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I cacciatori di tesori non esistono solo nei libri, nei film e nelle nostre fantasie.
Alquanto bizzarra la notizia di un imprenditore italiano che scompare lo scorso gennaio a Puke in Albania, dove si trovava per affari, e viene ritrovato al largo delle coste livornesi, su un gommone in avaria, dopo un’assenza di nove mesi. Perché viene individuato in quel tratto di mare? Perché sull’imbarcazione ci sono un piccone, una vanga e una mappa? Perchè in Albania rimane la sua auto data alle fiamme, con  presenza di resti ossei umani?

“Cercavo il tesoro dell’isola di Montecristo ha affermato l’uomo, raccontando di essere sbarcato in Toscana a bordo di un autobus di pellegrini provenienti da Medjugorje, zona in cui aveva soggiornato per un periodo. Un tesoro di cui scrive Alexandre Dumas nel celebre romanzo “Il conte di Montecristo” (1815).

Un impeccabile soggetto per un film, se non fosse che la realtà supera la fantasia, con ombre, sospetti e interrogativi di cui si sta occupando la Procura di Perugia che ha aperto un fascicolo sulla vicenda.

Il tema della caccia ai tesori riempie da sempre leggende e fantasie, evocando il mondo piratesco, le grandi imprese e razzie, il mistero, oro e pietre preziose strabordanti da bauli e casse ben mimetizzati, i nascondigli irraggiungibili, la scoperta sensazionale, le isole maledette.

Se è questa è l’immagine mitica del tesoro nascosto, ci pensano i numerosi cacciatori di tesori che operano realmente in ogni angolo di mondo a renderla più accessibile e praticabile, i nuovi Indiana Jones che hanno sostituito il piccone con mezzi tecnologici sofisticati, spesso società organizzate e specializzate nei recuperi.

E’ una passione che sfocia nell’ossessione, una smania di scovare, una ricerca che percorre minuziosamente le tracce nei luoghi della Storia dove presunte ricchezze giacciono ancora inviolate nelle viscere della terra o nei fondali dei mari.

E’ anche un enorme business nel mercato nero del collezionismo privato internazionale che alimenta traffici illegali clandestini di proporzioni importanti e trova terreno di espansione anche a mezzo dell’e-commerce, acquistando ancora più vigore durante il periodo pandemico.

Ritrovamenti consistenti di valore enorme sono avvenuti in molte zone di tutti i continenti. Un buon esempio è il carico prezioso del vascello a vapore S.S.Republic, affondato durante un uragano davanti alle coste della Georgia, nel 1865, con un carico di 20.000 monete d’oro destinate alla ricostruzione del Sud dopo da Guerra di Secessione. Il carico prezioso è stato recuperato nel 2003, valutato in 180 milioni di dollari.

In Gran Bretagna i ritrovamenti sono stati numerosi; tra i più significativi quello nel villaggio inglese di Hokane nel 1992, per mano di un contadino che arava un campo, consistente in una cassa di legno piena di oro che risaliva all’epoca romana. Valore 4 milioni di dollari.

Ci sono voluti 17 anni per portare il tesoro di Atocha definitivamente in superficie dai fondali, recupero iniziato dal leggendario cercatore Mel Fisher: si tratta del carico prezioso del galeone spagnolo secentesco Nuestra Señora de Antocha valutato per l’ammontare di 450 milioni di dollari, affondato al largo delle Isole Keys, Florida.

Nel 1979 in Afghanistan, gli scavi  in un sito funerario misero in luce 21.000 gioielli in oro di fattura superba e di grandissimo valore, appartenenti ai reali sepolti.

Molti ritrovamenti nelle zone geografiche più disparate rimangono a tutt’oggi inestimabili, di un valore talmente alto da non permetterne la quantificazione. Un esempio su tutti il ‘tesoro del Titanic’, una parte del quale recuperata tra il 1985 e il 2004 con ben sette spedizioni nell’area del naufragio del transatlantico inabissatosi nell’Atlantico nel 1912.

Durante i vari recuperi sono riaffiorati circa 5500 cimeli del valore di 190 milioni di dollari, tra cui l’anello con diamante di Wallace Hartley, il responsabile dell’orchestra che insieme ai suoi musicisti continuò a suonare fino alla fine, mentre la nave affondava. L’entità del valore di quanto trasportasse complessivamente l’imbarcazione sfugge a ogni ipotesi e molto rimane ancora in fondo al mare.

Ma tesori segregati e custoditi nel sottosuolo, nelle grotte, negli oceani, popolano fantasie, curiosità e immaginazione aldilà del valore di mercato che possono rappresentare: una fantasticheria di bambini e adulti senza distinzione, sempre attuale, colorata e vivace. Il cacciatore di tesori rimane sempre il temerario avventuriero che sfida qualsiasi impervietà e rischio nel nome della scoperta.

Ricordo ancora quei due docenti dell’Università di Boston, conosciuti sotto la pioggia nella brughiera di Dunmore, nella penisola di Dingle in Irlanda, appassionati cercatori di reperti. Trascorrevano ogni anno le loro vacanze in quel luogo fuori dal mondo, a caccia di possibili siti archeologici, oggetti di epoca celtica, segni dell’approdo su quel tratto di costa della Invencibile Armada spagnola e altre meraviglie da scoprire, in compagnia di un vento che non cessava mai di sibilare, qualche pecora e la sporadica presenza umana locale. Passione, dedizione, ricerca.

Perché, come sosteneva Socrate, “Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.”

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Liliana Cerqueni

Autrice, giornalista pubblicista, laureata in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. E’ nata nel cuore delle Dolomiti, a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), dove vive e dove ha insegnato tedesco e inglese. Ha una figlia, Daniela, il suo “tutto”. Ha pubblicato “Storie di vita e di carcere” (2014) e “Istantanee di fuga” (2015) con Sensibili alle Foglie e collabora con diverse testate. Appassionata di cinema, lettura, fotografia e … Coldplay, pratica nordic walking, una discreta arte culinaria e la scrittura a un nuovo romanzo che uscirà nel… (?).

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