello avrebbe detto li “inselli” sul naso).

Rileggiamo alcuni passi dal celebre testo di Palazzeschi che porta questo nome, La passeggiata: una lista straordinaria di nomi, insegne, numeri, réclame che due protagonisti colgono per strada durante la loro passeggiata.

Andiamo?
Andiamo,
[…]

Cioccolato Talmone.
Il più ricercato biscotto.
Duretto e Tenerini
Via della Carità.
17. 40. 25. 88.
Cinematografo Splendor
[…]

Lavanderia,
Fumista,
Tipografia,
Parrucchiere,
Fioraio,
Libreria,
Modista.
[…]

Affittasi quartiere,
rivolgersi al portiere
dalle 2 alle 3.
[…]

Antico forno,
Rosticcere e friggitore.
[…]

Torniamo indietro?
Torniamo pure.

Provo a fare come Palazzeschi dentro casa mia. Cammino da una stanza all’altra, leggo tutto il leggibile e lo metto in fila. Ecco davanti a me le prime scritte:
“Casa dei nonni. Qui si viziano i nipoti”
“Sfortunatelli pelosi, sezione gatti e conigli”
Barilla. Sedanini rigati n.53
APRILE 2020
L’Enciclopedia della cucina italiana: 1 Gli Antipasti 2 Le Carni bianche 3 La pasta.
Dizionario Italiano Sabatini Coletti.
Un disegno fatto per me da Chloe (lei dice: ‘una bicicletta’) con una grande C di lato.

Mi basta, e non funziona. Non ne esce una poesia. Come avrà fatto Aldo Palazzeschi a mettere in una lista quello che si può leggere camminando lungo una strada di città e a ricavarci uno straordinario testo poetico? Pieno di avanguardismi. Con le parole più prosaiche – insegne, numeri civici e cognomi – che acquistano cittadinanza poetica, alé. Lo dovrei sapere cosa fa di un testo un testo poetico, e magari ne posso parlare un’altra volta.

Una volta di più mi colpisce lo ‘straniamento’, eccolo di nuovo portato dalla energia della letteratura che abita con me in ogni stanza della mia casa, alla pari con la figura del gatto (quadri, portapenne, segnalibri, statuette in terracotta e, perfino uno scopino in bagno, recano l’immagine di un micio).

Vedo come se fosse la prima volta le scritte sul calendario che ho nello studio, i titoli sui volumi di cucina, quelli sì dimenticati da un pezzo. Passando davanti allo specchio ho ‘letto’ anche la mia faccia perplessa, e chi non lo è in queste settimane? Avviene lo stesso se ripenso a cosa ho visto le poche volte che sono uscita di recente.

Il vicino di casa con una invadente mascherina, diventato più corpulento in tutta la parte superiore del corpo, forse più autorevole.
La strada deserta a metà mattina.
Il silenzio.
Il ciclista frettoloso che ha controllato di avere in tasca l’autocertificazione per circolare fuori di casa…”

Volete provare anche voi a elencare le stranezze racchiuse nelle immagini di solito così ovvie delle nostre giornate? Ci invita così spesso la pubblicità televisiva a riscoprire la nostra casa. Provate, proviamo a sorridere delle piccole stranezze che abbiamo sistemato nelle nostre stanze senza più notarle. Belle, brutte e chi le vede più? Rispolveriamole. Dal soprammobile orribile alle tende scelte col gusto di vent’anni fa.

Oppure le novità: i grembiuli da grande chef lasciati in cucina, a portata di mano per chi si è buttato a far da mangiare e sforna dolci tutti i giorni; il volto impegnato della prof di scienze che ci insegue dal monitor, mentre ci allontaniamo dalla lezione, ma solo un minuto no?

Fate la lista e mettetela da parte. Ci strapperà un sorriso quando potremo rileggerla ‘dopo. Ci ricorderà come eravamo, cosa vedevano i nostri occhi all’intorno. Sarà una lista di cose, la nostra piccola avanguardia. Ci legittima sempre Palazzeschi a farne un testo dotato di una sua importanza, il piccolo divertimento che abbiamo acceso come una fiammella dentro le case e nelle consuetudini. Leggo dalla sua poesia Lasciatemi divertire: 

Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente!
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.

Dilettiamoci!

(Testi tratti da:  Aldo Palazzeschi, L’incendiario, Edizioni Futuriste di poesia, Milano, 1910)

Cover: Aldo Palazzeschi (a sinistra) con Arnoldo Mondadori e Giorgio Bassani – Archivio Mondadori (Wikimedia commons)

Per leggere gli altri articoli e indizi letterari di Roberta Barbieri nella sua rubrica Vite di cartaclicca [Qui]

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Roberta Barbieri

Dopo la laurea in Lettere e la specializzazione in Filologia Moderna all’Università di Bologna ha insegnato nel suo liceo, l’Ariosto di Ferrara, per oltre trent’anni. Con passione e per la passione verso la letteratura e la lettura. Le ha concepite come strumento per condividere l’Immaginario con gli studenti e con i colleghi, come modo di fare scuola. E ora? Ora prova anche a scrivere

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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