Skip to main content
28 Aprile 2016

Augur.mi, Ann Margret

Tempo di lettura: 5 minuti


A meno che non mi salti una bomba sotto il culetto, oggi, 28 Aprile, penso mi prenderò una giornata dedicata al giubilo.
Perché, oggi, Ann Margret compie 75 anni.
Chi se ne frega.
Ma 7-5 è cifra tonda.
E io a questa qua voglio molto bene.
Tanti la conosceranno per il suo ruolo da mamma in “Tommy”, quel polpettone a grandezza-grande-schermo preso direttamente da quel padellone che è l’omonimo disco degli Who.
Bel disco e bel film.
Ma stiamo parlando di un film di Ken Russel.
E chi ha visto più di un film di Ken Russel sa bene che stiamo per sprofondare nel cesso, cesso che ci porta dritti alla fossa biologica della bellezza.
Ma non facciamo i cazzoni.
Senza esagerare, a mio avviso, Ann Margret è un personaggio davvero centrale in quel secolo di merda che è il ‘900.
Nata in Svezia nel 1941, a cinque anni se ne scappa in America con i suoi.
Ben presto, la Nostra inizia a cantare, ballare e alé, shirleytempleggiare.
Subito, anzi subitissimo, qualcuno le appiccica addosso il bollino-Elvis-al-femminile.
Finalmente abbiamo detto Elvis.
E adesso che abbiamo tirato fuori Elvis, proprio come si dice a proposito delle pistole, le dobbiamo usare.
Quindi tocca andare fino in fondo.
Dritti dritti proprio là, verso quella fossa biologica della bellezza di cui parlavamo prima.
Perché, al di là dei film e dei dischi, Ann Margret ha un ruolo centrale in una storia centralissima in quel secolo di merda di cui parlavamo prima.
Secondo una bislacchissima teoria del complotto, Ann Margret sarebbe il mandante dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy.

Brano: “Bye Bye Birdie” di Ann Margret
Brano: “Bye Bye Birdie” di Ann Margret

Ma questa è solo la punta dell’iceberg.
Perchè se Ann Margret è il mandante, occhio, ELVIS È L’ESECUTORE.
Anzi, il performer, direi io.
E che performer.
È Elvis, dio santo.
Tutto si originerebbe dal periodo in cui Elvis era al militare.
Nel 1958 Elvis viene trasferito in Germania e finisce sotto l’occhio di un certo Generale Walker.
Un Generale che, simpaticamente, lo tratta come un pezzo di popò.
Sembra che quel generale chiamasse Elvis così: “that hip swinging, hound dog face soldier”.
Una roba traducibile più o meno con “soldato sculettante con la faccia da cane”.
Elvis, ovviamente, si prende come ogni soldatino vessato da un superiore e inizia a odiare quel maledetto Warren.
Ma presto quell’odio diventa un’ossessione.
Nel frattempo la nostra birthday girl, siamo nel 1958, ha 17 anni e i tempi in cui shirleytempleggiava sono lontani.
E nel frattempo Aleksandr Semyonovic Feliksov, amico della famiglia Margret, realizza una cosa: la pargola è figlia di immigrati anti-nazisti, è bellissima, ha contatti con Hollywood, tutti le vogliono bene, è pure l’Elvis-al-femminile quindi… Quanto sarebbe bello arruolarla nel KGB?
Ovviamente, secondo questa fantastica teoria complottara, Aleksandr Semyonovic Feliksov è un agente del KGB.
Ma non è solo un agente del KGB, è un agente del KGB di successo.
Perchè ce la fa.
In breve, Ann Margret diventa una superspia del KGB, si muove bene e infiltra il comunismo a Hollywood, riuscendo ad arruolare gente come Arthur Miller e, PAM! MARILYN MONROE.
Super.
Tutto torna, no?
Mentre accadono queste cose mirabolanti, Elvis è tornato dalla naja.
Riprende a fare le sue belle cose, fa i film, fa quei suoi dischi un po’ più simpaticoni.
Ma una cosa gli ronza ancora in testa: quel maledetto Generale.
Lo vuole morto.
E proprio al momento giusto, qualcuno, un’amica, gli dice così: perchè aspettare che muoia quando lo possiamo far fuori?
Chi sarà mai quell’amica?
I più attenti avranno la risposta.
E la risposta è: ANN MARGRET.
Perchè nel frattempo Elvis e Ann Margret si sono conosciuti quando lei stava registrando un disco a Memphis.
Un disco che, casualmente, sarebbe uscito per la stessa casa discografica del Re.
Di nuovo, TUTTO TORNA.
Tutto torna perchè Ann Margret dice a Elvis che lei conosce l’uomo giusto per fare ‘sta cosa.
E chi sarà mai l’uomo giusto?
I più paranoici avranno la risposta.
E la risposta, esatto, è proprio quella: LEE HARVEY OSWALD.
FANTASTICO.
Così il nostro Oswaldo accetta.
Si incontra con Elvis all’aeroporto di Dallas e insieme mettono a punto la loro idea meravigliosa.
Tutto organizzato per bene, tutto pronto.
Ma ai tempi, purtroppo, il povero Lee Harvey Oswaldo è ancora giovane e inesperto.
Mica sgamato come nel 1963.
E toppa clamorosamente: il bastardissimo Generale sopravvive.
Mentre accadono queste cose mirabolanti però ne accade una che mi rattrista anche nel momento in cui scrivo.
La povera Marilyn Monroe se ne va in circostanze abbastanza misteriose.
Come abbiamo sentito tutti almeno una volta, fra le varie teorie sulla morte di MM ce n’è una bella pesa.
Ed è quella che vuole i Kennedy come mandanti dell’omicidio di Marilyn.
Omicidio organizzato per evitare vari ed eventuali imbarazzi a causa delle troppe cose di cui MM era a conoscenza.
Ma MM, secondo quest’altra fantastica teoria, non solo sapeva troppe cose sui Kennedy.
MM era anche un’amica di Ann Margret e PAM!
UN PREZIOSISSIMO AGENTE DEL KGB.
Così Ann Margret inizia a odiare peso JFK.
E devo dire che la capisco.
Quel tipo era davvero una popò.
A questo punto i fili si stanno intrecciando davvero bene.
Perchè a questo punto Ann Margret è sul set di “Viva Las Vegas!” insieme a Elvis e – secondo questa teoria bislacchissima – lo seduce e lo ricatta.
Lo ricatta minacciando di confessare il suo piano per ammazzare il Generale stronzone e obbliga il Re a uccidere JFK.
SUPER.
E che sia stato Elvis o no, una certezza ce l’abbiamo: JFK è morto a Dallas il 22 novembre 1963.
Quindi via con un pezzo del 1963 e auguroni alla gigantesca Ann Margret.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

 

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano.

tag:

Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it